Comunità
dell’Isolotto: incontri ragazzi, genitori, adulti
26 aprile 2012
“non avere paura, ti
racconto una storia”
la paura della
morte, di restare soli, di perdere un amico!
0. Introduzione
Continua con l’incontro di questa
domenica il nostro percorso di incontri pensati e realizzati con i ragazzi, che
hanno per titolo “non aver paura, ti racconto una storia”. Questa volta
affrontiamo la paura della morte, del restare soli, del dolore di perdere un
amico. Raccontiamo dunque delle storie: una storia raccontata nel 2007 con il linguaggio
moderno del cinema, un mito che è il più antico mito che sia finora pervenuto a
noi in forma scritta, un brano del Vangelo e una storia che non si può
descrivere con le parole perché ha il linguaggio del corpo e delle emozioni.
1. Il film “Un ponte per
Terabithia”
I ragazzi raccontano con le loro parole il film, mentre
scorrono alcune immagini tratte dal film.
Jess non ha amici a scuola,
perché i suoi compagni di classe lo prendono in giro ed è spesso triste perché
il suo babbo lo tratta male, invece è buono con la sua sorella più piccola
(Maibel). Gli piace molto disegnare e
infatti è molto bravo, è anche bravo a correre veloce. A Jess piace la prof. di
musica, che è giovane e simpatica, con cui però non riesce neanche a parlare.
Invece quando conoscerà Leslie troverà il coraggio almeno di salutarla.
La protagonista – Leslie Burke (a
cura di Matilde): Lesly è una ragazzina di 12 anni che ha avuto fortuna in
tutto, tranne che nell'amicizia. I suoi genitori sono due scrittori e si sono
trasferiti nel paese dove vive Jess, in una nuova e bella casa. Lesly non ha
amici e si trova nella scuola a dover fare nuove amicizie, ma non è facile. Ha
un carattere generoso e altruista e le danno molta noia le ingiustizie, così si
trova a difendere bambini più piccoli e conosce Jess con il quale stringe una
alleanza contro i prepotenti della scuola. Anche Jazz non ha molti amici e
viene trattato un po' male da alcuni ragazzi grandi, e i due stanno proprio
bene insieme.
Lesly è una ragazzina che ha
molta immaginazione e riesce a coinvolgere gli altri con le sue descrizioni
fantastiche: “scendo lievemente nell'inesplorato mondo sottomarino,nel profondo
silenzio che interrompo soltanto col suono del mio respiro,intorno a me ho solo
un branco di argentei pesci e bollicine che leggere salgono sinuose(...)
”.Quando Lesly e Jess giocano nel bosco lei sprigiona totalmente la sua
fantasia...
Come Jess e Leslie diventano amici (a cura di Virginia): Un giorno Jess e Leslie esplorando il bosco
trovano una corda per superare un torrente e Leslie si vuole lanciare, Jess non
si fida perché pensa che la corda sia troppo vecchia, ma alla fine entrambi
saltano dall' altra parte.
Dopo un po' di tempo trovano una vecchia casa sopra un
albero e decidono di rimetterla a posto. Quasi tutti i giorni vanno nel bosco e
fantasticano liberamente vedendo spuntare dagli alberi creature mostruose o
simpatiche. Giorno dopo giorno la loro amicizia diventa sempre più bella, Jess è bravo a disegnare e per il suo
compleanno Leslie gli regala delle bellissime tempere. Una volta Leslie vuole andare con Jess in
chiesa, anche se non ci è mai stata, e uscendo dice di essersi divertita anche
se non crede che Dio possa mandare le persone all'inferno perché è troppo
impegnato nel creare le meraviglie della natura. I due amici fanno anche delle gare di corsa e
sono velocissimi, ma Leslie è la più veloce anche se è una femmina.
Dalla morte di
Leslie al ponte di Terabithia (a cura
di Tommaso): Una mattina Jess è invitato dalla professoressa di musica al
museo, prima di partire sofferma per un attimo lo sguardo sulla casa dell’amica
Leslie ma non la chiama e alla domanda della prof. se abbia un pensiero che lo
tormenta risponde di no. Una volta tornati dal museo Jess viene a sapere della
morte dell’amica e corre al torrente dove vede subito la corda rotta! A casa di
Leslie Jess dice alla professoressa: “La prossima volta dovremmo portarci anche
Leslie...sarebbe contenta...”. Jess rimane sconvolto dalla morte di Leslie e si
rifugia nella fantasia per contenere il dolore, finché suo padre non lo riporta
alla realtà e lo aiuta a superare il lutto.
