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martedì 29 gennaio 2013

Riforma cattolica e reazione antiprotestante

Il libro di Roberto Bartoli


  Roberto Bartoli - Riforma cattolica e reazione antiprotestante. Aspetti della realtà religiosa italiana fra '400 e '600. 
 Il Pensiero Critico ed. marzo 2012. € 10, pagine 208.                       

L’idea che sta alla base del libro è che la religione riveste un ruolo di grande importanza nella formazione della coscienza di un popolo sotto tutti gli aspetti, politici, morali, civili in genere e non solo religiosi. Per quel che riguarda il nostro paese assumono un particolare rilievo le vicende che si snodano fra ‘400 e ‘600, con al centro la Riforma protestante e la reazione cattolica definita in tutti i suoi aspetti dal Concilio di Trento. A Trento viene tracciato il progetto di riforma del cattolicesimo avente per obiettivo primario quello di fare della Chiesa un corpo compatto, sottoposto ad una disciplina ferrea basata sul principio dell’obbedienza incondizionata del fedele all’autorità ecclesiastica, senza interrogativi e dubbi. Riceve perciò un forte impulso l’indirizzo volto a rafforzare ed esasperare la struttura gerarchica ed istituzionale della Chiesa cattolica, con la separazione sempre più marcata fra laici e clero e col rafforzamento dell’autorità ecclesiastica, con al centro la figura del papa. La stessa religiosità prende sempre più un’impronta disciplinare, in modo da consentire al clero il controllo stretto sulla vita del popolo, separato dal contatto diretto con la Scrittura ed inserito in un modello di vita cristiana centrato sui sacramenti, sulla partecipazione alla messa ed alle grandi cerimonie religiose, sulla venerazione dei santi ed il culto delle reliquie, ovvero su una sistematica manifestazione esterna della fede. Per contro il clero, cui viene assegnato il compito primario di controllare il comportamento dei fedeli, vede esaltata la propria figura di superiore autorità che si presenta con una veste sacrale ad un popolo chiamato alla passiva sottomissione. Finiscono in tal modo cancellati quegli orientamenti interni di riforma della Chiesa cattolica che dalla fine del ‘400 ai primi decenni del ‘500 avevano mirato al rinnovamento spirituale della coscienza cristiana alimentato dal contatto diretto con la Scrittura. Anche il ceto colto dei “letterati” perde la propria indipendenza culturale e viene inquadrato nelle schiere dell’antiprotestantesimo ad esclusivo servizio della Chiesa, come suo “intellettuale organico”. Sotto l’effetto di questo indirizzo tridentino, sostenuto dalla minaccia di feroci mezzi repressivi, non c’è da meravigliarsi se il livello di spiritualità religiosa e di moralità degradano nella simulazione, nell’ipocrisia, nel conformismo, nella doppia morale: «Insomma, dopo aver narcotizzato la coscienza religiosa e, proprio per quel motivo, la Controriforma cattolica opera una vera e propria espulsione di ogni forma di indipendenza personale ed è quindi alla radice della corruzione della coscienza morale del nostro paese, che tanti effetti nefasti riverserà sulla successiva storia nazionale italiana fino ai nostri giorni».
 Roberto Bartoli

Per chi interessa il libro può essere richiesto alla Comunità dell’Isolotto di Firenze (Via degli aceri1, tel. 055711362, email comunitaisolotto@comunitaisolotto.org) ed all’autore al numero telefonico 055 6531683, con un rimborso spese di € 10.

Nota
Indice e Introduzione del libro:


SOMMARIO
Introduzione 7

I -RIFORMA CATTOLICA E
CONTROLLO DEL MONDO RURALE E POPOLARE pag. lO
Gli strumenti per il controllo della
fede popolare nel programma tridentino:
PREDICAZIONE E CATECHESI 17
IL SACRAMENTALISMO 21
SACRIFICIO DELLA MESSA, VENERAZIONE DEI SANTI,
DELLE RELIQUIE E DELLE IMMAGINI SACRE pag. 27
IL MONOPOLIO DEL CLERO SULLA SCRI1TURA pag. 31
IL RUOLO DEL CLERO E LA NUOVA FIGURA DEL PRETE pag. 35
IL PROBLEMA DELLA PERMANENZA DELLA RELIGIOSIT À
PAGANO-NATURALlsncA E DELLA CULTURA FOLKLORICA NEL POPOLO,
SOPRAlTU1TO NELLE CAMPAGNE 55
L'ATTACCO CULTURALE E L 'uso DELLA REPRESSIONE INQUISITORIALE.pag. 62

