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martedì 24 settembre 2013

IL MERCATO DEL LIBERO SCAMBIO


COMUNITA’ ISOLOTTO
CENTRO EDUCATIVO POPOLARE


 IL MERCATO DEL LIBERO SCAMBIO
Bandito il denaro: una giornata dedicata al baratto

“SenzaMoneta” è il titolo dell’evento promosso e realizzato dalla Cooperativa Cepiss Onlus col patrocinio del Comune di Firenze e del Quartiere 4. L’appuntamento di Sabato 28 settembre è la terza edizione e vede la collaborazione della Comunità dell’Isolotto.
 A partire dalle 16.00 nella pista di pattinaggio adiacente alle famose “baracche verdi”  prenderà vita un mercato che non segue la logica della compravendita, dove non ci sarà bisogno di aprire i portafogli o di frugare nelle tasche alle ricerca di spiccioli.
Il gioco è semplice, chiunque può prendervi parte ed è tutto rigorosamente gratis!
Si può scambiare qualsiasi cosa, materiale e non: vestiti e oggetti vari ma anche competenze, conoscenze e servizi. Le cose che a noi non servono più e che ingombrano le nostre cantine potranno così riciclarsi e riacquistare valore. I termini dello scambio vengono stabiliti sul momento con l’unica condizione che siano ben accetti agli attori del baratto.
La giornata prevede il coinvolgimento ed uno scambio di conoscenza- animazioni-esperienze fra i tanti gruppi ed associazioni che svolgono la loro attività alle baracche
Verdi (Teatro, Yoga, Coro, Musica, Danze , CEP, Alcoolisti anonimi…e molti altri).
Si può così decidere di donare un’azione, intesa come scambio comunicativo ad esempio un invito a cena o la declamazione di una poesia; oppure un gesto, un abbraccio, un consiglio, qualsiasi cosa che non richieda l’attribuzione di un prezzo, lontana dalle logiche di mercato. Inoltre allestiremo una merenda sociale e socializzante con quanto portato dai partecipanti!.
Vi aspettiamo.

Per qualsiasi informazione sull’evento o per prenotare uno spazio espositivo si può inviare una mail a segreteria@cepisscoop.it o telefonare allo 055 782922.  

venerdì 20 settembre 2013

L'archivio storico delle Comunità di base (CDB) italiane

Domenica 22 gennaio 2013, assemblea, via degli aceri 1, ore 10,30.
Scriveva Enzo in un suo saggio:
"La memoria del vivere sociale ha una grande vitalità generativa: produce identità collettiva, tesse la trama del tessuto relazionale della città,
 crea di continuo comunità solidali  e ostacola i germi distruttivi della frantumazione egoistica. E' come la vitalità propria del seme: può restare
 a lungo apparentemente inattiva, a causa di contingenze storiche che ne impediscono lo sviluppo o la visibilità, ma è sempre pronta a esplodere
 in nuove fioriture, e inoltre, come avviene nei pollini, è racchiusa in forme piccole e leggerissime che possono essere trasportate lontano dal vento
E’ una convinzione che ci deriva dall’esperienza di vita. "
DOMENICA PROSSIMA, ALL'INCONTRO DELLA COMUNITA' DELL'ISOLOTTO, VIA DEGLI A CERI 1  ORE 10,30
verrà presentato  e socilizzato il bel lavoro realizzato dal CEP sull' archivio storico delle CdB italiane: I risultati di  Un anno di ricerche, contatti, operatività e la riflessione sulla possibilità di continuare un impegno che non è terminato e deve essere completato. 

mercoledì 18 settembre 2013

La piazza dell'Isolotto


In questo periodo il Quartiere dell'Isolotto ha all'ordine del giorno una consultazione pubblica relativa alla riprogettazione della piazza dell'Isolotto, quella stessa che ha visto per 40 anni la Comunità ivi riunita domenica dopo domenica. Questo è un primo contributo che viene dal nostro interno.

Comunità dell’Isolotto
Via degli Aceri 1 – Firenze
comis@videosoft.it

Contributo della Comunità dell’Isolotto in merito al “percorso partecipativo”
sulla riprogettazione della piazza dell’Isolotto
settembre 2013

Premessa: la Comunità dell’Isolotto, in merito alla riprogettazione della Piazza dell’Isolotto, ha maturato le valutazioni e le istanze che presenta in questo contributo a partire da una esperienza di vita e di conoscenza della piazza, del quartiere e della popolazione che ci vive, che va dal lontano 1954 ad oggi. Inoltre la Comunità ha partecipato a tutti gli incontri pubblici “Idee in Piazza” organizzati dal Quartiere 4 e dal Comune di Firenze ed ha attivato dei momenti di riflessione specifici e di confronto al suo interno per pervenire alle considerazioni condivise qui riportate. 

