ILLEGALITÀ E BIOPOLITICA NEL NOME DI ELUANA- DI STEFANO RODOTÀ
da: il Manifesto di giovedì 10 febbraio 2011 – Intervista di Eleonora Martini
Stefano Rodotà è stato fin dalle prime ore uno dei più lucidi testimoni della dolorosa vicenda di Eluana Englaro, e di come il governo Berlusconi due anni fa, all'epilogo della terribile storia; si «infognò sempre più nell'illegalità» — per usare le sue stesse parole — cercando di non rispettare nessuna delle sentenze emesse dalla Corte costituzionale, dalla Cassazione, dal Tar. E da quel corpo di donna, manipolato a piacimento del raìs, perfetto esempio della deriva bio-politica del centrodestra, ripercorriamo con lui il filo nero che ci porta fino ai giorni nostri.
Professor Rodotà, cosa pensa di questa prima "Giornata degli stati vegetativi" celebrata ieri, inventata dal governo per tornare a flagellare la memoria della povera Eluana?
È’ l'ennesima prova del pessimo gusto e della pessima cultura di questa maggioranza e della mancanza di rispetto delle persone. Basti ricordare quando il Presidente del consiglio arrivò a dire che Eluana poteva avere dei figlio quando nel primo anniversario della morte mandò una lettera all'istituto di suore dove la donna era stata ricoverata per anni dicendosi dispiaciuto per non aver potuto salvare la vita di Eluana. Qui c'è un'espressione proprietaria della vita delle persone: non è il re taumaturgo che si è visto negare il diritto di imporre le mani, ma l'autocrate che vuole avere il potere sulla vita. Questa è la vicenda. E questo è lo stile e la politica che ancora ci vengono riproposti: con una "Giornata" indetta quasi contro coloro che hanno voluto percorrere fino in fondo una strada di legalità per ottenere il rispetto massimo della dignità e della volontà di Eluana. E con un ddl sul testamento biologico che va su una via esattamente opposta, di totale mancanza di rispetto delle persone.
Non le sembra che la storia di Eluana sia emblematica almeno per due motivi: lo sdoganamento Istituzionale dell'illegalità diffusa e la biopolitica del centrodestra?
Certo, Beppino Englaro dovrebbe essere preso ad esempio di cittadino modello: si rifiutò di pubblicare una foto recente della figlia, cosa che avrebbe convinto l'opinione pubblica, e non ha mai voluto seguire i consigli dei tanti che, anche dalle colonne dei maggiori quotidiani, gli suggerivano di evitare la prova di forza e risolvere invece il problema come fanno tutti: senza clamore, di nascosto. E invece proprio di fronte allo scempio quotidiano di legalità lui ha voluto correre tutti i rischi della legalità, presentando anche ricorsi che potevano trasformarsi in un boomerang. Ha detto semplicemente: ci sono i giudici. Beppino Englaro non voleva a tutti i costi avere ragione, ma consacrare Il diritto. Dall'altra parte Invece c'era un governo che avrebbe fatto qualunque cosa pur di vincere.
È esattamente così. Governo e maggioranza si sono sempre più infognati nell'illegalità Faccio tre esempi quando sollevarono davanti alla Corte costituzionale il conflitto tra poteri dello Stato sostenendo che la Cassazione aveva invaso il potere del legislatore, e naturalmente ricevendo una fortissima bacchettata. E poi quando si cercò di forzare la mano con un decreto legge che non venne firmato da Napolitano, o quando Sacconi tentò di intimidire le cliniche con una direttiva. Per quanto riguarda la deriva biopolitica -che per fare un esempio sta nella lettera citata prima o nel ddl attualmente all'analisi della Camera- diciamo la verità, è però a un livello infimo.
In breve, cosa pensa del testo di legge sulle "Dichiarazioni anticipate di trattamento" nella versione in cui approderà In Aula alla Camera li 21 febbraio?
Lo definirei con cinque aggettivi: è un ddl ideologico, autoritario, menzognero, sgrammaticato e soprattutto incostituzionale. A questo punto si apre di nuovo un fronte di illegalità perché si entra di nuovo in rotta di collisione con sentenze recenti della Corte costituzionale, e si manifesta appunto la pura volontà di un governo che vuole espropriare i cittadini dal diritto di decidere liberamente della loro vita.
Entriamo nel merito.
