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lunedì 25 gennaio 2010

La biblioteca dell'Isolotto

 Comunità dell'Isolotto

    Incontro comunitario 24 gennaio 2010

    Noi siamo loro


Scrive Sandro Veronesi, scrittore fiorentino, su un giornale di questi giorni, a proposito della riscoperta della "compassione" in relazioni alla tragedia haitiana:

"Penso sia accaduto a molti, in questi giorni, dinanzi alle immagini dei sopravvissuti che vagano per le strade di Port-au-Prince ingombre di cadaveri o dei bambini mutilati che guardano fissi la telecamera, di trovarsi alle prese con una vecchia, micidiale domanda: perché io sono io e non sono uno di loro? È una domanda che investe uno dei misteri più profondi della natura umana, quello del Principium Individuationis (principio di identità); ma è anche scomoda, e infatti spesso la viviamo come un fastidio, per superare il quale, anziché impegnarci a trovarvi l' unico rimedio possibile - la risposta -, ci affidiamo a qualunque distrazione possa distanziarcene. Senza volere, e talvolta senza nemmeno accorgercene, in quei momenti ci troviamo alle prese con il significato della compassione, e immediatamente avvertiamo uno dei limiti più pesanti della civiltà in cui viviamo".

.

Haiti (ma anche Rosarno o anche Sesto fiorentino con i suoi sgomberi) ci ripropone le domande cruciali: Perché non siamo tra i morti e feriti o tra i senzatetto di Haiti? Perché non siamo tra i neri di Rosarno o tra i rom di Sesto fiorentino o del Luzzi?

"La risposta a queste domande c' è, in fondo tutti la conosciamo ma spesso tendiamo a dimenticarla: Noi siamo loro. Questa è la risposta. Questa è la compassione. È in questo altrove impraticato, - così laico ma anche così lontano dall'impianto razionale che limita la nostra civiltà - è là che dobbiamo cercare, al buio, con gli occhi chiusi, se vogliamo ritrovare la vera forza della nostra umanità".

Il Principium individuazionis, principio di identità, è quello che regola la società, è a fondamento dell'economia (la proprietà privata) e anche della religione (Dio è il totalmente "altro", Gesù è "l'unico", ogni anima è creata direttamente da Dio ed è diversa da ogni altra anima per l'eternità ..). Fromm ci dice che quel principio di identità, se lasciato solo, se non compensato dal principio di solidarietà e compassione, è la radice della violenza e della guerra.

Ma solidarietà e compassione non vuol dire carità, piuttosto vuol dire immedesimazione, vuol dire sentirsi ed essere una cosa sola: Noi siamo loro.

Questo è il senso della compassione nella riflessione del monaco buddista Thich Nahat Hanh consegnata al libro Essere Pace a cui abbiamo alimentato altre volte, insieme al Vangelo e ad altri testi della sapienza, la nostra spiritualità e il senso della vita:

"La società del benessere e la popolazione del terzo mondo inter-sono. La ricchezza di una società è fatta dalla povertà di un'altra. La verità è che ogni cosa è tutte le altre. Non è che noi siamo e basta, noi inter-siamo. Perciò siamo responsabili di tutto quello che avviene intorno a noi. Questo è il senso vero e il fondamento della solidarietà" (da Essere pace).

Troviamo la stessa profondità nel Vangelo che leggiamo quando facciamo la memoria di Gesù nella condivisione del pane e del vino, la eucarestia: "prendete e mangiate questo è il mio corpo, prendete e bevete questo è il mio sangue donato per tutti".

Come è stata travisata questa espressione!

Per noi questo donarsi reciprocamente pane e vino, questo condividere gli elementi essenziali della vita significa prendere coscienza di essere tutti una cosa sola, un solo corpo, un solo sangue, un'anima sola, donati per tutti, oltre tutti i confini, oltre tutte le diversità. Attraverso questa simbologia eucaristica tentiamo di testimoniare il nostro impegno concreto di solidarietà, con tutta la nostra pochezza e incoerenza. Per questo noi continuiamo a praticare questa simbologia nei nostri incontri.

E' una simbologia che in radice, nel profondo, ha un senso diverso se non opposto a quello comune alle religioni ufficiali. Il vescovo di Firenze, Betori, ha scritto una lettera pastorale pasquale in cui ribadisce il senso della religione basato sul principio di individualità: Dio è il totalmente altro radicalmente trascendente - egli scrive - e il prete è colui che lo rappresenta qui in terra e ne è la voce. Il prete si identifica col mistero di Dio prima ancora che in rapporto agli altri fedeli o alla comunità. Più che operatori del sacro o animatori di comunità i preti sono segni del mistero di Dio, prima che sostegno umano devono essere testimonianza di trascendenza. Questo riafferma Betori, forse per giustificare l'allontanamento di Alessandro Santoro dalla comunità delle Piagge. Non è questa la religiosità a cui facciamo riferimento.

La nostra religiosità è piuttosto quella indicata dal laico Veronesi: "Noi siamo loro, siamo tutte le diversità".


La solidarietà che si fonda sul "Noi siamo loro, noi siamo tutte le diversità", non si esprime solo nel far qualcosa "per" gli altri ma nell'essere e quindi nel fare "con" gli altri. Non bastano i fiumi di lacrime nemmeno le denuncie nemmeno le donazioni sull'onda dell'emotività. Le tragedie di questi giorni sono il sintomo di un malessere radicato nel profondo della società e della vita. Bisogna "reinventare la vita".

Per questo non è risultata aliena la socializzazione avvenuta a proposito del rapporto fra la nuova biblioteca dell'Isolotto e la crescita culturale e sulla ricerca di possibili percorsi di partecipazione popolare e sociale alla gestione di questa nuova struttura.