La Comunità dell’Isolotto e la Piazza: la Comunità dell’Isolotto, che per tantissimi anni ha celebrato l’assemblea eucaristica nella piazza dell’Isolotto e testimoniato in questo spazio “oltre i confini”, la propria esperienza evangelica e sociale, così ha scritto della piazza:
“La piazza, il crocicchio della quotidianità, come luogo ideale per l’espressione della fede della comunità cristiana.
La piazza non necessariamente in quanto luogo fisico ma come dimensione dell’annuncio, della testimonianza e della celebrazione.
La piazza come rinuncia al possesso esclusivo della verità, come capacità di confrontarsi alla pari, senza pretese di superiorità, con tutte le religioni e culture, come premessa per un intreccio fecondo fede-politica-vita quotidiana.
La piazza come uscire dal tempio, non avere luogo dove posare il capo, collocare il Vangelo e la testimonianza di fede sulle strade delle donne e degli uomini di oggi, disinteressatamente, senza proselitismi. Del resto anche la cultura e la politica hanno bisogno di uscire dai loro “templi” o “palazzi” e di tornare in mezzo alla gente …” [tratto da in “Oltre i confini. Ed LEF, 1995].
Il riprogettare insieme questa piazza non può dunque prescindere, per noi, dalla storia del nostro quartiere e dall’impegno a dare continuità al cammino e ai valori che in essa hanno testimoniato tante donne e uomini del territorio e non solo: perché tante sono state le voci che da tutto il mondo hanno intrecciato con noi in questa piazza, esperienze, speranze, impegno, solidarietà.
Progettiamo dunque una piazza che continui ad essere, e sempre meglio, luogo di incontro tra le culture, le diversità, le generazioni e spazio di condivisione che possa continuare a seminare e a coltivare speranza e futuro.

Contributi, riflessioni, idee:

1.     Piazza come luogo di incontro e di socialità: riteniamo che la piazza dell’Isolotto debba mantenere, sviluppare e valorizzare la sua caratteristica di luogo pubblico aperto all’incontro, alla socialità e all’intreccio di relazioni. In questo senso crediamo sia importante:
a.     mantenere e potenziare il mercato, le attività commerciali e i servizi presenti sotto i portici e nella parte attualmente pedonale;
b.     risistemare le zone verdi della piazza attrezzandole per la loro reale fruibilità da parte dei bambini, degli anziani e di tutti i cittadini;
c.     sviluppare strutture che consentano nuove attività di socialità attualmente non presenti: pensiamo per esempio alla possibilità di dotare la piazza di quanto serve per realizzare piccole attività culturali o spettacoli da parte delle scuole e delle realtà associative/ culturali/ricreative presenti nel quartiere (strutture semplici e leggere, ad esempio un piccolo anfiteatro, con un minimo di dotazione in termini di illuminazione ed elettricità); ciò consentirebbe di rivitalizzare la piazza anche nelle ore del pomeriggio e della sera.

2.     Piazza, pedonalizzazione, mobilità, ciclabilità e parcheggio:
  • accrescere l’area pedonale mantenendo un’area di parcheggio: pensiamo che debba essere studiata una soluzione che accresca il più possibile l’area pedonale (attualmente, secondo le informazioni fornite dai funzionari del Comune di Firenze, l’area della piazza è per il 35% adibita a spazio pubblico e per 65% a strade e parcheggi) assicurando però quella accessibilità anche veicolare che consenta di non penalizzare la fruizione delle attività commerciali presenti. Suggeriamo di studiare la possibilità di pedonalizzare la parte che va dal sagrato della chiesa a Via dei Ligustri, dai portici fino a Via delle Magnolie.
  • assicurare la continuità tra Viale dei Bambini e Viale dei Pini: suggeriamo di valutare un sottopasso per le auto lungo Via delle Magnolie per assicurare la continuità tra Viale dei Bambini e Viale dei Pini e per ridurre i rischi dovuti al traffico dei veicoli. Tale continuità porterebbe alla realizzazione di una passeggiata verde che va dalla Montagnola alla fine del Viale dei Pini.
  • incrementare la mobilità ciclabile con particolare attenzione ad assicurare la maggior integrazione possibile della rete ciclabile.
  • Parcheggio interrato: qualora per liberare la superficie dalla sosta veicolare e dare più spazio alla dimensione pedonale si ricorresse a parcheggi interrati, riteniamo che questa ipotesi debba essere presa in considerazione a delle condizioni:
    • che l’area del nuovo parcheggio sia individuata nei punti della Piazza attualmente asfaltati o lastricati senza minimamente andare ad incidere sulle due aree ancora a verde presenti e senza pregiudizio delle alberature esistenti;
    • che si tratti di parcheggi pubblici destinati a soddisfare le problematiche di carico/scarico delle merci del mercato e per la sosta diurna e di rotazione rispetto all’accesso alla piazza, da realizzare e mantenere con finanziamenti pubblici.
  • Linea 5 della Tramvia: riteniamo che la linea 5 della tramvia prevista dal Piano Strutturale del Comune di Firenze (e quindi realizzabile in futuro, data la durata lunga di questo strumento urbanistico e le sue caratteristiche prescrittive) non sia una infrastruttura realmente necessaria – anche in termini di rapporto costi/benefici/impatto ambientale, e soprattutto pensiamo che non sia adatta al contesto dell’”Isolotto storico” e del parco delle Cascine. Come da più parti è stato rilevato e come è stato segnalato anche dal Quartiere 4 in occasione delle osservazioni al Piano Strutturale, il tratto che va da Via Libero Andreotti a Via delle Magnolie (e quindi alla piazza dell’Isolotto) non è in grado di sopportare una tale struttura. Inoltre il breve tratto di collegamento fra la passerella pedonale delle Cascine e la linea 1 può essere molto più facilmente garantita, se necessario, con una linea di bus navetta di piccole dimensioni. Vi sono poi almeno altre due criticità: la prima riguarda il fatto che la linea 5 entrerebbe nel parco delle Cascine per la seconda volta andando a “ferire” nuovamente il polmone verde della città; la seconda riguarda il nodo complesso del sottopasso ferroviario in prossimità di Piazza Puccini, dove esiste già una rete ferroviaria usata come linea di area metropolitana che porta alla Stazione di Porta a Prato-Leopolda. 

