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domenica 3 maggio 2015

Incontro con la Comunità Valdese di Firenze



Comunità dell’Isolotto
domenica 3 maggio 2015
Incontro con la Comunità Valdese di Firenze
Carlo, Chiara, Claudia, Gisella, Luisella, Maurizio
con l’intervento di alcuni membri della comunità Valdese

Il Discorso della Montagna
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.               [Matteo 5, 1-12]

In quel tempo,  Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
                                                                                                                                 [Luca 6,27-38]
Disse: “I capi delle nazioni, … dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi si farà vostro servo e colui che vorrà essere il primo tra voi si farà vostro schiavo; come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per il riscatto per molti”. [Mt 20, 25-28]
Commento

Introduzione
Il cristianesimo è come un grande albero con numerosi rami. I più grossi sono:
·      la Chiesa cattolica-romana,
·      le Chiese evangeliche (dette anche protestanti);
·      le Chiese orientali ortodosse.

I Valdesi si collocano tra le Chiesi evangeliche che, a loro volta hanno molti rami:
·      Il Primo Protestantesimo (Valdesi, Luterani, Riformati) e la Comunione Anglicana
·      Il Secondo Protestantesimo: le Chiese Battiste e Metodiste
·      Il movimento di Restaurazione. Le Chiese di Cristo
·      Il Terzo Protestantesimo: le Chiese Libere e il Movimento Holiness ( tra cui l’Esercito della Salvezza)
·      Il  Protestantesimo Pentecostale
·      Il Protestantesimo Radicale:Anabattisti, Mennoniti, Quaccheri, Unitariani
·      Il Protestantesimo Avventista


Mentre stavamo pensando a come affrontare questo argomento e cioè cosa ci distingue ma anche ci accomuna ai Valdesi e chi sono i Valdesi, è apparso su La Repubblica del 5.4.2015 l’ articolo di Scalfari “Un mondo sconvolto e la chiesa missionaria di Francesco” che ci ha dato ancora più convinzione e stimoli per approfondire il tema.
E’ interessante tutto l’articolo di Scalfari, ma ci preme riportare questo passo finale: “Francesco vuole che tutte le religioni si affratellino nella fede per l'unico Dio. Va nelle moschee, va nelle sinagoghe, va nelle chiese dei protestanti cristiani. Tra qualche settimana andrà a Torino per la benedizione della sacra Sindone e con l'occasione visiterà anche la chiesa Valdese. Pietro Valdo fu uno dei cristiani più devoti a Cristo e a Dio. La sua chiesa non è un'istituzione, non ha alcun potere temporale, ma i suoi sacerdoti hanno piena libertà di sposarsi e di avere figli. Francesco andrà a trovarli. È probabile che sarebbe felice se i valdesi si riconoscessero cattolici ma ecco perché il Sinodo ha dinanzi a sé anche il problema del celibato, già posto da alcune conversioni di pastori anglicani al cattolicesimo”.
Le spinte riformatrici nate dopo l’anno 1.000
Fin dagli anni intorno al 1000 iniziarono a diffondersi all’interno del mondo cristiano una serie di spinte riformatrici, il cui elemento comune era quello di affermare la necessità per la chiesa di tornare ai valori evangelici della povertà, del servizio e della comunione dei beni; in questo ebbero un ruolo spesso di primo piano gli ordini monastici che si andavano via via costituendo a fianco della struttura ecclesiastica istituzionalizzata.
Tali ordini monastici nacquero in aperta presa di distanza dalle vicende del mondo e dai costumi della chiesa giudicati corrotti; i due aspetti più eclatanti di questa corruzione erano la simonia e il concubinato, ma diffusissima era anche la compravendita delle cariche religiose attraverso le quali si potevano accumulare ricchezza e potere e che spesso venivano trasmesse in forma ereditaria. Il contrasto tra riformatori e gerarchia assunse spesso forme eclatanti, come la prova del fuoco richiesta da Giovanni Gualberto contro il vescovo simoniaco di Firenze Pietro Mezzabarba nel 1068. Nei casi in cui i riformatori non riuscirono a tessere legami con la popolazione e i nobili andarono incontro ad isolamento e vennero liquidati come eretici, con una violenza pari a quella messa in atto contro i musulmani. Catari, Valdesi, Albigesi, predicatori ambulanti, visionari, contestatori pauperistici proponevano una riforma della chiesa in forte polemica con la gerarchia. Questa, dal canto suo, non seppe sempre discernere e valutare situazioni e proposte, reagendo spesso con durezza e coinvolgendo nella condanna anche elementi che erano o potevano essere positivi.
Anche il movimento di Francesco d’Assisi corse il rischio di essere perseguitato ed accusato di eresia fino a quanto Francesco fu verbalmente autorizzato dal papa Innocenzo III alla predicazione della penitenza; si realizzava quindi il primo riconoscimento da parte della autorità romana di alcune delle istanze di riforma avanzate da almeno due secoli di adesione alla povertà di Cristo, abbandono di ogni ricchezza, predicazione laicale, vita penitenziale imperniata sul lavoro manuale, preghiera eucaristica.