La genesi della biblioteca dell'Isolotto che è l'asse portante del nuovo Centro culturale, inaugurato di recente in Via Canova/via Chiusi, sta nell'impegno di tanta gente umile, immigrata dalla campagna, dai quartieri popolari del centro storico, dal meridione, per realizzare una nuova identità personale e di popolo basata sulla crescita culturale per essere all'altezza da protagonisti della grandi trasformazioni che si stavano sviluppando nel dopoguerra. Quando ancora all'Isolotto c'erano solo nude case senza servizi sociali e culturali i libri passavano di mano in mano. Fu una specie di biblioteca di strada che si sviluppò nella scuola popolare fino ad ottenere la prima baracca del viale dei Pini, la quale fu gestita a lungo in forma partecipata con un Comitato di gestione che contribuì alla crescita culturale e all'identità del quartiere. Fino a divenire passo dopo passo, con un personale amministrativo e tecnico molto sensibile che si fece contagiare dal clima partecipativo e creativo, la biblioteca più frequentata e dotata del panorama fiorentino e non solo. Sarà possibile passare questo testimone della storia, della cultura e della partecipazione dal basso alla realtà di oggi? Attraverso quali percorsi?


Sandra Tramonti e Stefano Beltramini, bibliotecari della nuova Biblioteca, hanno accolto e riconosciuto la pertinenza delle domande poste dalla Comunità e in particolare da Paolo Bencivenni e Moreno Biagioni testimoni della esperienza di gestione sociale-popolare della biblioteca fin dagli anni della nascita della stessa negli anni '60.


E' stato deciso di non fermarsi alle parole e per questo è stata programmata una riunione specifica che si terrà presso la nuova Biblioteca in uno dei prossimi sabati. Nell'occasione si potrà fare una visita guidata della Biblioteca stessa.

La data della riunione verrà comunicata.

La biblioteca dell'Isolotto

 Comunità dell'Isolotto

    Incontro comunitario 24 gennaio 2010

    Noi siamo loro


Scrive Sandro Veronesi, scrittore fiorentino, su un giornale di questi giorni, a proposito della riscoperta della "compassione" in relazioni alla tragedia haitiana:

"Penso sia accaduto a molti, in questi giorni, dinanzi alle immagini dei sopravvissuti che vagano per le strade di Port-au-Prince ingombre di cadaveri o dei bambini mutilati che guardano fissi la telecamera, di trovarsi alle prese con una vecchia, micidiale domanda: perché io sono io e non sono uno di loro? È una domanda che investe uno dei misteri più profondi della natura umana, quello del Principium Individuationis (principio di identità); ma è anche scomoda, e infatti spesso la viviamo come un fastidio, per superare il quale, anziché impegnarci a trovarvi l' unico rimedio possibile - la risposta -, ci affidiamo a qualunque distrazione possa distanziarcene. Senza volere, e talvolta senza nemmeno accorgercene, in quei momenti ci troviamo alle prese con il significato della compassione, e immediatamente avvertiamo uno dei limiti più pesanti della civiltà in cui viviamo".

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Haiti (ma anche Rosarno o anche Sesto fiorentino con i suoi sgomberi) ci ripropone le domande cruciali: Perché non siamo tra i morti e feriti o tra i senzatetto di Haiti? Perché non siamo tra i neri di Rosarno o tra i rom di Sesto fiorentino o del Luzzi?

"La risposta a queste domande c' è, in fondo tutti la conosciamo ma spesso tendiamo a dimenticarla: Noi siamo loro. Questa è la risposta. Questa è la compassione. È in questo altrove impraticato, - così laico ma anche così lontano dall'impianto razionale che limita la nostra civiltà - è là che dobbiamo cercare, al buio, con gli occhi chiusi, se vogliamo ritrovare la vera forza della nostra umanità".

Il Principium individuazionis, principio di identità, è quello che regola la società, è a fondamento dell'economia (la proprietà privata) e anche della religione (Dio è il totalmente "altro", Gesù è "l'unico", ogni anima è creata direttamente da Dio ed è diversa da ogni altra anima per l'eternità ..). Fromm ci dice che quel principio di identità, se lasciato solo, se non compensato dal principio di solidarietà e compassione, è la radice della violenza e della guerra.

Ma solidarietà e compassione non vuol dire carità, piuttosto vuol dire immedesimazione, vuol dire sentirsi ed essere una cosa sola: Noi siamo loro.

Questo è il senso della compassione nella riflessione del monaco buddista Thich Nahat Hanh consegnata al libro Essere Pace a cui abbiamo alimentato altre volte, insieme al Vangelo e ad altri testi della sapienza, la nostra spiritualità e il senso della vita:

"La società del benessere e la popolazione del terzo mondo inter-sono. La ricchezza di una società è fatta dalla povertà di un'altra. La verità è che ogni cosa è tutte le altre. Non è che noi siamo e basta, noi inter-siamo. Perciò siamo responsabili di tutto quello che avviene intorno a noi. Questo è il senso vero e il fondamento della solidarietà" (da Essere pace).

Troviamo la stessa profondità nel Vangelo che leggiamo quando facciamo la memoria di Gesù nella condivisione del pane e del vino, la eucarestia: "prendete e mangiate questo è il mio corpo, prendete e bevete questo è il mio sangue donato per tutti".

Come è stata travisata questa espressione!

Per noi questo donarsi reciprocamente pane e vino, questo condividere gli elementi essenziali della vita significa prendere coscienza di essere tutti una cosa sola, un solo corpo, un solo sangue, un'anima sola, donati per tutti, oltre tutti i confini, oltre tutte le diversità. Attraverso questa simbologia eucaristica tentiamo di testimoniare il nostro impegno concreto di solidarietà, con tutta la nostra pochezza e incoerenza. Per questo noi continuiamo a praticare questa simbologia nei nostri incontri.