Il -IL CONTROLLO ECCLESIASTICO SULLE t LITE POLITICHE,
SOCIALI ED INTELLETTUALI E SULLA CULTURA
L 'intellettuale ad esclusivo servizio della fede pag. 75
LA RELIGIONE NEL PENSIERO DI MACHIAVELLI pag. 79
IL RIFORMISMO INTERNO ALLA CHIESA 83
IL "LIBELLUS" DI QUIRINI E GIUSTINIANI 95
I FRAGILI EQUILIBRI DELL 'EVANGELISMO 100
IL DIBATTITO RELIGIOSO ITALIANO E
LA SCRITTURA FINO AL CONCILIO DI TRENTO pag. 104

III -IL CONCILIO DI TRENTO
Il fallimento dei tentativi di conciliazione prima di Trento.pag. 115
IL PROGETTO TRIDENTINO... 125
TRENTO: RIFORMA DELLA CHIESA O CONTRORIFORMA? pag. 130
GLI EFFETTI DEL CONCILIO DI TRENTO 136
INTELLElTUALI ITALIANI E CHIESA CATfOLICA NEL '500 pag. 149
LA DISCIPLINA CQNTRORIFORMISTICA DELLA SCRITTURA SACRA,
DEGLI STUDI E DELLA STAMPA DEI LIBRI pag. 157
LA CRISI DEFINITIVA DELL 'EVANGELISMO 162

IV -I MEZZI REPRESSIVI
Lo sterminio indiscriminato e l'Indice dei libri proibiti pag. 173

L'INQUISIZIONE UNIVERSALE 179
LE RADICI STORICHE DELL 'IDEOLOGIA INQUISlTORIALE pag. 188
V -CONCLUSIONE 201
BIBLIOGRAFIA 207