Qualche tempo dopo Jess in
memoria di Leslie decide di costruire un ponte che collega le due rive del
torrente, un ponte per Terabithia, affinché gli insegnamenti e il suo ricordo
non vadano perduti e propone alla sorella May Belle di diventare regina del
mondo di Terabithia.
2. L’antico mito di Gilgamesh
Nel film abbiamo visto la storia di una grande amicizia e
le mille imprese di questi due amici, Jess e Leslie, e poi abbiamo visto il
dolore per la perdita dell’amica e le domande che nascono nella mente di Jess.
E’ una storia moderna raccontata nel 2007 con il linguaggio del cinema.
Ma questi sono sentimenti e domande che
l’umanità si porta con sé da sempre.
Per questo raccontiamo ora una storia antichissima,
scritta presumibilmente tra il 1300 e il 1100 avanti Cristo su tavolette di
argilla; l’opera letteraria più antica che si conosca al mondo.
E’ la storia di Gilgamesh e Enkidu, è la storia di una
intensa amicizia, ed è la storia del viaggio che Gilgamesh fa alla ricerca
dell’immortalità per sé e per l’amico.
Nel suo viaggio che è il viaggio dell’intera umanità
Gilgamesh non troverà l’immortalità ma farà pace con sé stesso, con il fatto
che ogni cosa nella vita ha dei limiti, e troverà saggezza e serenità.
Ci piace infine ricordare che Enzo amava questa storia, l’ha
molto studiata e l’ha anche commentata in uno dei suoi ultimi libri,
Cristianesimo ribelle.
Il
racconto del mito di Gilgamesh[1]
1) Tantissimo tempo fa in una
città dell’antica Mesopotamia chiamata Uruk viveva un ragazzo. Il suo nome era
Gilgamesh.
2) Suo padre era il re della
città, sua madre era la Dea Ninsum.
Lui era un ragazzo intelligente,
forte e curioso.
Servito e riverito da tutti non
aveva amici, così crebbe senza nessuno con cui giocare e per questo divenne un
giovane re inquieto e prepotente, preda di momenti di collera e di confusione
in cui prendeva a calci e male parole chiunque incontrasse.
3) Un giorno la gente della
città, stanca delle sue prepotenze pregò il Dio Anu con queste parole: “Gilgamesh
è un giovane re brillante, ma non conosce limiti! Aiutaci”.
4) Il Dio Anu rifletté a lungo,
poi gli venne un’idea: “Non conosce i suoi limiti? gli darò un amico!”.
5) La Dea della Creazione con
argilla della migliore creò Enkidu e lo pose nella foresta. Enkidu crebbe con i
leoni e le antilopi, aveva lunghi capelli che gli coprivano il corpo nudo.
Vagava solo nelle praterie e beveva al fiume con le gazzelle. Non conosceva
nessuna persona.
6) Un giorno incontrò una donna:
Shamat. Lei gli parlò, gli insegnò le parole e i sentimenti e da quel momento
Enkidu non fu più una creatura selvaggia ma un essere umano. Più tardi Shamat
lo portò ad Uruk, dove incontrò Gilgamesh.
7) Gilgamesh ed Enkinu divennero
amici inseparabili, due veri amici del cuore.
8) Un giorno Gilgamesh disse che
insieme a Enkidu voleva raggiungere la Foresta dei Cedri per sconfiggere un mostro
terribile che nessuno aveva mai sconfitto. I consiglieri, gli anziani, la madre
e lo stesso Enkidu lo sconsigliarono in ogni modo. Ma Gilgamesh si incaponì e
si preparò per il viaggio. Enkidu per non lasciare da solo l’amico in
un’impresa così pericolosa, lo segui. La madre di Gilgamesh adottò Enkidu, così
che Enkidu oltre che amico fosse anche fratello. Enkidu ne fu felice, per la
prima volta aveva una madre, un fratello, una famiglia.
9) Attraversarono deserti e
pianure, solcarono mari e valicarono montagne; superarono pericoli di ogni tipo
e infine raggiunsero il luogo dove viveva il mostro. La lotta con questa
creatura fu violenta e terribile; ma infine riuscirono a sconfiggerla. Poi
riattraversarono le pianure, i monti, i mari e i deserti e infine tornarono a
casa, dove furono festeggiati con ogni onore.