E' una simbologia che in radice, nel profondo, ha un senso diverso se non opposto a quello comune alle religioni ufficiali. Il vescovo di Firenze, Betori, ha scritto una lettera pastorale pasquale in cui ribadisce il senso della religione basato sul principio di individualità: Dio è il totalmente altro radicalmente trascendente - egli scrive - e il prete è colui che lo rappresenta qui in terra e ne è la voce. Il prete si identifica col mistero di Dio prima ancora che in rapporto agli altri fedeli o alla comunità. Più che operatori del sacro o animatori di comunità i preti sono segni del mistero di Dio, prima che sostegno umano devono essere testimonianza di trascendenza. Questo riafferma Betori, forse per giustificare l'allontanamento di Alessandro Santoro dalla comunità delle Piagge. Non è questa la religiosità a cui facciamo riferimento.

La nostra religiosità è piuttosto quella indicata dal laico Veronesi: "Noi siamo loro, siamo tutte le diversità".


La solidarietà che si fonda sul "Noi siamo loro, noi siamo tutte le diversità", non si esprime solo nel far qualcosa "per" gli altri ma nell'essere e quindi nel fare "con" gli altri. Non bastano i fiumi di lacrime nemmeno le denuncie nemmeno le donazioni sull'onda dell'emotività. Le tragedie di questi giorni sono il sintomo di un malessere radicato nel profondo della società e della vita. Bisogna "reinventare la vita".

Per questo non è risultata aliena la socializzazione avvenuta a proposito del rapporto fra la nuova biblioteca dell'Isolotto e la crescita culturale e sulla ricerca di possibili percorsi di partecipazione popolare e sociale alla gestione di questa nuova struttura.

La genesi della biblioteca dell'Isolotto che è l'asse portante del nuovo Centro culturale, inaugurato di recente in Via Canova/via Chiusi, sta nell'impegno di tanta gente umile, immigrata dalla campagna, dai quartieri popolari del centro storico, dal meridione, per realizzare una nuova identità personale e di popolo basata sulla crescita culturale per essere all'altezza da protagonisti della grandi trasformazioni che si stavano sviluppando nel dopoguerra. Quando ancora all'Isolotto c'erano solo nude case senza servizi sociali e culturali i libri passavano di mano in mano. Fu una specie di biblioteca di strada che si sviluppò nella scuola popolare fino ad ottenere la prima baracca del viale dei Pini, la quale fu gestita a lungo in forma partecipata con un Comitato di gestione che contribuì alla crescita culturale e all'identità del quartiere. Fino a divenire passo dopo passo, con un personale amministrativo e tecnico molto sensibile che si fece contagiare dal clima partecipativo e creativo, la biblioteca più frequentata e dotata del panorama fiorentino e non solo. Sarà possibile passare questo testimone della storia, della cultura e della partecipazione dal basso alla realtà di oggi? Attraverso quali percorsi?


Sandra Tramonti e Stefano Beltramini, bibliotecari della nuova Biblioteca, hanno accolto e riconosciuto la pertinenza delle domande poste dalla Comunità e in particolare da Paolo Bencivenni e Moreno Biagioni testimoni della esperienza di gestione sociale-popolare della biblioteca fin dagli anni della nascita della stessa negli anni '60.


E' stato deciso di non fermarsi alle parole e per questo è stata programmata una riunione specifica che si terrà presso la nuova Biblioteca in uno dei prossimi sabati. Nell'occasione si potrà fare una visita guidata della Biblioteca stessa.

La data della riunione verrà comunicata.

giovedì 21 gennaio 2010

LIBRI: FIRENZE CROCEVIA DI CULTURE

Regione Toscana


LIBRI: FIRENZE CROCEVIA DI CULTURE


Presentazione giovedì 21 gennaio alle 17, in Sala Affreschi di Palazzo Panciatichi (via Cavour, 4 - Firenze)


C’è un percorso che ne contiene le ragioni e che inizia nel 2002, nel periodo del Social Forum Europeo di Firenze. Allora, dal confronto tra alcune realtà culturali e sociali fiorentine nacque l’idea di una pubblicazione che proponesse una lettura della città incentrata sulla pluralità delle culture presenti, sul tessuto storico di solidarietà, sul protagonismo dei movimenti, sull’importanza delle minoranze nella trasformazione della città. Da qui il libro “Firenze crocevia di culture” (Edizioni Polistampa), che sarà presentato domani, giovedì 21 gennaio alle 17, in Sala Affreschi di Palazzo Panciatichi (via Cavour, 4 - Firenze).


Alla presentazione interverranno Claudio Martini, presidente della Regione Toscana; Enzo Mazzi, Comunità dell’Isolotto; Alessandro Margara, Fondazione Michelucci; Moreno Biagioni, Archivio del Movimento di Quartiere; Adriana Dadà, Università di Firenze.


Il libro è dedicato a quanti credono in “un altro mondo possibile”, dove le ragioni della solidarietà hanno la meglio sulle forme di intolleranza e xenofobia. (ps)

20/01/2010 12:56

Regione Toscana

LIBRI: FIRENZE CROCEVIA DI CULTURE

Regione Toscana


LIBRI: FIRENZE CROCEVIA DI CULTURE


Presentazione giovedì 21 gennaio alle 17, in Sala Affreschi di Palazzo Panciatichi (via Cavour, 4 - Firenze)


C’è un percorso che ne contiene le ragioni e che inizia nel 2002, nel periodo del Social Forum Europeo di Firenze. Allora, dal confronto tra alcune realtà culturali e sociali fiorentine nacque l’idea di una pubblicazione che proponesse una lettura della città incentrata sulla pluralità delle culture presenti, sul tessuto storico di solidarietà, sul protagonismo dei movimenti, sull’importanza delle minoranze nella trasformazione della città. Da qui il libro “Firenze crocevia di culture” (Edizioni Polistampa), che sarà presentato domani, giovedì 21 gennaio alle 17, in Sala Affreschi di Palazzo Panciatichi (via Cavour, 4 - Firenze).


