La Repubblica; L'Unità 25 luglio 2008; con i rispettivi titoli:
Eluana. A chi spetta l'ultima parola
Padroni o no della propria vita?
Caro direttore, il cardinale Ersilio Tonini, riguardo al caso di Eluana Englaro, ha dichiarato: "Nessuno è padrone della propria vita e tanto meno di quella altrui"(Tv Sorrisi e Canzoni, N. 30). L'affermazione, ripetuta spesso da molti, è di effetto, ed appare incontestabile, soprattutto da un punto di vista religioso. In realtà è confutabile. Non è del tutto vero che non siamo padroni della nostra vita. Il Signore una sorta di limitata signoria su di essa ce l'ha concessa: possiamo, ad esempio, sacrificarla a favore del prossimo, possiamo "darla per gli amici" (cfr Gv 15, 13); inoltre abbiamo la possibilità di allungarla, ricorrendo anche a mezzi artificiali (medicine, operazioni chirurgiche, trapianti, ecc), e ciò fa supporre che, in casi particolarissimi, sia lecito anche abbreviarla. Per il Signore non sembra tanto importante quanto si vive, ma come si vive: se nel bene o nel male. La vita, quella terrena, possiamo anche perderla (cf Mt 10,39); necessario è non sprecarla. Per chi la possiede, la vita in questo mondo non ha valore assoluto (cf Gv 10,25). La seconda parte dell'affermazione, invece, è verissima. Però essa dà ragione ai giudici che hanno emesso la sentenza. Se non siamo padroni della vita altrui, infatti, come possiamo arrogarci il diritto di negare agli altri la signoria sulla propria vita? Chi vieta agli altri d'essere padrone della propria vita, si fa padrone della vita altrui.
Renato Pierri
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domenica 26 ottobre 2008
Spigolature
Spigolature
La Repubblica; L'Unità 25 luglio 2008; con i rispettivi titoli:
Eluana. A chi spetta l'ultima parola
Padroni o no della propria vita?
Caro direttore, il cardinale Ersilio Tonini, riguardo al caso di Eluana Englaro, ha dichiarato: "Nessuno è padrone della propria vita e tanto meno di quella altrui"(Tv Sorrisi e Canzoni, N. 30). L'affermazione, ripetuta spesso da molti, è di effetto, ed appare incontestabile, soprattutto da un punto di vista religioso. In realtà è confutabile. Non è del tutto vero che non siamo padroni della nostra vita. Il Signore una sorta di limitata signoria su di essa ce l'ha concessa: possiamo, ad esempio, sacrificarla a favore del prossimo, possiamo "darla per gli amici" (cfr Gv 15, 13); inoltre abbiamo la possibilità di allungarla, ricorrendo anche a mezzi artificiali (medicine, operazioni chirurgiche, trapianti, ecc), e ciò fa supporre che, in casi particolarissimi, sia lecito anche abbreviarla. Per il Signore non sembra tanto importante quanto si vive, ma come si vive: se nel bene o nel male. La vita, quella terrena, possiamo anche perderla (cf Mt 10,39); necessario è non sprecarla. Per chi la possiede, la vita in questo mondo non ha valore assoluto (cf Gv 10,25). La seconda parte dell'affermazione, invece, è verissima. Però essa dà ragione ai giudici che hanno emesso la sentenza. Se non siamo padroni della vita altrui, infatti, come possiamo arrogarci il diritto di negare agli altri la signoria sulla propria vita? Chi vieta agli altri d'essere padrone della propria vita, si fa padrone della vita altrui.
Renato Pierri
Egoismo stupido
... "Egoismo stupido" ed "egoismo intelligente" si differenziano solo per l'aggettivo e possono coesistere in ciascuno di noi. Le centinaia di migliaia di studenti, genitori, professori, maestri, ricercatori, personale tecnico-amministrativo che si stanno mobilitando in questi giorni ed in queste ore nel paese esprimono . un naturale ed assolutamente non manovrato bisogno di "egoismo intelligente". Esprimono un consapevole ed autocritico progetto di costruzione di un nuovo mondo che nello specifico passa attraverso un elemento di vitale importanza quale l'educazione e la crescita culturale del paese. Il paventare arrogantemente l'intervento della polizia per poi fare subito dietrofront è un evidente sintomo di seria preoccupazione di chi detiene il primato archetipico dell'egoismo stupido. Anche in noi, in quelle centinaia di migliaia di persone che dissentono c'è "egoismo stupido" che però gestito ed elaborato diventa "egoismo intelligente".
. Temo, per i teorici dell' "egoismo stupido", che si stia lentamente mettendo in moto un processo di elaborazione di massa sull'egoismo intelligente che entro la dialettica parlamentare e nei megafoni dei media può essere denigrato e ridicolizzato ma che fuori, nel mondo reale, rappresenta un serio tentativo di darci un futuro.
Aprire un serio dibattito sul welfare in Italia significa prima di tutto fare i conti con il proprio "egoismo stupido" perché possa liberarsi finalmente quello intelligente. Senza perdersi nelle complesse ragioni che affondano le radici nella natura e lunga storia del nostro paese, è necessario cominciare ad assumersi ciascuno e ad ogni livello le proprie responsabilità.
