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sabato 15 ottobre 2011

Libero Stato in libera Chiesa


Riportiamo qui sotto la "lettera" di Federico Orlando, socio onorario di LiberaUscita, sull’importanza fondamentale di un rilancio della cultura laica nel nostro Paese mediante la costituzione di un "pre-partito". Forse, visto che in Italia vige il maggioritario e le elezioni si possono vincere anche con soli 24.000 voti di scarto, l’obiettivo può essere raggiunto non necessariamente attraverso un “partito” bensì mediante una forte "lobby" laica, che riesca a condizionare, al pari della Chiesa, i risultati elettorali.

Per fare ciò da tempo sosteniamo che occorre dare vita ad un COMITATO LAICO NAZIONALE, ossia un nuovo CLN guidato da personalità notoriamente laiche, stimate, credibili, conosciute non soltanto in Italia ma anche a livello internazionale e per questo in grado di “bucare” i mass-media.

I cittadini che si riconoscono nel principio della laicità dello Stato sono milioni: affinché le loro opinioni contino occorre una leadership autorevole che li rappresenti e sappia dare le indicazioni giuste, in particolare nei momenti elettorali. Alcune iniziative in tal senso già esistono e sono meritorie, ma anche del tutto insufficienti e inadatte a gestire un simile compito. Le varie “Consulte”, i vari “Comitati” e le tantissime associazioni laiche operanti su tutto il territorio potrebbero invece prendere l’iniziativa di pubblicare sulla stampa quotidiana un’intera pagina con un appello da loro firmato e rivolto alle tante personalità della società civile notoriamente laiche affinché si coordino fra loro e diano vita al CLN, sapendo di poter contare sull’appoggio della maggioranza degli italiani e dei non italiani.

Giampietro Sestini



AMATO, FOLLI, GALLI DELLA LOGGIA E IL RISORGIMENTO LAICO. IERI E OGGI

DI FEDERICO ORLANDO - da: Europa di mercoledì 12 ottobre 2011

Cara Europa, insegno, ho circa 50 anni, non appartengo alla mitica generazione dei quarantenni che dovrebbe rifare il mondo, e mi chiedo perché non lo rifaccia, né alla generazione degli anziani (non dico vecchi, anche perché oggi ci si chiama giovani o ragazzi a 40 anni, quando io avevo due figli). Con la dissoluzione della prima repubblica, che travolse anche il mio partito o partitino laico (ce n’erano quattro più o meno “moderati”, liberale, radicale, repubblicano, socialdemocratico, 3-4 milioni di voti a dir poco, sempre necessari prima al centrismo con la Dc poi al centrosinistra Dc-Psi).

Adesso mi limito a leggere i giornali, non ritrovandomi in alcuno dei grandi partiti di destra e di sinistra del pseudo-bipolarismo. Così leggo che mercoledì, a Roma, alla libreria Arion di via Milano (Traforo), l’editore Rubettino presenterà il libro di Massimo Teodori Risorgimento laico. Gli inganni clericali sull’unità d’Italia; con tre leader delle culture laiche cadute sotto le macerie della prima repubblica, il socialista Giuliano Amato, il repubblicano Stefano Folli e il liberaldemocratico Galli della Loggia. Cosa succede? Ci fossero fatti nuovi anche per noi italiani che non ci schiodiamo dalle origini liberali e dallo stato laico?

Miriam Massari, Milano

Risponde Federico Orlando

Cara signora, quel che sicuramente succede è che, dopo l’appello ai cattolici del cardinale Bagnasco (a torto o a ragione interpretato come la preparazione di una nuova balena bianca dopo il naufragio finale del berlusconismo), è che svariate formazioni del laicato cattolico si son date appuntamento a Todi per fine settimana. A fronte di questo fatto unificante, ci sono i fatti dissolventi nel Pdl, nel Pd e nella Lega.

Nel Pdl neocorrenti democristiane contro il governo Berlusconi-Scilipoti; nel Pd rottamatori quarantenni contro quarantenni non rottamatori, e Modem favorevoli al governo di transizione col centrodestra contro Dem favorevoli a una coalizione di centrosinistra; infine nella Lega dove si è ormai ai metodi stalinisti di Bossi. In questo caos, esce opportuno il libro di Massimo Teodori, di cui ho letto anche la recensione fattane ieri da Dino Messina sul Corriere della sera.

Si tratta di una veemente contestazione della tesi di Benedetto XVI, e cioè che «L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costruì in verità la base più solida della conquista dell’unità politica» (Lettera agli italiani, per il 150° dell’unità). Anche senza essere anticlericale nella misura di Teodori, mi sono laureato sul saggio Chiesa e Stato in Italia di Carlo Arturo Jemolo e non ho trovato quel “radicamento” così forte, men che meno nelle gerarchie vaticane e nelle promanazioni fino a Torino e alle altre capitali.

Ho trovato solo poche illusioni cattoliche, tutte variamente cadute con lo spegnersi della brevissima stagione liberale di Pio IX. Non mi sorprende che Teodori, del quale conosco l’amore per la cultura laica liberale, fondativa, essa sì, dell’unità e poi dello stato e della nazione italiana, abbia voluto accentuare il suo messaggio polemico arricchendo il titolo di questo pamphlet col disegno di un cappello frigio (simbolo giacobino e radicale) e con un sottotitolo preso da Risorgimento scomunicato del liberale Vittorio Gorresio, “Il dissidio che continuiamo a pagare”.

Perché l’abbia fatto glie lo chiederò andando anch’io stasera alla libreria di via Milano, alle 18,30. Posso immaginare che, nel rigettare la tesi del papa sul contributo fondamentale dei cattolici all’unità d’Italia, intenda soprattutto scongiurare ritorni di partiti clericali, che stavolta sarebbero guidati da baciapile e non da chi, come De Gasperi, sapeva distinguere tra chiesa e stato.

Preoccupazione legittima, anche se il libro è precedente al “partito di Bagnasco”, negato dal cardinale eponimo ma molto atteso dalle culture deritiane (nel senso di De Rita, il meglio del democristianismo perenne). La storia è la storia e dice che, per molti decenni dopo l’unità, la chiesa, fedele al Sillabo che aveva posto il liberalismo al numero uno fra gli «errori del tempo moderno», ha condannato non solo i radicali-repubblicani ma la cultura moderata (liberale-monarchica) da Amendola a Ruffini a Croce.

Il fatto che oggi pomeriggio tre esponenti delle culture postliberali si ritrovino intorno a questo saggio, può essere d’auspicio per l’avvento di un “prepartito” laico, che aiuti anche a far piazza pulita dei 200 (a dir poco) “partiti” liberali o socialisti ad personam, che ogni giorno un amante di pennacchi fonda per proclamarsene leader.








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