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mercoledì 27 giugno 2012

Luisa Morgantini scrive


cari tutte e tutti, un evento straordinario a Firenze il 30 Luglio, l'orchestra nazionale giovanile palestinese sarà in italia, a Firenze il 30 Luglio.
serve aiuto, non ci sono ancora i soldi per i biglietti (sono 60 elementi)
per Firenze sarebbe utile attivarsi per l'ospitalità, il festival di Firenze offre una cena, ma devono pernottare in tutto 80 persone. Gli organizzatori, avrebbero trovato un albergo a Montecatini terme che non costa molto. E' possibile attivarsi verso la regione, la provincia, il comune?
qui sotto vi invio l'appello con alcune spiegazioni.
Vi abbrfaccio

Luisa Morgantini
Associazione per la pace
La “Palestine Youth Orchestra” finalmente in Italia!
Ma il vostro, nostro, tuo aiuto sono indispensabili!
Tala, Naseem, Layale… sono giovani, ragazzi e ragazze palestinesi, molti di loro cresciuti nei territori palestinesi occupati, altri nei campi profughi del Libano, Giordania, Egitto, Siria, altri ancora in Paesi del mondo dove i palestinesi sono esiliati. Hanno studiato musica fin da piccoli, con determinazione, con gioia e con molti sacrifici: sono i 60 elementi della Palestine Youth Orchestra, in tour in Italia dal 21 luglio al 2 agosto. Sarà la prima tournée italiana della PYO, fondata nel 2004 dall’Edward Said National Conservatory of Music con lo scopo di riunire musicisti palestinesi residenti in tutto il mondo. La tournée in Italia è coordinata dal Conservatorio di Musica “Niccolò Paganini” di Genova con la collaborazione del Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma e della Oslo Philarmonic Orchestra. Con i loro violini e clarinetti saranno a Levanto il 28 Luglio, a Genova il 29, a Firenze il 30, a Roma il 1° agosto e a Ravello il 2 agosto. Quindici giovani musicisti italiani si esibiranno insieme a questo fantastico gruppo.
Un’occasione imperdibile, un momento di grande libertà e condivisione.
Suoneranno per noi musica classica tradizionale, da Dvorak a Beethoven, ma anche significative composizioni della tradizione palestinese e araba, che forse molti di noi non hanno mai ascoltato. Perché la resistenza palestinese è fatta anche di questo: di una grande cultura e di una lunga tradizione che aiutano a capire tante cose. Soprattutto, la consapevolezza di un popolo che ama la sua terra e vuole continuare ad esistere, anche in nome di tutti coloro che non ci sono più, che hanno dato la vita per la libertà, o che hanno lasciato comunque qualcosa: un luogo, anche solo dell’anima, da coltivare e tramandare, come la musica.
Aiutateci a sostenere questa impresa meravigliosa, partecipate ai concerti, per conoscerli, riconoscerli ed applaudirli. Ma potete fare di più: vi chiediamo di versare un vostro contributo perché sono ancora necessari fondi per le spese di viaggio di questi/e giovani artisti/e. Ecco le coordinate bancarie su cui inviare un piccolo-grande contributo:
Conto intestato: Associazione per la Pace su Banca Popolare Etica
IBAN: IT 27 F 05018 03200 000000504090
BIC: CCRTIT2T84A (solo per bonifici esteri) Causale: PYO
Grazie davvero,
lmorgantiniassopace@gmail.com tel. 348 3921465

sabato 16 giugno 2012

Issa Amro


COMUNICATO STAMPA

 ASSOPACE: «ISRAELE LIBERI IMMEDIATAMENTE ISSA AMRO»

