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domenica 26 ottobre 2008

Spigolature

La Repubblica; L'Unità 25 luglio 2008; con i rispettivi titoli:

Eluana. A chi spetta l'ultima parola

Padroni o no della propria vita?

Caro direttore, il cardinale Ersilio Tonini, riguardo al caso di Eluana Englaro, ha dichiarato: "Nessuno è padrone della propria vita e tanto meno di quella altrui"(Tv Sorrisi e Canzoni, N. 30). L'affermazione, ripetuta spesso da molti, è di effetto, ed appare incontestabile, soprattutto da un punto di vista religioso. In realtà è confutabile. Non è del tutto vero che non siamo padroni della nostra vita. Il Signore una sorta di limitata signoria su di essa ce l'ha concessa: possiamo, ad esempio, sacrificarla a favore del prossimo, possiamo "darla per gli amici" (cfr Gv 15, 13); inoltre abbiamo la possibilità di allungarla, ricorrendo anche a mezzi artificiali (medicine, operazioni chirurgiche, trapianti, ecc), e ciò fa supporre che, in casi particolarissimi, sia lecito anche abbreviarla. Per il Signore non sembra tanto importante quanto si vive, ma come si vive: se nel bene o nel male. La vita, quella terrena, possiamo anche perderla (cf Mt 10,39); necessario è non sprecarla. Per chi la possiede, la vita in questo mondo non ha valore assoluto (cf Gv 10,25). La seconda parte dell'affermazione, invece, è verissima. Però essa dà ragione ai giudici che hanno emesso la sentenza. Se non siamo padroni della vita altrui, infatti, come possiamo arrogarci il diritto di negare agli altri la signoria sulla propria vita? Chi vieta agli altri d'essere padrone della propria vita, si fa padrone della vita altrui.

 Renato Pierri

Spigolature

La Repubblica; L'Unità 25 luglio 2008; con i rispettivi titoli:

Eluana. A chi spetta l'ultima parola

Padroni o no della propria vita?

Caro direttore, il cardinale Ersilio Tonini, riguardo al caso di Eluana Englaro, ha dichiarato: "Nessuno è padrone della propria vita e tanto meno di quella altrui"(Tv Sorrisi e Canzoni, N. 30). L'affermazione, ripetuta spesso da molti, è di effetto, ed appare incontestabile, soprattutto da un punto di vista religioso. In realtà è confutabile. Non è del tutto vero che non siamo padroni della nostra vita. Il Signore una sorta di limitata signoria su di essa ce l'ha concessa: possiamo, ad esempio, sacrificarla a favore del prossimo, possiamo "darla per gli amici" (cfr Gv 15, 13); inoltre abbiamo la possibilità di allungarla, ricorrendo anche a mezzi artificiali (medicine, operazioni chirurgiche, trapianti, ecc), e ciò fa supporre che, in casi particolarissimi, sia lecito anche abbreviarla. Per il Signore non sembra tanto importante quanto si vive, ma come si vive: se nel bene o nel male. La vita, quella terrena, possiamo anche perderla (cf Mt 10,39); necessario è non sprecarla. Per chi la possiede, la vita in questo mondo non ha valore assoluto (cf Gv 10,25). La seconda parte dell'affermazione, invece, è verissima. Però essa dà ragione ai giudici che hanno emesso la sentenza. Se non siamo padroni della vita altrui, infatti, come possiamo arrogarci il diritto di negare agli altri la signoria sulla propria vita? Chi vieta agli altri d'essere padrone della propria vita, si fa padrone della vita altrui.

 Renato Pierri

Egoismo stupido

... "Egoismo stupido" ed "egoismo intelligente" si differenziano solo per l'aggettivo e possono coesistere in ciascuno di noi. Le centinaia di migliaia di studenti, genitori, professori, maestri, ricercatori, personale tecnico-amministrativo che si stanno mobilitando in questi giorni ed in queste ore nel paese esprimono . un naturale ed assolutamente non manovrato bisogno di "egoismo intelligente". Esprimono un consapevole ed autocritico progetto di costruzione di un nuovo mondo che nello specifico passa attraverso un elemento di vitale importanza quale l'educazione e la crescita culturale del paese. Il paventare arrogantemente l'intervento della polizia per poi fare subito dietrofront è un evidente sintomo di seria preoccupazione di chi detiene il primato archetipico dell'egoismo stupido. Anche in noi, in quelle centinaia di migliaia di persone che dissentono c'è "egoismo stupido" che però gestito ed elaborato diventa "egoismo intelligente".


. Temo, per i teorici dell' "egoismo stupido", che si stia lentamente mettendo in moto un processo di elaborazione di massa sull'egoismo intelligente che entro la dialettica parlamentare e nei megafoni dei media può essere denigrato e ridicolizzato ma che fuori, nel mondo reale, rappresenta un serio tentativo di darci un futuro.


Aprire un serio dibattito sul welfare in Italia significa prima di tutto fare i conti con il proprio "egoismo stupido" perché possa liberarsi finalmente quello intelligente. Senza perdersi nelle complesse ragioni che affondano le radici nella natura e lunga storia del nostro paese, è necessario cominciare ad assumersi ciascuno e ad ogni livello le proprie responsabilità.


Io sono un ricercatore dell'ateneo di Firenze, il quale in Italia è uno tra i più vicini al fallimento. Sono parte di questo ateneo da 9 anni con circa 10 anni di precariato nella ricerca post-laurea, la mia è una storia comune e sicuramente più fortunata rispetto a quella di tanti precari attuali. Le ragioni del fallimento economico dell'ateneo fiorentino sono probabilmente simili nei principi generali a quelle del Comune di Catania. Io potrei non sentirmi responsabile, dato il lungo percorso di gestione non oculata delle risorse che ha portato al dissesto dell'ateneo. Mi sento invece profondamente coinvolto perché questo è il luogo dove avrei voluto dare il mio piccolo contributo al futuro del mio paese ed in parte credo di aver fallito. Non ho fatto il possibile perché questo non avvenisse e le piccole forze di cui dispongo non possono essere un alibi autoassolutorio. Penso però che se l'ateneo fiorentino è in queste condizioni vi deve essere una compartecipazione responsabile al danno che va oltre i rettori, i direttori amministrativi, i professori, i ricercatori ed il personale tecnico amministrativo e che necessariamente chiama in causa la politica in scelte sull'Università di significato più ampio. Chi nella maggioranza, così come nell'opposizione parlamentare ritiene di non sentirsi responsabile perché comunque le scelte le ha fatte qualcun altro, magari della parte politica opposta, è un egoista stupido che deve riflettere e cercare una dimensione più intelligente del proprio agire. Che cos'è stata l'autonomia universitaria a prescindere da chi l'ha voluta, Berlinguer? Altri? Non è importante la paternità della riforma ma la logica, assolutamente bipartisan, che l'ha partorita. Che cosa sono state le riforme dei corsi di laurea entro un autonomia universitaria deresponsabilizzante? Che cosa hanno rappresentato i concorsi universitari degli ultimi 15 anni per la proliferazione dei corsi di laurea ed il dissesto finanziario del sistema? Sono stati provvedimenti legislativi partoriti dagli universitari? Suggeriti dagli universitari ai politici? Come possono concordare politica e mondo accademico e della ricerca i criteri per la valutazione obiettiva della produttività e del merito?


Si può tentare di trovare in risposte a queste domande l'orizzonte ideale da cui ripartire? Chi nella maggioranza politica che governa questo paese è disposto a costruire una discussione su questi aspetti bypassando le polemiche in linguaggio parlamentarese o gli slogan televisivi?


Finora ho ascoltato posizioni che demagogicamente titillano, con un lessico rodato, l' "egoismo stupido" dell'opinione pubblica: "stipendificio", "scuola come ammortizzatore sociale", "fannulloni", "baroni", "meritocrazia". A prescindere dalle rassicurazioni, i tagli previsti dal governo sembrano lasciare poco spazio alla fantasia su come alcuni di questi slogan possano trasformarsi in atti concreti di riforma. Ad esempio come si coniuga la "meritocrazia" con il blocco dei turn-over? Come si valutano e valorizzano coloro che comunque, pur nel generale sistema degli sprechi, hanno fatto e fanno il loro dovere? Si deve pensare ad un auto-delazione o alla raccolta firme per testimoniare la serietà, competenza ed abnegazione di singoli e strutture entro l'Università?