10) Ma poco dopo il loro ritorno
a casa, Enkidu si ammalò, il suo corpo si indebolì e non vi erano medicamenti
che migliorassero la situazione.
Un giorno Enkidu ripensò alla
giovane donna che lo aveva trovato da ragazzo nella foresta e pensò “meglio sarebbe stato che non mi avesse
trovato, sarei vissuto ignorante, libero e inconsapevole di tutto …” ma il
Dio del Sole gli parlò: “non maledire
Shamat, lei ti ha dato la conoscenza delle parole, dei pensieri, dei
sentimenti, è grazie a lei che sei capace di amicizia e di amore”.
Quelle parole lo rasserenarono.
Gilgamesh gli tenne la mano fino
all’ultimo respiro.
11) Poi Gilgamesh pianse. Il
dolore per la perdita del suo amico e fratello era grande. Fece fare offerte e
preghiere agli dei ma queste non restituirono Enkidu alla vita.
12) Il settimo giorno Gilgamesh
capì che Enkidu non si sarebbe più svegliato. Allora con il cuore triste e
arrabbiato partì alla ricerca di Utnapishtim, l’uomo scampato al diluvio
universale, per conoscere da lui il segreto dell’immortalità.
13) Attraversò deserti, pianure,
fiumi e montagne; superò difficoltà di ogni tipo e infine lacero e sfinito
arrivò ai piedi di Utnapishtim. Ma egli disse: “Gilgamesh!! come nessuno può resistere al richiamo del sonno, così gli
uomini non possono sfuggire al sonno della morte e tutti un giorno tutti si
addormenteranno”.
14) Quando tornò a Uruk la gente
si accorse che il suo re non era più il giovane impaziente di un tempo. Ora era
un uomo più calmo e con una diversa luce negli occhi. Fece costruire templi,
mura, canali di irrigazione e cominciò a regnare con amore e saggezza.
Quando si fermava a ripensare ad
Enkidu, le lacrime gli rigavano ancora le guance, ma sul suo volto c’era anche il sorriso per la gioia
per le tante cose fatte insieme.
Non aveva trovato il segreto
dell’immortalità, ma aveva trovato una nuova serenità.
3.
I racconti dal Vangelo
Lo riconobbero dallo spezzare il pane
Ed ecco in
quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante
circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto
quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, una persona
si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di
riconoscerlo.
Ed egli disse
loro: “Che sono questi discorsi che state
facendo fra voi durante il cammino? ”.
Si fermarono,
col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così straniero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è
accaduto in questi giorni? ”.
Domandò: “Che cosa? ”.
Gli
risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù
Nazareno, che fu saggio e come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno
consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo
che fosse lui a liberare il popolo; ma son passati tre giorni da quando queste
cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi
al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di
aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e l’hanno trovato vuoto come avevan
detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
Quando furon
vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più
lontano. Ma essi insistettero: “Resta con
noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per
rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane che aveva con sé
e lo condivise con loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma
lui sparì dalla loro vista. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la
via e come l’avevano riconosciuto dallo spezzare il pane.
Gli amici di Gesù hanno
scoperto il segreto della vita e della morte
E vanno a raccontarlo a tutti
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da
Dio.
Chi ama è generato da Dio e conosce Dio.
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
Carissimi, se Dio ci ha amato,
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno ha mai visto Dio, se ci amiamo reciprocamente,
Dio rimane in noi
e l'amore di Dio in noi è perfetto.
Se uno dicesse: "Io amo Dio" e odiasse il suo
fratello,
sarebbe un mentitore.
Chi infatti non ama il fratello che vede
non può amare Dio che non vede.
Il nostro amico Enzo nelle parole di Urbano
Chiedo silenzio
Ora lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.
Io voglio solo poche cose:
una è l'amore senza fine;
la seconda è vedere l'autunno:
non posso vivere senza
che le foglie
volino e tornino a terra.
La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo montanino.
La quarta è l'estate
rotonda come un'anguria.
La quinta è la primavera
che rinascerà nel cuore
dei nostri ragazzi che ci hanno
reso felici nel corso di questi anni,
dal tempo degli scouts su al Rotari
fino ai bambini del nostro catechismo
col teatrino del Re Mida
i tre briganti, la tombola vivente,
il gioco dell’oca.