L’Associazione per la Pace apprende con sconcerto e preoccupazione che Issa Amro, coordinatore della Youth Against Settlements di Hebron, è stato arrestato oggi dalla polizia di frontiera israeliana al confine con la Giordania e portato al posto di polizia della colonia di Kyriat Arba. Il giovane leader della resistenza civile palestinese era in viaggio verso l’Italia, su invito dell’Associazione per la Pace, per partecipare a numerosi incontri con rappresentanti delle istituzioni italiane e organizzazioni della società civile.
Chiediamo con forza l’immediata liberazione di Issa Amro, il cui arresto è l’ennesima, palese e intollerabile violazione del diritto internazionale da parte di Israele. Chiediamo al governo italiano di intervenire per la sua liberazione, Issa è un difensore dei diritti umani.
«Issa Amro, avrebbe dovuto arrivare oggi in Italia per far conoscere la lotta nonviolenta contro l'occupazione militare israeliana e il muro, avrebbe incontrato società civile, parlamentari, sindaci, rappresentati di partiti – spiega Luisa Morgantini dell’Associazione per la Pace-. Il suo arresto è l’ennesima violazione del diritto internazionale da parte di Israele, che ancora una volta nega con la forza la libertà di parola e di movimento ad un leader della società civile palestinese che si batte, insieme ad israeliani e internazionali per la libertà, la pace  e il riconoscimento dei diritti del popolo Palestinese».
   Issa Amro avrebbe dovuto essere a Roma, Sessa Aurunca, Supino, Bologna, Padova, Vicenza, Como e  Menaggio. Le iniziative continueranno, Israele con la sua politica repressiva non ci fermerà: la voce dei rappresentati dei giovani di Hebron, del loro diritto e bisogno di libertà verrà ascoltata via Skype.

Roma, 15 giugno 2012

   info lmorgantiniassopace@gmail.com
   tel. 348 3921465
   www.assopacepalestina.org

Nota del blog

L'esperimento sionista e' praticamente fallito. Puo' ancora durare per molti anni se tenuto in vita artificialmente, come un vegetale clinicamente morto. Puo' uccidere gente ed anche far cominciare la terza guerra mondiale. Ma non puo' rivivere.

Lo stato ebraico d'Israele e' uno stato mentale, una proiezione della mentalita' giudaico-americana. I danni ed i problemi che provoca sono problemi giudaico-americani. Per gli ebrei israeliani non ci sarebbe bisogno di segregazione, guerra, oppressione dei nativi. Noi non mangiamo cibi kasher, non parliamo yiddish, non leggiamo Saul Bellow o Shlomon Aleichem, ed evitiamo le sinagoghe. Preferiamo il cibo arabo e la musica greca. Il mio quartiere ha sette macellerie di carne di maiale contro una sola kosher. Il quaranta per cento dei matrimoni a Tel Aviv vengono celebrati al di fuori della ritualita' ebraica: i giovani preferiscono andare a sposarsi a Cipro pur di evitare ogni contatto con i rabbini. Tel Aviv e' la capitale omosessuale del Medioriente, nonostante che, per la legge giudaica, gli omosessuali dovrebbero essere sterminati.
(Israel Shamir)

venerdì 15 giugno 2012

Viaggio in Palestina - relazione con video


Palestina
Scheda storica

1 - Fino alla prima guerra mondiale apparteneva all’Impero Ottomano

2 - Dopo la guerra mondiale diviene un Protettorato inglese.

3 - contro gli inglesi si ribellano arabi ed ebrei

4 - 1937: piano di spartizione Commissione Peel
     1947: piano di spartizione ONU:  risoluzione 181.
         
5 - 1948 - guerra 4 aprile-15 maggio:
          proclamato lo Stato di Israele (linea verde)
          Nakba (catastrofe) palestinese

6 - 1948 - 11 dicembre:
          Risoluzione n.194 dell’ONU:
riguardo ai profughi sia palestinesi che ebrei della Palestina, dichiarava che doveva essere consentito il ritorno alle loro case ai profughi che volessero tornare in pace e che dovevano essere risarciti per la perdita della proprietà quelli che avessero scelto altrimenti.

7 - 1967 - guerra dei 6 giorni: occupazione di tutta la Palestina.
Naksa (tragedia)

8 - 1982 - Israele invade il Libano, occupa Beirut. 16-18 settembre, strage nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila.

9 - 1993 - 20 agosto: accordi di Oslo (Rabin-Arafat)

10 - 2002 – Inizia la costruzione del muro si segregazione

11 - 2005 - ritiro di Israele dalla striscia di Gaza (mantiene controllo spazio aereo, acque territoriali e confini terrestri)

12 - 2006 -  marzo - Hamas vince le elezioni nella Striscia di Gaza.
                   estate 2006: Israele invade Gaza e fa guerra in Libano.