Io sono un ricercatore dell'ateneo di Firenze, il quale in Italia è uno tra i più vicini al fallimento. Sono parte di questo ateneo da 9 anni con circa 10 anni di precariato nella ricerca post-laurea, la mia è una storia comune e sicuramente più fortunata rispetto a quella di tanti precari attuali. Le ragioni del fallimento economico dell'ateneo fiorentino sono probabilmente simili nei principi generali a quelle del Comune di Catania. Io potrei non sentirmi responsabile, dato il lungo percorso di gestione non oculata delle risorse che ha portato al dissesto dell'ateneo. Mi sento invece profondamente coinvolto perché questo è il luogo dove avrei voluto dare il mio piccolo contributo al futuro del mio paese ed in parte credo di aver fallito. Non ho fatto il possibile perché questo non avvenisse e le piccole forze di cui dispongo non possono essere un alibi autoassolutorio. Penso però che se l'ateneo fiorentino è in queste condizioni vi deve essere una compartecipazione responsabile al danno che va oltre i rettori, i direttori amministrativi, i professori, i ricercatori ed il personale tecnico amministrativo e che necessariamente chiama in causa la politica in scelte sull'Università di significato più ampio. Chi nella maggioranza, così come nell'opposizione parlamentare ritiene di non sentirsi responsabile perché comunque le scelte le ha fatte qualcun altro, magari della parte politica opposta, è un egoista stupido che deve riflettere e cercare una dimensione più intelligente del proprio agire. Che cos'è stata l'autonomia universitaria a prescindere da chi l'ha voluta, Berlinguer? Altri? Non è importante la paternità della riforma ma la logica, assolutamente bipartisan, che l'ha partorita. Che cosa sono state le riforme dei corsi di laurea entro un autonomia universitaria deresponsabilizzante? Che cosa hanno rappresentato i concorsi universitari degli ultimi 15 anni per la proliferazione dei corsi di laurea ed il dissesto finanziario del sistema? Sono stati provvedimenti legislativi partoriti dagli universitari? Suggeriti dagli universitari ai politici? Come possono concordare politica e mondo accademico e della ricerca i criteri per la valutazione obiettiva della produttività e del merito?
Si può tentare di trovare in risposte a queste domande l'orizzonte ideale da cui ripartire? Chi nella maggioranza politica che governa questo paese è disposto a costruire una discussione su questi aspetti bypassando le polemiche in linguaggio parlamentarese o gli slogan televisivi?
Finora ho ascoltato posizioni che demagogicamente titillano, con un lessico rodato, l' "egoismo stupido" dell'opinione pubblica: "stipendificio", "scuola come ammortizzatore sociale", "fannulloni", "baroni", "meritocrazia". A prescindere dalle rassicurazioni, i tagli previsti dal governo sembrano lasciare poco spazio alla fantasia su come alcuni di questi slogan possano trasformarsi in atti concreti di riforma. Ad esempio come si coniuga la "meritocrazia" con il blocco dei turn-over? Come si valutano e valorizzano coloro che comunque, pur nel generale sistema degli sprechi, hanno fatto e fanno il loro dovere? Si deve pensare ad un auto-delazione o alla raccolta firme per testimoniare la serietà, competenza ed abnegazione di singoli e strutture entro l'Università?
Ho il forte sospetto, scusate la malafede, che a domande di questo tipo ed a moltissime altre possibili sarà difficile dare risposta immediata fino a che chi teorizza e promuove l'egoismo stupido sarà convinto che questo è giusto. No! Ho sbagliato e continuo a sbagliare! Così come ha sbagliato chi, singoli, movimenti, partiti, ha creduto in questi venti anni che il problema fosse l'archetipo e non invece la naturale predisposizione all'egoismo stupido, naturalmente congenita in ognuno di noi. Mi voglio un po' dimenticare di chi detiene il primato archetipico dell' "egoismo stupido" e concentrarmi su di noi perché quella visione del nuovo mondo possibile possa emergere anche in coloro che continuano a sperare nel Superenalotto".
Marco Benvenuti
(Domenica 26 ottobre 2008, assemblea domenicale della Comunità)
Egoismo stupido
... "Egoismo stupido" ed "egoismo intelligente" si differenziano solo per l'aggettivo e possono coesistere in ciascuno di noi. Le centinaia di migliaia di studenti, genitori, professori, maestri, ricercatori, personale tecnico-amministrativo che si stanno mobilitando in questi giorni ed in queste ore nel paese esprimono . un naturale ed assolutamente non manovrato bisogno di "egoismo intelligente". Esprimono un consapevole ed autocritico progetto di costruzione di un nuovo mondo che nello specifico passa attraverso un elemento di vitale importanza quale l'educazione e la crescita culturale del paese. Il paventare arrogantemente l'intervento della polizia per poi fare subito dietrofront è un evidente sintomo di seria preoccupazione di chi detiene il primato archetipico dell'egoismo stupido. Anche in noi, in quelle centinaia di migliaia di persone che dissentono c'è "egoismo stupido" che però gestito ed elaborato diventa "egoismo intelligente".
. Temo, per i teorici dell' "egoismo stupido", che si stia lentamente mettendo in moto un processo di elaborazione di massa sull'egoismo intelligente che entro la dialettica parlamentare e nei megafoni dei media può essere denigrato e ridicolizzato ma che fuori, nel mondo reale, rappresenta un serio tentativo di darci un futuro.
Aprire un serio dibattito sul welfare in Italia significa prima di tutto fare i conti con il proprio "egoismo stupido" perché possa liberarsi finalmente quello intelligente. Senza perdersi nelle complesse ragioni che affondano le radici nella natura e lunga storia del nostro paese, è necessario cominciare ad assumersi ciascuno e ad ogni livello le proprie responsabilità.