Ho il forte sospetto, scusate la malafede, che a domande di questo tipo ed a moltissime altre possibili sarà difficile dare risposta immediata fino a che chi teorizza e promuove l'egoismo stupido sarà convinto che questo è giusto. No! Ho sbagliato e continuo a sbagliare! Così come ha sbagliato chi, singoli, movimenti, partiti, ha creduto in questi venti anni che il problema fosse l'archetipo e non invece la naturale predisposizione all'egoismo stupido, naturalmente congenita in ognuno di noi. Mi voglio un po' dimenticare di chi detiene il primato archetipico dell' "egoismo stupido" e concentrarmi su di noi perché quella visione del nuovo mondo possibile possa emergere anche in coloro che continuano a sperare nel Superenalotto".


                                                                                                                                        Marco Benvenuti


 

Preghiera della eucaristia


Celebriamo l' eucaristia

condividendo con gioia

i frutti del lavoro umano: il pane e il vino,

 nella memoria di Gesù

e nella memoria dell' immenso sforzo di liberazione

compiuto nei secoli da donne e uomini

che hanno lottato per dare significato positivo

 alla loro vita di lavoro

e alla lotta contro 1'alienazione e l'oppressione.

La vita comunitaria,

il nostro unire le esperienze quotidiane,

i passi, i pensieri, le emozioni, le angosce,

è un cammino di liberazione

dal dominio del sacro

e da una visione negativa

 della storia umana.

In tale cammino di liberazione inseriamo la memoria di Gesù.

 Il quale la sera prima di essere ucciso

mentre sedeva a tavola con apostoli e apostole

 prese del pane lo spezzò e lo diede loro dicendo:

prendete e mangiate, questo è il mio corpo.

Poi prese un bicchiere di vino lo benedì

e lo diede loro dicendo:

questo è il mio sangue sparso per voi:

 fate questo in memoria di me.

Che per lo Spirito di Gesù

questa eucaristia non sia un sacrificio

ma un annuncio evangelico

di riconciliazione

fra il corpo, il sangue, il lavoro,

 la vita spesa per la giustizia,

la storia della liberazione,

il mistero che ci avvolge.

(Domenica 26 ottobre 2008, assemblea domenicale della Comunità)

Egoismo stupido

... "Egoismo stupido" ed "egoismo intelligente" si differenziano solo per l'aggettivo e possono coesistere in ciascuno di noi. Le centinaia di migliaia di studenti, genitori, professori, maestri, ricercatori, personale tecnico-amministrativo che si stanno mobilitando in questi giorni ed in queste ore nel paese esprimono . un naturale ed assolutamente non manovrato bisogno di "egoismo intelligente". Esprimono un consapevole ed autocritico progetto di costruzione di un nuovo mondo che nello specifico passa attraverso un elemento di vitale importanza quale l'educazione e la crescita culturale del paese. Il paventare arrogantemente l'intervento della polizia per poi fare subito dietrofront è un evidente sintomo di seria preoccupazione di chi detiene il primato archetipico dell'egoismo stupido. Anche in noi, in quelle centinaia di migliaia di persone che dissentono c'è "egoismo stupido" che però gestito ed elaborato diventa "egoismo intelligente".


. Temo, per i teorici dell' "egoismo stupido", che si stia lentamente mettendo in moto un processo di elaborazione di massa sull'egoismo intelligente che entro la dialettica parlamentare e nei megafoni dei media può essere denigrato e ridicolizzato ma che fuori, nel mondo reale, rappresenta un serio tentativo di darci un futuro.


Aprire un serio dibattito sul welfare in Italia significa prima di tutto fare i conti con il proprio "egoismo stupido" perché possa liberarsi finalmente quello intelligente. Senza perdersi nelle complesse ragioni che affondano le radici nella natura e lunga storia del nostro paese, è necessario cominciare ad assumersi ciascuno e ad ogni livello le proprie responsabilità.


Io sono un ricercatore dell'ateneo di Firenze, il quale in Italia è uno tra i più vicini al fallimento. Sono parte di questo ateneo da 9 anni con circa 10 anni di precariato nella ricerca post-laurea, la mia è una storia comune e sicuramente più fortunata rispetto a quella di tanti precari attuali. Le ragioni del fallimento economico dell'ateneo fiorentino sono probabilmente simili nei principi generali a quelle del Comune di Catania. Io potrei non sentirmi responsabile, dato il lungo percorso di gestione non oculata delle risorse che ha portato al dissesto dell'ateneo. Mi sento invece profondamente coinvolto perché questo è il luogo dove avrei voluto dare il mio piccolo contributo al futuro del mio paese ed in parte credo di aver fallito. Non ho fatto il possibile perché questo non avvenisse e le piccole forze di cui dispongo non possono essere un alibi autoassolutorio. Penso però che se l'ateneo fiorentino è in queste condizioni vi deve essere una compartecipazione responsabile al danno che va oltre i rettori, i direttori amministrativi, i professori, i ricercatori ed il personale tecnico amministrativo e che necessariamente chiama in causa la politica in scelte sull'Università di significato più ampio. Chi nella maggioranza, così come nell'opposizione parlamentare ritiene di non sentirsi responsabile perché comunque le scelte le ha fatte qualcun altro, magari della parte politica opposta, è un egoista stupido che deve riflettere e cercare una dimensione più intelligente del proprio agire. Che cos'è stata l'autonomia universitaria a prescindere da chi l'ha voluta, Berlinguer? Altri? Non è importante la paternità della riforma ma la logica, assolutamente bipartisan, che l'ha partorita. Che cosa sono state le riforme dei corsi di laurea entro un autonomia universitaria deresponsabilizzante? Che cosa hanno rappresentato i concorsi universitari degli ultimi 15 anni per la proliferazione dei corsi di laurea ed il dissesto finanziario del sistema? Sono stati provvedimenti legislativi partoriti dagli universitari? Suggeriti dagli universitari ai politici? Come possono concordare politica e mondo accademico e della ricerca i criteri per la valutazione obiettiva della produttività e del merito?


Si può tentare di trovare in risposte a queste domande l'orizzonte ideale da cui ripartire? Chi nella maggioranza politica che governa questo paese è disposto a costruire una discussione su questi aspetti bypassando le polemiche in linguaggio parlamentarese o gli slogan televisivi?


Finora ho ascoltato posizioni che demagogicamente titillano, con un lessico rodato, l' "egoismo stupido" dell'opinione pubblica: "stipendificio", "scuola come ammortizzatore sociale", "fannulloni", "baroni", "meritocrazia". A prescindere dalle rassicurazioni, i tagli previsti dal governo sembrano lasciare poco spazio alla fantasia su come alcuni di questi slogan possano trasformarsi in atti concreti di riforma. Ad esempio come si coniuga la "meritocrazia" con il blocco dei turn-over? Come si valutano e valorizzano coloro che comunque, pur nel generale sistema degli sprechi, hanno fatto e fanno il loro dovere? Si deve pensare ad un auto-delazione o alla raccolta firme per testimoniare la serietà, competenza ed abnegazione di singoli e strutture entro l'Università?


Ho il forte sospetto, scusate la malafede, che a domande di questo tipo ed a moltissime altre possibili sarà difficile dare risposta immediata fino a che chi teorizza e promuove l'egoismo stupido sarà convinto che questo è giusto. No! Ho sbagliato e continuo a sbagliare! Così come ha sbagliato chi, singoli, movimenti, partiti, ha creduto in questi venti anni che il problema fosse l'archetipo e non invece la naturale predisposizione all'egoismo stupido, naturalmente congenita in ognuno di noi. Mi voglio un po' dimenticare di chi detiene il primato archetipico dell' "egoismo stupido" e concentrarmi su di noi perché quella visione del nuovo mondo possibile possa emergere anche in coloro che continuano a sperare nel Superenalotto".