Alla presentazione interverranno Claudio Martini, presidente della Regione Toscana; Enzo Mazzi, Comunità dell’Isolotto; Alessandro Margara, Fondazione Michelucci; Moreno Biagioni, Archivio del Movimento di Quartiere; Adriana Dadà, Università di Firenze.


Il libro è dedicato a quanti credono in “un altro mondo possibile”, dove le ragioni della solidarietà hanno la meglio sulle forme di intolleranza e xenofobia. (ps)

20/01/2010 12:56

Regione Toscana

lunedì 18 gennaio 2010

Haiti: l'Arci Toscana sostiene i medici cubani










Haiti: l'Arci Toscana sostiene i medici cubani presenti sull'isola
Il grande terremoto di Haiti ha colpito il paese più povero dell'America Latina, uno dei più poveri del mondo, dove l'ottanta per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Attiviamo subito la nostra solidarietà, sostenendo il pregetto che vede impegnati decine di medici cubani presenti sull'isola sin dai tempi dell'Uragano George: Banca Popolare Etica, Conto intestato a Arci - Solidarietà internazionale. IBAN IT39 A050 1802 8000 0000 0557755



Firenze, 18/01/2010



Anche nel mondo dell’Arci, come in tutta la società civile, si moltiplica l’orrore per il dramma di Haiti e la voglia di mobilitarsi per aiutare la popolazione colpita.



Molti sono i progetti di solidarietà che si stanno utilmente avviando. Per quanto riguarda l’Arci Toscana facciamo una scelta che corrisponde alle nostre sensibilità e che ha al centro l’obiettivo di favorire un modello che sviluppi reciproca cooperazione tra soggetti che operano nel Sud del mondo.



E’ nostra abitudine collaborare con strutture che già operano in loco e hanno dimostrato di essere in grado di svolgere azioni efficaci. In questo caso abbiamo deciso di appoggiare il lavoro del personale medico e paramedico cubano presente ad Haiti.



I medici e paramedici cubani sono arrivati sull’isola nel 1998, in occasione dell’uragano George. Da allora si sono alternati più di 3000 operatori per curare la popolazione civile. Attualmente il personale ad Haiti è composto da 403 unità, di cui 344 medici, che hanno riattivato un ospedale sinistrato e aperto un ospedale da campo, un terzo è in procinto di apertura. In queste strutture sono state già curate più di 1000 persone, anche con interventi di chirurgia.



Il conto corrente per effettuare donazioni tramite bonifico è:



Banca Popolare Etica

Conto intestato a Arci - Solidarietà internazionale

IBAN IT39 A050 1802 8000 0000 0557755

Causale: Emergenza Haiti



----







Un immane numero di vittime, una città di due milioni e mezzo di persone distrutta, crollati gli ospedali, le scuole, i palazzi istituzionali e le case.



Haiti, sulla parte orientale dell'isola che vide il primo approdo di Cristoforo Colombo, fu uno dei crudeli luoghi del genocidio indigeno e della schiavitù africana, la patria di una grande rivolta schiava.



La prima colonia nera indipendente, che sostenne in tutto il mondo la causa abolizionista, al suo interno ha vissuto una dolorosa e lunghissima catena di guerre civili, colpi di stato, dittature, catastrofi naturali, epidemie.



Sotto le macerie di Port-au-Prince sono morti anche operatori umanitari internazionali, dipendenti civili e militari delle Nazioni Unite impegnati per la stabilità, la sicurezza, la vita e la salute della popolazione di Haiti.



Già dalle prime ore in tutto il mondo si è attivata la catena della solidarietà.



Attiviamo subito la nostra solidarietà.



I fondi per gli aiuti di emergenza possono convergere sul conto corrente bancario di Banca Popolare Etica di Attivarci intestato ad Arci Cultura e Sviluppo, Via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma, con la causale "emergenza terremoto Haiti" ( Iban: IT96 N050 1803 2000 0000 0508 080).

Haiti: l'Arci Toscana sostiene i medici cubani










Haiti: l'Arci Toscana sostiene i medici cubani presenti sull'isola
Il grande terremoto di Haiti ha colpito il paese più povero dell'America Latina, uno dei più poveri del mondo, dove l'ottanta per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Attiviamo subito la nostra solidarietà, sostenendo il pregetto che vede impegnati decine di medici cubani presenti sull'isola sin dai tempi dell'Uragano George: Banca Popolare Etica, Conto intestato a Arci - Solidarietà internazionale. IBAN IT39 A050 1802 8000 0000 0557755



Firenze, 18/01/2010



Anche nel mondo dell’Arci, come in tutta la società civile, si moltiplica l’orrore per il dramma di Haiti e la voglia di mobilitarsi per aiutare la popolazione colpita.



Molti sono i progetti di solidarietà che si stanno utilmente avviando. Per quanto riguarda l’Arci Toscana facciamo una scelta che corrisponde alle nostre sensibilità e che ha al centro l’obiettivo di favorire un modello che sviluppi reciproca cooperazione tra soggetti che operano nel Sud del mondo.



E’ nostra abitudine collaborare con strutture che già operano in loco e hanno dimostrato di essere in grado di svolgere azioni efficaci. In questo caso abbiamo deciso di appoggiare il lavoro del personale medico e paramedico cubano presente ad Haiti.