3.     Un progetto di Piazza che mantenga e rispetti le proprie origini, la propria storia di quartiere operaio e popolare: la piazza dell’Isolotto ha una precisa identità storica di quartiere operaio e popolare; riteniamo essenziale che nella sua ri-progettazione si tenga conto di questa identità, con un progetto bello ma non faraonico, nuovo e aperto al futuro ma “non piovuto dallo spazio” o avulso dal suo contesto storico-sociale.
      In questo senso suggeriamo anche cura e attenzione agli arredi e ai materiali.
           
4.     La Piazza è un tutt’uno con l’area circostante: ognuno di noi pensa e vive la piazza come un tutt’uno rispetto all’area circostante e al quartiere; la Piazza dell’Isolotto quindi non può essere pensata (e ripensata) senza tener conto delle aree circostanti e in particolare il Viale dei Pini e il Viale dei Bambini, i lungarni, la passerella e le Cascine. Riteniamo che debba essere assicurata la continuità tra il Viale dei Bambini e il Viale dei Pini.

5.     La Piazza come luogo bello: nel ripensare la piazza chiediamo che sia un luogo bello, perché la bellezza delle forme architettoniche ed urbanistiche è qualità del vivere, è fonte di salute e di benessere.  

6.     La Piazza e l’attenzione al verde: una caratteristica fondamentale e preziosa del nostro quartiere è il suo essere un luogo verde. Il verde e gli alberi sono di per sé elementi importanti della bellezza e del benessere di questo quartiere. Riteniamo importante che i due attuali spazi di verde - oggi piuttosto trascurati – siano ripensati per essere valorizzati e attrezzati come spazi per i giochi dei bambini, per l’incontro delle persone e degli anziani; e connessi al più generale sistema del verde e delle alberature del quartiere.

7.     Una Piazza a misura di persona, attenta ai bisogni delle persone: nel ripensare la piazza riteniamo che sia importante che sia fatta attenzione ad un’altra caratteristica fondamentale e preziosa del nostro quartiere che è il suo essere a misura di persona, di ciascuna persona, a partire dai più deboli: bambini, anziani, disabili (attenzione alle dimensioni, alla accessibilità delle strutture… ). La vivibilità della piazza è assicurata anche attraverso l’attenzione a piccoli ma importanti “dettagli”:
  • è molto utile il recupero della fontana di acqua potabile o la realizzazione di un fontanello;
  • è essenziale la realizzazione di un bagno pubblico;
  • accessibilità dei disabili e in genere anche di persone anziane che camminano con difficoltà, di carrozzine, ecc
  • realizzazione di strutture ludiche leggere per bambini, giovani e anziani (spazi per calcetto, “pallaio”, ecc).

8.     Un progetto pensato in modo unitario, ma realizzabile e finanziabile anche a moduli.


martedì 17 settembre 2013

Guerra, immigrazione, laicità



Comunità dell’Isolotto - Domenica 15 settembre 2013
Parole e gesti del nuovo papa di fronte ai grandi temi del nostro impegno e resistenza dal basso : guerra - immigrazione - laicità , in che modo ci coinvolgono?
Alcuni interrogativi ed osservazioni:( Luciana)
Di fronte all’evolversi della situazione in medio oriente sono sconcertata dagli avvenimenti attuali. Libero Quirico, il giornalista tornato dopo l’ esperienza di sequestro in Siria, mostra anch’egli tutto il suo sconcerto: l’aggressività  del potere e l’aggressività delle fazioni Jaidiste hanno tolto di mano ai movimenti di liberazione popolari la speranza della prima ora. Vediamo sbarcare profughi da ogni parte che affrontano il dramma della sopravvivenza scappando. Di fronte a questi eventi le scelte dei “ poteri” – siano essi governi o chiese e religioni – non sono indifferenti. Ritengo che i gesti dell’attuale papa per affermare il principio della pace contro l’intervento armato e la scelta della Bonino e del nostro governo insieme ad altri governi europei siano significative : tutto ciò ha prodotto un ridimensionamento del bellicismo anche all’interno di governi come quello inglese, francese, americano…..tutto ciò è stato impossibile realizzarlo quando a marciare per la pace e contro la guerra eravamo noi dei movimenti di base, le nostre mobilitazioni sembravano destinate al fallimento ma la resistenza è stata tenace e secondo me feconda perché ha prodotto in occidente i cambiamenti di cultura, mentalità e scelte politiche  che oggi registriamo. Penso che questi gesti compiuti da tali istituzioni vadano sostenuti e soprattutto vadano sostenute le persone che nelle varie istituzioni si stanno mettendo in gioco con tali scelte che fra l’altro contribuiscono a far crescere la cultura della pace, della nonviolenza, dell’accoglienza, della dialettica sociale. Non dimentichiamo gli anni bui dei leghismi e dei berlusconismi che hanno dato fiato a quella vasta fetta della società civile che ha sfoderato le armi del razzismo e delle violenze di tutti i generi, tuttora molto presente ed aggressiva. Allora mi interrogo se e come  partecipare per dare ancora una volta un nostro contributo, perché non è nel nostro DNA rimanere indifferenti.Vedo masse di persone che riempiono le piazze per aderire ad una mobilitazione contro l’intervento e la guerra su chiamata del papa ,considero queste mobilitazioni un valore ma….(non per fare dei distinguo ma per riflettere), le piazze auto organizzate, autogestite, automobilitate sono un’altra cosa. Là la mobilitazione  ha sempre il rischio  di masse che si spostano  dietro al mito di turno….di qua si tratta di un insieme di persone consapevoli e responsabili che possono essere o no nel giusto ma che sono capaci di compiere gesti e scelte elaborate  laicamente  secondo convinzioni maturate anche personalmente oltre che collettivamente.Oggi dunque non sento l’urgenza di allinearmi con le manifestazioni in atto, bene che ci siano e che coinvolgano più gente possibile, ma sento il bisogno di cercare percorsi che ci impegnino , nella nostra pochezza , a compiere ………..ancora una volta scelte che facciano crescere le consapevolezze…ma quali? Come? Dove? Non ho risposte: forse  alcune le ritroviamo nei contenuti dei tanti incontri domenicali, forse  nella nostra storia personale e comunitaria   e nelle esperienze che abbiamo fatto negli anni   ( Vietnam, Cile, movimenti di liberazione, America latina…) forse  nei messaggi di un cammino di liberazione personale e comunitario che ha avuto come riferimento educativo la bibbia e il vangelo, forse…… Consapevoli che le situazioni si evolvono e che l’oggi non è come ieri e non sarà come domani,proviamo a cercare di capire…