                                                                                                                                        Marco Benvenuti


 

Preghiera della eucaristia


Celebriamo l' eucaristia

condividendo con gioia

i frutti del lavoro umano: il pane e il vino,

 nella memoria di Gesù

e nella memoria dell' immenso sforzo di liberazione

compiuto nei secoli da donne e uomini

che hanno lottato per dare significato positivo

 alla loro vita di lavoro

e alla lotta contro 1'alienazione e l'oppressione.

La vita comunitaria,

il nostro unire le esperienze quotidiane,

i passi, i pensieri, le emozioni, le angosce,

è un cammino di liberazione

dal dominio del sacro

e da una visione negativa

 della storia umana.

In tale cammino di liberazione inseriamo la memoria di Gesù.

 Il quale la sera prima di essere ucciso

mentre sedeva a tavola con apostoli e apostole

 prese del pane lo spezzò e lo diede loro dicendo:

prendete e mangiate, questo è il mio corpo.

Poi prese un bicchiere di vino lo benedì

e lo diede loro dicendo:

questo è il mio sangue sparso per voi:

 fate questo in memoria di me.

Che per lo Spirito di Gesù

questa eucaristia non sia un sacrificio

ma un annuncio evangelico

di riconciliazione

fra il corpo, il sangue, il lavoro,

 la vita spesa per la giustizia,

la storia della liberazione,

il mistero che ci avvolge.

(Domenica 26 ottobre 2008, assemblea domenicale della Comunità)

martedì 21 ottobre 2008

Bambini e genitori

 

Incontro comunitario – Firenze, 19.10.2008

Il lavoro fatto lo scorso anno con i bambini i ragazzi, gli adulti

Anna, Gloria, Fuad, Sandra, Marco, Simone, Dario, Tiziano, Tiziana, Tommaso, Giulio, Luca, Graziana, Zoe, Luna, Chiara, John, Claudia, Gaia, Margherita, Maurizio, Enzo, Luciana, Jonathan, Tiziana, Gerardo, Carolina, Gabriella, Martino, Giulia, Katiuscia, Ivan, Fabio, Mattia, Alessio, Lucia, Matilde, Lorenzo, Virginia, Silvia, Michele, Tiziano, Francesco, Elisabetta, Martina, Elena, Lucia, Francesco e ….molti altri

 







 


Il gruppo dei bambini e dei genitori nella prima parte dello scorso anno (da settembre a Natale 2007) si è ritrovata per cominciare a raccontare la storia di Gesù e per capire meglio cos’è e come è nato l’insieme di racconti chiamati Vangeli.

In alcuni incontri abbiamo incontrato 4 personaggi che venivano da 4 comunità lontane e diverse; questi personaggi ci hanno raccontato come e perché sono nati i Vangeli, ci hanno detto che in greco Vangelo vuol dire “buona notizia”, e ci hanno letto alcuni messaggi che pensavano importante scrivere per lasciarne memoria, buone notizie che le loro comunità ricordavano e tramandavano su Gesù, sui suoi amici e sulle sue amiche.

Poi con i bambini e i ragazzi abbiamo visto un DVD che racconta di due ragazze, una palestinese ed un’israeliana che vivono nella Palestina di oggi, in città vicine ma divise dalla guerra. Queste ragazze Radir e Almog si sono incontrate, conosciute e hanno fatto amicizia…questa storia ci è sembrata “una buona notizia”, un seme di pace, un Vangelo dell’oggi. Abbiamo scritto una lettera e inviato un contributo alla associazione di Verona, “Il Germoglio”, per sostenere questi operatori di pace.

 


I bambini leggono alcuni dei brani dal Vangelo che hanno scelto.

 


Nella seconda parte dell’anno, noi genitori ci siamo posti il problema di come affrontare con i bambini e ragazzi i grandi temi della vita (“chi ci ha creato”, “da dove veniamo”…).

Abbiamo potuto sviluppare un percorso che è partito da alcuni miti ancestrali di popolazioni antiche (il mito degli indiani di america del serpente arcobaleno,

 

 il mito tacitiano della piovra, il mito del cervo) fino ad arrivare al mito della creazione biblica cui si rifanno l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo.

 

 

Abbiamo potuto vedere che ogni popolo si è dato delle risposte, mettendo gli ingredienti che conosceva e che facevano parte del luogo in cui viveva, e che in tutti i miti di creazione ci sono degli elementi in comune: il nulla, il caos, la luce il calore e il fuoco, l’acqua, tanta acqua, e poi gli elementi della natura, le piante e gli animali.

Questo percorso ci ha poi permesso di parlare dell’origine della vita e delle sue varie forme anche da un punto di vista strettamente scientifico (il big bang, l’evoluzione) e Marco ci ha portato a Montespertoli e ci siamo chiesti come sia possibile che in una vigna di collina ci siano delle conchiglie antichissime.

 


 

5. Insieme guardiamo le foto e mentre scorrono i ragazzi presentano la loro ricerca

 

Un giorno siamo arrivati alle baracche , ci siamo seduti in cerchio sul tappeto e abbiamo cantato: ci vuole un fiore, poi ci siamo chiesti….

come è stato possibile fare tutte le cose? Come è potuto succedere?

Per fare un bambino ci vogliono un babbo e una mamma….ma per fare babbi e mamme ci vogliono ancora babbi e mamme….e per fare il mare? e il sole? e gli animali?....

Allora Luciana ci ha detto che sempre gli uomini hanno cercato di rispondere a queste domande ed ogni volta credevano di aver trovato la soluzione ma poi….si accorgevano che non era proprio quella giusta e hanno continuato a cercare ed ancora oggi si cerca di scoprire come tutto è avvenuto.

 

I bambini e i grandi di tutti i tempi, come noi oggi, hanno sempre sentito il bisogno di amare e rispettare la natura

perché la natura è madre di tutti. La natura non e' solo fiori,

e' anche alluvioni, terremoti, vulcani, morte.

Soltanto se si e' uniti e se ci si vuole bene, si può affrontare la natura, si puo' amarla e rispettarla in modo giusto.

ci sono racconti creati dagli uomini antichi per dire queste cose, per trasmettere questa saggezza. Tali racconti si chiamano "miti".

 

Per esempio gli indiani d’America raccontano come è nato l’arcobaleno.

Ogni volta che l'arcobaleno appare in cielo, tutti quelli che lo vedono si meravigliano della bellezza dei suoi colori e vorrebbero sapere qualcosa delle sue origini. Ma solo gli Indiani dell'ovest conoscono l'antica leggenda che narra di come l'arcobaleno spuntò la prima volta nel cielo.

 

Allora tutti noi, grandi e piccini, ci siamo travestiti da indiani.

Poi si è fatto buio.

I bambini più grandi hanno portato in mezzo al cerchio il totem sacro che avevano preparato nei giorni precedenti, si sono accese le luci e tutti ci siamo meravigliati per come era bello!

Poi abbiamo letto il mito dell’arcobaleno

Alla fine del racconto alcuni di noi dicevano:

Ma questo è un racconto di fantasia! l’arcobaleno non è un serpente!

Osservando il cielo, le nubi, la pioggia, l’arcobaleno che arriva dopo la pioggia….si fanno domande e si pensa a delle risposte….

E la fantasia può aiutarci a cercare la verita?....

 

MITO DEL CERVO

MITO DELLA PIOVRA

 

Un’altra volta le domande che ci siamo fatti insieme quando eravamo in cerchio erano:

Come hanno fatto a nascere gli uomini e gli animali?

e la terra? e il sole? e il mare?

chi ha creato tutte le cose?

Anche questa volta siamo andati a scoprire le risposte che cercarono alcuni antichi popoli.

 

Ci siamo divisi in due gruppi, ogni gruppo aveva un racconto da leggere, uno aveva il mito della Piovra dell’antico popolo Tahitiano.ed uno il mito del cervo appartenente al popolo Atapasco

Alla fine del racconto ogni gruppo ha preparato un cartellone con i personaggi e i paesaggi narrati nel mito.

Poi ci siamo riuniti tutti insieme di nuovo ed ogni gruppo ha raccontato all’altro come veniva spiegata la nascita dell’universo dai due popoli.

 

Abbiamo notato che i due racconti avevano molte cose in comune: anche se i popoli che narravano erano lontani e non si conoscevano:

in tutti i miti si ritrovano, l'acqua come elemento primo e come caos; la creazione come produzione di ordine; la vita come emersione dalle acque; l'albero della vita come elemento di mediazione fra il cielo e la terra e quindi come centro dell' universo .