I medici e paramedici cubani sono arrivati sull’isola nel 1998, in occasione dell’uragano George. Da allora si sono alternati più di 3000 operatori per curare la popolazione civile. Attualmente il personale ad Haiti è composto da 403 unità, di cui 344 medici, che hanno riattivato un ospedale sinistrato e aperto un ospedale da campo, un terzo è in procinto di apertura. In queste strutture sono state già curate più di 1000 persone, anche con interventi di chirurgia.



Il conto corrente per effettuare donazioni tramite bonifico è:



Banca Popolare Etica

Conto intestato a Arci - Solidarietà internazionale

IBAN IT39 A050 1802 8000 0000 0557755

Causale: Emergenza Haiti



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Un immane numero di vittime, una città di due milioni e mezzo di persone distrutta, crollati gli ospedali, le scuole, i palazzi istituzionali e le case.



Haiti, sulla parte orientale dell'isola che vide il primo approdo di Cristoforo Colombo, fu uno dei crudeli luoghi del genocidio indigeno e della schiavitù africana, la patria di una grande rivolta schiava.



La prima colonia nera indipendente, che sostenne in tutto il mondo la causa abolizionista, al suo interno ha vissuto una dolorosa e lunghissima catena di guerre civili, colpi di stato, dittature, catastrofi naturali, epidemie.



Sotto le macerie di Port-au-Prince sono morti anche operatori umanitari internazionali, dipendenti civili e militari delle Nazioni Unite impegnati per la stabilità, la sicurezza, la vita e la salute della popolazione di Haiti.



Già dalle prime ore in tutto il mondo si è attivata la catena della solidarietà.



Attiviamo subito la nostra solidarietà.



I fondi per gli aiuti di emergenza possono convergere sul conto corrente bancario di Banca Popolare Etica di Attivarci intestato ad Arci Cultura e Sviluppo, Via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma, con la causale "emergenza terremoto Haiti" ( Iban: IT96 N050 1803 2000 0000 0508 080).

Sgombero di insediamenti abusivi

18_01_2010 cs Arci fi su sgombero area ex Osmatex

“Necessario un tavolo d'area metropolitana per gestire la complessità dei fenomeni”

 

Firenze, 18 gennaio 2010 - Di fronte ai casi di insediamenti abusivi creati da cittadini stranieri e ai casi di sgombero degli stessi (come quello avvenuto la scorsa settimana nell'area Ex Osmatex di Sesto Fiorentino), l'Arci di Firenze, come ha già fatto tante altre volte, esprime la propria preoccupazione  per la drammaticità e la capacità esplosiva di simili situazioni.

Per l'Arci, esiste la necessità  che ogni ogni intervento di sgombero debba avvenire solo dopo l'individuazione di una  sistemazione alternativa e la  protezione per i soggetti  più deboli (in primis i bambini e i disabili).

Ma l'aspetto più importante della questione da sottoporre all'attenzione di tutti (istituzioni, associazioni, movimenti) è il seguente: la complessità che caratterizza le problematiche imposte dall'immigrazione ha bisogno di un approfondito lavoro di programmazione, di politiche di  area metropolitana, di forte condivisione e non di interventi sporadici.

Crediamo che sia questa la strada da percorrere se si vogliono dare risposte efficaci, lontane dalla demagogia e dal bieco sicuritarismo.

Per questo l'Arci chiede ancora una volta ai diversi soggetti istituzionali (Comune, Provincia, Regione) di costruire un Tavolo non episodico e non emergenziale dove possano confrontarsi con le forze sociali, sindacali, associative dell'area metropolitana per mettere in campo competenze, proposte, energie  in modo partecipato, condiviso e capaci di affrontare un tema come questo, sempre  più rilevante per l'area stessa.

 

Si ringraziano colleghe e colleghi per lo spazio che daranno a questa comunicazione.

 

-----

antonio cannata

ufficio stampa arci firenze

mail: antoniocannata@gmail.com

web: www.arcifirenze.it

tel: 3497138602 - 05526297217

Sgombero di insediamenti abusivi

18_01_2010 cs Arci fi su sgombero area ex Osmatex

“Necessario un tavolo d'area metropolitana per gestire la complessità dei fenomeni”

 

Firenze, 18 gennaio 2010 - Di fronte ai casi di insediamenti abusivi creati da cittadini stranieri e ai casi di sgombero degli stessi (come quello avvenuto la scorsa settimana nell'area Ex Osmatex di Sesto Fiorentino), l'Arci di Firenze, come ha già fatto tante altre volte, esprime la propria preoccupazione  per la drammaticità e la capacità esplosiva di simili situazioni.

Per l'Arci, esiste la necessità  che ogni ogni intervento di sgombero debba avvenire solo dopo l'individuazione di una  sistemazione alternativa e la  protezione per i soggetti  più deboli (in primis i bambini e i disabili).

Ma l'aspetto più importante della questione da sottoporre all'attenzione di tutti (istituzioni, associazioni, movimenti) è il seguente: la complessità che caratterizza le problematiche imposte dall'immigrazione ha bisogno di un approfondito lavoro di programmazione, di politiche di  area metropolitana, di forte condivisione e non di interventi sporadici.

Crediamo che sia questa la strada da percorrere se si vogliono dare risposte efficaci, lontane dalla demagogia e dal bieco sicuritarismo.

Per questo l'Arci chiede ancora una volta ai diversi soggetti istituzionali (Comune, Provincia, Regione) di costruire un Tavolo non episodico e non emergenziale dove possano confrontarsi con le forze sociali, sindacali, associative dell'area metropolitana per mettere in campo competenze, proposte, energie  in modo partecipato, condiviso e capaci di affrontare un tema come questo, sempre  più rilevante per l'area stessa.

 

Si ringraziano colleghe e colleghi per lo spazio che daranno a questa comunicazione.