Io sono un ricercatore dell'ateneo di Firenze, il quale in Italia è uno tra i più vicini al fallimento. Sono parte di questo ateneo da 9 anni con circa 10 anni di precariato nella ricerca post-laurea, la mia è una storia comune e sicuramente più fortunata rispetto a quella di tanti precari attuali. Le ragioni del fallimento economico dell'ateneo fiorentino sono probabilmente simili nei principi generali a quelle del Comune di Catania. Io potrei non sentirmi responsabile, dato il lungo percorso di gestione non oculata delle risorse che ha portato al dissesto dell'ateneo. Mi sento invece profondamente coinvolto perché questo è il luogo dove avrei voluto dare il mio piccolo contributo al futuro del mio paese ed in parte credo di aver fallito. Non ho fatto il possibile perché questo non avvenisse e le piccole forze di cui dispongo non possono essere un alibi autoassolutorio. Penso però che se l'ateneo fiorentino è in queste condizioni vi deve essere una compartecipazione responsabile al danno che va oltre i rettori, i direttori amministrativi, i professori, i ricercatori ed il personale tecnico amministrativo e che necessariamente chiama in causa la politica in scelte sull'Università di significato più ampio. Chi nella maggioranza, così come nell'opposizione parlamentare ritiene di non sentirsi responsabile perché comunque le scelte le ha fatte qualcun altro, magari della parte politica opposta, è un egoista stupido che deve riflettere e cercare una dimensione più intelligente del proprio agire. Che cos'è stata l'autonomia universitaria a prescindere da chi l'ha voluta, Berlinguer? Altri? Non è importante la paternità della riforma ma la logica, assolutamente bipartisan, che l'ha partorita. Che cosa sono state le riforme dei corsi di laurea entro un autonomia universitaria deresponsabilizzante? Che cosa hanno rappresentato i concorsi universitari degli ultimi 15 anni per la proliferazione dei corsi di laurea ed il dissesto finanziario del sistema? Sono stati provvedimenti legislativi partoriti dagli universitari? Suggeriti dagli universitari ai politici? Come possono concordare politica e mondo accademico e della ricerca i criteri per la valutazione obiettiva della produttività e del merito?
Si può tentare di trovare in risposte a queste domande l'orizzonte ideale da cui ripartire? Chi nella maggioranza politica che governa questo paese è disposto a costruire una discussione su questi aspetti bypassando le polemiche in linguaggio parlamentarese o gli slogan televisivi?
Finora ho ascoltato posizioni che demagogicamente titillano, con un lessico rodato, l' "egoismo stupido" dell'opinione pubblica: "stipendificio", "scuola come ammortizzatore sociale", "fannulloni", "baroni", "meritocrazia". A prescindere dalle rassicurazioni, i tagli previsti dal governo sembrano lasciare poco spazio alla fantasia su come alcuni di questi slogan possano trasformarsi in atti concreti di riforma. Ad esempio come si coniuga la "meritocrazia" con il blocco dei turn-over? Come si valutano e valorizzano coloro che comunque, pur nel generale sistema degli sprechi, hanno fatto e fanno il loro dovere? Si deve pensare ad un auto-delazione o alla raccolta firme per testimoniare la serietà, competenza ed abnegazione di singoli e strutture entro l'Università?
Ho il forte sospetto, scusate la malafede, che a domande di questo tipo ed a moltissime altre possibili sarà difficile dare risposta immediata fino a che chi teorizza e promuove l'egoismo stupido sarà convinto che questo è giusto. No! Ho sbagliato e continuo a sbagliare! Così come ha sbagliato chi, singoli, movimenti, partiti, ha creduto in questi venti anni che il problema fosse l'archetipo e non invece la naturale predisposizione all'egoismo stupido, naturalmente congenita in ognuno di noi. Mi voglio un po' dimenticare di chi detiene il primato archetipico dell' "egoismo stupido" e concentrarmi su di noi perché quella visione del nuovo mondo possibile possa emergere anche in coloro che continuano a sperare nel Superenalotto".
Marco Benvenuti
(Domenica 26 ottobre 2008, assemblea domenicale della Comunità)
martedì 21 ottobre 2008
Bambini e genitori
Bambini e genitori
giovedì 2 ottobre 2008
Una email di Marco
Carissimi,
in uno stato emozionale come da tempo non provavo, vi faccio partecipi del
mio profondo bisogno di esserci ora, di partecipare e di dar vita ad una
prassi più allargata di quella positività, creatività e speranza che il
cerchio della comunità ha tenute vive in me fino ad ora. La visione
mortifera del futuro sembra prevalere e sembra stravincere ma è solo un
illusione; quella visione, tremendamente efficace nell'avvelenare e
distruggere moralmente e fisicamente le esistenze, non è mai stata così
debole. Nel vacillare delle borse a New York, nelle contraddizioni ed
inefficacia dei governi della paura, si intravede un barlume di luce. è ora
il momento di fare. Nella mortifera pratica del solleticare gli istinti più
bassi di un umanità incerta e smarrita, il sistema cerca poche "ore" (non
importa se realmente saranno anni!) di sopravvivenza in più e lo fa qui da
noi indirizzando la frustrazione popolare contro i più deboli, gli immigrati
e tutti i marginalizzati della società, e ora, con gran sproloquio
compiaciuto di Brunetta, Tremonti, Gelmini (dietro la trionfante regia
dell'"Unto") contro i fannulloni della cosa pubblica. Già, perche la cosa
pubblica è sicuramente spreco ed inefficienza ma è anche qualcosa di più
pericoloso per i mortiferi architetti del nostro futuro: è il Noi, è un
plurale, è quello spirito che chiamò negli anni '60 gli ultimi della
società, la gente dell'Isolotto, a lottare insieme per una scuola e per una
vita più dignitosa, è ciò che si contrappone fortemente all'Io che non
supera l'orizzonte dei propri bisogni più elementari, a quell'orizzonte
entro il quale l'umanità non ha futuro!