La legge è ideologica perché nell'articolo t si dice che la vita è indisponibile, cosa che dal punto di vista giuridico è del tutto falsa, come dimostrano un'infinità di casi: da quello dei Testimoni di Geova a chi rifiuta le cure e si lascia morire. La vita dunque è disponibile e, partendo da questa falsa premessa, si vuole impone un puro punto di vista: la legge è perciò autoritaria. Poi è menzognera perché sbugiarda perfino il titolo: malgrado un delirio burocratico, queste "direttive anticipate" non valgono nulla. E scaricando le responsabilità sul medico, anziché evitare aprirà molti contenziosi giuridici. Avremo non uno, ma 100, 1000 casi Englaro. È sgrammaticata perché si contraddice in più punti, come quando dice che le direttive possono essere revocate in ogni momento e poi afferma che bisogna farlo in forma scritta e davanti a un medico generalista (che non si sa cosa sia). Ciò vuoi dire che se in televisione dichiaro di aver cambiato idea rispetto a quanto scritto nel testamento biologico, e subito dopo ho un incidente che mi riduce in stato vegetativo, quella mia dichiarazione davanti a milioni di persone non vale. Infine, è anticostituzionale perché, tra i tanti motivi, limita la libertà di cura e il diritto fondamentale all'autodeterminazione. Ed è perciò destinata a subire numerose sentenze di bocciatura da parte della Corte costituzionale.
Succederà come con la legge 40 sulla fecondazione artificiale, per la quale si evocava il rischio di eugenetica come ora si evoca l'eutanasia: sarà inapplicabile, verrà smontata pezzo per pezzo dalle sentenze, e farà vittime proprio nelle famiglie. Non crede?
Il parallelo è assolutamente azzeccato, e mostra appunto l'ideologia che c'è dietro questa maggioranza. E non parliamo solo di proibizionismo, ma del governo autoritario dei corpi delle persone. C'è una linea costante che accompagna la biopolitica in tutto l'arco dell'esistenza: non solo sul nascere e sul morire, ma anche sul vivere. Infatti si è riaperta in questi giorni, anche all'interno del Pd, la questione delle unioni di fatto. Anche in questo caso si cerca di impedire il libero governo della vita. E anche qui c'è una sentenza della Corte costituzionale che l'anno scorso ha riconosciuto il «diritto fondamentale» delle persone anche dello stesso sesso a scegliere le forme di convivenza, e ha intimato al legislatore di dare attuazione a questo diritto. Al momento, quindi, di nuovo, il rifiuto di dare seguito a una sentenza costituzionale mostra che il potere politico vuole mantenere il controllo sul. la vita delle persone, disconoscendo i loro diritti fondamentali.
Da Eluana al giorni nostri: non vede un filo che unisce quel corpo esanime di donna che nella realtà manipolata da Berlusconi »aveva le mestruazioni e poteva ancora procreare», con l'uso strumentale delle donne restituito dalle ultime cronache?
C'è una linea, è vero, non è una forzatura. Il fatto è che Berlusconi non è proprio capace di concepire le donne e il loro corpo se non come un oggetto di possesso. Sul corpo di Eluana c'era un'idea di possesso totale. «È tutto mio», diceva Benigni nella trasmissione di Saviano e Fato. È così: lui non è capace di concepire gli altri, e specificamente le donne e il loro corpo, come qualcosa che possa essere sottratto al suo dominio personale.
La "Giornata degli stati vegetativi", il testamento biologico, le imposte municipali cancellate per gli immobili della Chiesa: cosa cerca di ottenere Berlusconi?
In questo momento di forte difficoltà la maggioranza cerca di apparire di nuovo come la parte politica di riferimento per il Vaticano. Ma è un gioco strumentale così evidente che è stato svelato e contrastato anche da Famiglia Cristiano. E perfino Casini ha detto no, non si possono coinvolgere questioni così importanti nella miserabile faccenda della sopravvivenza del governo.
Commento. In verità, nell’incontro tenuto il 9 febbraio a Roma, presso l’Aula Magna della Facoltà Valdese, ove è stato uno dei relatori sul tema “Chi decide sul fine-vita?”, ai cinque aggettivi con i quali ha definito il ddl Calabrò nella suddetta intervista (ideologico, autoritario, menzognero, sgrammaticato e soprattutto incostituzionale) Stefano Rodotà ne aveva aggiunti altri due: truffaldino e contraddittorio, anch’essi adeguatamente motivati.
Gli altri relatori al convegno, coordinato da Paolo Flores d’Arcais, sono stati dom Giovanni Franzoni (altro socio onorario di LiberaUscita), il sen. Ignazio Marino, lo scienziato Giorgio Parisi ed il teologo valdese Daniele Garrone, il quale ha annunciato che tutti i mercoledì, dal 26 gennaio al 30 marzo, dalle ore 18:00 alle 19:30, presso i locali della Chiesa evangelica valdese di via Marianna Dionigi 59 (Piazza Cavour) sarà possibile avere informazioni e sottoscrivere il proprio testamento biologico. Il modello proposto dalla Chiesa valdese può essere scaricato da: www.chiesavaldese.org/romapiazzacavour/
Giampietro Sestini
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