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mercoledì 25 giugno 2014

Quando esistere è resistere

«Se hai costruito castelli in aria, non demolirli: piuttosto comincia a costruire le loro fondamenta».

Mi tornerà in mente in continuazione perché oggi una pace giusta in questa terra sembra essere un “castello in aria” lungi dal concretizzarsi, e perché, ciononostante, c’è chi, con fatica, di fronte alle ingiustizie subite ogni giorno, continua a costruire le fondamenta di quel castello.

Per una morte umana e dignitosa

Per una morte umana e dignitosa
 H.Kung

lunedì, 23 giugno 2014
Hans Kung
www.viandanti.org
Il testo che pubblichiamo riporta in gran parte il discorso che Hans Kung ha tenuto lo scorso anno al momento del ricevimento del premio Artur Koestler.
L’occasione per la pubblicazione, come contributo al dibattito sulla delicata questione del fine vita, è il conferimento a Kung del “Grosso d’oro” da parte della città di Brescia il 25 giugno. Kung, contrariamente a quanto previsto, non potrà essere presente per i problemi dovuti ad un aggravamento del suo stato di salute e non potrà tenere la prevista Lectio magistralis su “Rinascita di speranza per la Chiesa e il mondo”.
Ho detto con convinzione sì a questo riconoscimento [1], perché rappresenta un’onorificenza speciale, in quanto mi viene dato non solo per il mio terzo volume di memorie (Umanità vissuta) con il suo capitolo “Nella sera della vita”, ma per il mio lavoro di tutta una vita.
Una via teologicamente responsabile
Ero comprensibilmente ansioso di vedere come un filosofo riesca a comprendere un lavoro complesso di una lunga vita di teologo, Lei, caro collega Dieter Birnbacher, ha assolto a questo compito in modo brillante, profondo e con ampiezza di orizzonti. [...] Il laudator non ha parlato solo della mia persona, ma ha fatto anche delle importanti e appropriate riflessioni sul problema: non solo sull’etica mondiale, ma pure su una saggezza mondiale, o saggezza scolastica o dei dogmi e sulla penuria di esempi e di figure di riferimento, in grado di indagare con capacità l’integrazione e la complementarietà tra fede e ragione, religione e illuminismo.
In questo nostro evento [2] sono molto importanti le affermazioni di Dieter Birnbacher sull’accettazione etica dell’aiuto a morire, che, secondo la mia e la sua opinione, si basa sulla fiducia in un Dio inteso non come assolutista, ma amoroso. Queste affermazioni mi rallegrano enormemente perché dimostrano che la mia proposta di una via di mezzo teologicamente responsabile, sul diritto all’autodeterminazione per motivi religiosi, ha trovato accoglienza anche nella DGHS (Deutschen Gesellschaft für humanes Sterben, Società tedesca per una morte umana, ndr),così come anche nella svizzera EXIT, spesso diffamate come associazioni senza religione e di tipo materialista. Per questo vi ringrazio tutti sia che siate credenti o non credenti.
Responsabilità per la mia morte
Desidero anche brevemente sfruttare l’occasione per esplicitare meglio la mia posizione che raccoglie sempre più consenso. Ma non deve sorprendere nessuno, il fatto che i nuovi problemi che si presentano e le rispettive soluzioni si scontrino spesso con incomprensioni o malintesi. Ad una sostanziale incomprensione marcata religiosamente o ideologicamente è difficile rispondere e a concreti malintesi ancor più.
Per escludere ogni ambiguità dico a chiare lettere:
- Non difendo e non ho in mente nessun suicidio; anche alla fine di una vita esiste un omicidio solo se viene commesso per basse motivazioni, imbroglio o violenza contro la volontà dell’interessato.
- Mi prendo la mia responsabilità per la mia morte nel momento che si presenterà, una responsabilità che nessuno potrà togliermi. Naturalmente non voglio in nessun modo congedarmi subito dalla vita, ma solo ad un momento dato, che spero di riconoscere con lucidità.
- Il Signore, a me ottantacinquenne non manda un segno diretto dal cielo, ma il Signore mi dona, e lo spero, la grazia di riconoscere il giusto momento; perché se fosse troppo tardi, per me si presenterebbe una situazione senza via d’uscita, in una demenza incipiente.
- Che il Signore abbia preparato per me il momento opportuno, non posso dedurlo da documenti biblici e neppure giustificarlo con la ragione; che questa fine sia prematura, è una semplice opinione.
- Nella Bibbia, in nessun passo viene esplicitamente proibito il suicidio; per esempio viene raccontato con approvazione quello di Abimelech, di Sansone, e del re Saul.
La vita dono e compito
In quanto teologo e cristiano sono convinto che la vita umana, che l’uomo non si è dato da solo, è in fondo un dono di Dio. Ma la vita è anche secondo la volontà di Dio un impegno, un compito, per l’uomo. E’ consegnata alla nostra propria (e non altra) responsabile disponibilità. Questo vale anche per l’ultima tappa della vita: il morire. Nessuno deve essere spinto a morire, così pure nessuno deve essere costretto a vivere. Va da sé che l’uomo deve tener conto “dei limiti della sua libertà limitata” (Vescovo emerito W. Huber). Ma la domanda precisamente è: quale è il confine che l’uomo non deve superare. La decisione, che io penso fatta non da una coscienza sviata, ma da una scelta fatta con responsabilità, è una decisione esistenziale presa in piena coscienza che resta nelle mani della sola persona interessata.
Ritengo un’arroganza, se i non interessati vogliono giudicare come una persona percepisca in modo soggettivo la propria condizione.
Ho affermato più volte: Chi crede in una vita eterna in Dio, l’eterno, al di là dello spazio e del tempo, non deve preoccuparsi di un prolungamento eterno del tempo della vita terrena.
La Croce di Gesù è senza paragoni
Non posso tralasciare un rimprovero, che mi viene fatto proprio da simpatizzanti e lettori dei miei libri: seguire Gesù non significa anche prendere su di sé la croce fino alla fine? Nei fatti la croce viene presentata come un oscuro progetto di Dio cosicché le sofferenze umane vengono sublimate e idealizzate. Al contrario la mia opinione è già contenuta nel mio libro di quarant’anni fa “Essere cristiani”: seguire la croce non significa imitare alla lettera la vita terrena di Gesù, non significa perseguire una copia fedele del modello di vita, della sua vita e della sua morte. La croce di Gesù è senza paragoni, unica per il suo abbandono divino ed umano, la sua morte è irripetibile.
Non è questo il significato della sequela, l’esser lasciati da Dio e dagli uomini: patire gli stessi dolori, ricevere le stesse piaghe; ma nella propria unica situazione, e nonostante l’incertezza del futuro, fare la propria strada. Detto teologicamente: sequela intesa non nel senso dell’imitazione, ma nel senso della correlazione, della corrispondenza. La sequela della croce e la morte assistita non si escludono. Il mio ultimo passaggio riguarda la realizzazione pratica di una morte assistita umanamente.
Cure palliative e sostegno affettivo, a volte insufficienti
Al riguardo solo due punti:
1) Da tempo io sostengo l’utilità e la promozione dignitosa della medicina palliativa. Aiuta senza dubbio a combattere i dolori, le paure, l’irrequietezza, la mancanza di fiato e altri sintomi pesanti. Le terapie del dolore rendono sopportabile l’ultimo stadio a molti malati terminali e portano ad una morte umana.
Ma anche chi fa le terapie del dolore ammette che in alcuni casi è possibile solo una riduzione permanente del dolore; si rende il paziente incosciente, togliendogli la “vigilanza”. I desideri di morte devono essere presi sul serio, ma non tutti possono essere affrontati solo con un di più di affetto. I desideri di morire possono essere dati anche da una permanente perdita di percezioni della propria dignità, o del senso della vita, o dalla mancanza di una possibilità oggettiva di miglioramenti della propria situazione di salute.
2) Il movimento “Hospiz”, che non si propone di intervenire medicalmente per la guarigione o il prolungamento della vita, ma di dare un affetto personale con la parola e l’impegno per una morte umana, è un movimento che io ho sempre sostenuto moralmente e promosso pubblicamente.
Ma, il diritto a continuare a vivere non vuol dire l’obbligo a continuare a vivere.
Il processo della morte non deve essere pervertivo portando ad una vita vegetale, segnata da sonde e farmaci. Meno male che almeno nella mia Svizzera la maggior parte degli ospedali lavora secondo il concetto della Palliative care; una strategia adottata dalla politica sanitaria federale a motivo del cambiamento della struttura delle età, per cui aumentano i casi di persone anziane gravemente malate e bisognose di assistenza. La volontà dei pazienti viene presa sul serio; se qualcuno rifiuta acqua e cibo per morire, questo viene rispettato. La volontà di morire con deliberato consenso alla rinuncia del bere e del mangiare può diventare un’alternativa alla morte assistita.
Il pensiero ufficiale della Chiesa non mi preoccupa. Posso solo ricordare che ancora oggi la dottrina romana condanna la pillola, la maternità assistita e i condom. Questa insensibilità dimostrata dal magistero nei confronti dell’inizio della vita non dovrebbe ripetersi in merito alla fine della vita umana.