 

LE TRE GRANDI RELIGIONI DI OGGI

 

Un giorno siamo entrati in questa stanza e in terra c’erano tre grandi tappeti, uno rappresentava la sinagoga della religione ebraica, uno la moschea della religione musulmana e uno la chiesa della religione cristiana.Tre grandi foto ci mostravano i tre differenti luoghi di preghiera.

 

Allora ci siamo divisi in tre gruppi, quello degli ebrei doveva mettere in testa un cappello, quello dei musulmani doveva togliersi le scarpe e quello dei cristiani doveva mettersi in ginocchio.

Nella moschea potevano entrare solo i maschi e tutte le bambine rimasero fuori.

Nella sinagoga entravano anche le donne ma dovevano restare separate dagli uomini.

Nella chiesa siamo entrati tutti.

 

Enzo aveva preparato le preghiere di ogni religione e ci ha insegnato come ogni religione prega. Poi ci ha detto: tutte e tre queste religioni dicono che sono diverse ma tutte e tre raccontano l’origine del mondo allo stesso modo e cioè come viene raccontato nella bibbia.

 

E così abbiamo letto i racconti della creazione nel libro della bibbia.

Abbiamo scoperto che anche questi racconti che ancora oggi vengono usati dalle religioni per parlare di Dio e della creazione del mondo, hanno molte cose in comune con i miti dei popoli antichi.

 

Poi un bel giorno del mese di giugno Marco ci ha portato a Montespertoli a cercare conchiglie fossili….perché?

Cosa c’entrano i fossili con la nostra voglia di scoprire come è nato il mondo in cui viviamo e tutte le cose che ci sono intorno a noi?

 


con pane e succo d’uva fatto dai bambini

con i disegni che rappresentano gli elementi comuni ai tutti i miti di creazione: fuoco, grande acqua, il nulla, il caos, una terra con tante piante e tanti animali,.

e con le idee, le riflessioni e i pensieri sul percorso da fare quest’anno.

 


Padre nostro che sei ovunque

sia santificato il tuo nome

e benedetto il nostro nome

Venga il tuo mondo di pace e di amore

Aiutaci ad essere sempre noi stessi

dappertutto e con tutti

Dai a tutti quello che serve per vivere

Perdonaci per i nostri sbagli

come noi perdoniamo gli sbagli degli altri

Aiutaci a prendere le decisioni più giuste

e rendici liberi di scegliere e di decidere

Bambini e genitori

 

Incontro comunitario – Firenze, 19.10.2008

Il lavoro fatto lo scorso anno con i bambini i ragazzi, gli adulti

Anna, Gloria, Fuad, Sandra, Marco, Simone, Dario, Tiziano, Tiziana, Tommaso, Giulio, Luca, Graziana, Zoe, Luna, Chiara, John, Claudia, Gaia, Margherita, Maurizio, Enzo, Luciana, Jonathan, Tiziana, Gerardo, Carolina, Gabriella, Martino, Giulia, Katiuscia, Ivan, Fabio, Mattia, Alessio, Lucia, Matilde, Lorenzo, Virginia, Silvia, Michele, Tiziano, Francesco, Elisabetta, Martina, Elena, Lucia, Francesco e ….molti altri

 







 


Il gruppo dei bambini e dei genitori nella prima parte dello scorso anno (da settembre a Natale 2007) si è ritrovata per cominciare a raccontare la storia di Gesù e per capire meglio cos’è e come è nato l’insieme di racconti chiamati Vangeli.

In alcuni incontri abbiamo incontrato 4 personaggi che venivano da 4 comunità lontane e diverse; questi personaggi ci hanno raccontato come e perché sono nati i Vangeli, ci hanno detto che in greco Vangelo vuol dire “buona notizia”, e ci hanno letto alcuni messaggi che pensavano importante scrivere per lasciarne memoria, buone notizie che le loro comunità ricordavano e tramandavano su Gesù, sui suoi amici e sulle sue amiche.

Poi con i bambini e i ragazzi abbiamo visto un DVD che racconta di due ragazze, una palestinese ed un’israeliana che vivono nella Palestina di oggi, in città vicine ma divise dalla guerra. Queste ragazze Radir e Almog si sono incontrate, conosciute e hanno fatto amicizia…questa storia ci è sembrata “una buona notizia”, un seme di pace, un Vangelo dell’oggi. Abbiamo scritto una lettera e inviato un contributo alla associazione di Verona, “Il Germoglio”, per sostenere questi operatori di pace.

 


I bambini leggono alcuni dei brani dal Vangelo che hanno scelto.

 


Nella seconda parte dell’anno, noi genitori ci siamo posti il problema di come affrontare con i bambini e ragazzi i grandi temi della vita (“chi ci ha creato”, “da dove veniamo”…).

Abbiamo potuto sviluppare un percorso che è partito da alcuni miti ancestrali di popolazioni antiche (il mito degli indiani di america del serpente arcobaleno,

 

 il mito tacitiano della piovra, il mito del cervo) fino ad arrivare al mito della creazione biblica cui si rifanno l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo.

 

 

Abbiamo potuto vedere che ogni popolo si è dato delle risposte, mettendo gli ingredienti che conosceva e che facevano parte del luogo in cui viveva, e che in tutti i miti di creazione ci sono degli elementi in comune: il nulla, il caos, la luce il calore e il fuoco, l’acqua, tanta acqua, e poi gli elementi della natura, le piante e gli animali.

Questo percorso ci ha poi permesso di parlare dell’origine della vita e delle sue varie forme anche da un punto di vista strettamente scientifico (il big bang, l’evoluzione) e Marco ci ha portato a Montespertoli e ci siamo chiesti come sia possibile che in una vigna di collina ci siano delle conchiglie antichissime.

 


 

5. Insieme guardiamo le foto e mentre scorrono i ragazzi presentano la loro ricerca

 

Un giorno siamo arrivati alle baracche , ci siamo seduti in cerchio sul tappeto e abbiamo cantato: ci vuole un fiore, poi ci siamo chiesti….

come è stato possibile fare tutte le cose? Come è potuto succedere?

Per fare un bambino ci vogliono un babbo e una mamma….ma per fare babbi e mamme ci vogliono ancora babbi e mamme….e per fare il mare? e il sole? e gli animali?....

Allora Luciana ci ha detto che sempre gli uomini hanno cercato di rispondere a queste domande ed ogni volta credevano di aver trovato la soluzione ma poi….si accorgevano che non era proprio quella giusta e hanno continuato a cercare ed ancora oggi si cerca di scoprire come tutto è avvenuto.

 

I bambini e i grandi di tutti i tempi, come noi oggi, hanno sempre sentito il bisogno di amare e rispettare la natura

perché la natura è madre di tutti. La natura non e' solo fiori,

e' anche alluvioni, terremoti, vulcani, morte.

Soltanto se si e' uniti e se ci si vuole bene, si può affrontare la natura, si puo' amarla e rispettarla in modo giusto.

ci sono racconti creati dagli uomini antichi per dire queste cose, per trasmettere questa saggezza. Tali racconti si chiamano "miti".

 

Per esempio gli indiani d’America raccontano come è nato l’arcobaleno.

Ogni volta che l'arcobaleno appare in cielo, tutti quelli che lo vedono si meravigliano della bellezza dei suoi colori e vorrebbero sapere qualcosa delle sue origini. Ma solo gli Indiani dell'ovest conoscono l'antica leggenda che narra di come l'arcobaleno spuntò la prima volta nel cielo.

 

Allora tutti noi, grandi e piccini, ci siamo travestiti da indiani.

Poi si è fatto buio.

I bambini più grandi hanno portato in mezzo al cerchio il totem sacro che avevano preparato nei giorni precedenti, si sono accese le luci e tutti ci siamo meravigliati per come era bello!

Poi abbiamo letto il mito dell’arcobaleno

Alla fine del racconto alcuni di noi dicevano:

Ma questo è un racconto di fantasia! l’arcobaleno non è un serpente!

Osservando il cielo, le nubi, la pioggia, l’arcobaleno che arriva dopo la pioggia….si fanno domande e si pensa a delle risposte….