Queste cose ce le siamo dette tante volte in quel prezioso e faticoso
esercizio del mantenere in vita il meglio di noi. E' per questo che vi
invito con forza ad attivarvi perché in ciascun vostro ambito possiate
trasmettere la positività di quel NOI che si vuole distruggere con
finanziario e ideologico accanimento. Propongo fatti concreti in cui mettere
il nostro tempo e la nostra energia, perché il nostro punto di vista possa
confluire nel rivolo di speranze e colori che comincia a scorrere e che
potrebbe diventare un fiume.
Il primo è di partecipare alla manifestazione del 13 ottobre prossimo (vedi
volantino allegato) a difesa della scuola pubblica, nello spirito di
potenziare il meglio della scuola pubblica, di ridiscutere profondamente di
una sua riforma sulla base però di una sua funzione che deve rappresentare
degnamente il NOI. Propongo a tutti di organizzarci per esserci magari anche
informa creativa (chi ha idee?).
La seconda proposta è di un gesto simbolico, di quel simbolismo che, come
abbiamo espresso più volte, diviene gesto concreto e denso di contenuti. In
relazione alla scuola, le serate sul 68 con le foto e i ricordi, mi danno lo
spunto di proporre una provocativa tenda sulla Montagnola che congiunga la
storia di allora, la scuola non c'era e andava costruita, con quella di
oggi, la scuola c'è e và difesa. Secondo me è proprio nel luogo effimero e
temporaneo di quella tenda, per parafrasare Michelucci, che possiamo
ritrovare ancora una volta la forza e la speranza del fare.
Provato dall'emozione ma felice, vi abbraccio
Marco (voce e chitarra nelle 3 serate sul 68 all'Isol8)
Una email di Marco
Carissimi,
in uno stato emozionale come da tempo non provavo, vi faccio partecipi del
mio profondo bisogno di esserci ora, di partecipare e di dar vita ad una
prassi più allargata di quella positività, creatività e speranza che il
cerchio della comunità ha tenute vive in me fino ad ora. La visione
mortifera del futuro sembra prevalere e sembra stravincere ma è solo un
illusione; quella visione, tremendamente efficace nell'avvelenare e
distruggere moralmente e fisicamente le esistenze, non è mai stata così
debole. Nel vacillare delle borse a New York, nelle contraddizioni ed
inefficacia dei governi della paura, si intravede un barlume di luce. è ora
il momento di fare. Nella mortifera pratica del solleticare gli istinti più
bassi di un umanità incerta e smarrita, il sistema cerca poche "ore" (non
importa se realmente saranno anni!) di sopravvivenza in più e lo fa qui da
noi indirizzando la frustrazione popolare contro i più deboli, gli immigrati
e tutti i marginalizzati della società, e ora, con gran sproloquio
compiaciuto di Brunetta, Tremonti, Gelmini (dietro la trionfante regia
dell'"Unto") contro i fannulloni della cosa pubblica. Già, perche la cosa
pubblica è sicuramente spreco ed inefficienza ma è anche qualcosa di più
pericoloso per i mortiferi architetti del nostro futuro: è il Noi, è un
plurale, è quello spirito che chiamò negli anni '60 gli ultimi della
società, la gente dell'Isolotto, a lottare insieme per una scuola e per una
vita più dignitosa, è ciò che si contrappone fortemente all'Io che non
supera l'orizzonte dei propri bisogni più elementari, a quell'orizzonte
entro il quale l'umanità non ha futuro!
Queste cose ce le siamo dette tante volte in quel prezioso e faticoso
esercizio del mantenere in vita il meglio di noi. E' per questo che vi
invito con forza ad attivarvi perché in ciascun vostro ambito possiate
trasmettere la positività di quel NOI che si vuole distruggere con
finanziario e ideologico accanimento. Propongo fatti concreti in cui mettere
il nostro tempo e la nostra energia, perché il nostro punto di vista possa
confluire nel rivolo di speranze e colori che comincia a scorrere e che
potrebbe diventare un fiume.
Il primo è di partecipare alla manifestazione del 13 ottobre prossimo (vedi
volantino allegato) a difesa della scuola pubblica, nello spirito di
potenziare il meglio della scuola pubblica, di ridiscutere profondamente di
una sua riforma sulla base però di una sua funzione che deve rappresentare
degnamente il NOI. Propongo a tutti di organizzarci per esserci magari anche
informa creativa (chi ha idee?).
La seconda proposta è di un gesto simbolico, di quel simbolismo che, come
abbiamo espresso più volte, diviene gesto concreto e denso di contenuti. In
relazione alla scuola, le serate sul 68 con le foto e i ricordi, mi danno lo
spunto di proporre una provocativa tenda sulla Montagnola che congiunga la
storia di allora, la scuola non c'era e andava costruita, con quella di
oggi, la scuola c'è e và difesa. Secondo me è proprio nel luogo effimero e
temporaneo di quella tenda, per parafrasare Michelucci, che possiamo
ritrovare ancora una volta la forza e la speranza del fare.