martedì 24 giugno 2014

La Palestina è sotto attacco

La Palestina è sotto attacco! Appello urgente alla solidarietà internazionale

·   Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina chiede con urgenza a tutti i sostenitori e gli amici della Palestina, al popolo palestinese in tutto il mondo, alle nostre comunità palestinesi e alle persone in tutto il mondo in esilio e nella diaspora di scendere in piazza e di agire in risposta agli attacchi da parte dell’occupazione in corso e alle atrocità contro quasi tutte le città, i paesi, i campi profughi e i villaggi della Cisgiordania e di Gaza.
Ovunque le strade sono piene di jeep e veicoli blindati e di soldati armati per uccidere, i cieli pieni di elicotteri Apache e F-16 che minacciano di far piovere morte sulla nostra gente. La scorsa settimana le forze di occupazione hanno intensificato la loro guerra contro il popolo palestinese, ecco una lista dei crimini:
 l'uccisione proprio oggi del ragazzo di 13 anni Mahmoud Jihad Dudeen a Dura fuori da Al-Khalil, colpito al petto, l'uccisione di Ahmad Sabarin, 20 anni, del campo profughi Jalazone;
 la sparatoria e il ferimento di numerosi palestinesi in tutta la Cisgiordania e Gaza, tra cui il ferimento dei giovani palestinesi Yazan Yacoub, 17 anni al torace, nel campo profughi di Qalandiya e di Amir Sa'dy Saleh, anche lui 17 anni, a Jenin;
 le invasioni massicce e le razzie, l'invio di migliaia di soldati di occupazione ad al-Khalil, Ramallah, Nablus, Jenin, Betlemme, Gerusalemme, Qalqilya, l’area di Salfit e l’assedio delle città, dei villaggi e dei campi profughi, che sono stati particolarmente presi di mira con invasioni di massa e violenti attacchi;
 le violente invasioni di case e gli arresti di massa di centinaia di palestinesi tra cui studenti, attivisti, parlamentari, leader politici e la presa di mira di ex prigionieri politici per ri-arrestarli e molestarli, compresa la cattura di 51 ex prigionieri liberati nello scambio di prigionieri del 2011 e un fallito tentativo di arrestare Samer Issawi, ex prigioniero in sciopero della fame.
 la demolizione di case palestinesi, lasciando sempre più famiglie senza casa;
 la violenza crescente e dilagante dei coloni e gli attacchi contro i palestinesi e le terre palestinesi in tutta la Cisgiordania;
il bombardamento e distruzione di Gaza da parte di aerei da guerra dell’occupazione;
 la chiusura, il coprifuoco, i posti di blocco e le restrizioni di movimento imposti ai palestinesi;

 l'invasione dell’Università di Birzeit e gli arresti di studenti, assedi di varie organizzazioni della società civile e anche associazioni di beneficenza.

lunedì 23 giugno 2014

i minori non accompagnati che arrivano in Italia



Comunità dell’isolotto
domenica 22 giugno 2014
i minori non accompagnati che arrivano in Italia
riflessioni del gruppo genitori
con il contributo di Tatjana della associazione Quelli del Bazaar

Lettura dal Vangelo di Giovanni
In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Gesù gli risponde: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!" S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive", e credette lui con tutta la sua famiglia.                                                     [Giovanni, 4,43-54]

Lettura da Nel mare ci sono i coccodrilli
Quando mia mamma ha detto: ”preparati, che dobbiamo partire” una sera di ritorno da un pomeriggio di giochi nei campi, e io le ho chiesto: ”per dove?” e lei ha risposto: ”andiamo via dall’Afghanistan” io pensavo che avremmo oltrepassato e montagne vicine al villaggio, tutto lì, perché per me l’Afghanistan era quelle cime, era quei torrenti, non sapevo quanto fosse grande.
“Mio fratello e mia sorella non vengono con noi, mamma?”
“No, loro staranno con la zia.”
“Mio fratello è ancora piccolo, non vuole stare con la zia”
“Ci penserà tua sorella. Ha quasi 14 anni, è una donna”
“Ma noi quando torniamo?”
“Presto.”
“Presto quando?”
“Presto”
“Ho il torneo di Buzul-bazi.”
“Hai visto le stelle Enaiat?”
“Cosa c’entrano le stelle?”
“Contale Enaiat.”
“E’ impossibile. Sono troppe.”
“Allora comincia” ha detto la mamma, “altrimenti non finirai mai.”
Prima di addormentarmi la mamma mi ha preso la testa e se l’è stretta al petto per un tempo più lungo del solito, e ha detto: “Tre cose non devi mai fare nella vita, Enaiat, per nessun motivo: la prima è usare le droghe, la seconda è usare le armi, la terza è rubare.”

Il viaggio di Enaiatollah Akbari, partito da Nava in Afghanistan all’età di 11 anni,  è durato 8 anni, dopo i quali ha potuto parlare nuovamente con la sua mamma.  
                                   [da Nel mare ci sono i coccodrilli, di Fabio Geda e Enaiatollah Akbari]


dal Vangelo di Matteo nel linguaggio di José Arregui
Beati voi non perché siete poveri ma perché smetterete di esserlo
Beati voi non perché piangete ma perché giungerà presto la gioia
Beati voi non perché siete perseguitati ma perché è vicina la liberazione
Liberatevi dalla miseria gli uni con gli altri, questo è il solo modo con cui Dio vi libererà
Siate felici, solo così anche dio sarà felice
E’ tempo di essere felici!