13 - 2007 - tentativo di governo di unità nazionale Hamas-Fatah;
          Il Presidente Mahmoud Abbas forma un nuovo governo nella Cisgiordania
 14 - 2008, dicembre: operazione “piombo fuso” contro la striscia di Gaza.
15 - continua in maniera accelerata la costruzione di colonie a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania insieme all’estensione del muro e al moltiplicarsi dei posti di blocco.

16 - 2011 - 31 ottobre:
          L’UNESCO accoglie la Palestina come membro a pieno titolo dell’Organismo ONU che si occupa di educazione, scienza e cultura.
La decisione è stata votata a maggioranza dei due terzi.
Su 193 membri i consensi sono stati 107 ( stati arabi, africani e latino-americani più Francia, Cina, India). Voti contrari 14 ( tra questi USA, Germania, Canada) L’Italia e l’Inghilterra si sono astenute.

Nota
2011-12 - Acquista sempre più rilevanza l’organizzazione di resistenza non violenta dei villaggi palestinesi della zona C della West Bank (o Cisgiordania) sottoposti giornalmente alle vessazioni dei coloni, sostenuti dal Governo israeliano, contro le sue stesse regole di legalità, proclamata a parole nei consessi internazionali e contro tutte le deliberazioni degli organismi internazionali che dichiarano illegittima l’occupazione militare della Cisgiordania o West-Bank.

Impero Ottomano



Piano spartizione dell'ONU (1947)



Quando le spartizioni le fa la guerra



 L'appetito vien mangiando


giovedì 14 giugno 2012

Tre coloni mascherati


Tre coloni mascherati da avamposto illegale di Havat Ma' attaccano due volontari di operazione Colomba loro tornando a casa dopo un pattugliamento nella valle Humra, vicina al villaggio At-Tuwani, vicino a Hebron, a sud sulle colline.
Three masked settlers from Havat Ma'on illegal outpost attack two Operation Dove volunteers on their way back home after a patrol in Humra Valley, near At-Tuwani village, in South Hebron hills.

VIDEO LINK:

http://snipurl.com/23xk9cq




Operation Dove - Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII


Email: tuwani@operationdove.org
Web: www.operationdove.org
Mobile: +972 54 9925773
Operation Dove - Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII

Email: tuwani@operationdove.org
Web: www.operationdove.org
Mobile: +972 54 9925773

Un ringraziamento per l'invio dei video. Siete ammirabili.

martedì 12 giugno 2012

La solidarietà è la tenerezza dei popoli


Mona è la seconda da sinistra


Vi mando alcune foto della bimba di Gaza, Mona, ricoverata in ospedale a Firenze, la mamma è con lei.
Qui ci sono alcune foto, con bambini italiani.
E' davvero grande la solidarietà intorno a lei a partire dai medici e infermiere.
Quando abbiamo lanciato l'appello per aiutare Mona e la mamma durante la loro permanenza, molti e molte si sono offerti, e adesso fanno i turni in ospedale, in accordo con la comunità palestinese, fondamentale anche per le traduzioni.

Insomma voglio inviarvi queste foto perchè questa mattina mi hanno scaldato il cuore.

"La solidarietà è la tenerezza dei popoli", ed aggiungo così come delle singole persone.
Un abbraccio.

Luisa Morgantini
www.assopacepalestina.org


Nota di Urbano:

Ospedale Meyer di Firenze: Se un paradiso in terra mai verrà, questo gli si avvicina: non elimina la sofferenza e la precarietà della condizione umana, ma la trasforma in affetto e solidarietà; tutto organizzato in funzione dei più deboli; ed intorno a loro costruito un mondo d'amore. E' poesia?


v. il posto di Barbabianca

Al Mufaqarah R-Exist





Al Mufaqarah R-Exist:
the struggle of South Hebron Hills village to keep living in its land




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Al Mufaqarah R-Exist:
la lotta del villaggio nelle colline a Sud di Hebron per il diritto ad esistere