Provato dall'emozione ma felice, vi abbraccio
Marco (voce e chitarra nelle 3 serate sul 68 all'Isol8)
Dialogo tra un malato e il suo medico
Carissimi,
anni fa avevo scritto questo "pezzo", uscito sulla rivista di medical humanities "Janus" col titolo "Living Will, o Living Wish?". Ero certo che sarebbe finita così, ma sotto sotto conservavo ancora un pò di speranza, se non nei confronti dei massimi sistemi della politica, almeno nel buon senso e nell'interesse delle singole persone che vivono in questo sventurato paese. E invece mi sbagliavo: ormai l'Italia è patria di rassegnati e di drogati dai reality, inermi nei confronti di chiunque, incapaci di svegliarsi da questo letargo tossico nemmeno quando viene minacciato il proprio corpo e la propria anima.
Ve lo propongo come un divertissement amaro.
L'unico consiglio nuovo che potrei dare al malato dell'articolo (cioè a tutti noi) è: "Scappa, emigra, se puoi.".
Si salvi chi può.
Franco Toscani
Living will or living wish? Dialogo tra un malato e il suo medico
- Dottore, sono preoccupato. Ormai non sono più giovane, cominciano gli acciacchi e mi sto rendendo conto che prima o poi anch’io mi ammalerò seriamente e morirò. Alla morte sono anche preparato, ma quello che temo è la sofferenza inutile. Sa, l’accanimento terapeutico eccetera…
- La legge le dà il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento che lei non condivida. Basta dire di no, e i medici si fermano.
- Questo lo so, ma cosa succede se finisco per rimbambirmi, o andare in coma. Ha presente tutti quei vecchietti, più o meno svaniti, in ospizio o in ospedale…Mi vedo già in un letto con gli occhi persi, pieno di tubi, e tutti che tirano dritto. Se mi ritroverò paralizzato, o in coma irreversibile, o con l’Alzheimer, o con un cancro terminale, vorrei essere lasciato morire in pace. Se passa una legge sul Living Will, come in America, vorrei averne uno anch’io da tenere in tasca. Guardi, ne avrei fatto uno, mi dica se va bene.
- Non va bene
- Ma se non l’ha letto..!!
- E’ scritto su un modulo prestampato. Deve essere scritto tutto a mano.
- Ma chi l’ha detto?
- Il Comitato Nazionale per la Bioetica. E poi deve farsi assistere da un medico, che deve controfirmare.
- Va bene. Lo riscrivo a penna. E poi, già che sono qui, mi assista lei. Mi spieghi tutto, così potrò dire di essere stato ben informato, e me lo controfirmi.
- Lo posso fare per le cose che riguardano le malattie generiche. Per quelle specialistiche si deve rivolgere ad uno specialista.
- A chi, ad un oncologo?
- Se si aspetta che le venga un cancro, sì. Ma potrebbe prendere anche qualche altra malattia. Vediamo un po’.. Direi che dovrebbe anche consultare un neurologo per le malattie neurologiche, ma anche un cardiologo, sapesse quanti infarti ci sono ancora! Ma anche un ematologo. E un rianimatore. E un infettivologo per l’AIDS, e un geriatra, e un otorinolaringoiatra. Naturalmente anche pneumologo e nefrologo. E.…
- Ho capito, da ogni specialista possibile!
- No, direi che si potrebbero escludere il pediatra e il ginecologo.
- Ci perderò almeno un mese.
- Ogni anno. Non vorrà che un documento così grave non abbia una scadenza. Metta che dopo averlo scritto si scopre una nuova cura: si giocherebbe la possibilità di approfittarne.
- Ma io ho scritto “malattia terminale”, “condizioni irreversibili” ecc. Se non lo sono più e mi si può guarire e far vivere bene, è ovvio che…
- Non è ovvio un bel niente. La data di scadenza ce l’ha perfino l’acqua minerale! E poi, guardi che ha scritto delle cose che non stanno né in cielo né in terra: ad esempio che non vuole la nutrizione artificiale.
- E perché non dovrei? Non voglio tubi, non voglio essere nutrito a forza, non voglio gli antibiotici se mi viene una polmonite. Voglio solo che se ho dolore mi venga data della morfina e che mi si lasci morire in pace. E poi cosa c’entra: potrò ben fare come mi pare..?!
- No. Non può chiedere cose che contraddicono il diritto positivo, le regole di pratica medica, la deontologia medica.
- E come faccio a sapere se contraddicono o meno il diritto positivo?
- Basta chiederlo al medico. O al prete. Però cattolico, altrimenti non vale. Può rifiutare solo le terapie sproporzionate o straordinarie. Rifiutarne altre comporterebbe una finalità eutanasica.
- Ma sta scherzando? Che senso avrebbe nutrirmi per tenermi in una vita da vegetale!
- La nutrizione non è “terapia”, e quindi non può rifiutarla. E anche sull’antibiotico avrei da ridire. E’ chiaramente un mezzo tutt’altro che straordinario.
- E il sangue, allora? Non mi dirà che le trasfusioni non sono ordinarie! Mettiamo che diventi Testimone di Geova.
- Sconsiglio vivamente. In Italia, per le minoranze non è aria. Raccomanderei piuttosto una iscrizione all’Opus Dei. Comunque, se vuole essere sicuro di venir preso sul serio deve scrivere che non vuole che le siano fatti interventi sproporzionati che palesemente costituiscano accanimento terapeutico.
- Cioè?
- Ad esempio, che se ha un cancro terminale e le viene un infartaccio, non la si sottoponga a by-pass, o che, con un Alzheimer avanzatissimo non le sia fatta una chemioterapia di terzo livello se le viene anche un cancro del pancreas.
- Ma io non voglio nemmeno che mi si facciano un sacco di altre cose..!!
