Contro i dannati della terra
L'incontro della Comunità dell'Isolotto domenica 25 maggio alle Baracche via degli Aceri 1 Firenze, è stato dedicato a socializzare la volontà di reagire di fronte al preoccupante riemergere della xenofobia e del razzismo e a una politica aspramente repressiva indirizzata soprattutto contro i dannati della società.
Gli odiosi episodi di razzismo di questi giorni sono il frutto e il coronamento di una politica che incentiva la paura, la coltiva, la fa crescere per poterla sfruttare come strumento di dominio. La politica aspramente repressiva indirizzata soprattutto contro i dannati della società, rom, accattoni, immigrati, lavavetri, barboni, viene giustificata come asettico rispetto della legalità, voluta dalla maggioranza della popolazione e necessaria per contenerne la rabbia che potrebbe divenire incontrollabile. Insomma si dà in pasto il capro espiatorio di turno alla bestia famelica che cova nella complessità del profondo dei singoli e della società. Viene così diffusa sottilmente la convinzione che non c'è nulla da fare. I valori in ascesa sono quelli della cultura xenofoba, della paura dell’altro, della colpevolizzazione collettiva. E chi resiste sul fronte dei valori opposti, di accoglienza, difesa dei diritti di tutti, solidarietà, è al massimo un'anima bella, ma non ha spazio né consenso né futuro.
"Al ladro al ladro" gridano i grandi ladri, indicando gli straccioni. E non ci si rende conto che ci buggerano. E alla grande. E così si è spinti a rifarcela con il miserabile sotto di noi lasciando la presa su chi ci deruba in grande della qualità della vostra vita. E' un colossale imbroglio, favorito da una cultura di dipendenza, questo considerare i rom o qualunque capro espiatorio d'occasione, come la causa del disagio sociale e della sicurezza. No, i disperati sono lo specchio della condizione reale di ognuno di noi.
Il clima di violenza che sta avvelenando la società e il sentimento di insicurezza e di paura che ci assedia pone particolari problemi di senso a chi ha speso la vita per l’affermazione di una cultura di pacifica convivenza e di speranza.
Come abbiamo potuto ridurci a questo?
Bisogna reagire subito e forte.
"Prima che sia troppo tardi" dice Moreno Biagioni.
"Xenofobia e razzismo non in nostro nome" gridano un gruppo di associazioni coordinate dall’Arci toscana.
"Guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare, stimolare quei sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, anche per essere stati figli e nipoti di migranti, continuano a nutrire" scrive don Luigi Ciotti a una madre rom in fuga da Ponticelli i fiamme.
Sì, è il momento di reagire in positivo.
La Comunità dell'Isolotto
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