LA GUERRA E LA PACE
Dal libro del profeta Isaia - Capitolo 2
 La pace perpetua: Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.

 Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
“Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri”.
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore.

Dal  libro del profeta Isaia, capitolo 11
      Il discendente di Davide 

Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
     Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
    ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l’orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
      Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.


Appunti per il Forum contro la guerra – Firenze febbraio 2005
di Enzo Mazzi

L’ampiezza e la profondità che ha raggiunto il movimento di opposizione alla guerra può avere conseguenze storiche sulle nostre culture.
Intanto va detto che è il frutto di un impegno per la pace che viene da lontano. L’attuale movimento contro la guerra non nasce dal nulla. Si alimenta di tutte le fonti e perfino di tutte le più piccole gocce di rugiada di pace scaturite nel tempo. Nulla è perduto di ciò che ha prodotto l’impegno per la pace. Il pacifismo è un processo storico. I suoi traguardi non sono mai segnati solo dalle contingenze. Oggi il nostro obbiettivo è fermare questa guerra da incubo. Su questo siamo determinati e concentriamo tutti gli sforzi. Ma la nostra stella polare è oltre. Duemilacinquecento anni fa la indicò il profeta Isaia: la giustizia cingerà i popoli, fonderanno le spade e ne faranno aratri, il lupo dimorerà presso l’agnello e un bambino lattante giocherà nel covo dell’aspide.
Dove ha attinto questa lucida visione profetica? Dalla saggezza dei secoli alimentata da una spinta vitale proveniente dal Dna della specie. E’ la stessa saggezza a cui il Vangelo ha attinto il suo messaggio essenziale: la pace in terra bisogna volerla (pace in terra agli uomini di buona volontà) perché sono felici e produttori di felicità i figli di Dio costruttori di pace e bisogna volerla fino ad amare i propri nemici (beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio). E’ a questo messaggio che sta tornando finalmente in massa, così almeno sembra, quella stessa cultura cattolica che tante volte nella storia anche recente purtroppo da quello stesso messaggio si era disastrosamente allontanata.
La pace è impressa nel nostro profondo e forse nel profondo stesso dell’universo. La pace è la stoffa di cui è fatta tutta la realtà. La pace è l’orma profonda del cammino umano, contro ogni apparenza contraria.
Qualcuno chiama in causa il dono di Dio. Ci sto anch’io e con forza, purché quando si dice dono di Dio non s’intenda un dono dall’alto di un Dio onnipotente che obbiettivamente deresponsabilizza lo sforzo umano. Siamo in molti ormai a pensare Dio in modo nuovo, fuori dall’orizzonte culturale dell’onnipotenza, della fissità trascendentale, del tipo di religione che si pone come unica depositaria del senso della esistenza umana e cosmica. E’ bello pensare la pace come dono e non come possesso di cui possiamo disporre, come dono prezioso che ci è affidato insieme alla vita. E’ fecondo considerare la pace come compito di responsabilità che ci sta sempre davanti, come obbiettivo sempre più grande di tutte le nostre conquiste storiche che però di tali conquiste si avvale.
Dall’opposizione a questa guerra per motivi contingenti noi puntiamo all’ambizioso ma urgente traguardo della opposizione a qualsiasi guerra. E’ il superamento della guerra come sistema che ci interessa. La guerra è da bandire perché crea vittime ma anche perché soffoca la vita dell'intero pianeta in quanto sistema e divora l'esistenza anche quando non dà spettacolo di orrendi massacri. La guerra è da bandire come cultura di dominio: il dominio del Nord verso il resto del pianeta. La guerra è da bandire come motore dello sviluppo e della ricchezza delle nazioni ricche e insieme come generatrice di povertà e fame. La propaganda mediatica che da mesi terrorizza il mondo con le minacce di guerra infinita ci distrae dal fatto che siamo già in una guerra infinita e globale. Il sistema guerra penetra e inquina tutti i sistemi culturali e anche religiosi. Bisogna disinquinare le nostre culture e le nostre religioni. Questo è vero un po’ da sempre. Ma oggi, nell’epoca delle armi atomiche, chimiche e batteriologiche l’utopia di Isaia è l’unica razionalità rimasta in piedi. La razionalità della guerra, che un tempo poteva avere qualche senso, è divenuta ormai follia pura. E’ follia non solo scatenare la guerra ma lo stesso pensare la guerra, preparare la guerra, tenere negli arsenali militari armi capaci di distruggere centinaia di volte la faccia della terra. L’angelo San Michele, archetipo della nostra cultura, che per salvare la vergine affronta e uccide il drago, oggi brandisce una spada talmente potente e distruttiva che insieme al drago uccide la vergine e se stesso. L’analisi di Franco Fornari mi sembra molto attinente.
Di fronte a tutto questo non ci sono alternative se non una profonda trasformazione culturale. E’ la pace come cultura e come sistema che ci interessa. Vogliamo che la giustizia ravvolga la terra, che le lance siano fuse per fare aratri, che il lupo possa dimorare presso l’agnello, vogliamo che i nostri bambini lattanti possano giocare nel covo della vipera. Non lo sogniamo, lo vogliamo. Per questo stiamo impegnandoci ogni giorno cercando di costruire un nuovo mondo possibile.