Le mistiche nozze di San Francesco e di Madonna Povertà
In fra le eccellentissime e preclare virtù, le quali fanno l'uomo essere amico e buon servo di Dio, è la virtù della santa Povertà; e quella prepara ne l'uomo abitazione a Dio, e dàlli modo e via d'andare e pervenire a lui, et eccede e superavanza tutte l'altre virtù. Però che questa è fundamento e guardia d'esse virtù evangeliche. Se sopra a questa si fa il fundamento, non bisogna temere di nessiuna ruvina, che venga, per acqua o per venti, cioè tentazioni: però che è fundata sopra la ferma pietra.
E meritamente, quindi, il figliuol di Dio signore delle virtù e re della gloria, con speziale amore e dilezione questa amòe, e cercolla e trovolla, operando salute in questo mondo. Questa, in principio della sua predicazione, sì come lume della nostra fede, questa disse esser porto a quelli che c'entrano. E sì come ferma pietra, disse, questa esser fundamento della casa, cioè del regno del cielo. E sopra questa tutte le virtù si debbono fundare.
Onde disse Gesù Cristo: Beati quelli che son poveri di spirito, però che è loro il regno del cielo. Degnamente è loro il regno del cielo, però che niuna cosa posseggono de' beni temporali con la propria voluntà; perocché la loro speziale intenzione è al regno del cielo. Quello il quale non cura le cose terrene, vive delle cose celestiali, e pascesi delle miche che cascon della mensa degli angeli santi.
In questo presente esilio, è felice quello il quale riputa tutte queste cose temporali come sterco, acciò che esso possa gustare quanto dolce e suave è il nostro signore; il quale è vera invenzione del regno del cielo, et è vera sicurtà della eterna possessione, et è preambulo de la santa beatitudine.
1. Breve storia del movimento Valdese

Il valdismo, i cui fedeli sono chiamati Valdesi, è stato un movimento pauperistico medievale nato alla fine del XII secolo, scomunicato nel 1184, e dal 1532 è una confessione protestante di matrice calvinista.
I valdesi presenti in Italia e in Svizzera sono riuniti nella Chiesa Evangelica Valdese, quelli in Uruguay e Argentina appartengono alla Iglesia Evangélica Valdense del Río de la Plata.

Le origini
La corrente valdese del cristianesimo nasce nel Medioevo, nel XII secolo, come movimento religioso, costituito da contadini e in genere da poveri, e precede di poco quello promosso da Francesco d'Assisi. Tradizionalmente si fa risalire la fondazione del movimento a Valdo di Lione (o Pietro Valdo o Valdesio, dalla latinizzazione Valdesius).

