Associazione di donne GALASSIA. c/o Camera del Lavoro. Via Foscolo 17. 20094 Corsico (Milano)
COMUNICATO STAMPA
Mostra: collettiva di installazioni, sculture, fotografie e video
Titolo: Paciamoci
Artiste e artisti: Amalia Cangiano, Angelo Caruso, Francesco Ceriani, Francesco Cucci, Mavi Ferrando, Gretel Fehr, Roberto “Birillo” Gotta, Nadia Magnabosco e Marilde Magni, Daniela Miotto, Luca Rendina, Evelina Schatz, Giancarla Ugoccioni
Letture: Federica Condè, Silvana Gatta, Loretta Lo Giudice, Clara Oliveti, Maria Carla Rossi, Diana Rojas, Evelina Schatz ( da Gandhi, Madri della Plaza de mayo, Laboratorio Kimeta, Virginia Woolf, Gabriella Lazzerini, don Milani, Evelina Schatz, Madre Teresa di Calcutta, Costituzione della Repubblica italiana)
Improvvisazioni musicali effetti sonori diRoberto “Birillo” Gotta, batteria di Giorgio Marzocchi, chitarra di Pino Di Staso
Luogo: Cortile di via Cavour 82 a Corsico
Data: Sabato 20 settembre 2008, nell’ambito della Notte Bianca per la Pace, organizzata dalla Città di Corsico
Inaugurazione: ore 17,00 con performance
Durata: sino alle 24 della sera stessa
Curatrice: Antonella Prota Giurleo a.protagiurleo@email.it
Informazioni: Silvana Gatta, presidente Galassia 339 4389688
Nell’ambito della Notte Bianca per la pace, organizzata dall’amministrazione comunale della città di Corsico in collaborazione con le associazioni culturali per sabato 20 settembre 2008, l’associazione di donne Galassia ha proposto ad artiste ed artisti la realizzazione di una mostra di installazioni, opere bidimensionali, video e perfomance nel cortile di un’antica casa del 1700, ora completamente ristrutturata, nel centro della città.
Il tema della mostra, Paciamoci, viene interpretato da ogni artista avendo presente i temi del rispetto dei diritti della natura, delle persone, degli animali e degli oggetti, rispetto dei diritti che sta alla base di qualsiasi politica di pace.
Visioni diverse, espressioni del sentire di ciascun artista.
L’uscire dalle consuete pareti riservate agli addetti ai lavori costituisce un modo coraggioso di confrontarsi con un pubblico più ampio.
Confrontarsi sul tema della pace ha voluto dire ragionare sul significato del termine e su come comportarsi nella vita quotidiana, all’interno della casa e all’esterno, nella città e nel mondo, su un tema sul quale si pensa di essere tutte e tutti d’accordo ma sul quale poi si verificano differenze forti.
. Pace per noi significa scegliere la non violenza come pratica politica; significa costruire luoghi di ragionamento aperti dove la pratica di relazione conduca alla mediazione quale momento più alto della democrazia politica. Con – vincere, non vincere.
Una convinzione che si ritrova sia nell’opera di Nadia Magnabosco e di Marilde Magni, un'asse da stiro in metallo - simbolo della vita quotidiana femminile - posta in verticale a rappresentare la resistenza, la perduranza e la non scalfibilità del coraggio di una delle tante madri di Plaza de Mayo che in quella di Evelina Schatz, che scriverà in varie forme, e leggerà, in italiano e in russo una sua poesia sulla pace; il linguaggio della pace deve assumere le diverse lingue del mondo, per essere compreso e condiviso da tutte e da tutti.
. Pace significa scegliere consumi ecocompatibili, ridurre i consumi ai bisogni reali,
praticare la cultura della cura come recupero di competenze di genere ( cura delle persone, delle cose, degli animali e delle piante, della Terra, della memoria). Significa lavorare meno, recuperare tutto.
Molte artiste e molti artisti hanno elaborato il loro agire artistico utilizzando solo materiali ecocompatibili e/o di recupero. E’ il caso, in questa mostra, di Francesco Ceriani, Francesco Cucci, Gretel Fehr, Mavi Ferrando, Roberto “Birillo” Gotta, Luca Rendina,
Francesco Ceriani presenta un lavoro di legno, quasi una nave che vola, un segno di viaggio, non proprio di piacere, un po' di speranza, un po' di fuga...
Francesco Cucci con Volontà di Costruire la Pace realizza un’ installazione che attraverso l'equilibrio e la tolleranza tra gli elementi, in un legame elastico, esprime l’idea della pratica della coesistenza e del rispetto
Gretel Fehr ricerca frammenti di lavorazione di specchi in plexiglass come supporti alle sue stampe digitali. In Prost si brinda alle guerre, si brinda alla pace. Senza fine per le guerre, con tanta speranza per la pace
Mavi Ferrando in Scalata di pace elabora una serie di figure che cercano faticosamente, arrampicandosi su una griglia metallica, un cammino, in salita, verso la pace.
Roberto “Birillo” Gotta recupera giocattoli da “guerra” rotti, per costruire un collage polimaterico simbolico che affronti in senso ironico il tema della guerra
Luca Rendina utilizza legno di recupero con un piccolo inserto in terracotta per realizzare una scultura componibile formata da più elementi, ispirata al quadro di Giorgio De Chirico del 1927 "mobili nella valle”
.Pace significa dare valore all’affettività e assumere il dolore come categoria politica, come discrimine nelle scelte. Escludere, uccidere procura dolore, occorre perciò accogliere, vivere, aver cura. Occorre trovare le somiglianze tra le differenze e su esse agire. Tutte, tutti avremmo diritto alla felicità; i bambini e le bambine hanno diritto a crescere felici.
Su questa tematica si confrontano le opere di Amalia Cangiano, Angelo Caruso, Daniela Miotto, Giancarla Ugoccioni.
Amalia Cangiano nel suo tondo La fusione del macrocosmo col microcosmo rappresenta il corpo umano, che racchiude in sè il cielo, la terra, le stagioni, come l’ universo, come ricerca di equilibrio e di pace.
Angelo Caruso innalza un palo, una sorta di vessillo su cui appendere e incidere i propri sogni e le proprie speranze. Attorcigliate intorno al palo 200 bandiere di tutto il mondo intrecciate come sono gli intrecci d'interessi di quelli che fanno le guerre e di quelli che si dicono per la pace.
Daniela Miotto presenta una tela dipinta a tempera con soggetti figurativi che simboleggiano la disperazione e la sofferenza attraverso l'urlo e la deformazione fisica.
Daniela Miotto presenta una tela dipinta a tempera con soggetti figurativi che simboleggiano la disperazione e la sofferenza attraverso l'urlo e la deformazione fisica.
Giancarla Ugoccioni ha ritratto donne messicane in diverse situazioni per esprimere la sacralità nel quotidiano, qualità che nella frenesia dello stile di vita occidentale spesso si dimentica.
Antonella Prota Giurleo
Nessun commento:
Posta un commento