 

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antonio cannata

ufficio stampa arci firenze

mail: antoniocannata@gmail.com

web: www.arcifirenze.it

tel: 3497138602 - 05526297217

Firenze crocevia di culture

Giovedì 21 gennaio 2010 ore 17, nella Sala Affreschi della Regione Toscana, via Cavour n. 4 Firenze, sarà presentato il volume Firenze crocevia di culture curato da Comunità dell’Isolotto, Fondazione Michelucci, Archivio del Movimento di Quartiere. Interverranno Claudio Martini presidente della Regione Toscana, Enzo Mazzi della Comunità dell'Isolotto, Alessandro Margara della Fondazione Michelucci, Moreno Biagioni dell'Archivio del Movimento Quartieri, Adriana Dadà Università di Firenze. Il Volume, una specie di guida alternativa, ricco di storia poco nota, di foto e di mappe, propone una lettura della storia e dell'attualità di Firenze come città sul monte, crocevia di culture, crogiolo di movimenti di trasformazione dal basso.

 

Per tutti coloro che nelle istituzioni e nella società, in tanti campi diversi e con ruoli e strumenti tra loro differenti, operano concretamente e quotidianamente con la convinzione che "un altro mondo è possibile", è importante avere e condividere una storia comune e un quadro di riferimenti: il ruolo e l’importanza del protagonismo di base nella trasformazione sociale e civile della società e nei suoi sviluppi culturali, scientifici e artistici; il ruolo e l’importanza della città mondo, dell'interazione culturale con quanti provengono da altri paesi e sono portatori di esigenze, linguaggi, saperi; il ruolo e l’importanza dell'autorganizzazione di base e della partecipazione popolare per la difesa, la riconquista, l'ampliamento della democrazia sociale e urbana.

La storia della città di Firenze porta scritto il fecondo incontro fra saperi diversi in tanta parte della sua architettura e del suo patrimonio artistico, negli edifici e nelle piazze, come nella storia delle idee e nelle conquiste della sua cultura. Le vicende ripercorse in questo volume, come il ruolo di singole personalità, sono state selezionate ed evidenziate nella loro relazione con il contesto in cui sono avvenute e hanno operato. E' volutamente affiancato il pensiero e l'opera di élite intellettuali

con le storie, spesso considerate subalterne, delle lotte popolari e dei loro protagonisti.

 

Firenze crocevia di culture

Giovedì 21 gennaio 2010 ore 17, nella Sala Affreschi della Regione Toscana, via Cavour n. 4 Firenze, sarà presentato il volume Firenze crocevia di culture curato da Comunità dell’Isolotto, Fondazione Michelucci, Archivio del Movimento di Quartiere. Interverranno Claudio Martini presidente della Regione Toscana, Enzo Mazzi della Comunità dell'Isolotto, Alessandro Margara della Fondazione Michelucci, Moreno Biagioni dell'Archivio del Movimento Quartieri, Adriana Dadà Università di Firenze. Il Volume, una specie di guida alternativa, ricco di storia poco nota, di foto e di mappe, propone una lettura della storia e dell'attualità di Firenze come città sul monte, crocevia di culture, crogiolo di movimenti di trasformazione dal basso.

 

Per tutti coloro che nelle istituzioni e nella società, in tanti campi diversi e con ruoli e strumenti tra loro differenti, operano concretamente e quotidianamente con la convinzione che "un altro mondo è possibile", è importante avere e condividere una storia comune e un quadro di riferimenti: il ruolo e l’importanza del protagonismo di base nella trasformazione sociale e civile della società e nei suoi sviluppi culturali, scientifici e artistici; il ruolo e l’importanza della città mondo, dell'interazione culturale con quanti provengono da altri paesi e sono portatori di esigenze, linguaggi, saperi; il ruolo e l’importanza dell'autorganizzazione di base e della partecipazione popolare per la difesa, la riconquista, l'ampliamento della democrazia sociale e urbana.

La storia della città di Firenze porta scritto il fecondo incontro fra saperi diversi in tanta parte della sua architettura e del suo patrimonio artistico, negli edifici e nelle piazze, come nella storia delle idee e nelle conquiste della sua cultura. Le vicende ripercorse in questo volume, come il ruolo di singole personalità, sono state selezionate ed evidenziate nella loro relazione con il contesto in cui sono avvenute e hanno operato. E' volutamente affiancato il pensiero e l'opera di élite intellettuali

con le storie, spesso considerate subalterne, delle lotte popolari e dei loro protagonisti.

 

domenica 10 gennaio 2010

Colonia Pontificia

ROMA: IL GIUDICE “ANTICROCIFISSO” LUIGI TOSTI PROCESSATO IL 22 GENNAIO DAL CSMVenerdì 22 gennaio, alle ore 9,30, sarà celebrato, dinanzi al Consiglio superiore della Magistratura, piazza Indipendenza 4, il procedimento disciplinare che è stato aperto, circa 5 anni fa, a carico del magistrato Luigi Tosti per essersi rifiutato di tenere le udienze in aule coi crocifissi. Commenta il magistrato: «Richiamo l’attenzione di tutti gli amici che mi hanno sostenuto nella battaglia per la rimozione dei crocifissi dalle aule dei tribunali italiani, che mi è costata un procedimento per il quale ho subito due condanne penali a un anno di reclusione (poi annullate dalla Corte di Cassazione) e sto subendo, da 4 anni, la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni. Mi difenderò da solo e l’udienza sarà pubblica (anche se l’aula non è particolarmente capiente). La presenza di televisioni sarebbe oltremodo gradita, non avendo io alcunché da nascondere o di cui vergognarmi: credo, però, che Nicola Mancino negherà le autorizzazioni per impedire che venga ripreso questo processo, degno della migliore Santa Inquisizione della Chiesa cattolica. In ogni caso, presterò il consenso preventivo a quanti vogliano chiedere di riprendere il processo e divulgarlo. In caso di condanna e di conseguente rimozione dalla magistratura, adirò la Corte Europea dei diritti dell’Uomo: in caso di assoluzione e di reintegrazione in servizio, seguiterò a rifiutarmi di tenere le udienze sino a che il ministro di Giustizia (oggi Angelino Alfano) non avrà rimosso l’ultimo crocifisso dall’ultima aula di giustizia della Colonia Pontificia, cioè dell’Italia. Presagisco (ed anzi spero) che i membri del Csm, per non offendere i desideri di Joseph Ratzinger conosciuto come Papa Benedetto XVI ed anche per non correre il rischio di essere linciati e di essere bollati come “ubriaconi” (com’è avvenuto per i giudici della Corte europea dei Diritti dell’Uomo), opteranno per la prima soluzione». (s.j.)