11 giugno 2012

At-Tuwani

Sulla sola strada che collega l'area di Massafer Yatta con la cittadina di Yatta e il resto della West Bank un trattore portava materiale da costruzione al villaggio di At-Tuwani. Erano le ore 20 del' 8 di giugno e due camionette dell'esercito israeliano lo aspettavano lungo il tragitto. Il guidatore viene respinto e obbligato a tornare indietro. Poco più tardi un secondo trattore è bloccato dai militari, ma il guidatore, intimato anche lui a invertire la marcia, si rifiuta. I soldati, allora, lo costringono ad attendere l'arrivo della polizia.
Una trentina di palestinesi, provenienti dai villaggi di At-Tuwani, Al Mufaqarah e Ar-Rakeez, sono accorsi sul posto ma i soldati hanno impedito loro di avvicinarsi al mezzo. Tuttavia, un gruppo di circa quindici donne si è avvicinato al blocco e ha iniziato a camminare verso il trattore superando i soldati, senza dare ascolto all'ordine di fermarsi. In pochi minuti la pressione delle donne è riuscita a rompere il blocco: i soldati, disarmati di fronte alla loro decisione, hanno dovuto farsi da parte e liberare la strada permettendo così al mezzo di raggiungere il villaggio.
Quello stesso giorno, nel pomeriggio, un altro palestinese che trasportava materiale edile verso At-Tuwani era stato trattenuto per circa un'ora dall'esercito e dalla polizia israeliana nel villaggio di Al Mufaqarah e alcuni abitanti erano intervenuti per evitarne l'arresto.
Questi episodi, insieme al continuo controllo militare dell'area, rientrano nel tentativo di bloccare la riuscita della campagna nonviolenta “Al Mufaqarah R-Exist”, in supporto della comunità di Al Mufaqarah. La campagna è stata lanciata il 19 maggio dalla comunità locale, dal Popular Struggle Coordination Committee e dal Comitato di Resistenza Popolare delle colline a sud di Hebron e vuole seguire l'esempio del villaggio di At- Tuwani. L'obiettivo è la costruzione di quindici nuove case per difendere il legittimo diritto di questa comunità palestinese a esistere sulla propria terra. Ogni sabato palestinesi, attivisti israeliani e internazionali lavorano insieme per costruire le nuove abitazioni, ma dall'inizio della campagna l'esercito israeliano ha più volte tentato di scoraggiare l'iniziativa. Sabato 2 giugno l'azione nonviolenta di costruzione non ha avuto luogo a causa della forte presenza militare nell'area che ha impedito la consegna dei materiali.
La mattina del 10 giugno, l'amministrazione civile israeliana e l'esercito sono entrati nel villaggio di Al Mufaqarah consegnando tre ordini di fermo dei lavori, uno dei quali alla prima delle quindici nuove case previste. Questo significa che chiunque sarà sorpreso a proseguire i lavori verrà arrestato. Inoltre, se i palestinesi non si appelleranno all'Alta Corte entro il 21 di questo mese, gli edifici riceveranno un ordine di demolizione.
Al Mufaqarah è situato in area C, sotto controllo civile e militare israeliano. All'interno di quest'area ogni costruzione deve essere approvata dall'amministrazione civile israeliana. La politica portata avanti da Israele in area C è quella di impedire lo sviluppo delle comunità palestinesi negando ogni permesso di costruzione e demolendo ogni struttura considerata “illegale”. Allo stesso tempo, gli insediamenti e gli avamposti israeliani presenti nell'area, pur essendo illegali secondo il diritto internazionale, continuano ad espandersi senza sosta mentre i coloni continuano ad attaccare impunemente i palestinesi.
Questa politica di restrizioni, chiusura, demolizioni, evacuazioni e soprusi, unita alle continue violenze da parte dei coloni presenti nell'area, nega di fatto i diritti umani dei palestinesi, ostacolando la possibilità di vivere nei propri villaggi e coltivare le proprie terre.
Ciò nonostante, le comunità palestinesi delle colline a sud di Hebron non si sono arrese e hanno deciso di resistere all'occupazione in modo nonviolento.
L'esistenza del villaggio di Al Mufaqarah è da sempre minacciata da queste strategie di oppressione che mirano di fatto all'evacuazione della comunità. Ma, allo stesso tempo, è un esempio di resistenza nonviolenta. Insieme ad altri dodici villaggi della zona, nel 1999 Al Mufaqarah ricevette un ordine di evacuazione in quanto rientrava nella “Firing Zone” (zona di addestramento militare). Ma gli abitanti non si arresero e fecero appello alla Corte Suprema, che, dopo sei mesi, riconobbe loro il diritto di tornare nelle proprie case.
La lotta nonviolenta di Al Mufaqarah per il suo diritto ad esistere non si è fermata. Nell'autunno dello scorso anno, la comunità cercò di allacciarsi alla linea elettrica che illumina il villaggio vicino di At-Tuwani. Iniziò così la costruzione dei tralicci che avrebbero portato la luce. Ma, alle 7 del mattino del 3 di novembre, una ruspa scortata da 25 soldati israeliani percorse la strada che collega i due villaggi e nel tragitto demolì ad uno ad uno ogni traliccio. Qualche settimana dopo, due bulldozer scortati dall'esercito, senza alcun preavviso di demolizione, irruppero nel villaggio e abbatterono due case, una stalla, la struttura che conteneva il generatore di corrente e la moschea. Nel corso di quelle operazioni, una ragazza palestinese, prima che la sua casa fosse distrutta, cercò di entrare per recuperare la sua roba. I soldati la fermarono e la stordirono con il gas. Poi, dopo averla fatta inginocchiare, l'arrestarono insieme alla cugina che aveva cercato di soccorrerla portandole dell'acqua.
Il giorno successivo centinaia di abitanti dei villaggi delle colline a sud di Hebron si raccolsero intorno alle macerie della moschea di Al Mufaqarah e pregarono insieme. Dopo la preghiera, iniziarono subito la ricostruzione, interrotta in seguito da un ordine di fermo dei lavori.
Questi villaggi non spariranno dalle mappe. Questi villaggi non si fermeranno nella lotta nonviolenta per il diritto all'esistenza. Al Mufaqarah, At-Tuwani e le altre comunità a sud di Hebron esistono e resistono. Per questo la campagna Al Mufaqarah R-Exsist andrà avanti: perché un muro ricostruito vale più di cento case abbattute. Perché un trattore liberato da quindici donne vale più di cento strade bloccate dai soldati.