E la fantasia può aiutarci a cercare la verita?....

 

MITO DEL CERVO

MITO DELLA PIOVRA

 

Un’altra volta le domande che ci siamo fatti insieme quando eravamo in cerchio erano:

Come hanno fatto a nascere gli uomini e gli animali?

e la terra? e il sole? e il mare?

chi ha creato tutte le cose?

Anche questa volta siamo andati a scoprire le risposte che cercarono alcuni antichi popoli.

 

Ci siamo divisi in due gruppi, ogni gruppo aveva un racconto da leggere, uno aveva il mito della Piovra dell’antico popolo Tahitiano.ed uno il mito del cervo appartenente al popolo Atapasco

Alla fine del racconto ogni gruppo ha preparato un cartellone con i personaggi e i paesaggi narrati nel mito.

Poi ci siamo riuniti tutti insieme di nuovo ed ogni gruppo ha raccontato all’altro come veniva spiegata la nascita dell’universo dai due popoli.

 

Abbiamo notato che i due racconti avevano molte cose in comune: anche se i popoli che narravano erano lontani e non si conoscevano:

in tutti i miti si ritrovano, l'acqua come elemento primo e come caos; la creazione come produzione di ordine; la vita come emersione dalle acque; l'albero della vita come elemento di mediazione fra il cielo e la terra e quindi come centro dell' universo .




 

LE TRE GRANDI RELIGIONI DI OGGI

 

Un giorno siamo entrati in questa stanza e in terra c’erano tre grandi tappeti, uno rappresentava la sinagoga della religione ebraica, uno la moschea della religione musulmana e uno la chiesa della religione cristiana.Tre grandi foto ci mostravano i tre differenti luoghi di preghiera.

 

Allora ci siamo divisi in tre gruppi, quello degli ebrei doveva mettere in testa un cappello, quello dei musulmani doveva togliersi le scarpe e quello dei cristiani doveva mettersi in ginocchio.

Nella moschea potevano entrare solo i maschi e tutte le bambine rimasero fuori.

Nella sinagoga entravano anche le donne ma dovevano restare separate dagli uomini.

Nella chiesa siamo entrati tutti.

 

Enzo aveva preparato le preghiere di ogni religione e ci ha insegnato come ogni religione prega. Poi ci ha detto: tutte e tre queste religioni dicono che sono diverse ma tutte e tre raccontano l’origine del mondo allo stesso modo e cioè come viene raccontato nella bibbia.

 

E così abbiamo letto i racconti della creazione nel libro della bibbia.

Abbiamo scoperto che anche questi racconti che ancora oggi vengono usati dalle religioni per parlare di Dio e della creazione del mondo, hanno molte cose in comune con i miti dei popoli antichi.

 

Poi un bel giorno del mese di giugno Marco ci ha portato a Montespertoli a cercare conchiglie fossili….perché?

Cosa c’entrano i fossili con la nostra voglia di scoprire come è nato il mondo in cui viviamo e tutte le cose che ci sono intorno a noi?

 


con pane e succo d’uva fatto dai bambini

con i disegni che rappresentano gli elementi comuni ai tutti i miti di creazione: fuoco, grande acqua, il nulla, il caos, una terra con tante piante e tanti animali,.

e con le idee, le riflessioni e i pensieri sul percorso da fare quest’anno.

 


Padre nostro che sei ovunque

sia santificato il tuo nome

e benedetto il nostro nome

Venga il tuo mondo di pace e di amore

Aiutaci ad essere sempre noi stessi

dappertutto e con tutti

Dai a tutti quello che serve per vivere

Perdonaci per i nostri sbagli

come noi perdoniamo gli sbagli degli altri

Aiutaci a prendere le decisioni più giuste

e rendici liberi di scegliere e di decidere

giovedì 2 ottobre 2008

Una email di Marco

Carissimi,


in uno stato emozionale come da tempo non provavo, vi faccio partecipi del

mio profondo bisogno di esserci ora, di partecipare e di dar vita ad una

prassi più allargata di quella positività, creatività e speranza che il

cerchio della comunità ha tenute vive in me fino ad ora. La visione

mortifera del futuro sembra prevalere e sembra stravincere ma è solo un

illusione; quella visione, tremendamente efficace nell'avvelenare e

distruggere moralmente e fisicamente le esistenze, non è mai stata così

debole. Nel vacillare delle borse a New York, nelle contraddizioni ed

inefficacia dei governi della paura, si intravede un barlume di luce. è ora

il momento di fare. Nella mortifera pratica del solleticare gli istinti più

bassi di un umanità incerta e smarrita, il sistema cerca poche "ore" (non

importa se realmente saranno anni!) di sopravvivenza in più e lo fa qui da

noi indirizzando la frustrazione popolare contro i più deboli, gli immigrati

e tutti i marginalizzati della società, e ora, con gran sproloquio

compiaciuto di Brunetta, Tremonti, Gelmini (dietro la trionfante regia

dell'"Unto")  contro i fannulloni della cosa pubblica. Già, perche la cosa

pubblica è sicuramente spreco ed inefficienza ma è anche qualcosa di più

pericoloso per i mortiferi architetti del nostro futuro: è il Noi, è un

plurale, è quello spirito che chiamò negli anni '60 gli ultimi della

società, la gente dell'Isolotto, a lottare insieme per una scuola e per una

vita più dignitosa, è ciò che si contrappone fortemente all'Io che non

supera l'orizzonte dei propri bisogni più elementari, a quell'orizzonte

entro il quale l'umanità non ha futuro!


Queste cose ce le siamo dette tante volte in quel prezioso e faticoso

esercizio del mantenere in vita il meglio di noi. E' per questo che vi

invito con forza ad attivarvi perché in ciascun vostro ambito possiate

trasmettere la positività di quel NOI che si vuole distruggere con

finanziario e ideologico accanimento. Propongo fatti concreti in cui mettere

il nostro tempo e la nostra energia, perché il nostro punto di vista possa

confluire nel rivolo di speranze e colori che comincia a scorrere e che

potrebbe diventare un fiume.


Il primo è di partecipare alla manifestazione del 13 ottobre prossimo (vedi

volantino allegato) a difesa della scuola pubblica, nello spirito di

potenziare il meglio della scuola pubblica, di ridiscutere profondamente di

una sua riforma sulla base però di una sua funzione che deve rappresentare

degnamente il NOI. Propongo a tutti di organizzarci per esserci magari anche

informa creativa (chi ha idee?).


La seconda proposta è di un gesto simbolico, di quel simbolismo che, come

abbiamo espresso più volte, diviene gesto concreto e denso di contenuti. In

relazione alla scuola, le serate sul 68 con le foto e i ricordi, mi danno lo

spunto di proporre una provocativa tenda sulla Montagnola che congiunga la

storia di allora, la scuola non c'era e andava costruita, con quella di

oggi, la scuola c'è e và difesa. Secondo me è proprio nel luogo effimero e

temporaneo di quella tenda, per parafrasare Michelucci, che possiamo

ritrovare ancora una volta la forza e la speranza del fare.


 Provato dall'emozione ma felice, vi abbraccio


 Marco  (voce e chitarra nelle 3 serate sul 68 all'Isol8)

Una email di Marco

Carissimi,


in uno stato emozionale come da tempo non provavo, vi faccio partecipi del

mio profondo bisogno di esserci ora, di partecipare e di dar vita ad una

prassi più allargata di quella positività, creatività e speranza che il

cerchio della comunità ha tenute vive in me fino ad ora. La visione

mortifera del futuro sembra prevalere e sembra stravincere ma è solo un

illusione; quella visione, tremendamente efficace nell'avvelenare e

distruggere moralmente e fisicamente le esistenze, non è mai stata così

debole. Nel vacillare delle borse a New York, nelle contraddizioni ed

inefficacia dei governi della paura, si intravede un barlume di luce. è ora

il momento di fare. Nella mortifera pratica del solleticare gli istinti più

bassi di un umanità incerta e smarrita, il sistema cerca poche "ore" (non

importa se realmente saranno anni!) di sopravvivenza in più e lo fa qui da

noi indirizzando la frustrazione popolare contro i più deboli, gli immigrati

e tutti i marginalizzati della società, e ora, con gran sproloquio

compiaciuto di Brunetta, Tremonti, Gelmini (dietro la trionfante regia

dell'"Unto")  contro i fannulloni della cosa pubblica. Già, perche la cosa

pubblica è sicuramente spreco ed inefficienza ma è anche qualcosa di più

pericoloso per i mortiferi architetti del nostro futuro: è il Noi, è un

plurale, è quello spirito che chiamò negli anni '60 gli ultimi della

società, la gente dell'Isolotto, a lottare insieme per una scuola e per una

vita più dignitosa, è ciò che si contrappone fortemente all'Io che non

supera l'orizzonte dei propri bisogni più elementari, a quell'orizzonte

entro il quale l'umanità non ha futuro!