José Arregui è un teologo basco impegnato sul fronte del rinnovamento, costretto dal Vescovo a lasciare l’ordine francescano: ha affermato, per esempio che “difficilmente possiamo annunciare la buona novella con un linguaggio superato. Le nostre immagini  di Dio, le nostre preghiere, i nostri dogmi, tutta la teologia sono terribilmente superati … se non attualizziamo il linguaggio …la buon notizia non sarà una buona notizia per nessuno”. Per questo impegno è stato.
Nel 2010 ha scritto un testo dal titolo “Gesù di Nazareth per il XXI secolo” dove ha indicato quelli che sono a suo avviso gli 8 punti fondamentali del messaggio evangelico. I primi tre:
1. Imparare a essere felici[1];
2. Resistere e immaginare un mondo nuovo
3. Curare le ferite
Sul primo punto - Imparare ad essere buoni e felici - Arregui scrive “Se dovessi restare con un’unica parola del vangelo, rinunciando a tutte le altre, sceglierei questa: “Beati!” ”. Continua dicendo che questa parola è ripetuta  50 volte e che solo questo avrebbe dovuto farci capire che …. la felicità è la forza inarrestabile che sospinge il mondo. (…). La felicità è il sogno primo e il comandamento supremo di Dio per tutti gli esseri. Sii, dunque felice!
Abbiamo scelto questo brano e questo commento di José Arreguì perché alla fine di tutto il nostro percorso, di tutte le nostre riflessioni sulle relazioni tra genitori e figli, il succo, quello che noi  davvero vorremmo per i nostri figli è che ‘siano felici’. Ma poiché le cose non sono mai semplici si apre subito la domanda su cosa significhi poi questa espressione.



Introduzione

Parlaci dei figli
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,
e benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
perché essi hanno i propri pensieri.
Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,
perché le loro anime abitano nella casa del domani,
che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi d’essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e con la sua forza vi tende affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell’arciere;
perché se egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l’arco che sta saldo.
dal libro “Il profeta” di Gibran Kahlil

Nei nostri incontri leggiamo spesso questa bellissima riflessione poetica che entra nel profondo del nostro rapporto con i figli esaltando la gioia che è insieme sofferenza nel crescere insieme alla loro ricerca di autonomia e autodeterminazione. Questa riflessione ci interroga di più oggi pensando alla necessità che vede madri e padri in altre parti del mondo costretti a “lanciare” i propri figli verso l’ignoto con la speranza che possano trovare la salvezza. In questi casi i genitori-arco e i figli-freccia non riflettono il positivo e vitale intreccio tra generazioni ma il doloroso e drammatico bisogno di sopravvivere probabilmente non contemplato dal poeta.

Soltanto nei primi 4 mesi del 2014, il numero di migranti giunti sulle nostre coste, ha raggiunto una cifra 13 volte superiore allo stesso periodo nel 2013. Solo lo scorso anno, in Italia sono arrivati quasi 8.000 minori stranieri non accompagnati, di cui il 40% in Sicilia. Nel mondo, sono  quasi 35 milioni (oltre metà della popolazione italiana) i bambini e ragazzi con meno di 20 anni (fonti Onu) che cercano riparo in paesi stranieri. Scappano da povertà, violenze, guerre. Hanno perso la loro casa e spesso le loro famiglie, oppure vengono fatti fuggire dai loro genitori come estremo atto d’amore per dar loro una possibilità di vita migliore.

La testimonianza di Hussan 16 anni - “Laggiù starò meglio”
Hussan ha appena 16 anni quando parte dal Bangladesh. In mano ha un biglietto
di sola andata e in testa un pensiero: «Laggiù starò meglio».
I suoi genitori usano quasi tutti i loro risparmi per pagare il trafficante consigliato
da alcuni amici, che promette di portare il piccolo Hussan al sicuro in Italia. Si
fidano, perché non hanno altra scelta.
«I miei primi giorni in Italia furono molto difficili», racconta Hussan, con il sorriso di chi sente che ormai quel passato è lontano.
«L’uomo con cui stavo viaggiando rubò il mio passaporto e il mio telefono,
e mi lasciò a Ostia. Ero completamente solo, e spaventato».
Alla stazione di Ostia, Hussan incontra un gruppo di bengalesi. Con il loro aiuto,
riesce a entrare in contatto con un vecchio amico che vive a Palermo e a
racimolare qualche soldo per rimettersi in viaggio.
«Appena arrivai in Sicilia le cose iniziarono ad andare meglio» dice Hussan.
«Un’assistente sociale si occupò del mio caso e mi portò in una comunità per ragazzi stranieri.
Ora ho imparato a parlare italiano e ho molti amici, sono felice di essere qui».

Nonostante le difficoltà iniziali, Hussan si considera fortunato e si chiede spesso cosa sarebbe successo se non fosse stato aiutato dagli assistenti sociali e dagli operatori del gruppo-appartamento. Un aiuto indispensabile, ma che le comunità presenti sul territorio non riescono più a garantire.
Per i minori quando arrivano in Italia, l'accoglienza assomiglia a un limbo, in cui restano in attesa per mesi prima di essere trasferiti in case-famiglia, come prescrive la legge. Vivono in strutture di passaggio inadeguate e promiscue, per la mancanza di personale formato e  per la compresenza di adulti con esigenze, età e vissuti molto diversi e rischiano di cadere vittime di criminalità organizzata, sfruttamento e tratta di esseri umani. «È necessario mettere fine alla gestione caotica ed emergenziale della loro accoglienza », dice Raffaella Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. «Non è più tollerabile vedere centinaia di ragazzi scappare dalle strutture di prima accoglienza, a poche ore dal loro arrivo ed esporsi al rischio di finire in circuiti di sfruttamento. Quello che viene offerto loro, spesso, è un materasso buttato per terra e niente altro».
La mancanza di fondi e l’alto numero di ragazzi che si allontano dalle comunità non sono problemi nuovi, ma – nonostante le continue denunce e gli appelli delle associazioni come Save The Children e Terres des Hommes – non si intravede ancora alcuna soluzione all’orizzonte. Quello dei fondi è il problema principale per chi aiuta gli stranieri non accompagnati. Hanno  la passione, la voglia di fare, e la volontà di accogliere i ragazzi. Ma se mancano i fondi per garantire anche cose elementari come cibo e vestiti, come possono andare avanti?

Qualche numero sui minori non accompagnati in Italia

In Italia, il numero dei minori stranieri non accompagnati è aumentato del 98,4% in due anni. Per un totale di oltre 9 mila. Per la maggior parte si tratta di maschi, prossimi alla maggiore età e provenienti soprattutto dai Paesi dell’Africa, dal Bangladesh e dall’Afghanistan. Questi alcuni dati presenti nel V Rapporto ANCI-Cittalia dedicato a questo particolare tipo di immigrazione.

VADEMECUM SUI DIRITTI DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI[2]
a cura di Elena Rozzi – Save the Children

1.Introduzione
I minori stranieri, anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia e resa esecutiva con legge n. 176/91. La Convenzione stabilisce che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve essere tenuto in conto come considerazione preminente il superiore interesse del minore (principio del “superiore interesse del minore”) e che i principi da essa sanciti devono essere applicati a tutti i minori senza discriminazioni (principio di non discriminazione).
La Convenzione riconosce poi a tutti i minori un’ampia seria di diritti, tra cui il diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione, all’unità familiare, alla tutela dallo sfruttamento, alla partecipazione.
Ma quali diritti sono effettivamente riconosciuti dalla normativa italiana ai minori stranieri non accompagnati?
E nei casi in cui i diritti che dovrebbero essere loro riconosciuti sono invece violati da disposizioni amministrative o dalle prassi, quali strumenti abbiamo per fare in modo che siano effettivamente garantiti?
In questo breve “vademecum” trovate alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste riguardo ai diritti dei minori non accompagnati.