Cordialmente

 

Rino Tripodi

Direttore responsabile della rivista telematica "LucidaMente" (www.lucidamente.com)

Colonia Pontificia

ROMA: IL GIUDICE “ANTICROCIFISSO” LUIGI TOSTI PROCESSATO IL 22 GENNAIO DAL CSMVenerdì 22 gennaio, alle ore 9,30, sarà celebrato, dinanzi al Consiglio superiore della Magistratura, piazza Indipendenza 4, il procedimento disciplinare che è stato aperto, circa 5 anni fa, a carico del magistrato Luigi Tosti per essersi rifiutato di tenere le udienze in aule coi crocifissi. Commenta il magistrato: «Richiamo l’attenzione di tutti gli amici che mi hanno sostenuto nella battaglia per la rimozione dei crocifissi dalle aule dei tribunali italiani, che mi è costata un procedimento per il quale ho subito due condanne penali a un anno di reclusione (poi annullate dalla Corte di Cassazione) e sto subendo, da 4 anni, la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni. Mi difenderò da solo e l’udienza sarà pubblica (anche se l’aula non è particolarmente capiente). La presenza di televisioni sarebbe oltremodo gradita, non avendo io alcunché da nascondere o di cui vergognarmi: credo, però, che Nicola Mancino negherà le autorizzazioni per impedire che venga ripreso questo processo, degno della migliore Santa Inquisizione della Chiesa cattolica. In ogni caso, presterò il consenso preventivo a quanti vogliano chiedere di riprendere il processo e divulgarlo. In caso di condanna e di conseguente rimozione dalla magistratura, adirò la Corte Europea dei diritti dell’Uomo: in caso di assoluzione e di reintegrazione in servizio, seguiterò a rifiutarmi di tenere le udienze sino a che il ministro di Giustizia (oggi Angelino Alfano) non avrà rimosso l’ultimo crocifisso dall’ultima aula di giustizia della Colonia Pontificia, cioè dell’Italia. Presagisco (ed anzi spero) che i membri del Csm, per non offendere i desideri di Joseph Ratzinger conosciuto come Papa Benedetto XVI ed anche per non correre il rischio di essere linciati e di essere bollati come “ubriaconi” (com’è avvenuto per i giudici della Corte europea dei Diritti dell’Uomo), opteranno per la prima soluzione». (s.j.)



Cordialmente

 

Rino Tripodi

Direttore responsabile della rivista telematica "LucidaMente" (www.lucidamente.com)

lunedì 4 gennaio 2010

L'ignoranza-arroganza di Betori

Quel matrimonio non s'aveva da fare

per Francesco Zanchini, professore emerito di Diritto Canonico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo, quello tra Fortunato Talotta e Sandra Alvino (nata uomo, ma donna a tutti gli effetti già dal 1974, tanto che lo Stato italiano le aveva permesso, nel 1982, di sposare con rito civile l’uomo che amava, v. Adista nn. 111, 114 e 120/09) non sarebbe affatto un’unione fuori dal Diritto Canonico. “La presa di posizione della curia fiorentina” appare “precipitosa e anticanonica”, scrive il docente in un saggio pubblicato sul numero di dicembre del Tetto. Qui comincia la parte più “politica” del saggio di Zanchini. “Giuseppe Betori - afferma il canonista - è uomo di Ruini e si vede dalla tracotanza; ma è molto meno colto di costui, e anche questo si vede. Sono cose che, in una città come Firenze, suonano male”.  L’immobilismo della Chiesa, insomma, è “tutto di facciata: ed il cattolicesimo romano non crescerebbe, se da mille rivoli non fosse nutrito dall’umanità che lo circonda, fino a cedere a un sincretismo nel quale diventa vero tutto e il contrario di tutto. A patto che la facciata sia salva, come i sepolcri imbiancati di evangelica memoria; e, soprattutto, siano buoni i rapporti con la politica, affinché in essa si perpetui, ora e sempre, il vigore della formula costantiniana”.


Da Adista

L'ignoranza-arroganza di Betori

Quel matrimonio non s'aveva da fare

per Francesco Zanchini, professore emerito di Diritto Canonico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo, quello tra Fortunato Talotta e Sandra Alvino (nata uomo, ma donna a tutti gli effetti già dal 1974, tanto che lo Stato italiano le aveva permesso, nel 1982, di sposare con rito civile l’uomo che amava, v. Adista nn. 111, 114 e 120/09) non sarebbe affatto un’unione fuori dal Diritto Canonico. “La presa di posizione della curia fiorentina” appare “precipitosa e anticanonica”, scrive il docente in un saggio pubblicato sul numero di dicembre del Tetto. Qui comincia la parte più “politica” del saggio di Zanchini. “Giuseppe Betori - afferma il canonista - è uomo di Ruini e si vede dalla tracotanza; ma è molto meno colto di costui, e anche questo si vede. Sono cose che, in una città come Firenze, suonano male”.  L’immobilismo della Chiesa, insomma, è “tutto di facciata: ed il cattolicesimo romano non crescerebbe, se da mille rivoli non fosse nutrito dall’umanità che lo circonda, fino a cedere a un sincretismo nel quale diventa vero tutto e il contrario di tutto. A patto che la facciata sia salva, come i sepolcri imbiancati di evangelica memoria; e, soprattutto, siano buoni i rapporti con la politica, affinché in essa si perpetui, ora e sempre, il vigore della formula costantiniana”.