Queste cose ce le siamo dette tante volte in quel prezioso e faticoso

esercizio del mantenere in vita il meglio di noi. E' per questo che vi

invito con forza ad attivarvi perché in ciascun vostro ambito possiate

trasmettere la positività di quel NOI che si vuole distruggere con

finanziario e ideologico accanimento. Propongo fatti concreti in cui mettere

il nostro tempo e la nostra energia, perché il nostro punto di vista possa

confluire nel rivolo di speranze e colori che comincia a scorrere e che

potrebbe diventare un fiume.


Il primo è di partecipare alla manifestazione del 13 ottobre prossimo (vedi

volantino allegato) a difesa della scuola pubblica, nello spirito di

potenziare il meglio della scuola pubblica, di ridiscutere profondamente di

una sua riforma sulla base però di una sua funzione che deve rappresentare

degnamente il NOI. Propongo a tutti di organizzarci per esserci magari anche

informa creativa (chi ha idee?).


La seconda proposta è di un gesto simbolico, di quel simbolismo che, come

abbiamo espresso più volte, diviene gesto concreto e denso di contenuti. In

relazione alla scuola, le serate sul 68 con le foto e i ricordi, mi danno lo

spunto di proporre una provocativa tenda sulla Montagnola che congiunga la

storia di allora, la scuola non c'era e andava costruita, con quella di

oggi, la scuola c'è e và difesa. Secondo me è proprio nel luogo effimero e

temporaneo di quella tenda, per parafrasare Michelucci, che possiamo

ritrovare ancora una volta la forza e la speranza del fare.


 Provato dall'emozione ma felice, vi abbraccio


 Marco  (voce e chitarra nelle 3 serate sul 68 all'Isol8)

Dialogo tra un malato e il suo medico



 

Carissimi,

anni fa avevo scritto questo "pezzo", uscito sulla rivista di medical humanities "Janus" col titolo "Living Will, o Living Wish?". Ero certo che sarebbe finita così, ma sotto sotto conservavo ancora un pò di speranza, se non nei confronti dei massimi sistemi della politica, almeno nel buon senso e nell'interesse delle singole persone che vivono in questo sventurato paese. E invece mi sbagliavo: ormai l'Italia è patria di rassegnati e di drogati dai reality, inermi nei confronti di chiunque, incapaci di svegliarsi da questo letargo tossico nemmeno quando viene minacciato il proprio corpo e la propria anima.

Ve lo propongo come un divertissement  amaro.

L'unico consiglio nuovo che potrei dare al malato dell'articolo (cioè a tutti noi) è: "Scappa, emigra, se puoi.". 

Si salvi chi può.

Franco Toscani

Living will or living wish? Dialogo tra un malato e il suo medico

- Dottore, sono preoccupato. Ormai non sono più giovane, cominciano gli acciacchi e mi sto rendendo conto che prima o poi  anch’io mi ammalerò seriamente e morirò. Alla morte sono anche preparato, ma quello che temo è la sofferenza inutile. Sa, l’accanimento terapeutico eccetera…

- La legge le dà il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento che lei non condivida. Basta dire di no, e i medici si fermano.

- Questo lo so, ma cosa succede se finisco per rimbambirmi, o andare in coma. Ha presente tutti quei vecchietti, più o meno svaniti, in ospizio o in ospedale…Mi vedo già in un letto con gli occhi persi, pieno di tubi, e tutti che tirano dritto. Se mi ritroverò paralizzato, o in coma irreversibile, o con l’Alzheimer, o con un cancro terminale, vorrei essere lasciato morire in pace. Se passa una legge sul Living Will, come in America, vorrei averne uno anch’io da tenere in tasca. Guardi, ne avrei fatto uno, mi dica se va bene.

- Non va bene

- Ma se non l’ha letto..!!

- E’ scritto su un modulo prestampato. Deve essere scritto tutto a mano.

- Ma chi l’ha detto?

- Il Comitato Nazionale per la Bioetica. E poi deve farsi assistere da un medico, che deve controfirmare.

- Va bene. Lo riscrivo a penna. E poi, già che sono qui, mi assista lei. Mi spieghi tutto, così potrò dire di essere stato ben informato, e me lo controfirmi.

- Lo posso fare per le cose che riguardano le malattie generiche. Per quelle specialistiche si deve rivolgere ad uno specialista.

- A chi, ad un oncologo?

- Se si aspetta che le venga un cancro, sì. Ma potrebbe prendere anche qualche altra malattia. Vediamo un po’.. Direi che dovrebbe anche consultare un neurologo per le malattie neurologiche, ma anche un cardiologo, sapesse quanti infarti ci sono ancora! Ma anche un ematologo. E un rianimatore. E un infettivologo per l’AIDS, e un geriatra, e un otorinolaringoiatra. Naturalmente anche pneumologo e nefrologo. E.…

- Ho capito, da ogni specialista possibile!

- No, direi che si potrebbero escludere il pediatra e il ginecologo.

- Ci perderò almeno un mese.

- Ogni anno. Non vorrà che un documento così grave non abbia una scadenza. Metta che dopo averlo scritto si scopre una nuova cura: si giocherebbe la possibilità di approfittarne.

- Ma io ho scritto “malattia terminale”, “condizioni irreversibili” ecc. Se non lo sono più e mi si può guarire e far vivere bene, è ovvio che…

- Non è ovvio un bel niente. La data di scadenza ce l’ha perfino l’acqua minerale! E poi, guardi che ha scritto delle cose che non stanno né in cielo né in terra: ad esempio che non vuole la nutrizione artificiale.

- E perché non dovrei? Non voglio tubi, non voglio essere nutrito a forza, non voglio gli antibiotici se mi viene una polmonite. Voglio solo che se ho dolore mi venga data della morfina e che mi si lasci morire in pace. E poi cosa c’entra: potrò ben fare come mi pare..?!

- No. Non può chiedere cose che contraddicono il diritto positivo, le regole di pratica medica, la deontologia medica.

- E come faccio a sapere se contraddicono o meno il diritto positivo?

- Basta chiederlo al medico. O al prete. Però cattolico, altrimenti non vale. Può rifiutare solo le terapie sproporzionate o straordinarie. Rifiutarne altre comporterebbe una finalità eutanasica.

- Ma sta scherzando? Che senso avrebbe nutrirmi per tenermi in una vita da vegetale!

- La nutrizione non è “terapia”, e quindi non può rifiutarla. E anche sull’antibiotico avrei da ridire. E’ chiaramente un mezzo tutt’altro che straordinario.

- E il sangue, allora? Non mi dirà che le trasfusioni non sono ordinarie! Mettiamo che diventi  Testimone di Geova.

- Sconsiglio vivamente. In Italia, per le minoranze non è aria. Raccomanderei piuttosto una iscrizione all’Opus Dei. Comunque, se vuole essere sicuro di venir preso sul serio deve scrivere che non vuole che le siano fatti interventi sproporzionati che palesemente costituiscano accanimento terapeutico.

- Cioè?

- Ad esempio, che se ha un cancro terminale e le viene un infartaccio, non la si sottoponga a by-pass, o che, con un Alzheimer avanzatissimo non le sia fatta una chemioterapia di terzo livello se le viene anche un cancro del pancreas.

- Ma io non voglio nemmeno che mi si facciano un sacco di altre cose..!!

- Si accontenti. Piuttosto che niente è meglio piuttosto.

- Mi accontenterò pensando che almeno le situazioni più demenziali mi saranno risparmiate.