Per Valdo seguire il messaggio di Gesù significava fare scelte di povertà concreta 
(«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi» (Mt 19, 21)) e adottare uno stile di vita evangelica che comportava due scelte precise:Valdo era un ricco mercante di Lione che, si dice, in seguito all'ascolto da un menestrello della vita di sant'Alessio decise di approfondire lo studio della Bibbia. Non conosceva il latino, così si fece tradurre i Vangeli e altri scritti biblici in francese. Decise allora, nel 1173, di abbandonare la moglie, fece accogliere le figlie nel monastero di Fontevrault, vendette i suoi beni e si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di castità, andò in giro a predicare il Vangelo ai suoi concittadini con l’idea di rinnovare la chiesa e di riportarla alla povertà delle prime comunità cristiane. I seguaci di Valdo tra loro si chiamavano "Poveri di Lione"; i loro nemici li chiamarono "Valdesi".
·       mettere in pratica nella vita quotidiana il Discorso della montagna: rifiutare la violenza, la guerra, la pena di morte, la vendetta, la menzogna, il giuramento;
·       e dedicarsi a una evangelizzazione di base facendo in modo che il popolo conoscesse la Bibbia e il Vangelo, che Valdo fece tradurre nella lingua del popolo che non capiva più il latino.
La fedeltà al papa di Roma da parte del movimento valdese in questi anni è testimoniata dalla  ricerca di approvazione ecclesiastica nel 1179, in occasione del terzo Concilio laterano: il ponteficeAlessandro III dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola, ai laici non era permesso predicare ed era persino sconsigliata la lettura diretta e personale della Bibbia.

Valdo tuttavia, insieme ai suoi seguaci, continuò a diffondere l'insegnamento cristiano nonostante il divieto papale e il Vescovo della città e le autorità ecclesiastiche di Roma prima gli vietarono di predicare dato che era un laico, poi lo scomunicarono assieme a tutti coloro che si unirono a lui per seguire il suo stile di vita, poi li perseguitarono violentemente[1].
La loro fede si ispirava al Discorso della Montagna e il loro stile di vita comportava il rifiuto della violenza e dei compromessi della chiesa col potere politico.
Nonostante la scomunica, il movimento valdese continuò la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e l'Italia (Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria), giungendo anche in alcune regioni della Germania, in Svizzera, in Austria,SpagnaUngheriaPolonia e Boemia. Dopo la scomunica, però, il movimento valdese perse la sua compattezza originaria e iniziò a sfaldarsi in gruppi locali differenziati tra di loro.

Tra il 1205 e il 1207 Valdo morì senza essere riuscito a ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Da allora molti gruppi iniziarono ad allontanarsi dall'ortodossia cattolica rifiutando le gerarchie ecclesiastiche, giudicate peccatrici e malvagie.
I seguaci di Valdo formarono piccole comunità che, causa delle persecuzioni, furono costrette a condurre una vita quasi clandestina e a rifugiarsi in zone impervie come le valli del Piemonte.
Nonostante le violente persecuzioni e l’opera spietata dell’inquisizione, i valdesi mantennero viva la loro presenza di fede in tutto il Medio Evo.

L’ingresso dei Valdesi, nel 1532, nella famiglia delle chiese evangeliche (protestanti):
Il momento di svolta più importante nella storia dei valdesi è costituito dalla loro adesione alla Riforma. Fino ad allora non si erano proposti una controversia dottrinale con Roma e la loro teologia era rimasta fondamentalmente cattolica, anche se rifiutavano la dottrina del Purgatorio, le preghiere per i defunti e l'Ave Maria.
I Valdesi nel 1532 entrarono a far parte della grande famiglia delle Chiese protestanti (o Chiese evangeliche). E’ importante sottolineare che fin dalle origini della Riforma furono i cattolici ad indicare i seguaci di Lutero come “protestanti”; essi si dettero il nome di Evangelici.
Il valdismo fu costretto a numerosi compromessi con il movimento riformatore (accettò, ad esempio, una minor rigidità nella comunanza dei beni, l'indicazione a stabilire una sede fissa per i predicatori fino ad allora itineranti, etc). La partecipazione dei valdesi ai riti della chiesa cattolica venne condannata. Solo allora i valdesi radicalizzarono la loro separazione da Roma e la fondarono teologicamente: costruirono le prime chiese e introdussero il culto pubblico. Adottarono una costituzione di tipo calvinista.
Il vento della Riforma toccò molte città del Piemonte e soltanto per gli effetti della Controriforma il cattolicesimo mantenne il suo predominio assoluto.
Per 150 anni (dal 1550 al 1700) le valli valdesi furono un avamposto del protestantesimo europeo e furono sottoposte a violenti attacchi da parte del governo sabaudo deciso a riportarle al cattolicesimo[2].
Persecuzioni vennero anche scatenate in Puglia e soprattutto in Calabria, dove dalla fine di maggio al giugno 1561 un migliaio di Valdesi furono massacrati dalle truppe del Regno di Napoli con l'appoggio dell'Inquisizione di Roma.