INTRODUZIONE

Nella tradizione cristiana di tutto il Medio Evo, alto e basso, la massa dei fedeli era esclusa dalla conoscenza diretta della Bibbia. A colmare questa lacuna provvedeva da un lato 1 'immagine sacro-pittorica, ossia la sacra rappresentazione intesa come la Bibbia per gli ignoranti; e, dall'altro, la predica, rivendicata come esclusivo compito dell'ordine sacerdotale. Nell'ignoranza delle grandi turbe, il sacerdozio trovava uno dei motivi per l' affermazione della propria necessità, come ponte fra la parola di Dio ed il singolo fedele. Uno dei temi fondamentali su cui era maturata la separazione dal corpo della Chiesa ufficiale dei movimenti ereticali, era stato appunto questo della Scrittura, che gli eretici volevano rendere accessibile direttamente al popolo -da qui la traduzione della Bibbia in lingua volgare -negando con ciò ogni ragion d'essere all'ordine sacerdotale e, quindi, ad una Chiesa gerarchicamente strutturata con la sua netta divisione fra clero (Chiesa docente) e laicato (Chiesa discente ). Si comprende, allora, agevolmente perche nella lotta contro l' eresia, il perno su cui ruotava la difesa dell'ortodossia dottrinale fosse appunto questo della Scrittura. Si diceva che la parola di Dio era difficile ad intendere per gli ignoranti, sicché solo la Chiesa sacerdotale possedeva la chiave per comprenderla correttamente, Cosicché al fedele per salvarsi bastava affidarsi al magistero ecclesiastico, credere ciò che esso comandava ed ubbidirlo fedelmente. Era questa, del potere gerarchico del clero, una rivendicazione che ha improntato di se molti secoli di storia ecclesiastica e che era andata delineandosi sempre più decisamente in stretta connessione al progressivo carattere gerarchico-istituzionale assunto dalla Chiesa. Un tale indirizzo è stato presente fino dai primi secoli del cristianesimo, almeno dal secondo secolo, con particolare intensità nella seconda metà. Ma senza andare così lontano, lo vediamo emergere in modo consistente nell 'XI secolo con le lotte per la riforma della Chiesa nel grande conflitto fra papato ed impero. Alla fine del XlIo secolo ed all'inizio del XIlIo, col pontificato di Innocenzo III, la coscienza delle prerogative affatto speciali del clero e del suo ruolo unico e carismatico, era ormai decisamente formulata in termini inequivocabili. Nel suo " Dialogus" il papa affermava che " la funzione di predicare, vale a dire di insegnare pubblicamente, la posseggono coloro che sono designati per essa, vale a dire i vescovi e i preti nelle loro chiese, e gli abati nei monasteri, cui è affidata la cura delle anime"I, In tal modo il corpo sacerdotale si distanziava dal popolo, in special modo dalla folla dei fedeli incolti, di cui si tendeva a sottolineare l'ignoranza e l'incapacità a ben vivere ed operare senza la guida del clero. In una predica tenuta nella quaresima del 1304 a Pisa, Giordano da Rivalto, domenicano, affermava che "non è commesso ad ogni uomo 1 'ufficio di predicare,' che, innanzi a tutte le femmine è vietato in tutto e per tutto; appresso, tutti i laici e idioti che non hanno lettere; onde niuno può essere predicatore se non è letterato e scientifìco".  Con la seconda metà del '300, dopo la terribile esperienza della peste nera, cominciò a maturare una tendenza religiosa, peraltro già presente nella coscienza cristiana, che sovrapponeva alI'ansia per la fine del mondo quella per la fine individuale e per la sorte dell’anima dopo la morte, Si assiste, pertanto, ad una sempre maggiore accentuazione di una religiosità intimistica e privatistica, tutta tesa a cercare i mezzi che assicurassero la certezza della salvezza dell'anima. Le pratiche cultuali, le devozioni ritualistiche, il rispetto ossessivo delle prescrizioni liturgiche, diventarono allora il centro costitutivo di questa aspirazione alla sicurezza che voleva sciogliere tensioni ed inquietudini. Si trattava di una religiosità che recava in se una evidente impronta mercantile, con la sua contabilità del dare e dell'avere, dei peccati da rimettere ed espiare e dei meriti acquisiti con le opere di devozione e di culto. Non c'è quindi da meravigliarsi se essa caratterizzava in primo luogo il ceto borghese mercantile, culturalmente aperto ed ormai nettamente separato e distinto, per modi di vita e cultura, dalla massa ancora ignorante del popolo. Per quest'ultima andavano ancora bene le bibbie dipinte, "le dipinture degli angeli e Santi, per utilità mentale dei più bassi ", mentre " le Scritture rivelate sono principalmente per i più perfetti".
Così il ceto mercantile colto includeva anche la Bibbia fra le sue letture, di modo che, col' 400, il monopolio ecclesiastico della conoscenza scritturistica aveva perso la sua esclusività. Si rendeva in tal modo ancor più palese, che la discriminazione in materia di Sacra Scrittura si radicava nella differenziazione sociale che poneva adesso, accanto alla elite culturale e sociale dei chierici, quella economico-sociale del ceto mercantile. D'altra parte la esclusione dal contatto diretto col testo sacro delle donne e degli idioti, secondo la designazione di Giordano da Rivalto prima richiamata, era resa materialmente possibile dati il diffuso analfabetismo ed il latino in cui era pubblicato il testo biblico. Quando però nel '500 irruppe la Riforma luterana a lacerare il tessuto fino ad allora unitario della Chiesa legata a Roma, l'intero quadro del cristianesimo di marca cattolica finì per subire cambiamenti profondi, pur nel segno della continuità di alcuni aspetti fondamentali, che vennero addirittura notevolmente sviluppati, come l'irrigidimento gerarchico dell'istituzione ecclesiastica. In particolare, per quel che concerne il rapporto del fedele con la Sacra Scrittura, mentre venne perseguito e reso ancor più drastico il precedente orientamento nei confronti del popolo incolto, riguardo al ceto intellettuale, ai letterati come si diceva allora, il rivolgimento fu radicale e la separazione fra clero e laici in generale fu ancor più esasperata con le imposizioni controriformistiche. Ne uscì una particolare forma di religiosità che, per quanto non del tutto estranea alla spiritualità cristiana maturata nel corso dei secoli, recava anch'essa i segni di una selezione che potenziava ed inaspriva alcuni elementi del modo di vivere la fede, escludendone o comunque soffocandone altri. Questi brevi accenni credo bastino per farci capire l' importanza dell'epoca che andremo a prendere in considerazione, distesa fra il' 400 ed il '600, dalla quale l'intero cristianesimo occidentale venne profondamente segnato. In particolare in Italia, sede del papato, le ripercussioni furono di intensità e profondità tali da forgiare anche per i secoli futuri la coscienza religiosa e civile del nostro paese, come le pagine che seguono cercheranno di spiegare.

l. Citato in J. LeGoff -Gli intellettuali nel Medioevo, Milano 1979, pag. 101
2. Citato in C. Ginsburg- Folklore, magia, religione -Storia d'ltalia Einaudi Voi. l, pag. 620/1
3. O. Dominici -Regola del governo di cura familiare, citato in Oinsburg op.cit.












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