- Si accontenti. Piuttosto che niente è meglio piuttosto.
- Mi accontenterò pensando che almeno le situazioni più demenziali mi saranno risparmiate.
- Dipende.
- Come “dipende”! Sono o non sono “direttive anticipate”? Una “direttiva” è una cosa che dirige, che obbliga a fare. Una specie di “ordine” che va eseguito. O no? Se i medici non ubbidiscono finiscono in galera!!
- No. Non sono “direttive anticipate” ma “Dichiarazioni anticipate di trattamento”. Il CNB dice che nella Convenzione di Oviedo, in inglese le hanno chiamate “whishes” cioè desideri. Un conto è ordinare, un’altro desiderare. Uno può desiderare ciò che vuole e dichiararlo quanto gli pare. Se vado in mezzo ad uno stadio e dichiaro che detesto il calcio dovrei aspettarmi che venga sospesa la partita? Con le direttive si “fa fare”, con le dichiarazioni si “fa conoscere”. Non crederà che si possa obbligare un medico ad accontentare qualsiasi desiderio, e di chiunque per giunta! E poi, chi è incapace di intendere e volere di solito non è in grado di pretendere né di obbligare nessuno.
- Immagino che la persona che ho nominato come fiduciario si premurerà di esigere che i miei desideri, oltretutto gli ultimi, siano esauditi.
- Sbagliato. I compiti del fiduciario - le leggo testualmente - “dovrebbero esclusivamente riassumersi nell’individuazione, in costante dialogo e confronto con i medici curanti, del miglior interesse del paziente divenuto incapace di intendere e di volere, a partire dalle indicazioni lasciate da costui nelle sue dichiarazioni anticipate.”
- Vede che è come dicevo io? Il fiduciario è quello che individua qual’è la cosa che va meglio per me!
- E allora? Quand’anche l’avesse individuata, il medico non lo può obbligare: deve semplicemente concordare con lui la via concreta da seguire. E per concordare si deve essere d’accordo in due. E se il medico non è d’accordo, farà quello che crede meglio fare.
- Devo quindi solo sperare di trovare un medico che la pensa come me?
- Esatto. Ma cosa credeva, che veramente il potere di decisione sarebbe stato lasciato a gente come lei? Inesperti e ignoranti, che solo perché hanno letto l’inserto Salute del giornale credono di sapere cosa sia meglio per loro? Ma mi faccia il piacere! Il documento del CNB indica chiaramente che i desideri devono essere tenuti in considerazione ma che questo non significa che debbano essere soddisfatti. Un medico non può essere costretto a fare cose che non condivide. I suoi desideri, li terrà in considerazione per quel tanto che meritano, e ,nel caso non li esaudisca, ne scriverà in cartella le motivazioni. Certo che dipende da chi è il medico: la valutazione degli eventi di fine vita si basa sostanzialmente sul suo modo di pensare, sulla sua etica. Ma vada tranquillo, io la penso come lei, e le prometto di accontentarla.
- E se lei è in ferie, o ammalato, o muore prima di me..?
- Ahimè!
- Come sarebbe!!?? Mi sta dicendo che il mio Living Will è una lettera a Babbo Natale ma che chi decide quali regali comprare resta sempre il medico? Oltre tutto un medico che magari è lì solo per caso, o perché è di turno? Se non se la sente di accontentarmi, che giri il problema a qualcun altro meglio disposto!!
- Ma si rende conto di quello che dice? Secondo lei, se mi venisse a chiedere di ammazzare sua moglie, invece di cacciarla a pedate, dovrei dirle no grazie non me la sento e darle il numero di telefono del killer che abita al piano di sotto?
- Ma allora se questo documento non mi garantisce un bel niente, cosa devo fare per evitare una morte lenta e indegna? Suicidarmi?
- Potrebbe essere una soluzione. Ma chi è in stato terminale confuso o in coma, di solito non ci riesce. Le suggerirei di diventare terminale la settimana di Ferragosto. Sono via tutti, fa caldo e nessuno ha voglia di discutere. Non si fa ricoverare così chiameranno me, che sono qui perché vado in ferie in giugno. E’ molto probabile che non le farei l’antibiotico, non le metterei una sonda nasogastrica per nutrirla, non la risusciterei se andrà in arresto cardiaco, non le farei una trasfusione....
- Come sarebbe a dire “è molto probabile”...?
- Bè, da qui ad allora potrei cambiare opinione.
Franco Toscani è responsabile medico della sezione Terapia del dolore e Cure Palliative dell'ospedale di Cremona.
(Urbano, mailing listi di Libera Uscita)
Dialogo tra un malato e il suo medico
Carissimi,
anni fa avevo scritto questo "pezzo", uscito sulla rivista di medical humanities "Janus" col titolo "Living Will, o Living Wish?". Ero certo che sarebbe finita così, ma sotto sotto conservavo ancora un pò di speranza, se non nei confronti dei massimi sistemi della politica, almeno nel buon senso e nell'interesse delle singole persone che vivono in questo sventurato paese. E invece mi sbagliavo: ormai l'Italia è patria di rassegnati e di drogati dai reality, inermi nei confronti di chiunque, incapaci di svegliarsi da questo letargo tossico nemmeno quando viene minacciato il proprio corpo e la propria anima.
Ve lo propongo come un divertissement amaro.
L'unico consiglio nuovo che potrei dare al malato dell'articolo (cioè a tutti noi) è: "Scappa, emigra, se puoi.".
Si salvi chi può.