Nell’Ottocento il riconoscimento dei diritti politici e civili:
il 17 febbraio 1848 il re Carlo Alberto di Savoia riconobbe ai Valdesi, come agli ebrei, gli stessi diritti civili e politici degli altri sudditi del regno[3]. L’editto però non riconosceva loro i diritti religiosi: la religione cattolica restava religione dello Stato e si dovrà attendere la Costituzione della Repubblica italiana del 1948 per vedere finalmente riconosciuta la libertà religiosa per tuttiNel corso del Risorgimento i valdesi hanno partecipato attivamente alla lotta per l’unità di Italia, e in tutte le battaglie ideali che sono state necessarie per rendere la società più moderna e democratica.

Tra l’Ottocento e la prima decade del Novecento:
a partire dalla seconda metà dell’Ottocento molte famiglie valdesi per sfuggire alla povertà emigrarono in vari paesi europei, nel Nord America e in Sudamerica (e in particolare in Uruguay e Argentina).

Durante la seconda guerra mondiale:
è stato significativo l'impegno politico dei Valdesi nell’antifascismo e in tanti hanno partecipato attivamente alla Resistenza. Inoltre molti si sono impegnati nel cercare di mettere in salvo gli ebrei minacciati dai nazisti, nascondendo molti di loro nelle valli piemontesi e valdostane, e in particolare nella val Pellice, territori in cui gli antenati valdesi trovarono rifugio nel passato, o indicando loro le strade per farli scappare in Svizzera.

I valdesi oggi, in Italia e nel mondo
In Italia:  sono oggi presenti circa 30.000 Valdesi in Italia, la metà dei quali in Piemonte dove contano 41 Chiese (120 in tutta Italia) di cui 18 nelle cosiddette Valli Valdesi, ed hanno il loro centro a Torre Pellice, in provincia di Torino. La città di Torino ha quattro Chiese valdesi.
Da ricordare l'isola linguistico-religiosa di Guardia Piemontese in Calabria (CS), che fu fondata nel XII secolo da rifugiati valdesi provenienti da Bobbio Pellice in Piemonte. A Guardia Piemontese, la popolazione, pur non professando ormai la fede riformata valdese a seguito della strage del 1561 ad opera dell'inquisizione romana, parla ancora un dialetto provenzale. Presente ed attiva è invece la comunità valdese di Dipignano, sempre in Calabria (CS), concentrata in un antico nucleo abitativo chiamato Doviziosi.
Germania e Svizzeravi è una presenza valdese nella Renania meridionale e in Svizzera dove sono presenti 7 chiese evangeliche di lingua italiana che, grazie a un accordo con la Tavola Valdese, fruiscono della cura di alcuni pastori valdesi (a ZurigoBasileaGinevraLosanna, ecc)..
Sudamericadal 1856 si sono avuti insediamenti di valdesi italiani in Sudamerica ed oggi la Chiesa Valdese del Río de La Plata ha 40 congregazioni e 15.000 membri divisi fra l'Uruguay e l'Argentina. Tali comunità sono autonome rispetto alla Chiesa evangelica valdese italiana, anche se mantengono una fraterna comunione con essa.
Stati Uniti d'Americain epoca coloniale gruppi di valdesi italiani e francesi migrarono negli USA fondando alcune comunità valdesi. Negli anni Venti tutte le chiese e le missioni valdesi statunitensi si sono fuse nella ChiesaPresbiteriana. Esiste però un gruppo – la Vecchia Chiesa Valdese degli Anabattisti - che si è mantenuta indipendente.




