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giovedì 3 marzo 2011

Simon mago - II


La Repubblica Firenze 3 marzo 2011 pag. 1



 



Aiutiamo chi combatte l’omologazione nella Chiesa



 



di Enzo Mazzi



 



Che sta succedendo nella Chiesa fiorentina? Il virus del dissenso creativo la sta contagiando? Non sarebbe la prima volta. Entro con una certa circospezione in un tema molto delicato. Sono consapevole dei rischi di prendere la parola in un mondo, quello ecclesiastico, dove la parola è prima di tutto rivelazione. Non credo però che la Parola di Dio annulli le parole umane. Ritengo anzi che le valorizzi e le ispiri. Anche quelle della denuncia profetica.



Penso che considerazioni come queste abbiano indotto alcuni parroci, don Silvano Nistri sul settimanale cattolico ADISTA, don Fabio Masi su questo giornale, a rompere il silenzio che nascondeva un grande disagio. Non vanno lasciati soli. Meritano rispetto e solidarietà. La scelta di parlare non deve essere stata facile. Se lo hanno fatto è perché hanno avvertito e sofferto il montare di un grande disagio fino al disgusto nelle comunità in mezzo a cui vivono e che animano. Non sono soli. Nella Chiesa italiana e mondiale si stanno moltiplicando i segni e i semi di una nuova stagione di profetismo rinnovatore. E si sta rompendo quella specie di omertà da paura di vescovi, teologi, preti e laici muti e immobili di fronte a un ciclone che scuote le fondamenta dell’istituzione ecclesiastica.



Qualcuno invoca un nuovo Concilio aperto a tutto il Popolo di Dio e non solo ai vescovi. Fermarsi tutti e discutere insieme dell’assetto istituzionale ecclesiastico che dimostra di non reggere più di fronte alle sfide della secolarizzazione.



La monarchia assoluta, questo è l’ordinamento gerarchico, residuo della teocrazia medioevale, non è più in grado di tenere di fronte ai nuovi poteri che s’impongo con una forza che annulla totalmente le armi dell’infallibilità, della scomunica e del giudizio divino con le quali finora la gerarchia ha gestito il suo potere. La scienza, il danaro, l’informazione, la democrazia hanno consentito al potere ecclesiastico di sopravvivere delegando al papa e ai preti la realtà considerata residuale dell’etica e dei valori. Ma è evidente che piano piano tale delega viene erosa e svuotata. Faccio solo un esempio. L’arroccamento disperato sulla difesa della vita dal suo concepimento alla morte naturale non regge più di fronte a una scienza che sposta e assottiglia continuamente il confine fra la morte e la vita, ponendo grandi interrogativi sul senso della naturalità. E l’anima immortale e il peccato originale e l’inferno e il paradiso e l’onnipotenza di dio e l’indissolubilità del matrimonio e l’alterità sacrale del sacerdozio esclusivamente maschile e i mille altri fondamenti dell’etica cattolica sono dogmi che mostrano tutte le loro contraddizioni insanabili di fronte alle consapevolezze nuove. Lo Spirito preme anche oggi per “fare nuove tutte le cose”.



Non che la secolarizzazione sia tutta rose e fiori, anzi. I nuovi poteri hanno aspetti positivi ma hanno in sé anche una potenza distruttiva pari a quelli antichi. Oggi attraverso una martellante insinuazione e propaganda masmediatica passa una cultura omologata ed omologante secondo la quale non è la disobbedienza civile, umana, religiosa a offrire spazi creativi per far crescere la coscienza collettiva ed operare per la fraternità e la giustizia ma è unicamente il piegare il capo che può limitare i conflitti e preservare una permanenza negli spazi del sacro e del potere dove poi ciascuno può portare avanti in forma coperta le proprie piccole particolari diversità e trasgressioni. Le donne che hanno invaso le piazze si sono fatte carico di aprire un varco per tutti noi nel monolite del cosiddetto “pensiero unico”. Ed ora i giovani del Nord Africa stanno scuotendo dalle fondamenta a prezzo di tanto sangue gli assetti dell’autoritarismo che sembravano eterni.



“L’obbedienza non è più una virtù” fu per noi e per molti, persone e movimenti, una conquista pagata di persona e a caro prezzo. Poi venne l’omologazione.



Ormai però questi scandali ecclesiastici, questa debolezza del potere gerarchico, queste immense contraddizioni che si aprono impongono forse di ripartire da quella scelta che fu sconsideratamente chiamata “dissenso” e che invece era e forse è ancora coerenza evangelica di una fede che finalmente si libera dai dogmatismi per radicarsi nell’intimo delle coscienze e nutrirsi di relazioni autentiche.



 



Enzo Mazzi



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