Franco Toscani
Living will or living wish? Dialogo tra un malato e il suo medico
- Dottore, sono preoccupato. Ormai non sono più giovane, cominciano gli acciacchi e mi sto rendendo conto che prima o poi anch’io mi ammalerò seriamente e morirò. Alla morte sono anche preparato, ma quello che temo è la sofferenza inutile. Sa, l’accanimento terapeutico eccetera…
- La legge le dà il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento che lei non condivida. Basta dire di no, e i medici si fermano.
- Questo lo so, ma cosa succede se finisco per rimbambirmi, o andare in coma. Ha presente tutti quei vecchietti, più o meno svaniti, in ospizio o in ospedale…Mi vedo già in un letto con gli occhi persi, pieno di tubi, e tutti che tirano dritto. Se mi ritroverò paralizzato, o in coma irreversibile, o con l’Alzheimer, o con un cancro terminale, vorrei essere lasciato morire in pace. Se passa una legge sul Living Will, come in America, vorrei averne uno anch’io da tenere in tasca. Guardi, ne avrei fatto uno, mi dica se va bene.
- Non va bene
- Ma se non l’ha letto..!!
- E’ scritto su un modulo prestampato. Deve essere scritto tutto a mano.
- Ma chi l’ha detto?
- Il Comitato Nazionale per la Bioetica. E poi deve farsi assistere da un medico, che deve controfirmare.
- Va bene. Lo riscrivo a penna. E poi, già che sono qui, mi assista lei. Mi spieghi tutto, così potrò dire di essere stato ben informato, e me lo controfirmi.
- Lo posso fare per le cose che riguardano le malattie generiche. Per quelle specialistiche si deve rivolgere ad uno specialista.
- A chi, ad un oncologo?
- Se si aspetta che le venga un cancro, sì. Ma potrebbe prendere anche qualche altra malattia. Vediamo un po’.. Direi che dovrebbe anche consultare un neurologo per le malattie neurologiche, ma anche un cardiologo, sapesse quanti infarti ci sono ancora! Ma anche un ematologo. E un rianimatore. E un infettivologo per l’AIDS, e un geriatra, e un otorinolaringoiatra. Naturalmente anche pneumologo e nefrologo. E.…
- Ho capito, da ogni specialista possibile!
- No, direi che si potrebbero escludere il pediatra e il ginecologo.
- Ci perderò almeno un mese.
- Ogni anno. Non vorrà che un documento così grave non abbia una scadenza. Metta che dopo averlo scritto si scopre una nuova cura: si giocherebbe la possibilità di approfittarne.
- Ma io ho scritto “malattia terminale”, “condizioni irreversibili” ecc. Se non lo sono più e mi si può guarire e far vivere bene, è ovvio che…
- Non è ovvio un bel niente. La data di scadenza ce l’ha perfino l’acqua minerale! E poi, guardi che ha scritto delle cose che non stanno né in cielo né in terra: ad esempio che non vuole la nutrizione artificiale.
- E perché non dovrei? Non voglio tubi, non voglio essere nutrito a forza, non voglio gli antibiotici se mi viene una polmonite. Voglio solo che se ho dolore mi venga data della morfina e che mi si lasci morire in pace. E poi cosa c’entra: potrò ben fare come mi pare..?!
- No. Non può chiedere cose che contraddicono il diritto positivo, le regole di pratica medica, la deontologia medica.
- E come faccio a sapere se contraddicono o meno il diritto positivo?
- Basta chiederlo al medico. O al prete. Però cattolico, altrimenti non vale. Può rifiutare solo le terapie sproporzionate o straordinarie. Rifiutarne altre comporterebbe una finalità eutanasica.
- Ma sta scherzando? Che senso avrebbe nutrirmi per tenermi in una vita da vegetale!
- La nutrizione non è “terapia”, e quindi non può rifiutarla. E anche sull’antibiotico avrei da ridire. E’ chiaramente un mezzo tutt’altro che straordinario.
- E il sangue, allora? Non mi dirà che le trasfusioni non sono ordinarie! Mettiamo che diventi Testimone di Geova.
- Sconsiglio vivamente. In Italia, per le minoranze non è aria. Raccomanderei piuttosto una iscrizione all’Opus Dei. Comunque, se vuole essere sicuro di venir preso sul serio deve scrivere che non vuole che le siano fatti interventi sproporzionati che palesemente costituiscano accanimento terapeutico.
- Cioè?
- Ad esempio, che se ha un cancro terminale e le viene un infartaccio, non la si sottoponga a by-pass, o che, con un Alzheimer avanzatissimo non le sia fatta una chemioterapia di terzo livello se le viene anche un cancro del pancreas.
- Ma io non voglio nemmeno che mi si facciano un sacco di altre cose..!!
- Si accontenti. Piuttosto che niente è meglio piuttosto.
- Mi accontenterò pensando che almeno le situazioni più demenziali mi saranno risparmiate.
- Dipende.
- Come “dipende”! Sono o non sono “direttive anticipate”? Una “direttiva” è una cosa che dirige, che obbliga a fare. Una specie di “ordine” che va eseguito. O no? Se i medici non ubbidiscono finiscono in galera!!
- No. Non sono “direttive anticipate” ma “Dichiarazioni anticipate di trattamento”. Il CNB dice che nella Convenzione di Oviedo, in inglese le hanno chiamate “whishes” cioè desideri. Un conto è ordinare, un’altro desiderare. Uno può desiderare ciò che vuole e dichiararlo quanto gli pare. Se vado in mezzo ad uno stadio e dichiaro che detesto il calcio dovrei aspettarmi che venga sospesa la partita? Con le direttive si “fa fare”, con le dichiarazioni si “fa conoscere”. Non crederà che si possa obbligare un medico ad accontentare qualsiasi desiderio, e di chiunque per giunta! E poi, chi è incapace di intendere e volere di solito non è in grado di pretendere né di obbligare nessuno.