2. Alcune caratteristiche interessanti della chiesa valdese

Solo l’Evangelo conta
I Valdesi ritengono fondamentale vivere la fede cristiana facendo riferimento solo alla Sacra Scrittura e attenendosi solo all’ Evangelo. Pensano che la salvezza e l’essere figli di Dio siano doni che si ricevono per fede e non come premio delle nostre opere. L'uomo non vive dunque per meritare la salvezza ma per testimoniare la propria fede e servire i fratelli.

L’approccio storico-critico alla lettura dei testi biblici
Nell'esegesi biblica, la Chiesa valdese, nelle sue espressioni oggi ufficiali, rifiuta l'approccio letteralista o fondamentalista, accostandosi piuttosto ai testi della Bibbia con il metodo storico-critico. La lettura dei passi biblici deve essere contestualizzata nell'ambiente storico, culturale e sociale in cui furono scritti e interpretati alla luce di un messaggio evangelico universale e sempre valido.

Un chiesa desacralizzata
La chiesa valdese non ha il compito di salvare gli uomini né di porsi come mediatrice tra Dio e gli uomini, ma ‘solo’ quello di testimoniare la fede e metterla in pratica. La chiesa risulta così desacralizzata e declericalizzata, nel senso che non c'è un clero ‘diverso per essenza’ dai laici e non c’è gerarchia fra i cristiani: tutti/e sono sacerdoti.
I pastori hanno un ruolo importante nella vita della comunità come guide nella riflessione biblica, ma non sono distinti dagli altri credenti, ne consegue che abbiano un lavoro, una famiglia e che le donne possano accedere al pastorato.

Un’organizzazione democratica e non gerarchica
La chiesa valdese non è una organizzazione clericale ma una comunità di fratelli servita da vari ministeri (pastore, dottore, anziano e diacono) cui possono accedere sia uomini che donne
Non ha una struttura gerarchica ma assembleare costruita dal basso: la guida delle comunità locali è affidata a consigli eletti dai fedeli e presieduti da un pastore; tale consiglio elegge a sua volta una commissione che si occupa dell'intero distretto.
I ministri – uomini e donne – cui è affidato il compito della predicazione hanno fatto un corso di teologia presso la Facoltà teologica a Roma.
Le assemblee locali, inoltre, nominano i loro deputati all’Assemblea annuale del sinodo, l’organo più importante in materia teologica e istituzionale in cui laici e ministri sono in parità numerica. Quest’ultimo elegge, per l’attuazione delle sue deliberazioni, la Tavola Valdese composta da 7 membri e presieduta da un moderatore.
Si avvale per il lavoro culturale di centri giovanili e di formazione, fra cui quello di Agape, noto a livello internazionale, numerosi centri di cultura, il settimanale «La Luce-Eco delle Valli Valdesi» una rivista teologica «Protestantesimo», una di carattere storico edita dalla Società di Studi
Valdesi e la casa editrice Claudiana con sede a Torino.

L’impegno nella vita sociale
Per i valdesi è importante che la vita cristiana delle persone sia vissuta anche come impegno responsabile dei singoli credenti nella società in cui vivono. Per questo sono da sempre impegnati in attività di tipo assistenziale, culturale, educativo (ospedali, assistenza agli anziani, attività di formazione e di educazione); in associazioni e organismi per la difesa dei diritti umani e della non-violenza (quali ad es. Croce rossa, Amnesty International, il movimento internazionale della Riconciliazione).
In questa ottica alcuni esponenti della chiesa valdese hanno assunto responsabilità pubbliche e politiche, peraltro in una visione di pieno rispetto dei principi di laicità[4].

L’accordo con i metodisti: nel 1975 valdesi e metodisti italiani hanno realizzato un patto d’integrazione creando una struttura amministrativa comune pur preservando le rispettive identità: le due Chiese integrate si presentano con il nome di “Chiesa Evangelica Valdese – Unione delle Chiese metodiste e valdesi” con un organo esecutivo unico, la “Tavola Valdese”.