E domenica sarò
con le foglie dell'autunno
sopra il tetto alle baracche
per la festa d'accoglienza
fatta all’ultimo bambino..
Amici, questo è ciò che voglio.
E' quasi nulla e quasi tutto.
Ora se volete andatevene.
Ho vissuto tanto che un giorno
dovrete per forza dimenticarmi,
cancellandomi dalla lavagna:
ma il mio cuore è stato interminabile.
Ma perché chiedo silenzio
non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario:
accade che sto per vivere.
Accade che sono e che continuo.
E' che son vissuto tanto
e che altrettanto voglio vivere.
Mai mi sono sentito così vivo
mai ho avuto tanti baci.
Lasciatemi solo col bosco,
qui a dormire in pace.
Chiedo il permesso di rinascere
coi fiori della primavera.
Firenze, Monte Morello
28 ottobre 2011
4. Laboratorio di resurrezione e
di farfalle
Quello che il bruco chiama fine del
mondo, il resto del mondo chiama farfalla (Lao Tze)
Lo riconobbero allo spezzare del
pane. Vi riconosceranno allo spezzare del pane. (dal Vangelo)
Fai tesoro di quello che ti ha
dato, così lei vivrà. (da Un Ponte per Terabithia)
Le vostre idee camminano sulle
nostre gambe.
Nulla si crea e nulla si distrugge.
Tutto si trasforma.
5. Eucarestia
Fate questo in memoria di me
Tutti:
Mentre erano a tavola,
prese un bicchiere rese grazie e disse: “Prendete e bevetene tutti questo è il
mio sangue .... poi prese un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
dicendo “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo.
Fate questo in memoria
di me.”
Un adulto:
Noi ci immaginiamo che Gesù,
seduto tra i suoi amici e le sue amiche, possa avere detto qualcosa del tipo:
“se davvero mi uccideranno, quando non sarò più con voi, se vorrete ricordarmi,
ricordatevi delle cose che ho fatto nella mia vita e del modo con cui le ho
fatte, e fatele anche voi, naturalmente a modo vostro ma con questo spirito”.
Ci colpiscono due parole: FATE e
QUESTO.
FATE: voce del verbo fare... non
pensate, non ricordate, non pregate .. ma fate! A chi si rivolgeva con il suo
“fate”? a chi era lì con lui, quel giorno e oggi,... adulti e bambini, vecchi e
giovani, donne e uomini, pescatori o pastori, ebrei e gentili (stranieri) ...
QUESTO: che significa questo?
I bambini/e:
“I re e i potenti si fanno
chiamare benefattori ma tra voi non sia così! Chi vuol essere il più grande sia
il più piccolo...” (Luca
22).
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
“Gesù si alzò da tavola preso un asciugamano e
poi versò dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e
ad asciugarli con l’asciugamano. Vi ho dato questo esempio perché come ho fatto
io, facciate anche voi”. (Giovanni,
13, 2-17)
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
Se stai portando un’offerta al
tempio ma sei arrabbiato con tuo fratello.. lascia quello che stai facendo e
vai a fare pace con tuo fratello (Matteo, 5)
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
“Chi accoglie anche uno solo
di questi bambini nel mio nome accoglie me”(Marco, 9,37)
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
“Perché guardi la pagliuzza
che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?”
(Luca,
6,39)
Tutti: Fate questo in memoria di me
I bambini/e:
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri come io ho amato voi” (Giovanni,
13,34)
Tutti: Fate questo in
memoria di me
I bambini/e:
“Venite nel regno che ho preparato per voi
perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere , ero forestiero e mi avete ospitato , nudo e mi avete vestito, malato
e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” .. ogni volta che
avrete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli l’avete fatto
a me” (Matteo, 25)
Tutti: Fate questo in memoria di me
PADRE NOSTRO DEI
BAMBINI
Padre nostro che sei
ovunque
sia santificato il
tuo nome
e benedetto il nostro
nome
Venga il tuo mondo di
pace e di amore
Aiutaci ad essere
sempre noi stessi
dappertutto e con
tutti
Dai a tutti quello
che serve per vivere
Perdonaci per i
nostri sbagli
come noi perdoniamo
gli sbagli degli altri
Aiutaci a prendere le
decisioni più giuste
e rendici liberi di
scegliere e di decidere
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