- Immagino che la persona che ho nominato come fiduciario si premurerà di esigere che i miei desideri, oltretutto gli ultimi, siano esauditi.
- Sbagliato. I compiti del fiduciario - le leggo testualmente - “dovrebbero esclusivamente riassumersi nell’individuazione, in costante dialogo e confronto con i medici curanti, del miglior interesse del paziente divenuto incapace di intendere e di volere, a partire dalle indicazioni lasciate da costui nelle sue dichiarazioni anticipate.”
- Vede che è come dicevo io? Il fiduciario è quello che individua qual’è la cosa che va meglio per me!
- E allora? Quand’anche l’avesse individuata, il medico non lo può obbligare: deve semplicemente concordare con lui la via concreta da seguire. E per concordare si deve essere d’accordo in due. E se il medico non è d’accordo, farà quello che crede meglio fare.
- Devo quindi solo sperare di trovare un medico che la pensa come me?
- Esatto. Ma cosa credeva, che veramente il potere di decisione sarebbe stato lasciato a gente come lei? Inesperti e ignoranti, che solo perché hanno letto l’inserto Salute del giornale credono di sapere cosa sia meglio per loro? Ma mi faccia il piacere! Il documento del CNB indica chiaramente che i desideri devono essere tenuti in considerazione ma che questo non significa che debbano essere soddisfatti. Un medico non può essere costretto a fare cose che non condivide. I suoi desideri, li terrà in considerazione per quel tanto che meritano, e ,nel caso non li esaudisca, ne scriverà in cartella le motivazioni. Certo che dipende da chi è il medico: la valutazione degli eventi di fine vita si basa sostanzialmente sul suo modo di pensare, sulla sua etica. Ma vada tranquillo, io la penso come lei, e le prometto di accontentarla.
- E se lei è in ferie, o ammalato, o muore prima di me..?
- Ahimè!
- Come sarebbe!!?? Mi sta dicendo che il mio Living Will è una lettera a Babbo Natale ma che chi decide quali regali comprare resta sempre il medico? Oltre tutto un medico che magari è lì solo per caso, o perché è di turno? Se non se la sente di accontentarmi, che giri il problema a qualcun altro meglio disposto!!
- Ma si rende conto di quello che dice? Secondo lei, se mi venisse a chiedere di ammazzare sua moglie, invece di cacciarla a pedate, dovrei dirle no grazie non me la sento e darle il numero di telefono del killer che abita al piano di sotto?
- Ma allora se questo documento non mi garantisce un bel niente, cosa devo fare per evitare una morte lenta e indegna? Suicidarmi?
- Potrebbe essere una soluzione. Ma chi è in stato terminale confuso o in coma, di solito non ci riesce. Le suggerirei di diventare terminale la settimana di Ferragosto. Sono via tutti, fa caldo e nessuno ha voglia di discutere. Non si fa ricoverare così chiameranno me, che sono qui perché vado in ferie in giugno. E’ molto probabile che non le farei l’antibiotico, non le metterei una sonda nasogastrica per nutrirla, non la risusciterei se andrà in arresto cardiaco, non le farei una trasfusione....
- Come sarebbe a dire “è molto probabile”...?
- Bè, da qui ad allora potrei cambiare opinione.
Franco Toscani è responsabile medico della sezione Terapia del dolore e Cure Palliative dell'ospedale di Cremona.
(Urbano, mailing listi di Libera Uscita)
mercoledì 1 ottobre 2008
leggere il 68 con gli occhi di oggi
Canzoni del 68
cantate in piazza Isolotto, al circolo Arci di via Maccari, alle baracche verdi di via degli Aceri
il 25,26,27 settembre.
http://it.youtube.com/watch?v=Lm924VE5Je8
Silvia: We shall overcome
http://it.youtube.com/watch?v=YbrSK-VKNaM
Giacomo, Marco, Michele: I tessitori di Lione, dio è morto.
http://it.youtube.com/watch?v=HjAbAZqJDGY
Il disertore, presentata da Giacomo
http://it.youtube.com/watch?v=5-vL7cBor-o
contessa: marco giacomo michele e compagnia
http://it.youtube.com/watch?v=o04sXafyHV4
Morti di Reggio Emilia: Marco
http://it.youtube.com/watch?v=YB5IDVHmSfk
C'era un ragazzo che come me
Giacomo, Marco, Michele
(Urbano)
leggere il 68 con gli occhi di oggi
Canzoni del 68
cantate in piazza Isolotto, al circolo Arci di via Maccari, alle baracche verdi di via degli Aceri
il 25,26,27 settembre.
http://it.youtube.com/watch?v=Lm924VE5Je8
Silvia: We shall overcome
http://it.youtube.com/watch?v=YbrSK-VKNaM
Giacomo, Marco, Michele: I tessitori di Lione, dio è morto.
http://it.youtube.com/watch?v=HjAbAZqJDGY
Il disertore, presentata da Giacomo
http://it.youtube.com/watch?v=5-vL7cBor-o
contessa: marco giacomo michele e compagnia
http://it.youtube.com/watch?v=o04sXafyHV4
Morti di Reggio Emilia: Marco
http://it.youtube.com/watch?v=YB5IDVHmSfk
C'era un ragazzo che come me
Giacomo, Marco, Michele
(Urbano)