8 per mille: nel 1993 il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste ha deciso di avvalersi della norma di legge che consente a una confessione religiosa riconosciuta dallo Stato con una Intesa di accedere alla riscossione di una quota del gettito dell'otto per mille dell'IRPEF. Nel prendere questa decisione il sinodo ha stabilito che la somma ottenuta non possa essere utilizzata per fini di culto (il mantenimento dei pastori e delle attività di culto) ma solo per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale e che una quota corrispondente al 30% dell'importo totale sia riservata a progetti nei Paesi in via di sviluppo.
Le firme raccolte dalle Chiese valdesi e metodiste sono da anni in costante aumento e oggi rappresentano circa il 3% del totale (circa l’82% va alla Chiesa cattolica, circa il 13% allo Stato). L’ultimo dato del Ministero delle Finanze relativo alle dichiarazioni dei redditi del 2011 (redditi 2010) indica per le chiese valdesi hanno ottenuto 613.002 firme valide, pari al 3,25%, e un ammontare di quasi 41.000 euro (erogati nel 2014).
La chiesa valdese quindi ottiene un numero di firme molto più ampio rispetto alla consistenza dei suoi fedeli; questo risultato esprime il consenso di tanti contribuenti per una gestione dei fondi trasparente, aperta e laica. In effetti sul sito www.ottopermillevaldese.org si trova una dettagliata informazione, che comprende l’elenco dei progetti finanziati, delle associazioni che li realizzano e delle somme attribuite.
I Progetti approvati nell'anno 2013 sono stati:  464 progetti in Italia e dei 355 all'estero. Tra questi il progetto di Amici di Essere (Attività di microcredito del Fondo essere) e il lavoro  Censimento degli archivi delle Cdb italiane, gestito dal CEP.


Un impegno per l’ecumenismo
L’ecumenismo è sempre stato importante per le chiese valdesi.
La caratteristica principale del movimento ecumenico è che in esso la ricerca della ‘chiesa una’ si intreccia con quella della ‘chiesa vera’. Vi è la convinzione che attraverso il dialogo, il confronto e l'incontro interconfessionale ogni chiesa prende coscienza dei propri limiti, delle proprie parzialità e infedeltà e allo stesso tempo allarga i propri confini.
Le chiese valdesi fanno parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese oltre che della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
I rapporti con la Chiesa cattolica romana si sono fatti più liberi e rispettosi dopo il Concilio Vaticano II, da quando cioè ha cominciato a farsi strada nella Chiesa cattolica l’idea del valore del pluralismo religioso.
Il Sinodo valdese ha incoraggiato le attività ecumeniche privilegiando però gli incontri a livello di comunità locali: la fedeltà all’evangelo è più importante dell’unità e l’ecumenismo non può essere un generico e sentimentale accostamento di credenti senza porre i problemi della fede oggi.

Laicità dello stato, temi etici e progressismo sociale
I valdesi si sono sempre impegnati per favorire la piena laicità dello stato.
La chiesa valdese si è pronunciata come fortemente contraria all'esposizione del crocefisso, e più in generale di ogni simbolo religioso, in luoghi pubblici.
Per quanto riguarda i "temi etici", i valdesi hanno sempre favorito il dibattito su temi quali omosessualitàabortotestamento biologico ed eutanasia, ponendosi di fatto in contrasto con la Chiesa Cattolica, interpretando le Sacre Scritture alla luce delle nuove scoperte teologiche, linguistiche e scientifiche.
La Commissione Bioetica della Tavola Valdese si è espressa in maniera articolata sia sull'aborto sia sull'eutanasia, con posizioni che sostanzialmente si possono riassumere nell'affermazione della centralità della responsabilità personale in queste delicate decisioni. La Chiesa Valdese è anche impegnata nella diffusione del testamento biologico, i cui registri in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi. La Chiesa evangelica valdese, durante il sinodo del2010, si è espressa a favore della ricerca sulle cellule staminali.