2. I minori stranieri non accompagnati
2.1 Chi sono?
I minori stranieri non accompagnati sono quei minori stranieri che si trovano in Italia privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.
Oltre ai minori completamente soli, dunque, rientrano in tale definizione anche i minori che vivono con adulti diversi dai genitori, che non ne siano tutori o affidatari in base a un provvedimento formale, in quanto questi minori sono comunque privi di rappresentanza legale in base alla legge italiana.
E’ discusso se i minori che vivono con parenti entro il quarto grado (fratelli, zii, cugini ecc.) che non ne siano tutori o affidatari in base a un provvedimento formale (c.d. affidati “di fatto”) siano da considerarsi o meno “minori non accompagnati”: alcuni ritengono che lo siano, mentre altri ritengono che non siano da considerarsi “non accompagnati” in quanto la legge italiana non richiede un provvedimento formale in caso di affidamento a parenti entro il quarto grado.
Il Comitato per i minori stranieri ha affermato che sono da considerarsi “accompagnati” i minori affidati con provvedimento formale a parenti entro il terzo grado regolari, mentre sono da considerarsi “non accompagnati” negli altri casi.

2.2 Hanno diritto alla protezione ed all’assistenza?
Ai minori stranieri non accompagnati si applicano le norme previste in generale dalla legge italiana in materia di assistenza e protezione dei minori.  Si applicano, tra le altre, le norme riguardanti:
·      il collocamento in luogo sicuro del minore che si trovi in stato di abbandono; la competenza in materia di assistenza dei minori stranieri è attribuita, come per i minori italiani, all’Ente Locale (in genere il Comune);
·      l’affidamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo a una famiglia o a una comunità; l’affidamento può essere disposto dal Tribunale per i minorenni (affidamento giudiziale) oppure, nel caso in cui ci sia il consenso dei genitori o del tutore, può essere disposto dai servizi sociali e reso esecutivo dal Giudice Tutelare (affidamento consensuale); la legge non prevede che per procedere all’affidamento si debba attendere la decisione del Comitato per i minori stranieri sulla permanenza del minore in Italia;
·      l’apertura della tutela per il minore i cui genitori non possano esercitare la potestà.

Ogni minore straniero non accompagnato deve essere segnalato:
·      alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, ad eccezione del caso in cui il minore sia accolto da un parente entro il quarto grado idoneo a provvedervi;
·      Giudice Tutelare, per l’apertura della tutela;
·      al Comitato per i minori stranieri, ad eccezione del caso in cui il minore abbia presentato domanda di asilo (i minori non accompagnati richiedenti asilo non rientrano nella competenza del Comitato).
Come vedremo nei paragrafi successivi, la disposizione dell’affidamento e l’apertura della tutela hanno importanti conseguenze rispetto all’ottenimento del permesso di soggiorno e alla possibilità per il minore di presentare ricorsi.

2.3 Hanno diritto di restare in Italia?
1) L’inespellibilità: I minori stranieri non possono essere espulsi, tranne che per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato (e in questi casi il provvedimento di espulsione è disposto dal Tribunale per i minorenni) e salvo il diritto a seguire il genitore o l’affidatario espulsi.

2) Il rimpatrio assistito: I minori stranieri non accompagnati (non richiedenti asilo) possono però essere rimpatriati mediante il “rimpatrio assistito”.
1) Il rimpatrio assistito si differenzia dall’espulsione in quanto è un provvedimento che può essere adottato solo se, in seguito a un’indagine nel paese d’origine del minore e a una valutazione della sua situazione specifica, si ritiene che ciò sia opportuno nell’interesse del minore e al fine di garantirne il diritto all’unità familiare. Il rimpatrio assistito, che è disposto dal Comitato per i minori stranieri, viene eseguito accompagnando il minore fino al riaffidamento alla famiglia o alle autorità responsabili del paese d’origine, e in seguito al rimpatrio viene proposto al minore un progetto di reinserimento (scolastico, lavorativo ecc.).
Infine, a differenza dell’espulsione, il rimpatrio non comporta il divieto di reingresso per 10 anni.
2) Dopo aver ricevuto la segnalazione riguardante un minore straniero non accompagnato, il Comitato per i minori stranieri avvia entro 60 giorni le indagini nel paese d’origine. Le indagini vengono svolte da organizzazioni non governative convenzionate con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, quali il Servizio Sociale Internazionale, il VIS, l’AIBI ecc.
Durante il procedimento il minore deve essere sentito dai servizi sociali o dall’ente presso cui è ospitato, riguardo alla sua opinione circa l’eventualità del rimpatrio.
Dopo che l’organizzazione non governativa ha svolto le indagini nel paese d’origine e possibilmente elaborato un progetto di reinserimento da proporre al minore, e dopo che il minore è stato sentito, il Comitato decide se è nell’interesse del minore essere rimpatriato o restare in Italia.
Nel primo caso, il Comitato informa il Tribunale per i minorenni, che rilascia il nulla-osta al rimpatrio a meno che vi siano procedimenti giurisdizionali a carico del minore e sussistano inderogabili esigenze processuali. Ottenuto il nulla-osta, il Comitato dispone il rimpatrio assistito, che viene eseguito dalla Polizia (nel caso di rimpatri coattivi), dai servizi sociali e/o dall’organizzazione che ha svolto le indagini nel paese d’origine.
Se invece il Comitato valuta che sia nell’interesse del minore restare in Italia, dispone il “non luogo a provvedere al rimpatrio” e segnala la situazione del minore alla Magistratura e ai servizi sociali per l’eventuale affidamento.
3) I criteri in base a cui il Comitato per i minori stranieri decide se il minore debba essere rimpatriato o restare in Italia non sono chiaramente stabiliti né dalla legge, né dal Comitato stesso.
In base all’orientamento finora adottato dal Comitato, in generale il minore non può essere rimpatriato se il rimpatrio comporta gravi rischi: ad es. se non si riescono a individuare né i familiari né autorità del paese d’origine disposte ad assumere l’affidamento del minore a seguito del rimpatrio, o se i genitori hanno tenuto comportamenti gravemente pregiudizievoli nei confronti del minore, o se il minore proviene da un paese in guerra o dove rischierebbe di essere perseguitato.
Nel caso in cui il rimpatrio non comporti gravi rischi per il minore, non è chiaro quali criteri vengano adottati. Per rispettare pienamente la Convenzione sui diritti del fanciullo si dovrebbero comunque considerare una serie di fattori, quali la volontà del minore (il minore ha infatti diritto di esprimere la propria opinione e che questa sia debitamente presa in considerazione, tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità), la volontà dei suoi familiari, le opportunità (di istruzione, assistenza ecc.) disponibili nel suo paese, le condizioni di inserimento (scolastico, lavorativo, relazionale ecc.) del minore in Italia.
Tali fattori dovrebbero essere tenuti in conto, benché non in modo rigido e vincolante, per valutare caso per caso quale soluzione risponda maggiormente all’interesse del minore: è quindi fondamentale che il Comitato per i minori stranieri riceva tutte le informazioni relative a questi aspetti dagli operatori che seguono il minore a livello locale, mediante relazioni approfondite e aggiornate.
4) Nel caso in cui ritenga che il rimpatrio non sia nel suo superiore interesse, il minore ha diritto di presentare ricorso alla Magistratura (Tribunale ordinario o TAR) per ottenere l’annullamento del provvedimento. Vi sono già stati diversi casi in cui il provvedimento di rimpatrio è stato annullato.
Per la presentazione del ricorso, il minore può essere rappresentato dal tutore o dai genitori dal paese d’origine (in questo caso i genitori devono inviare al difensore una dichiarazione di procura effettuata presso un notaio locale, tradotta e legalizzata presso il consolato italiano).