IMMIGRAZIONE
10 settembre 2013 
IL PAPA AL CENTRO ASTALLI
Il papa ha fatto visita al centro Astalli, nel cuore di Roma, per i rifugiati dove si e' intrattenuto per circa un'ora e mezza. Bergoglio è giunto senza scorta con la sua consueta focus blu, a bordo della quale c'era il capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani. Francesco è stato accolto dal cardinale vicario, Agostino Vallini e dal direttore del centro padre Giovanni La Manna. All'ingresso della mensa si è intrattenuto con alcuni rifugiati, in gran parte africani ed ha poi fatto un gesto di saluto verso la folla dei fedeli che lo hanno applaudito ed acclamato a gran voce. Entrando nel Centro Astalli, la struttura romana dei Gesuiti per l'accoglienza dei rifugiati, il primo gesto di Papa Francesco è stato di avvicinarsi a una donna incinta dando la benedizione a lei e al bimbo che portava in grembo. Il Papa è subito stato circondato dalla folla dei rifugiati con cui si è intrattenuto salutandoli e dando loro la benedizione.
“Conventi chiusi accolgano i rifugiati'” Grazie perché difendete la vostra dignità ma anche la nostra dignità umana". Questo uno dei passi del discorso, durato circa venti minuti, pronunciato da Papa Francesco ai rifugiati durante la visita al centro Astalli di Roma. Non basta dare un panino, ma bisogna accompagnare queste persone. A cosa servono alla Chiesa i conventi chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo". Lo ha detto Papa Francesco, durante il suo discorso nel centro Astalli, ipotizzando l'utilizzo dei conventi chiusi per l'accoglienza dei rifugiati. Agli operatori del centro Astalli, il Papa ha detto che bisogna "tenere sempre viva la speranza! Aiutare a recuperare la fiducia! Mostrare che con l'accoglienza e la fraternità si può aprire una finestra sul futuro, più che una finestra, una porta, e più si può avere ancora un futuro". "Ed è bello - ha aggiunto Bergoglio - che a lavorare per i rifugiati, insieme con i Gesuiti, siano uomini e donne cristiani e anche non credenti o di altre religioni, uniti nel nome del bene comune, che per noi cristiani è espressione dell'amore del Padre in Cristo Gesù. Sant'Ignazio di Loyola volle che ci fosse uno spazio per accogliere i più poveri nei locali dove aveva la sua residenza a Roma, e il Padre Arrupe, nel 1981, fondò il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, e volle che la sede romana fosse in quei locali, nel cuore della città". I "conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi". Lo ha detto il Papa agli ospiti del centro Astalli, ribadendo che i "conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio la accoglienza nei conventi vuoti" e che possono servire per accogliere i rifugiati.
Non dobbiamo avere paura delle differenze - "Molti di voi siete musulmani, di altre religioni; venite da vari Paesi, da situazioni diverse. Non dobbiamo avere paura delle differenze. La fraternità ci fa scoprire che sono una ricchezza, un dono per tutti. Viviamo la fraternità". Lo ha detto il Papa al centro Astalli. Solidarietà è una "parola che fa paura per il mondo più sviluppato. Cercano di non dirla. E' quasi una parolaccia per loro".  Ma solidarietà, ha aggiunto, "è la nostra parola! Servire significa riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione". I poveri e la promozione della giustizia non devono essere affidate soltanto a degli "specialisti", ma devono essere "un'attenzione" di tutta la Chiesa. Lo ha detto il Papa nel corso della sua visita a centro Astalli per i rifugiati. "Per tutta la Chiesa è importante che l'accoglienza del povero e la promozione della giustizia non vengano affidate solo a degli 'specialisti', ma siano un'attenzione di tutta la pastorale, della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi, dell'impegno normale di tutte le parrocchie, i movimenti e le aggregazioni ecclesiali. In particolare, e questo è importante e lo dico dal cuore, in particolare vorrei invitare anche gli Istituti religiosi a leggere seriamente e con responsabilità questo segno dei tempi", ha concluso il Papa
Da: misa Chiavari <misa.chiavari@alice.it>


DOPO LA LETTERA A SCALFARI, LA CARTOLINA DEL PAPA AL MANIFESTO
«Tutti i conventi ai poveri»