Omosessualità
La Chiesa Valdese ritiene che il singolo credente sia guidato dallo Spirito Santo e mantiene quindi un certo riserbo nell'offrire direttive specifiche nel campo dell'etica sessuale come in quello politico-sociale. Ciononostante, i valdesi si sono dimostrati molto aperti sul tema dell'omosessualità; il 26 agosto 2010 il Sinodo valdese ha votato un ordine del giorno che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso, “laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni”, con 105 voti a favore, 9 contrari e 29 astenuti, su 180 aventi diritto al voto. La Chiesa Valdese, inoltre, si impegna attivamente nella lotta all'omofobia e nel supporto alla comunità LGBT.
Avendo adottato il metodo storico-critico della lettura dei testi biblici, anche i testi vetero- o neotestamentari che condannano gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso vengono contestualizzati nell'ambiente storico e sociale in cui furono scritti, e interpretati alla luce di un messaggio evangelico universale che è un messaggio di piena accoglienza di tutti.




Contrari alle beatificazioni
Riportiamo una posizione presa recentemente dal teologo valdese Paolo Ricca[5] sul tema delle beatificazioni, sul settimanale protestante “Riforma”. Ecco le domande che gli sono state poste:
·      perché nel protestantesimo non esistono “beatificazioni” e quindi non c’è nulla di simile a quello che è accaduto in piazza S. Pietro, a Roma, il 1. maggio scorso, e in tantissime altre occasioni?
·       e perché il protestantesimo non “beatifica” nessuno, neppure grandi testimoni cristiani di fede protestante come Albert Schweitzer, Dietrich Bonhoeffer o Martin Luther King?
Ed ecco le sue risposte:
·       “Ogni volta che la Chiesa canonizza una persona - qualunque essa sia - si arroga un diritto che non ha, svolge un compito che non le compete perché appartiene a Dio soltanto”. “La Chiesa non è padrona del cielo: può legiferare sulla terra, ma non in cielo”. Anche perché, ha precisato il teologo: “Il Regno è di Dio, non della Chiesa. Per di più Gesù ci ha avvertito che nel Regno ci saranno delle sorprese: “Molti primi saranno ultimi, e molti ultimi primi” (Matteo 19,30), cioè molti nostri giudizi saranno capovolti da Dio”.
·       La seconda ragione dell’avversione protestante per ogni tipo e rito di beatificazione, ha proseguito Ricca “è che nessuno conosce il cuore dell’uomo, tranne Dio, e per questo Dio solo può giudicare le persone, sia i buoni che i malvagi. Noi giudichiamo in base a ciò che vediamo, Dio giudica in base a ciò che non si vede: il cuore non si vede”. Questo vuol dire che i santi non ci sono? No, sostiene Ricca, ci sono, “ma sono nascosti agli occhi degli uomini che, a differenza di Dio, non possono vedere il cuore”. E dunque, in una prospettiva evangelica, la verità è che “non sappiamo chi siamo e tanto meno lo sanno altri, compresi i tribunali incaricati di vagliare le cause di beatificazione. Solo Dio ci conosce - lui che in Cristo si è fatto nostro affinché potessimo diventare suoi”.
·       Ma per il teologo valdese esiste anche un terzo motivo di avversione: “tutti questi santi e beati popolano non solo il cielo, ma anche l’anima dei fedeli togliendo spazio a Cristo e alla centralità che gli è dovuta”. Ricca ricorda che il Concilio di Trento ha stabilito “che i santi possono e devono essere “invocati”, ricorrendo “alle loro preghiere, al loro potere e aiuto per ottenere benefici da Dio”, mentre sono “dichiarati empi coloro che negano il dovere di invocare i santi”, cioè i protestanti”. Che dire di tutto ciò? “Qualunque sia il tipo di culto reso ai santi”, osserva il teologo, “la centralità di Cristo ne risulta menomata. È vero che egli non è dimenticato né ignorato e che in qualche modo è tenuto presente, ma non è in primo piano, e questo contraddice la natura stessa della fede cristiana”.
·       Un ulteriore motivo dell’avversione protestante alle beatificazioni, citato da Paolo Ricca, è che il “culto dei santi” diffonde un’idea di “santità” fuorviante rispetto a quella del Nuovo Testamento dove sono “santi” tutti i credenti e “santo” è sinonimo di cristiano. I santi, cioè, non sono una categoria speciale, diversa dai semplici credenti. La Chiesa è tutta quanta “un sacerdozio santo”, “una gente santa” (I Pietro 2,5.9). E quando il Credo apostolico parla di “comunione dei santi”, intende appunto la Chiesa come comunione dei credenti, vivi e defunti. Ma una cosa è la “comunione dei santi”, un’altra completamente diversa è il “culto dei santi”. “Quello che la Scrittura autorizza e raccomanda è di seguire l’esempio dei testimoni di Cristo che ci hanno preceduto: “Imitate la loro fede” (Ebrei 13,7)”, conclude Ricca. “Quello che invece la Scrittura non autorizza in alcun modo, né esplicito né implicito, è il loro culto”.