3) La richiesta di asilo
I minori stranieri non accompagnati che temono di subire persecuzioni nel loro paese, per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche, hanno diritto di presentare domanda di asilo.
In questo caso il minore non viene segnalato al Comitato per i minori stranieri e non viene avviato il procedimento riguardante l’eventuale rimpatrio.
La domanda di asilo viene esaminata dalla Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato, che nel corso del procedimento sente il minore e il suo tutore.
Se la Commissione riconosce al minore lo status di rifugiato, questi riceve un permesso per asilo.
Se la Commissione rigetta la domanda di asilo, può comunque chiedere al questore di rilasciare al richiedente un permesso per motivi umanitari, qualora il rimpatrio non sia opportuno
Il minore ha comunque diritto, rappresentato dal tutore o dai genitori (vedi sopra), di presentare ricorso al Tribunale ordinario contro la decisione della Commissione.

4) Hanno diritto di ottenere un permesso di soggiorno?
1) Tutti i minori stranieri non accompagnati hanno diritto, per il solo fatto di essere minorenni (e quindi in generale inespellibili), di ottenere un permesso di soggiorno per minore età.
Questo permesso dovrebbe essere rilasciato solo nei casi in cui non vi siano le condizioni per rilasciare un altro tipo di permesso (per affidamento, per motivi familiari ecc.).
Una circolare del Ministero dell’Interno ha affermato che il permesso per minore età non consente di lavorare e non può essere convertito in permesso per studio o lavoro, al compimento dei 18 anni.
Tuttavia, il mancato riconoscimento del diritto di esercitare attività lavorativa è da considerarsi illegittimo (vedi par. 7).
Inoltre, la legge prevede che il minore possa ottenere un permesso per studio o lavoro, al compimento dei 18 anni, nei casi in cui siano soddisfatte determinate condizioni (vedi par. 8).
2) I minori titolari di permesso per minore età possono convertire questo permesso in un permesso di soggiorno per affidamento se:
·      ricevono un provvedimento di "non luogo a provvedere al rimpatrio" dal Comitato per i minori stranieri;
·      e vengono affidati ai sensi della legge 184/83 (ovvero con affidamento disposto dal Tribunale per i minorenni oppure disposto dai servizi sociali e reso esecutivo dal Giudice Tutelare).
Il permesso per affidamento che viene rilasciato in questi casi consente di lavorare e può essere convertito in permesso per studio o lavoro, al compimento dei 18 anni.
3) I minori affidati ai sensi dell’art. 4 della legge 184/83 (che comprende sia l’affidamento disposto dal Tribunale per i minorenni, sia l’affidamento disposto dai servizi sociali e reso esecutivo dal Giudice Tutelare) a un cittadino straniero regolarmente soggiornante e che convivono con l’affidatario vengono iscritti nel permesso di soggiorno dell’affidatario fino al compimento dei 14 anni, e ricevono un permesso di soggiorno per motivi familiari al compimento dei 14 anni.
Si può sostenere che anche i minori che sono entrati in Italia dopo aver compiuto 14 anni, e che quindi non sono stati iscritti nel permesso di soggiorno dell’affidatario, possano ricevere un permesso per motivi familiari.
Nel caso in cui la Questura non rilasci un permesso per motivi familiari ma solo un permesso per minore età, è possibile presentare ricorso alla Magistratura per chiedere il permesso per motivi familiari.
Il permesso di soggiorno per motivi familiari consente di lavorare e può essere convertito in permesso per studio o lavoro, al compimento dei 18 anni.
4) Si può sostenere che le norme riguardanti i minori affidati ai sensi della legge 184/83 (iscrizione nel permesso di soggiorno dell’affidatario e dopo il compimento dei 14 anni rilascio del permesso per motivi familiari) dovrebbero essere applicate anche a:
·      i minori sottoposti a tutela e che convivono con il tutore (che, se straniero, deve essere regolarmente soggiornante);
·      i minori affidati “di fatto (cioè senza alcun provvedimento adottato ai sensi della legge 184/83) a un parente entro il quarto grado regolarmente soggiornante e che convivono con il parente. Benché molte Questure non rilascino un permesso per motivi familiari ma solo un permesso per minore età ai minori che si trovano in queste condizioni, è comunque possibile presentare ricorso alla Magistratura al fine di ottenere il permesso per motivi familiari.
5) Gli stranieri che hanno terminato l’espiazione di una pena detentiva per reati commessi durante la minore età e hanno partecipato a un programma di assistenza e integrazione sociale possono ottenere, al momento delle dimissioni dal carcere, un permesso di soggiorno per protezione sociale. In alcune città tale norma viene applicata anche a coloro che sono stati sottoposti a misure alternative al carcere.
Il permesso per protezione sociale può inoltre essere rilasciato agli stranieri che si trovino in una situazione di violenza o grave sfruttamento (prostituzione, grave sfruttamento lavorativo ecc.) e tale per cui vi siano concreti pericoli per la loro incolumità per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di un’organizzazione criminale o delle dichiarazioni rese nel corso di un processo a carico degli sfruttatori. Il permesso per protezione sociale consente di lavorare ed è rinnovabile anche dopo il compimento dei 18 anni.
6) I minori stranieri non accompagnati che presentano domanda di asilo ricevono un permesso di soggiorno per richiesta di asilo; se in seguito vengono riconosciuti come rifugiati ottengono un permesso per asilo; in caso contrario, la Commissione può chiedere alla Questura il rilascio di un permesso per motivi umanitari.
Il permesso per richiesta di asilo non consente di lavorare, mentre il permesso per asilo e il permesso per motivi umanitari lo consentono; questi tipi di permesso di soggiorno sono rinnovabili anche dopo il compimento dei 18 anni.
7) La domanda di permesso di soggiorno per il minore non accompagnato deve essere presentata da chi esercita i poteri tutelari sul minore e dunque:
·      se è stato nominato un tutore, la domanda deve essere presentata dal tutore;
·      se non è stato nominato un tutore, ma il minore è collocato in un istituto o comunità o è comunque assistito dall’Ente Locale, la domanda deve essere presentata dal legale rappresentante dell’istituto o comunità o dall’Ente locale, in quanto esercenti i poteri tutelari;
·      se non è stato nominato un tutore e il minore non è collocato in un istituto o comunità – come ad es. molti minori affidati “di fatto” (senza provvedimento di affidamento ai sensi della legge 184/83) a un parente – molte Questure accettano che la domanda sia presentata dal parente.

5) Hanno diritto all’assistenza sanitaria?        
1) I minori stranieri titolari di un permesso di soggiorno (per minore età, per affidamento, per motivi familiari, per protezione sociale, per richiesta di asilo o per asilo) sono iscritti obbligatoriamente al Servizio Sanitario Nazionale e quindi hanno pienamente diritto di accedere a tutte le prestazioni fornite.
2) I minori stranieri privi di permesso di soggiorno non possono iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale, ma hanno comunque diritto alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e ai programmi di medicina preventiva.
Questa limitata garanzia del diritto alla salute per i minori irregolari è in contrasto con la Convenzione sui diritti del fanciullo, che stabilisce che tutti i minori, senza discriminazioni, devono avere accesso all’assistenza sanitaria.

6) Hanno diritto di andare a scuola?
Tutti i minori stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno, sono soggetti all’obbligo scolastico e hanno diritto di essere iscritti a scuola.
Questo diritto riguarda la scuola di ogni ordine e grado (quindi non solo la scuola dell’obbligo).
L’iscrizione dei minori stranieri avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani, e può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico.
I minori stranieri privi di documentazione anagrafica sono iscritti con riserva, ma possono comunque ottenere il titolo conclusivo del corso di studi, nelle scuole di ogni ordine e grado.