- Dipende.

- Come “dipende”! Sono o non sono “direttive anticipate”? Una “direttiva” è una cosa che dirige, che obbliga a fare. Una specie di “ordine” che va eseguito. O no? Se i medici non ubbidiscono finiscono in galera!!

- No. Non sono “direttive anticipate” ma “Dichiarazioni anticipate di trattamento”. Il CNB dice che nella Convenzione di Oviedo, in inglese le hanno chiamate “whishes” cioè desideri. Un conto è ordinare, un’altro desiderare. Uno può desiderare ciò che vuole e dichiararlo quanto gli pare. Se vado in mezzo ad uno stadio e dichiaro che detesto il calcio dovrei aspettarmi che venga sospesa la partita? Con le direttive si “fa fare”, con le dichiarazioni si “fa conoscere”. Non crederà che si possa obbligare un medico ad accontentare qualsiasi desiderio, e di chiunque per giunta! E poi, chi è incapace di intendere e volere di solito non è in grado di pretendere né di obbligare nessuno.

- Immagino che la persona che ho nominato come fiduciario si premurerà di esigere che i miei desideri, oltretutto gli ultimi, siano esauditi.

- Sbagliato. I compiti del fiduciario - le leggo testualmente - “dovrebbero esclusivamente riassumersi nell’individuazione, in costante dialogo e confronto con i medici curanti, del miglior interesse del paziente divenuto incapace di intendere e di volere, a partire dalle indicazioni lasciate da costui nelle sue dichiarazioni anticipate.”

- Vede che è come dicevo io? Il fiduciario è quello che individua qual’è la cosa che va meglio per me!

- E allora? Quand’anche l’avesse individuata, il medico non lo può obbligare: deve semplicemente concordare con lui la via concreta da seguire. E per concordare si deve essere d’accordo in due. E se il medico non è d’accordo, farà quello che crede meglio fare.

- Devo quindi solo sperare di trovare un medico che la pensa come me?

- Esatto. Ma cosa credeva, che veramente il potere di decisione sarebbe stato lasciato a gente come lei? Inesperti e ignoranti, che solo perché hanno letto l’inserto Salute del giornale credono di sapere cosa sia meglio per loro? Ma mi faccia il piacere! Il documento del CNB indica chiaramente che i desideri devono essere tenuti in considerazione ma che questo non significa che debbano essere soddisfatti. Un medico non può essere costretto a fare cose che non condivide. I suoi desideri, li terrà in considerazione per quel tanto che meritano, e ,nel caso non li esaudisca,  ne scriverà in cartella le motivazioni. Certo che dipende da chi è il medico: la valutazione degli eventi di fine vita si basa sostanzialmente sul suo modo di pensare, sulla sua etica. Ma vada tranquillo, io la penso come lei, e le prometto di accontentarla.

- E se lei è in ferie, o ammalato, o muore prima di me..?

- Ahimè!

- Come sarebbe!!?? Mi sta dicendo che il mio Living Will è una lettera a Babbo Natale ma che chi decide quali regali comprare resta sempre il medico? Oltre tutto un medico che magari è lì solo per caso, o perché è di turno? Se non se la sente di accontentarmi, che giri il problema a qualcun altro meglio disposto!!

- Ma si rende conto di quello che dice? Secondo lei, se mi venisse a chiedere di ammazzare sua moglie, invece di cacciarla a pedate, dovrei dirle no grazie non me la sento e darle il numero di telefono del killer che abita al piano di sotto?

- Ma allora se questo documento non mi garantisce un bel niente, cosa devo fare per evitare una morte lenta e indegna? Suicidarmi?

- Potrebbe essere una soluzione. Ma chi è in stato terminale confuso o in coma, di solito non ci riesce. Le suggerirei di diventare terminale la settimana di Ferragosto. Sono via tutti, fa caldo e nessuno ha voglia di discutere. Non si fa ricoverare così chiameranno me, che sono qui perché vado in ferie in giugno. E’ molto probabile che non le farei l’antibiotico, non le metterei una sonda nasogastrica per nutrirla, non la risusciterei se andrà in arresto cardiaco, non le farei una trasfusione....

- Come sarebbe a dire “è molto probabile”...?

- Bè, da qui ad allora potrei cambiare opinione.



Franco Toscani è responsabile medico della sezione Terapia del dolore e Cure Palliative dell'ospedale di Cremona.

(Urbano, mailing listi di Libera Uscita)

Dialogo tra un malato e il suo medico



 

Carissimi,

anni fa avevo scritto questo "pezzo", uscito sulla rivista di medical humanities "Janus" col titolo "Living Will, o Living Wish?". Ero certo che sarebbe finita così, ma sotto sotto conservavo ancora un pò di speranza, se non nei confronti dei massimi sistemi della politica, almeno nel buon senso e nell'interesse delle singole persone che vivono in questo sventurato paese. E invece mi sbagliavo: ormai l'Italia è patria di rassegnati e di drogati dai reality, inermi nei confronti di chiunque, incapaci di svegliarsi da questo letargo tossico nemmeno quando viene minacciato il proprio corpo e la propria anima.

Ve lo propongo come un divertissement  amaro.

L'unico consiglio nuovo che potrei dare al malato dell'articolo (cioè a tutti noi) è: "Scappa, emigra, se puoi.". 

Si salvi chi può.

Franco Toscani

Living will or living wish? Dialogo tra un malato e il suo medico

- Dottore, sono preoccupato. Ormai non sono più giovane, cominciano gli acciacchi e mi sto rendendo conto che prima o poi  anch’io mi ammalerò seriamente e morirò. Alla morte sono anche preparato, ma quello che temo è la sofferenza inutile. Sa, l’accanimento terapeutico eccetera…

- La legge le dà il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento che lei non condivida. Basta dire di no, e i medici si fermano.

- Questo lo so, ma cosa succede se finisco per rimbambirmi, o andare in coma. Ha presente tutti quei vecchietti, più o meno svaniti, in ospizio o in ospedale…Mi vedo già in un letto con gli occhi persi, pieno di tubi, e tutti che tirano dritto. Se mi ritroverò paralizzato, o in coma irreversibile, o con l’Alzheimer, o con un cancro terminale, vorrei essere lasciato morire in pace. Se passa una legge sul Living Will, come in America, vorrei averne uno anch’io da tenere in tasca. Guardi, ne avrei fatto uno, mi dica se va bene.

- Non va bene

- Ma se non l’ha letto..!!

- E’ scritto su un modulo prestampato. Deve essere scritto tutto a mano.

- Ma chi l’ha detto?

- Il Comitato Nazionale per la Bioetica. E poi deve farsi assistere da un medico, che deve controfirmare.

- Va bene. Lo riscrivo a penna. E poi, già che sono qui, mi assista lei. Mi spieghi tutto, così potrò dire di essere stato ben informato, e me lo controfirmi.

- Lo posso fare per le cose che riguardano le malattie generiche. Per quelle specialistiche si deve rivolgere ad uno specialista.

- A chi, ad un oncologo?

- Se si aspetta che le venga un cancro, sì. Ma potrebbe prendere anche qualche altra malattia. Vediamo un po’.. Direi che dovrebbe anche consultare un neurologo per le malattie neurologiche, ma anche un cardiologo, sapesse quanti infarti ci sono ancora! Ma anche un ematologo. E un rianimatore. E un infettivologo per l’AIDS, e un geriatra, e un otorinolaringoiatra. Naturalmente anche pneumologo e nefrologo. E.…

- Ho capito, da ogni specialista possibile!

- No, direi che si potrebbero escludere il pediatra e il ginecologo.

- Ci perderò almeno un mese.

- Ogni anno. Non vorrà che un documento così grave non abbia una scadenza. Metta che dopo averlo scritto si scopre una nuova cura: si giocherebbe la possibilità di approfittarne.

- Ma io ho scritto “malattia terminale”, “condizioni irreversibili” ecc. Se non lo sono più e mi si può guarire e far vivere bene, è ovvio che…

- Non è ovvio un bel niente. La data di scadenza ce l’ha perfino l’acqua minerale! E poi, guardi che ha scritto delle cose che non stanno né in cielo né in terra: ad esempio che non vuole la nutrizione artificiale.