Poteva, doveva succedere? È successo. Al papa, che noi diffidenti nati abbiamo bollato appena eletto: «Non è Francesco», non è bastato aprire ai laici non credenti e assai egoisti del giornale «la Repubblica». Ha visto questo manifesto comunista quotidiano, scellerato e in male arnese e, a quanto pare, ha deciso di scriverci brevi mail. Cartoline dal Vaticano. 
Una specie di papa-manifesto. 
Incredibile ma vero. 
Dunque anche per questo è valsa la pena tenere in piedi questo foglio. 
Da oggi cominciamo questa "santa" collaborazione. Sperando nella comprensione dei lettori. Che dio ci perdoni.
«Fratelli, buon giorno. Ho letto sui giornali che visitando un centro di accoglienza di immigrati io avrei detto solo "apriamo a loro i conventi chiusi". In verità ho detto, pensato e comunicato ben di più. Voglio spiegarmi meglio, perché l'idea è non fare ricchezza e profitto con strutture della Chiesa che deve tornare povera.
Cristo, nella sua età adulta, era un senza casa. Apriamo allora anche i conventi aperti, quelli trasformati in hotel a 5 stelle, diventati appartamenti di alti prelati, direzioni di sedicenti opere pie, accomandite di confraternite multinazionali di santi che nemmeno io conosco. Diventino ostelli internazionali dell'accoglienza e della pace, come dovrebbero diventare, trasformate, tutte le basi militari del mondo.
Roma culla della cristianità è anche il cuore alberghiero e d'affari del cattolicesimo organizzato. Da oggi lo chiudo. Aiutatemi a chiuderlo.
La Chiesa non è una rendita immobile, appartiene ai sentieri dell'umanità. Universalisti ed 
ecumenisti di tutto il mondo unitevi».
Lettura comunitaria 
La memoria di Gesù
e del movimento di gente umile di cui egli faceva parte
c’induce a guardare la storia con occhi nuovi.
Educati dal Vangelo della tradizione cristiana
e insieme da tante altre tradizioni di sapienza umana,
il divenire storico ci appare come un incessante cammino.
Donne e uomini di tutti i tempi, luoghi e popoli
procedono verso la liberazione
spinti da una forza che si sprigiona dall’interno della vita
e dall’intimo delle relazioni.
Non più la storia come marcia trionfale del dominio,
segnata dalle gesta di eroi, di santi, di potenti,
negata alla gente comune chiamata “senza storia”,
ma la storia come immenso movimento dal basso
incerto, fluttuante, con alti e bassi,
conquiste e arretramenti, scoraggiamenti e speranze,
spinto da una forza che sembra sempre sopraffatta
e che invece non è mai distrutta.
E’ la storia di una perenne resurrezione.
Come ci ha testimoniato Gesù.
Prima di essere ucciso,
mentre sedeva a tavola con i suoi apostoli
prese del pane, lo spezzò, lo distribuì loro dicendo:
"prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo".
Poi, preso un bicchiere, rese grazie,
lo diede loro e tutti ne bevvero.
E disse loro: "questo è il mio sangue
sparso per tutti i popoli".
Fate questo in memoria di me.
La condivisione del pane e del vino in memoria di Gesù
sia segno reale della condivisione della vita intera,
anima della trasformazione continua della storia,
             spirito intimo della lotta inesausta per la giustizia.

Barack Obama

Obama sta facendo di tutto per apparire un bianco yankee abbronzato, piuttosto che un afroamericano di sangue misto; un po' come Michael Jackson.


Leggi queste pagine in italiano di Webster Tarpley.
Povera Siria, povera Palestina, povero Libano, povero Egitto, povero Afghanistan, povero Iraq, povero Iran ma non ancora. POVERI NOI.
Urbano.

venerdì 13 settembre 2013

guerra - immigrazione - laicità

Assemblea domenicale
Parole e gesti del nuovo papa di fronte ai grandi temi del nostro impegno e resistenza dal basso : guerra - immigrazione - laicità , in che modo ci coinvolgono?
E' questo il tema che vogliamo socializzare all'incontro alle "baracche" dell'Isolotto, via Aceri 1, domenica  prossima 15 settembre ore 10,30.

La Comunità dell'Isolotto

Una lettera


Eleonora Cantamessa è la ginecologa di Trescore uccisa domenica mentre soccorreva un migrante indiano ferito.
Pubblichiamo una lettera della madre (Corriere della sera)

"Caro direttore,
in tanti momenti della vita di mia figlia, mi sono chiesta dove trovasse la
forza... Anche la sera, quando rientrava dopo un'intensa giornata di
lavoro, e la vedevo sfinita, spesso interrompeva la cena per rispondere
al cellulare o era lei stessa a telefonare in clinica per avere notizie
di qualche travaglio in corso o di qualche donna ricoverata. Le sue
pazienti, infatti, non la chiamavano «dottoressa», ma la chiamavano
Eleonora.