Preghiera eucaristica

La fede su cui si fonda il nostro vivere,
sia essa fede religiosa o fede laica,
è spinta a rinnovarsi di continuo
dalle vicende gioiose o tragiche della vita e della storia.
E’ tenendoci per mano che riusciamo a dare alla vita
un senso sempre nuovo e al tempo stesso antico,
ricco di tutta la sapienza del cammino umano nei secoli.
Amiamo pensare e credere che la sapienza
è la forza stessa animatrice dell’universo.

E’ la forza che dall'intimo ci spinge a riconoscere questo filo
che ci unisce alle donne e agli uomini di tutti i tempi,
è l'ansia e l'utopia e la ricerca di un mondo
in cui non esistano più gerarchie,
dove le ultime e gli ultimi siano le prime e i primi,
dove possiamo vivere liberamente la differenza
ed arricchirci delle differenze.
Essa ci precede e ci attende.
Essa è la fonte che ha animato la testimonianza di Gesù.
il quale, la sera prima di essere ucciso,
durante la cena pasquale con i suoi,
prese del pane, lo spezzò e lo distribuì loro dicendo:
"Prendete e mangiatene tutti,
questo è il mio corpo che è dato per voi".
Poi prese il calice del vino, lo diede ai suoi discepoli
e disse: "Prendete e bevetene tutti,
questo è il calice del mio sangue
versato per voi e per tutti: fate questo in memoria di me".

Sapienza, condivisione, partecipazione, gioia,
sono oggi le parole che accompagnano
l’incontro di queste nostre Comunità
le quali, insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà,
cercano di dare alla vita un senso sempre rinnovato
senza perdere una goccia di tutta la sapienza
del cammino umano nei secoli, compresa la sapienza ,
la forza e la fede dischiuse dal Vangelo.



[1] Solo pochi anni più tardi l’esperienza di Francesco d’Assisi ebbe un esito diverso poiché la Chiesa di Roma non scomunicò Francesco e i suoi ma li mantenne nell’alveo della chiesa cattolica.
[2] Uno degli attacchi più tristemente famosi, noto con il nome di “Pasque piemontesi”, è quello accaduto nel 1655,  che portò alla morte di quasi 2.000 valdesi e alla fuga dei superstiti nelle valli svizzere. L’attacco dell’esercito dei Savoia si fermò per la protesta di alcuni Stati protestanti.
[3] I Valdesi festeggiano ancora oggi questa data per ricordare l’editto che riconosceva loro i diritti civili e politici.
[4] Alcuni pastori valdesi (come Tullio VinayLino De Benetti e Domenico Maselli) sono stati eletti al Parlamento Italiano. Sono membri della Chiesa evangelica valdese due ex-ministri (Valdo Spini e Paolo Ferrero), un senatore (Lucio Malan), un ex-deputato (Giorgio Gardiol), un sindaco di città capoluogo di provincia (Rosario Olivo) e qualche consigliere regionale. L'imprenditore Riccardo Illy, ex sindaco di Trieste ed ex presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, proviene da una famiglia valdese.
[5] Paolo Ricca, nato a Torre Pellice, è stato consacrato pastore della Chiesa valdese nel 1962. Ha esercitato il ministero pastorale nella Chiesa valdese, ha seguito il Concilio Vaticano II come giornalista accreditato, ha insegnato Storia della Chiesa alla Facoltà Valdese di Teologia