Da Adista

Lo Scaffale del Libero Pensiero

Lo Scaffale del Libero Pensiero


A Firenze è stata inaugurata la BiblioteCaNovaIsolotto, un centro di riferimento per tutti i cittadini del Quartiere 4. Fra gli oltre 100mila volumi hanno trovato posto anche quelli offerti dall'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), da Libera Uscita e dalla Fondazione Rossi-Salvemini, tutti raccolti sullo Scaffale del

Libero Pensiero.


L'intento è di contribuire al consolidamento di quella cultura laica sancita dalla nostra Costituzione per dare sempre più consistenza ad una reale politica di pari opportunità. Anni fa partì dagli ascoltatori di una radio di Firenze, Controradio, la campagna "Uno Straccio di laicità" per dichiarare pubblicamente la voglia di laicità e la contrarietà alle pesanti e quotidiane ingerenze confessionali nella vita politica italiana. Con il progetto de "Lo Scaffale del Libero Pensiero", da tempo accolto e realizzato solo grazie alla cooperazione e al sostegno del Presidente dal Q4 e del personale della biblioteca, si è voluto rilanciare questa stessa richiesta nata dai cittadini con il proposito di:


. offrire schede bibliografiche e recensioni in formato elettronico di centinaia di testi - al momento oltre 700 - inerenti il Libero Pensiero;

. mettere a disposizione libri ed altra documentazione;

. promuovere letture, incontri, conferenze e dibattiti aperti a tutta la cittadinanza;

. offrire uno sportello di consultazione aperto ai cittadini sui temi della laicità;

. costituire un fondo per la base documentativa, informativa e formativa indispensabile ad approfondire i temi inerenti il Libero Pensiero.

Lo Scaffale non ha l'intento di entrare in competizione con le realtà associative che già si battono per le pari opportunità, ma si propone come un punto di riferimento da condividere oltre ad essere a disposizione dei

singoli cittadini che, pur individualmente, hanno a cuore lo stesso obiettivo.


E' quindi aperto a tutti per dare vita a progetti, elaborati, discussioni, confronti che potranno poi trovare ufficializzazione all'interno della Consulta Laica del Comune di Firenze.


Baldo Conti, coordinatore del circolo UAAR di Firenze, ringraziando Meri Negrelli di Libera Uscita e Valerio Giannellini della Fondazione Rossi-Salvemini per aver accolto per primi la proposta ed aver collaborato

al progetto, invita le realtà laiche del territorio per dare presto avvio ad un'attività congiunta e aperta alla cittadinanza.


CONTATTARE MARCO ACCORTI  SAMA@TOSNET.IT

Lo Scaffale del Libero Pensiero

Lo Scaffale del Libero Pensiero


A Firenze è stata inaugurata la BiblioteCaNovaIsolotto, un centro di riferimento per tutti i cittadini del Quartiere 4. Fra gli oltre 100mila volumi hanno trovato posto anche quelli offerti dall'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), da Libera Uscita e dalla Fondazione Rossi-Salvemini, tutti raccolti sullo Scaffale del

Libero Pensiero.


L'intento è di contribuire al consolidamento di quella cultura laica sancita dalla nostra Costituzione per dare sempre più consistenza ad una reale politica di pari opportunità. Anni fa partì dagli ascoltatori di una radio di Firenze, Controradio, la campagna "Uno Straccio di laicità" per dichiarare pubblicamente la voglia di laicità e la contrarietà alle pesanti e quotidiane ingerenze confessionali nella vita politica italiana. Con il progetto de "Lo Scaffale del Libero Pensiero", da tempo accolto e realizzato solo grazie alla cooperazione e al sostegno del Presidente dal Q4 e del personale della biblioteca, si è voluto rilanciare questa stessa richiesta nata dai cittadini con il proposito di:


. offrire schede bibliografiche e recensioni in formato elettronico di centinaia di testi - al momento oltre 700 - inerenti il Libero Pensiero;

. mettere a disposizione libri ed altra documentazione;

. promuovere letture, incontri, conferenze e dibattiti aperti a tutta la cittadinanza;

. offrire uno sportello di consultazione aperto ai cittadini sui temi della laicità;

. costituire un fondo per la base documentativa, informativa e formativa indispensabile ad approfondire i temi inerenti il Libero Pensiero.

Lo Scaffale non ha l'intento di entrare in competizione con le realtà associative che già si battono per le pari opportunità, ma si propone come un punto di riferimento da condividere oltre ad essere a disposizione dei

singoli cittadini che, pur individualmente, hanno a cuore lo stesso obiettivo.


E' quindi aperto a tutti per dare vita a progetti, elaborati, discussioni, confronti che potranno poi trovare ufficializzazione all'interno della Consulta Laica del Comune di Firenze.


Baldo Conti, coordinatore del circolo UAAR di Firenze, ringraziando Meri Negrelli di Libera Uscita e Valerio Giannellini della Fondazione Rossi-Salvemini per aver accolto per primi la proposta ed aver collaborato

al progetto, invita le realtà laiche del territorio per dare presto avvio ad un'attività congiunta e aperta alla cittadinanza.


CONTATTARE MARCO ACCORTI  SAMA@TOSNET.IT