- E perché non dovrei? Non voglio tubi, non voglio essere nutrito a forza, non voglio gli antibiotici se mi viene una polmonite. Voglio solo che se ho dolore mi venga data della morfina e che mi si lasci morire in pace. E poi cosa c’entra: potrò ben fare come mi pare..?!

- No. Non può chiedere cose che contraddicono il diritto positivo, le regole di pratica medica, la deontologia medica.

- E come faccio a sapere se contraddicono o meno il diritto positivo?

- Basta chiederlo al medico. O al prete. Però cattolico, altrimenti non vale. Può rifiutare solo le terapie sproporzionate o straordinarie. Rifiutarne altre comporterebbe una finalità eutanasica.

- Ma sta scherzando? Che senso avrebbe nutrirmi per tenermi in una vita da vegetale!

- La nutrizione non è “terapia”, e quindi non può rifiutarla. E anche sull’antibiotico avrei da ridire. E’ chiaramente un mezzo tutt’altro che straordinario.

- E il sangue, allora? Non mi dirà che le trasfusioni non sono ordinarie! Mettiamo che diventi  Testimone di Geova.

- Sconsiglio vivamente. In Italia, per le minoranze non è aria. Raccomanderei piuttosto una iscrizione all’Opus Dei. Comunque, se vuole essere sicuro di venir preso sul serio deve scrivere che non vuole che le siano fatti interventi sproporzionati che palesemente costituiscano accanimento terapeutico.

- Cioè?

- Ad esempio, che se ha un cancro terminale e le viene un infartaccio, non la si sottoponga a by-pass, o che, con un Alzheimer avanzatissimo non le sia fatta una chemioterapia di terzo livello se le viene anche un cancro del pancreas.

- Ma io non voglio nemmeno che mi si facciano un sacco di altre cose..!!

- Si accontenti. Piuttosto che niente è meglio piuttosto.

- Mi accontenterò pensando che almeno le situazioni più demenziali mi saranno risparmiate.

- Dipende.

- Come “dipende”! Sono o non sono “direttive anticipate”? Una “direttiva” è una cosa che dirige, che obbliga a fare. Una specie di “ordine” che va eseguito. O no? Se i medici non ubbidiscono finiscono in galera!!

- No. Non sono “direttive anticipate” ma “Dichiarazioni anticipate di trattamento”. Il CNB dice che nella Convenzione di Oviedo, in inglese le hanno chiamate “whishes” cioè desideri. Un conto è ordinare, un’altro desiderare. Uno può desiderare ciò che vuole e dichiararlo quanto gli pare. Se vado in mezzo ad uno stadio e dichiaro che detesto il calcio dovrei aspettarmi che venga sospesa la partita? Con le direttive si “fa fare”, con le dichiarazioni si “fa conoscere”. Non crederà che si possa obbligare un medico ad accontentare qualsiasi desiderio, e di chiunque per giunta! E poi, chi è incapace di intendere e volere di solito non è in grado di pretendere né di obbligare nessuno.

- Immagino che la persona che ho nominato come fiduciario si premurerà di esigere che i miei desideri, oltretutto gli ultimi, siano esauditi.

- Sbagliato. I compiti del fiduciario - le leggo testualmente - “dovrebbero esclusivamente riassumersi nell’individuazione, in costante dialogo e confronto con i medici curanti, del miglior interesse del paziente divenuto incapace di intendere e di volere, a partire dalle indicazioni lasciate da costui nelle sue dichiarazioni anticipate.”

- Vede che è come dicevo io? Il fiduciario è quello che individua qual’è la cosa che va meglio per me!

- E allora? Quand’anche l’avesse individuata, il medico non lo può obbligare: deve semplicemente concordare con lui la via concreta da seguire. E per concordare si deve essere d’accordo in due. E se il medico non è d’accordo, farà quello che crede meglio fare.

- Devo quindi solo sperare di trovare un medico che la pensa come me?

- Esatto. Ma cosa credeva, che veramente il potere di decisione sarebbe stato lasciato a gente come lei? Inesperti e ignoranti, che solo perché hanno letto l’inserto Salute del giornale credono di sapere cosa sia meglio per loro? Ma mi faccia il piacere! Il documento del CNB indica chiaramente che i desideri devono essere tenuti in considerazione ma che questo non significa che debbano essere soddisfatti. Un medico non può essere costretto a fare cose che non condivide. I suoi desideri, li terrà in considerazione per quel tanto che meritano, e ,nel caso non li esaudisca,  ne scriverà in cartella le motivazioni. Certo che dipende da chi è il medico: la valutazione degli eventi di fine vita si basa sostanzialmente sul suo modo di pensare, sulla sua etica. Ma vada tranquillo, io la penso come lei, e le prometto di accontentarla.

- E se lei è in ferie, o ammalato, o muore prima di me..?

- Ahimè!

- Come sarebbe!!?? Mi sta dicendo che il mio Living Will è una lettera a Babbo Natale ma che chi decide quali regali comprare resta sempre il medico? Oltre tutto un medico che magari è lì solo per caso, o perché è di turno? Se non se la sente di accontentarmi, che giri il problema a qualcun altro meglio disposto!!

- Ma si rende conto di quello che dice? Secondo lei, se mi venisse a chiedere di ammazzare sua moglie, invece di cacciarla a pedate, dovrei dirle no grazie non me la sento e darle il numero di telefono del killer che abita al piano di sotto?

- Ma allora se questo documento non mi garantisce un bel niente, cosa devo fare per evitare una morte lenta e indegna? Suicidarmi?

- Potrebbe essere una soluzione. Ma chi è in stato terminale confuso o in coma, di solito non ci riesce. Le suggerirei di diventare terminale la settimana di Ferragosto. Sono via tutti, fa caldo e nessuno ha voglia di discutere. Non si fa ricoverare così chiameranno me, che sono qui perché vado in ferie in giugno. E’ molto probabile che non le farei l’antibiotico, non le metterei una sonda nasogastrica per nutrirla, non la risusciterei se andrà in arresto cardiaco, non le farei una trasfusione....

- Come sarebbe a dire “è molto probabile”...?

- Bè, da qui ad allora potrei cambiare opinione.



Franco Toscani è responsabile medico della sezione Terapia del dolore e Cure Palliative dell'ospedale di Cremona.

(Urbano, mailing listi di Libera Uscita)

mercoledì 1 ottobre 2008

leggere il 68 con gli occhi di oggi

Canzoni del 68


cantate in piazza Isolotto, al circolo Arci di via Maccari, alle baracche verdi di via degli Aceri

 il 25,26,27 settembre.


http://it.youtube.com/watch?v=Lm924VE5Je8

Silvia: We shall overcome


http://it.youtube.com/watch?v=YbrSK-VKNaM

Giacomo, Marco, Michele: I tessitori di Lione, dio è morto.


http://it.youtube.com/watch?v=HjAbAZqJDGY

Il disertore, presentata da Giacomo


http://it.youtube.com/watch?v=5-vL7cBor-o

contessa: marco giacomo michele e compagnia


http://it.youtube.com/watch?v=o04sXafyHV4

Morti di Reggio Emilia:  Marco


http://it.youtube.com/watch?v=YB5IDVHmSfk

C'era un ragazzo che come me

Giacomo, Marco, Michele


(Urbano)

leggere il 68 con gli occhi di oggi

Canzoni del 68


cantate in piazza Isolotto, al circolo Arci di via Maccari, alle baracche verdi di via degli Aceri

 il 25,26,27 settembre.


http://it.youtube.com/watch?v=Lm924VE5Je8

Silvia: We shall overcome


http://it.youtube.com/watch?v=YbrSK-VKNaM

Giacomo, Marco, Michele: I tessitori di Lione, dio è morto.


http://it.youtube.com/watch?v=HjAbAZqJDGY

Il disertore, presentata da Giacomo


http://it.youtube.com/watch?v=5-vL7cBor-o

contessa: marco giacomo michele e compagnia


http://it.youtube.com/watch?v=o04sXafyHV4

Morti di Reggio Emilia:  Marco


http://it.youtube.com/watch?v=YB5IDVHmSfk

C'era un ragazzo che come me

Giacomo, Marco, Michele


(Urbano)