7) Hanno diritto di lavorare?
1) Per i titolari di permesso per minore età, il diritto di lavorare non è né esplicitamente stabilito né escluso dalla legge.
Una circolare del Ministero dell’Interno del 2000 ha affermato che il permesso per minore età non consente di esercitare attività lavorativa: di conseguenza questo tipo di permesso spesso viene rilasciato con la dicitura “non valido per lavoro” e molti Centri per l’Impiego non accettano avviamenti al lavoro di minori titolari di questo permesso.
Il mancato riconoscimento del diritto di svolgere attività lavorative per i minori titolari di permesso per minore età, tuttavia, è da considerarsi illegittimo, in quanto, comportando una discriminazione di questi minori e una violazione del principio del “superiore interesse del minore”, viola la Costituzione e la Convenzione sui diritti del fanciullo (in tal senso si è espresso ad esempio il Tribunale di Torino).
Inoltre, la legge Bossi-Fini sembra prevedere implicitamente che questi minori possano lavorare, in quanto tra i requisiti per la conversione del permesso di soggiorno ai 18 anni è compreso anche lo svolgimento di attività lavorativa. Infine, va considerato che le circolari del Ministero dell’Interno non sono vincolanti per le altre Amministrazioni, quali i Centri per l’Impiego o le Direzioni Provinciali del Lavoro.
In alcune Province (ad es. Torino e Bolzano) le istituzioni locali competenti hanno disposto che i minori titolari di permesso per minore età possano essere avviati al lavoro.
Nelle Province in cui ciò non avviene, va ricordato che, proprio perché su questa questione c’è una lacuna normativa, il datore di lavoro che assuma un minore titolare di permesso per minore età potrebbe essere denunciato con l’accusa di aver violato la legge sull’immigrazione, anche se è molto elevata la probabilità che il giudice riconosca la legittimità dell’assunzione e quindi l’insussistenza del reato, in base alle motivazioni sopra delineate.
2) I minori titolari di permesso per affidamento, per motivi familiari, per protezione sociale o per asilo possono lavorare alle stesse condizioni dei minori italiani.
3) Ai minori stranieri si applicano le stesse norme in materia di lavoro che si applicano ai minori italiani (salvo la discriminazione vista al punto 1), in base a cui i minorenni possono essere ammessi al lavoro solo dopo il compimento dei 15 anni e l’assolvimento dell’obbligo scolastico, e con modalità tali da non violare l’obbligo formativo:
·      in generale l’età minima per l’ammissione al lavoro è fissata a 15 anni; per stipulare un contratto di apprendistato o un contratto di formazione e lavoro, l’età minima è fissata a 16 anni;
·      l’obbligo scolastico è assolto se il minore ha frequentato il primo anno di scuola superiore ed è stato promosso, ovvero se ha compiuto 15 anni e dimostra di aver frequentato la scuola per 9 anni;
·      i minori sono soggetti all’obbligo formativo fino ai 18 anni; l’obbligo formativo può essere assolto nel sistema scolastico, nel sistema della formazione professionale o nell’apprendistato; un minore può stipulare un contratto diverso dall’apprendistato solo se tale contratto non gli impedisce di frequentare la scuola o la formazione professionale.

8) Quando compiono 18 anni, hanno diritto di restare regolarmente in Italia?
La possibilità di restare in Italia con un regolare permesso di soggiorno dopo aver compiuto 18 anni dipende dal tipo di permesso di soggiorno che il minore ha ricevuto precedentemente e da una serie di altre condizioni.
1) I minori presenti in Italia da 3 anni e che hanno seguito un progetto di integrazione per 2 anni:
Possono ottenere un permesso per studio, accesso al lavoro, lavoro subordinato o autonomo, al compimento dei 18 anni, i minori stranieri non accompagnati che soddisfino le seguenti condizioni:
·      non hanno ricevuto un provvedimento di rimpatrio da parte del Comitato per i minori stranieri;
·      sono entrati in Italia da almeno 3 anni, cioè prima del compimento dei 15 anni;
·      hanno seguito per almeno 2 anni un progetto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato che abbia rappresentanza nazionale e che sia iscritto nel registro previsto dall’art. 52 del regolamento di attuazione D.P.R. 394/99; non è chiaro che cosa debba intendersi esattamente per "progetto di integrazione sociale e civile" e come questa disposizione sarà interpretata dalle Questure, ma è ipotizzabile che l’aver frequentato corsi di studio o corsi di formazione professionale, o aver svolto attività lavorative o attività finalizzate all’avviamento al lavoro quali borse di formazione-lavoro possano essere elementi utili a dimostrare di aver seguito un progetto di integrazione; si attendono chiarimenti in proposito da parte del Governo;
·      frequentano corsi di studio, o svolgono attività lavorativa retribuita nelle forme e con le modalità previste dalla legge italiana, o sono in possesso di contratto di lavoro anche se non ancora iniziato;
·      hanno la disponibilità di un alloggio.
La sussistenza di tali requisiti deve essere dimostrata, con idonea documentazione, dall’ente gestore del progetto di integrazione.
2) I minori con permesso per affidamento e “non luogo a provvedere al rimpatrio”
Possono ottenere un permesso per studio, accesso al lavoro, lavoro subordinato o autonomo, o per esigenze sanitarie o di cura, al compimento dei 18 anni, i minori che, dopo aver ricevuto il provvedimento di "non luogo a provvedere al rimpatrio" dal Comitato per i minori stranieri e dopo essere stati affidati ai sensi della legge 184/83, hanno ottenuto prima di compiere 18 anni un permesso per affidamento.
Poiché molto spesso il provvedimento di "non luogo a provvedere al rimpatrio" arriva in prossimità del compimento dei 18 anni, alcune Questure rilasciano direttamente il permesso per studio o lavoro.
3) I minori affidati ai sensi della legge 184/83
Possono ottenere un permesso per studio, accesso al lavoro, lavoro subordinato o autonomo, o per esigenze sanitarie o di cura, al compimento dei 18 anni, i minori che siano affidati ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83.
L’affidamento ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83 comprende sia l’affidamento familiare, sia l’affidamento a una comunità o istituto.
Comprende inoltre sia l’affidamento disposto dal Tribunale per i minorenni, sia l’affidamento disposto dai servizi sociali e reso esecutivo dal Giudice Tutelare: di conseguenza, come è stato ribadito con chiarezza da un’importante sentenza della Corte Costituzionale, la possibilità di ottenere un permesso al compimento dei 18 anni non è limitata ai soli minori affidati con provvedimento del Tribunale per i minorenni, come sostenuto da alcune Questure.
Va notato che l’art. 32, co. 1 del T.U. 286/98 pone come unico requisito l’affidamento ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83, e non fa riferimento né ai requisiti dell’ingresso da almeno 3 anni + progetto da 2 anni, né al “non luogo a provvedere al rimpatrio” del Comitato per i minori stranieri: la legge pone infatti come requisiti alternativi l’affidamento e l’ingresso da almeno 3 anni + progetto da 2 anni.
Tali disposizioni, stabilite dalla legge, sono però largamente inapplicate: molte Questure non rilasciano alcun permesso, al compimento dei 18 anni, ai minori affidati ai sensi della legge 184/83 che non siano entrati da almeno 3 anni e/o che non abbiano ricevuto un provvedimento di “non luogo a provvedere al rimpatrio” dal Comitato per i minori stranieri.
Tuttavia, poiché l’art. 32, co. 1 richiede come unico requisito l’affidamento ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83, in questi casi è possibile presentare ricorso al TAR per ottenere un permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni.
4) I minori sottoposti a tutela e i minori affidati “di fatto” a parenti entro il quarto grado
La legge non prevede esplicitamente la possibilità di ottenere un permesso per studio o lavoro al compimento dei 18 anni per i minori sottoposti a tutela o affidati “di fatto” a un parente entro il quarto grado (cioè senza alcun provvedimento adottato ai sensi della legge 184/83), che abbiano un permesso diverso dal permesso per motivi familiari e che non rispondano ai requisiti trattati al punto 1) (ingresso da almeno 3 anni + progetto da 2 anni ecc.).
La Corte Costituzionale ha però affermato che i minori sottoposti a tutela e i minori affidati “di fatto” a un parente entro il quarto grado devono essere equiparati ai minori affidati ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno al compimenti dei 18 anni.
In seguito a tale sentenza, una circolare del Ministero dell’Interno ha affermato che i permessi per minore età rilasciati ai minori sottoposti a tutela divenuti maggiorenni prima dell’entrata in vigore della legge 189/2002 devono essere convertiti.
Attualmente, molte Questure non rilasciano alcun permesso, al compimento dei 18 anni, ai minori sottoposti a tutela o affidati “di fatto” a un parente entro il quarto grado.
In questi casi è possibile presentare ricorso al TAR, al fine di ottenere un permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni.
5) I minori titolari di permesso per motivi familiari
I minori titolari di un permesso per motivi familiari possono ottenere un permesso per studio o lavoro subordinato o autonomo, al compimento dei 18 anni.
6) I minori titolari di permesso per protezione sociale o asilo
Il permesso per protezione sociale, per richiesta di asilo e per asilo possono essere rinnovati anche dopo il compimento dei 18 anni.

