Alla Redazione fiorentina di la Repubblica
Da 27 anni vivo e lavoro nel Quartiere 4 e precisamente nella zona di Le Torri- S.Maria a Cintoia. In un recente articolo, uno studio della Caritas nazionale associa questa parte della città ai quartieri Zen di Palermo e Scampia di Napoli e sono rimasta allibita, chiedendomi: ma dove sono vissuta, dove ho lavorato, con chi ho avuto contatti, in quali grandi parchi ho portato mio figlio a giocare in tutti questi anni? Nel Quartiere ci sono, è vero, punti più problematici dovuti alla concentrazione di "casi sociali", ma circoscritti e seguiti da una rete di servizi, ottime scuole, pubbliche assistenze, parrocchie, case del popolo che fanno un buon lavoro. Esiste un disagio sociale e urbanistico, ma non così dirompente come viene rilevato nell’indagine, e lo possiamo ritrovare anche in altre realtà cittadine: per questo i nostri politici devono cominciare a pensare a scelte diverse per tutta la città. Più dei Centri Commerciali del Q.4, il Centro Commerciale di Gavinana (quartiere dove abitavo prima), oltre a far aumentare notevolmente il traffico, sta facendo chiudere i negozi tradizionali che caratterizzavano da sempre quella zona. Così, in generale, la costruzione di un numero eccessivo di case "popolari" in una stessa area, la rendono problematica da gestire e non producono riscatto sociale per chi le abita. Tornando allo studio Caritas si dice che nella mia zona, ci sono tanti anziani e lavoratori precari, ma gli anziani ci sono perché per fortuna aumenta la speranza di vita e il lavoro precario c’è perché, con le leggi attuali, è l’unico lavoro che viene proposto. Accanto perciò ad una richiesta di ripensamento politico-progettuale della città (che dire di Novoli o Rifredi dove si continua a costruire su ogni centimetro di terreno?), dico che in tutti questi anni io, in questo quartiere così ricco di realtà aggregative e solidali, ho vissuto bene.
Cristina Ermini
Ermini Cristina Via D.Bramante 3/1 50142 Firenze
Questa l'inchiesta che ha provocato la reazione di Cristina:
LO STATO DI ABBANDONO DELLE PERIFERIE ITALIANE
Roma, 7 lug. - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - In Francia e in Italia la situazione delle periferie urbane e' sempre piu' grave e preoccupante. A Parigi le rivolte popolari hanno infiammato quartieri interi. Lo stato di abbandono delle zone piu' lontane dal centro ha infiammato gli animi di molti giovani. In Italia, poi, le condizioni sociali di tanti quartieri sono drammatiche. In tutte le citta', dalle piu' grandi alle piu' piccole, si verificano fenomeni di disagio sociale profondi e ingestibili. Qual e', pero', la realta' delle periferie italiane? Quali sono i pericoli piu' gravi che alimentano il disagio e la poverta' materiale di molti cittadini? Una ricerca condotta per due anni dalla Caritas ha inquadrato la situazione di dieci quartieri italiani a rischio nei quali si avvertono condizioni di degrado. La ricerca si e' tradotta nel volume ''La citta' abbandonata. Dove sono e come cambiano le periferie italiane'', pubblicato da il Mulino e curato da Mauro Magatti, preside della Facolta' di Sociologia dell'Universita' Cattolica di Milano.
Il percorso che gli studiosi della Caritas hanno realizzato ha preso in esame contesti molto diversi tra di loro. Sono state analizzate, infatti, citta' del Nord e del Sud della Penisola, riscontrando condizioni difficili di intere zone urbane abbandonate a se stesse. La carrellata sulle citta' italiane e' molto ampia e complessa. Si passa dal quartiere dello Zen di Palermo, al rione Scampia di Napoli. Si prosegue passando dalla ex zona 13 di Milano ai nuovi insediamenti di Isolotto a Firenze. Ma ancora vengono considerati anche i rioni piu' centrali come l'Esquilino di Roma che rappresenta il punto di riferimento di buona parte della popolazione immigrata nella Capitale.
I ricercatori si sono calati nella vita quotidiana dei quartieri, entrando in contatto con i problemi di cittadini sempre piu' sbandati e lasciati soli. Si e' trattato di un lungo itinerario per conoscere dei 'luoghi contrassegnati da molti vuoti'. ''Una sorta di lungo itinerario - scrive nella sua prefazione Magatti - ci ha portato dentro questi quartieri, luoghi contrassegnati da molti vuoti e da molte assenze, in qualche caso spazi divenuti discarica di individui e gruppi marginali, tutti comunque attraversati da spinte contraddittorie tra il globale e il locale''. L'immagine che viene tracciata presenta un microcosmo che subisce le pesanti trasformazioni strutturali che stanno cambiando le citta' italiane senza poter intervenire in alcun modo. Un microcosmo in cui i cittadini, meglio ancora, sembrano incapaci di costruire il proprio futuro.
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