La carta di Pontignano
Considerato che
Il processo del morire segna il compimento della vita, tale fase non può essere né rimossa né espropriata da una singola disciplina, ma attraversata permettendo a ciascuno di trovare i segni che meglio rappresentino l'esplicitazione dei desideri e le modalità del congedo dai propri affetti.
Assunti come basilari i principi inseriti nella “Carta dei diritti del morente” elaborata dalla Fondazione Floriani nel 1997.
Al fine di ridurre i nodi critici dell'assistenza alla persona morente, la necessità di garantire tempi e spazi idonei alla comunicazione con il malato e la sua famiglia per affrontare le problematiche connesse al processo del morire nel rispetto della riservatezza;
costruire una alleanza tra èquipe sanitaria e famiglia anche la fine di sostenere il processo del morire senza dolore e il rispetto delle volontà del paziente;
facilitare il riconoscimento e la gestione delle emozioni di ciascuna persona coinvolta, garantendo un clima di serenità attorno a chi muore;
accogliere le esigenze della persona morente - con particolare attenzione ai bisogni specifici dei bambini e degli adolescenti favorendo l'espressione dei suoi desideri e delle sue volontà per le ultime fasi della vita fino alla cura e al trattamento della salma;
facilitare e sostenere le diverse forme di elaborazione del lutto nel pieno rispetto delle ritualità e delle culture di appartenenza del soggetto deceduto e della sua famiglia.
La trovi qui.
CARTA DEI DIRITTI DEL MORENTE
Chi sta morendo ha diritto:
a essere considerato come persona sino alla morte;
a essere informato sulle sue condizioni, se lo vuole;
a non essere ingannato e a ricevere risposte veritiere;
a partecipare alle decisioni che lo riguardano e al rispetto della sua volontà;
al sollievo del dolore e della sofferenza;
a cure ed assistenza continue nell'ambito desiderato;
a non subire interventi che prolunghino il morire;
a esprimere le sue emozioni;
all'aiuto psicologico e al conforto spirituale secondo le sue convinzioni e la sua fede;
alla vicinanza dei suoi cari;
a non morire nell'isolamento e in solitudine;
a morire in pace e con dignità.
(Carta pubblicata il 15/05/1997 dal Comitato Etico presso la Fondazione Floriani).
La trovi qui.
Sito da tenere sempre presente: Laborcare
A Firenze c'è:
Un hospice per i malati nell’ex convento
ERA un convento di suore, le Oblate francescane che qui fondarono il primo nucleo dell’ospedale Santa Maria Nuova. Ora è il primo hospice pubblico di Firenze. In piazza di Careggi 1, proprio al fianco dell’antica torre di 800 anni fa che dà il nome a tutta la zona, ieri è stato ufficialmente inaugurata la prima residenza per malati terminali di tumore. «Cerchiamo per quanto possibile di assisterli a casa — spiega il direttore generale dell’Asl 10 Luigi Marroni —, ma non tutti hanno un’abitazione dove essere curati». Così la Regione ha stanziato 6 milioni di euro per costruire in tutto il territorio toscano delle residenze di assistenza sanitaria e psicologica alla fine della vita. A Firenze saranno tre: oltre agli 11 posti letto più uno in day hospice dell’ex convento delle Oblate, a novembre sarà attivata la sede di San Felice a Ema, nel 2009 quella realizzata all’interno della nuova ala dell’ospedale di Torregalli, per un totale di 35 letti. L’hospice delle ex Oblate è di proprietà di Careggi, ceduta in gestione alla azienda sanitaria. I quattro piani ospitano al pian terreno e al primo piano le stanze dei medici e gli ambulatori, al secondo la degenza ospedaliera del servizio psichiatrico di diagnosi e cura e l’hospice al terzo piano. I settori dedicati alla degenza hanno due entrate ben distinte. Nell’hospice lavorano medici, personale sanitario e psicologi. Tra loro anche dieci professionisti provenienti dal master in cure palliative. E poi tanti volontari della fondazione File, del Calcit, della Lega Tumori Firenze. Proprio la presidente di File, Donatella Carmi Bartolozzi ha tagliato il nastro dell’hospice con l’assessore regionale Enrico Rossi, il responsabile cure palliative Piero Morino, la direttrice sanitaria del presidio Antonietta Marseglia, il direttore di Careggi Edoardo Majno e il direttore dell’Istituto toscano tumori Gianni Amunni.
Da La Nazione di Firenze martedì 01 luglio 2008
Peppino Englaro, insisti su Firenze.
Medici fiorentini, riparate il torto fatto a Giorgio Conciani.
Azienda sanitaria fiorentina, Regione Toscana, in nome di Pietro Leopoldo, ponete fine a questa tortura.
F.to: Urbano.
Nessun commento:
Posta un commento