Principali norme e circolari di riferimento
Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata e resa esecutiva con legge 176/91
Risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del 26.6.97 sui minori non accompagnati, cittadini di paesi terzi
·      Testo Unico 286/98 sull’immigrazione e successive modifiche (D.lgs. 113/99, legge 189/2002 ecc.)
·      Legge 184/83 sull’adozione e l’affidamento e successive modifiche (legge 476/98, legge 149/2001) Codice Civile, Titoli X e XI
·      Regolamento di attuazione del T.U. 286/98, D.P.R. 394/99
·      Regolamento del Comitato per i minori stranieri, D.P.C.M. 535/99
·      Circolare del Ministero dell’Interno del 13.11.2000 relativa al permesso di soggiorno per minore età
·      Circolare del Ministero dell’Interno del 9.4.2001 relativa al permesso di soggiorno per minore età e al procedimento di competenza del Comitato per i minori stranieri
·      Nota del Comitato per i minori stranieri sull’interpretazione dell’art. 25 della legge 189/2002 (14.10.2002)
·      Linee Guida del Comitato per i minori stranieri del 2003
I testi di queste norme e circolari possono essere scaricati sul sito di Save the Children, www.savethechildren.it , nella sezione relativa ai minori stranieri non accompagnati.


Minori Stranieri non Accompagnati: l’ascolto durante la prima accoglienza è fondamentale per evitare la fuga

Terre des Hommes pubblica la prima Guida Psicosociale per l’accoglienza dei minori stranieri


Un quinto dei migranti che sbarcano sulle nostre coste è costituito da minori, la maggior parte dei quali sono soli. Senza alcuna figura di riferimento, in mancanza di un’adeguata assistenza psicologica e tutela giuridica i minori stranieri non accompagnati (MNSA) sono facile preda della criminalità organizzata e finiscono per allontanarsi dalle strutture di accoglienza. Secondo gli ultimi dati (1) disponibili sono irreperibili il 23,1% degli MSNA registrati al loro arrivo in Italia, percentuale che sale al 25,4% quando si parla delle ragazze. Dei 9.337 minori segnalati nel nostro Paese, 693 sono bambine e ragazze, 176 delle quali sono scomparse e non possono più essere protette da abusi, violenze e sfruttamento.
Per evitare questa dispersione occorre che tutti gli operatori impegnati nell’accoglienza dei minori stranieri siano adeguatamente preparati ad offrire loro un supporto qualificato, capace di comprenderne le ragioni e accogliere il loro progetto migratorio per assecondarne l’integrazione nella nostra società. Da qui nasce la Prima Guida Psicosociale per Operatori impegnati nell’accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati, realizzata da Terre des Hommes grazie a un finanziamento della Fondazione Prosolidar, da oggi disponibile gratuitamente alla pagina
“Nelle strutture deputate alla primissima accoglienza di questi ragazzi non sono previsti servizi di adeguata assistenza psicologica e psicosociale in grado di ascoltare i bisogni più profondi di questi minori estremamente vulnerabili”, spiega Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes. “Ansia, paura, depressione, rabbia, confusione, così come – in diversi casi riscontrati dai nostri operatori – persino paranoia, accompagnano questi giovani che hanno come unico obiettivo iniziare prima possibile il progetto di vita per il quale hanno lasciato tutto. Se non si sentono ascoltati, compresi e supportati, o riscontrano una carenza d’informazioni sui propri diritti, sono spinti alla fuga”.
“Sappiamo tutti in che situazioni emergenziali lavorino spesso gli operatori impegnati con i minorenni stranieri non accompagnati”, dichiara Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. “Sappiamo quanto pesino la mancanza di un sistema d’accoglienza basato sull’interesse dei minorenni in viaggio e la scarsità di fondi. Questa Guida è uno stimolo per tutti noi a fare meglio”.
La stesura della Guida è stata curata da Giancarlo Rigon, psichiatra e neuropsichiatra infantile, e Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes. Hanno collaborato Alessandra Ballerini, avvocato esperta in Diritto dell’immigrazione; Lilian Pizzi, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice a Siracusa del Progetto Faro;  Zouhaira Ben Abdelkader, mediatrice culturale.
“La Guida nasce dall’esperienza accumulata da Terre des Hommes dal 2011 ad oggi nell’assistenza ai minori in arrivo nelle nostre coste, a Lampedusa prima e a Siracusa oggi, con il Progetto Faro”, afferma Federica Giannotta. “Fedeli al nome che abbiamo dato al nostro intervento, vogliamo fungere da punto di orientamento per offrire una protezione efficace ai ragazzi e alle ragazze che fuggono da conflitti, violenze, povertà e sfruttamento. Vogliamo evitare che corrano questi rischi anche nel nostro Paese, per esempio allontanandosi dai centri d’accoglienza sentendosi non compresi o trascurati”.
“L’approccio psicosociale, trattandosi di minori in una situazione di emergenza complessa, permette di mettere il bambino in sicurezza mitigando, attraverso un’accoglienza che cura, la riattivazione di sintomi post-traumatici”, ribadisce nella sua prefazione Vittoria Ardino, Presidente Società Italiana per lo Studio dello Stress Traumatico.