Si affezionava a tutte e non le importava se fossero
italiane, straniere, facoltose o no. Il suo lavoro era la sua vita.
Anzi non era un lavoro, era una missione. Me lo fa pensare quello che è
accaduto. E più ci penso e più mi convinco che su di lei Dio aveva
fatto un progetto preciso, che lei ha accettato e ha portato avanti
compiendolo fino al sacrificio della vita. Era dolce, espansiva,
sensibile, con il carattere molto simile a quello del suo «papi», con
cui aveva un legame speciale. Io che sono per natura molto pratica le
stavo vicina aiutandola nelle cose più concrete. Ma era legata a
entrambi e diceva sempre: «Cosa farò io quando non ci sarete più?».
Adesso mi domando io che cosa faremo noi senza di lei. La sua enorme
sensibilità la spingeva con tanta naturalezza verso i più umili. Viveva
la CARITÀ intensamente. La carità stessa per cui è scesa dalla macchina
in quella strada buia in mezzo a un campo di «guerra», tra persone che
non conosceva, gridando: «I am a doctor, be quiet». «Sono un medico,
state calmi».
È morta mentre parlava con il centralino del 112 per
chiedere i soccorsi e mentre io a casa, come tutte le sere, recitavo il
rosario. Forse qualcuno si chiede come ho accettato di espormi a
telecamere e obiettivi in questi giorni. Così provata e stravolta, mi è
stato difficile, ma l'ho fatto per portare avanti - non a termine,
perché spero che non finisca - la missione e il sacrificio di Eleonora,
per fare arrivare a tutti il suo «messaggio», l'eredità che ci lascia.
Mi è stato chiesto che cosa provo. Non provo rabbia, non do appellativi
alla persona che ha investito Eleonora, penso a un povero disgraziato,
come tanti altri. Lo chiamo «disgraziato» ma senza senso dispregiativo.
È in disgrazia come me! E penso anche a quei quattro bambini orfani. La
giustizia deve fare il suo corso. Credo invece che quella Divina abbia
già provveduto con la sua misericordia. In questo momento mi piacerebbe
che Eleonora ricevesse, attraverso la mia persona, una carezza da Papa
Francesco, che lei ammirava proprio perché le assomiglia. C'è
un'immagine che mi resterà nella mente. L'immagine di ieri sera di quei
tre indiani che, come i re magi, sono saliti per le scale di casa
nostra prima della veglia funebre. Portavano in mano un cero acceso.
Erano bagnati di pioggia, col capo chino, imbarazzati, sono entrati. Si
erano preparati un discorso per dirmi che anche tra gli indiani ci sono
tante brave persone e ho capito che cercavano il nostro perdono. Li ho
abbracciati interrompendoli prima che finissero di parlare. Ho detto
loro che non c'era bisogno, che non provavo nessun sentimento negativo,
perché mia figlia era scesa da quell'auto senza pregiudizi, non solo
con slancio di dovere ma soprattutto con slancio di amore. Questo deve
restare nella mente di tutti, perché tutti impariamo qualcosa. Chissà
se qualcuno in India, leggendo la storia di mia figlia, che è un
intreccio di tragedia e umanità, non pensi anche ai familiari dei
nostri cari marò, che a casa piangono nell'attesa del loro ritorno. Io
ho perso mia figlia e mi fa paura il pensiero della sera, di quando
arriverà l'ora di cena e lei non tornerà, di quello studio vuoto, di
quell'ecografo spento. Mi consola un po' la speranza che l'insegnamento
del suo sacrificio non vada perduto, che il suo coraggio e il suo
amore, la sua sensibilità possano contribuire a migliorare questo mondo
inaridito dalle logiche dell'egoismo, del profitto e della
discriminazione. Grazie Eleonora. Casualmente, avevo scelto per te quel
nome. Poi, il ginecologo che ti ha aiutato a venire al mondo e aveva
lavorato in Medio Oriente mi ha spiegato il suo significato. Deriva
dall'ebraico «el» «nur». Luce di Dio."
(email di Luigi Boneschi)

martedì 10 settembre 2013

Foglio di Comunità

COMUNITA’ DELL’ISOLOTTO
FOGLIO DI COMUNITA’

RELAZIONE DELL’INCONTRO DI DOMENICA 8 SETTEMBRE 2013
Dopo la pausa estiva ci siamo ritrovat* volentieri:eravamo un bel gruppo, ci siamo salutat*…in attesa di rivedere chi ancora sta prolungando le proprie vacanze.
Giuseppe e Sergio hanno fatto una riflessione biblica
 Maurizio e Claudia hanno introdotto e sottoposto a discussione l’iniziativa del comune e del Q4
 “idee in piazza” percorso di partecipazione per la riqualificazione di piazza dell’Isolotto.
Si tratta di 3 incontri a tema che si svolgeranno alle baracche:
-Martedì 10 settembre ore 21 : percorsi – mobilità e parcheggi
-martedì 17 settembre  ore 21 : strutture e funzioni
-martedì 24 settembre ore 21 :l’aggregazione e socialità
Abbiamo deciso di essere presenti come comunità perché l’iniziativa ci interessa sia come cittadini che come comunità per il significato che la nostra esperienza di quasi quarant’anni di piazza ha avuto ed ha ancora  nel quartiere
La riflessione è stata partecipata, approfondita e ricca di contributi che si cercherà di  riproporre sia partecipando a tali incontri sia elaborando delle note scritte in merito alle idee emerse. L’invito è di cercare di essere presenti se si può.

IL TEMA DELLA PROSSIMA DOMENICA
Domenica 16 settembre, su proposta di Paola Galli, si affronterà il tema :Siria –  l’ipotesi di intervento armato – mobilitazioni contro -  manifestazioni per la pace – l’atteggiamento dei governi e del governo italiano, e noi come ci muoviamo?
APPUNTAMENTI
Sabato 21 settembre si terrà nel pomeriggio alle baracche un’animazione del gruppo scaut del nostro quartiere con ragazz* - adolescenti. Chiedono la nostra presenza e collaborazione anche per socializzare con i giovani la nostra esperienza e la storia dell’Isolotto
Sabato 28 settembre nel pomeriggio , alle baracche e  negli spazi esterni, verrà riproposta l’iniziativa “ SENZA MONETA” e, insieme, un incontro animato di tutti i gruppi che operano nei locali delle baracche, sarà un’occasione importante per conoscerci meglio e mettere in comune
L’anima comunitaria che questa struttura rappresenta per tutti noi
Per organizzare la cosa ci troviamo  giovedì 12 settembre alle ore 18
Per favore segnatevi questo appuntamento

IMPEGNI
-Riorganizzare la gestione degli incontri domenicali, se possibile cerchiamo di arricchire
I gruppi con contributi di partecipazione e di idee.
-catalogazione libri biblioteca