La Guida vuole evidenziare la complessità dei bisogni dei minori stranieri non accompagnati e proporre contributi utili alla realizzazione di interventi che vadano nella direzione di offrire un supporto psicosociale che agevoli il compimento del progetto migratorio di questi ragazzi.
 Gli operatori di Terre des Hommes, psicologi e mediatori culturali, dall’inizio di marzo 2014 sono presenti nel centro di Prima Accoglienza per Minori non Accompagnati Papa Francesco di Priolo Gargallo (Siracusa) per dare loro assistenza e sostegno psicologico, attraverso colloqui, attività psicosociali e ludiche.  Si tratta della quarta fase del progetto Faro, iniziato nel 2011 con un intervento di assistenza giuridica e legale ai minori migranti in Lampedusa (Faro I), proseguito nel 2012 con un ciclo di incontri di formazione legale e sociale degli operatori di comunità (Faro II) in sette città italiane. Nel 2013, Faro III è ritornato al Centro di Contrada Imbriacola di Lampedusa con attività di assistenza psicologica e psicosociale in favore dei minori stranieri non accompagnati e delle famiglie con bambini. Le attività di Faro IV saranno estese a Lampedusa quando il CPSA verrà riaperto e a Capo Passero (SR).
Il progetto rientra nella Campagna Destination Unknown della Federazione Internazionale Terre des Hommes per la protezione dei bambini migranti (children on the move) nel mondo in fuga da guerre, povertà e violenze, che secondo i dati più recenti sono quasi 35 milioni (fonte UN).















Preghiera eucaristica

Vogliamo coltivare le relazioni positive
e tutti gli aspetti che producono
serenità e benessere, senso di responsabilità e libertà.

Vogliamo coltivare l’intreccio tra le generazioni
perché è fonte di sapienza,
di equilibrio e di felicità.

Vogliamo coltivare la consapevolezza
che i figli e le figlie non ci appartengono,
non sono fatti per rispondere alle nostre aspettative,
ma sono frecce che vanno verso la vita che è loro davanti.

Vogliamo affermare che siamo responsabili di tutti i piccoli,
di tutti i figli, e non solo dei “nostri”,
perché pensiamo di essere legati
da una umanità e fratellanza universale.

Vogliamo credere nelle capacità positive
dei bambini, dei ragazzi e di tutti i giovani,
ed aiutarli a crescere imparando
ad essere per loro esempi credibili.

Vogliamo sviluppare e far crescere in noi stessi credibilità,
perché tutti i figli crescano in libertà e senso di responsabilità.

Vogliamo non farci sopraffare dallo smarrimento di questo tempo
e mostrare a noi stessi e ai nostri figli che è possibile coltivare speranza,
che la vita ha senso e che vale la pena di essere vissuta.

Ci sembra che questo sia anche il messaggio contenuto
nel Vangelo e nella testimonianza del cammino di Gesù
il quale la sera prima di essere ucciso
dai sacerdoti e dai potenti del tempo,
mentre sedeva a tavola con i suoi amici e le sue amiche,
prese del pane, lo spezzò, lo distribuì loro dicendo:
“prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo”.
Poi preso un bicchiere, rese grazie,
lo diede loro e tutti ne bevvero, e disse loro:
”questo è il mio sangue che viene sparso per tutti i popoli”.
Questo pane e questo vino,
queste riflessioni e queste emozioni,
questa comunità che li offre e li fa propri
divengano segni di liberazione dalle paure e dalle ottusità
e si trasformino in una cultura nuova
nel segno del rispetto, della fiducia reciproca
tra tutte le persone
tra tutti i popoli.
Una Casa chiamata Mondo


300 grammi di Bianco
ed altrettanti di Nero
spolvera poi con il Giallo
e aggiungi Rosso e Marrone


Usa rispetto e amore
e esalta ogni sapore
questa è la nostra ricetta
per un mondo migliore


La mia casa è la tua
Ma maison est votre
Mi casa es tu casa
My house is your

Usa rispetto e amore
e esalta ogni sapore
questa è la nostra ricetta
per un mondo migliore


CANZONE - Bambini – Paola Turci


Bambino
Armato e disarmato in una foto
Senza felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita
sola
Che non ti guarirà

Crescerò e sarò un po' più uomo
ancora
Un'altra guerra mi cullerà
Crescerò combatterò questa paura
Che ora mi libera

Milioni,
sono i bambini stanchi e soli in una notte di macchine
milioni,
tirano bombe a mano ai loro cuori ma senza piangere

Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell'amore che si prende
e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà
Vendono polvere bianca ai nostri
anni
E alla pietà
Bambini, bambini

Bambino
In un barattolo è rinchiuso un seme
Come una bibita
Lo sai che ogni tua lacrima futura ha
un prezzo
Come la musica

Io non so quale bambino questa sera
Aprirà ferite e immagini

Aprirà
Le porte chiuse e una frontiera
In questa terra di uomini
Terra di uomini.. oh bambino

Qual è la piazza in Buenos Aires dove
tradirono
Tuo padre il suo passato assassinato
Desapareçidos

Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell'amore che si prende
e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà
Vendono polvere bianca ai nostri
anni
E alla pietà
Bambini, bambini

Bambino
Armato e disarmato in una foto senza
felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita
sola
Che ti sorriderà




[1] Ci siamo molto allontanati da questo messaggio centrale del NT. […] abbiamo seppellito, seppellito e affogato, la logica della felicità di Gesù sotto le pesanti tavole della morale, sotto dogmi incomprensibili, sotto rigide istituzioni. Sentiamo parlare di altre cose, di leggi e di accuse, molto più che di felicità: difesa dell’insegnamento della religione cattolica a scuola, critica del matrimonio omosessuale, denuncia della legge sull’aborto… Le cose di sempre.
“Beati!”. Le beatitudini sono il nucleo del vangelo, e dovremmo farne il lievito della vita, della società, della Chiesa, del mondo, energia trasformatrice capace di rendere tutto buono e felice. (…). Non è questa la legge della vita? Non è questa la legge di Dio? Cos’è che può renderci felici se non la bontà? E cosa può farci buoni se non la felicità?
Non ti renderanno buono delle leggi di pietra, né delle dottrine fatte di concetti.
La felicità, nient’altro, ti farà buono. La felicità ti renderà umile e mite, misericordioso e pacifico. La felicità farà di te il consolatore di chi piange e ti darà vera fame e sete di giustizia. Quanto più sarai felice, tanto più sarai mite e misericordioso e dispensatore di felicità. E anche quando arriveranno la tribolazione e la persecuzione – ed è sicuro che arriveranno –, la felicità ti manterrà sano e in piedi, saldo nella bontà malgrado tutto.
E cos’è che ci renderà felici? (…). L’umiltà, non la grandezza né l’arroganza. La misericordia nei confronti di chi piange, non l’indifferenza, non la severità. Il desiderio di pace, non l’odio, non la forza, non la violenza.
Le due cose insieme, dunque. E puoi cominciare dal lato che vuoi, poiché in fondo sono una cosa sola. Inutilmente ti impegnerai ad essere buono senza essere felice e anche ad essere felice senza essere buono. Invano ci impegneremo ad essere buoni a forza di leggi morali e di dogmi religiosi, e, ugualmente, ad essere felici a forza di avere, di sapere, di potere. (…).
[2] Per approfondimenti e ulteriori informazioni
Sul sito di Save the Children, www.savethechildren.it, nella sezione relativa ai minori stranieri non accompagnati, potete trovare:
. le fonti normative citate in questo vademecum;
. la giurisprudenza relativa all’ottenimento del permesso di soggiorno, al rimpatrio, all’affidamento e alla tutela.
Per ulteriori informazioni e consulenze su casi specifici, potete rivolgervi al Servizio di Consulenza Legale di Save the Children Italia, scrivendo all’indirizzo e-mail legale@savethechildren.it
Infine, per ricevere informazioni aggiornate sui minori stranieri non accompagnati in Italia (novità legislative, giurisprudenza, dati, appuntamenti ecc.) potete iscrivervi alla Newsletter trimestrale, compilando la richiesta scaricabile sul sito di Save the Children, www.savethechildren.it, nella sezione relativa ai minori stranieri non accompagnati.