INFORMAZIONI VARIE
-Archivio CdB – Una prima  parte del lavoro è concluso, Barbara Grazzini che ci ha lavorato come archivista una domenica presenterà il suo lavoro alla comunità
 - La comunità di San Paolo ci invia il seguente invito
40 ANNI COMUNITA’ SAN PAOLO – ROMA
Care comunità,
in questo mese, era l'11 di settembre del 1973, si compiono 40 anni da quando la comunità di san Paolo uscì dalla basilica e iniziò la sua vita nel salone di via Ostiense, 152/B.
Tante altre comunità compiono 40 anni di vita in quest'anno, altre, come l'Isolotto ed altre ancora, sono più vecchie della nostra e hanno cominciato prima di noi a tracciare quello che è stato il cammino comune in questi anni.
Fin che esistiamo, alla nostra comunità è sembrato giusto sottolineare un momento come questo e pertanto abbiamo deciso di ricordarlo e festeggiarlo nelle giornate di sabato 5 (pomeriggio) e domenica 6 ottobre prossimi.
Questa lettera vuole essere quindi un invito a tutte e tutti voi di partecipare e fare festa con noi.
Presto potremo inviarvi il programma delle due mezze giornate, nel frattempo non prendete impegni e fateci sapere al più presto chi di voi potrà venire in modo di organizzare al meglio l'ospitalità.
Un carissimo saluto a nome di tutta la comunità di san Paolo,
   Stefano

-       Il seminario delle CdB italiane si terrà nei giorni  1-3 novembre 2013 a Castel S.Pietro (Bo) dal titolo: “Si fa presto a dire Dio”;
Il seminario prevede per ogni mezza giornata 2 relazioni introduttive a cui seguono i lavori di gruppo. Venerdì pomeriggio è riservato ai relatori esterni alle CdB, sabato mattina sarà la volta di Giovanni Franzoni e delle donne CdB e sabato pomeriggio ci sono come relatori Letizia Tomassone (Valdese) e Giulio Giorello (ateo). Il seminario dovrà essere pubblicizzato anche oltre i confini delle CdB, allargato cioè per esempio a movimenti e riviste che hanno partecipato all'incontro per i 50 anni dal Concilio Vaticano II. Potrà essere previsto anche un laboratorio specifico per i giovani, anche limitato a una mezza giornata, se ci sono richieste.

-       E’ uscito un bel libro su don Peppino Grieco e l’esperienza di Muro Lucano –Potenza con presentazione in DVD: “Parole Vissute “. A me sembra interessante, io ne ho una copia se qualcuno ha piacere di leggerlo possiamo passarcelo
-        
-       E’ stato pubblicato il libro “ troppo amore ti ucciderà, le tre vite di don Marco Bisceglia” .

Marco Pezzana che ne è autore, verrà a presentarlo a Firenze il 13 novembre e ci chiede una           presenza ed un contributo di riflessione. Cercherò di farmene mandare una copia.

mercoledì 4 settembre 2013

Terrasanta, in lotta contro l'oppressione israeliana

CREMISAN: La battaglia dei Cristiani Palestinesi per una giusta pace in Terrasanta
Cremisan è una delle ultime aree verdi rimaste nel distretto di Betlemme, questa parte storica della città di Beit Jala è ora in pericolo. Israele ha annunciato che separerà questa zona dal resto di Beit Jala con la costruzione del muro, annettendo Cremisan in modo effettivo a Israele. Beit Jala è una città tradizionale cristiano palestinese di 15.000 abitanti. Ci sono sei chiese appartenenti a quattro diverse comunità: greco ortodossi, cattolici, luterani e Battisti. E' la prima parrocchia del Patriarcato Latino di Gerusalemme (160 anni) ed anche la sede del Seminario del Patriarcato Latino.
La valle di Cremisan si trova tra gli insediamenti illegali di Gilo e Har Gilo. Il muro fornirà ad Israele, la potenza occupante, più terra per espandere entrambi gli insediamenti illegali in terra di proprietà privata palestinese. Questo piano devasterà la vita di 58 famiglie cristiane palestinesi, che non saranno più in grado di accedere alla loro terra, che Israele prevede di annettere sul suo lato del Muro illegale. Cremisan ha anche un seminario cattolico e un asilo per i bambini della città, gestito dalle suore salesiane.
La città, conosciuta per il suo raffinato olio d'oliva, rischia di perdere più della metà dei suoi ulivi a causa del muro illegale israeliano. Il percorso del muro illegale pianificato da Israele, avrà un effetto devastante su questa comunità contrazione. Oltre alle perdite economiche e al costo emotivo, la comunità di Beit Jala perderà una delle sue più preziose tradizioni: la processione che, durante gli ultimi giorni di maggio, la comunità cattolica della città effettua in onore della Vergine Maria, da Cremisan verso la chiesa dell'Annunciata, nel centro di Beit Jala.
Come risposta a tutto ciò, ogni venerdì la comunità di Beit Jala organizza una S. Messa settimanale all'aperto, sotto gli Ulivi, per protestare contro questa confisca illegale. Chiese di tutto il mondo si sono uniti alle preghiere, che hanno attirato l'attenzione dei media internazionali nei confronti di questo esempio di fermezza e devozione per la propria terra e di esistenza come comunità.

Luisa Morgantini Cell: +39 3483921465
Email: lmorgantiniassopace@gmail.com
Livia Parisi Cell: +39 3485443954 Email: liv.parisi@gmail.com

Assemblea domenicale

Piazza Isolotto
Domenica 8 settembre, in via degli Aceri 1. Firenze
In attesa di definire il calendario dei gruppi, l'argomento di discussione sul quale ci confronteremo sarà il percorso di progettazione partecipata della piazza dell'isolotto promosso dal consiglio di quartiere.
Valuteremo se e come portare un contributo della comunità a questo progetto.
Dopo l'incontro di presentazione tenutosi in piazza a metà luglio, sono in calendario altri incontri (martedì 10, 17 e 24 settembre alle ore 21) che verranno ospitati alle baracche.
 Un abbraccio a tutte/i
 maurizio