Ogni sabato ad Al Mufaqarah si costruisce.



Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773




--

Operation Dove - Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII

Email: tuwani@operationdove.org
Web: www.operationdove.org
Mobile: +972 54 9925773




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11th June 2012

At-Tuwani

On the only road that connects the area of Massafer Yatta with the city of Yatta and the rest of the West Bank, a tractor was carrying building material towards the village of At-Tuwani. It was the 8th of June 2012, and at 8 pm two jeeps from the Israeli army was waiting for it. The tractor driver was stopped and forced to go back. After a while the soldiers stopped another tractor and order him to drive back, but this time the driver refused. The soldiers then surrounded him and forced him to wait for the police.
After hearing this news, around thirty Palestinians coming from the villages of At-Tuwani, Al Mufaqarah and Ar Rakeez reached that place but were not able to approach the track; suddenly, a group of about fifteen women crossed the check point and started walking towards the tractor, ignoring the orders of the soldiers. In a couple of minutes the pressure of those women made it possible to break through the roadblock and the soldiers, disarmed by the women strong will, had to step aside and let the tractor go to the village.
On the same day in the village of Al Mufaqarah, during the afternoon, the Israeli army, together with the police, kept another Palestinian that was carrying building material and the inhabitants intervened in order to avoid his arrest.
These events, related to the permanent control of the area, are part of the Israeli strategy to boycott the nonviolent campaign “Al-Mufaqarah R-Exist”; this last was launched on the 19th of May by the local community of Al Mufaqarah, the Popular Struggle Coordination Committee and the South Hebron Hills Popular Resistance Committee, and follows the path of the village of At-Tuwani. The target is to build fifteen houses and to defend the legitimate right of this Palestinian community to exist on their own land. Every Saturday a group of Palestinians, Israeli activists and other internationals work together in order to build those new houses, but since the very beginning of the campaign the Israeli army has tried several times to discourage the initiative; in fact, the 2nd of June the nonviolent action didn't take place because of the strong military presence on the area that prevented the delivery of the building materials.
On the 10th of June, the Israeli civil administration and the army delivered in the village of Al Mufaqarah three stop working orders, one of them designed to the first house built during the campaign: this means that whoever will be caught working on these projects will be arrested. Furthermore, if the inhabitants will not appeal to the High Court before the 21st of June, the buildings will receive a demolition order.
Al Mufaqarah is located in the C area of the West Bank, which is under Israeli civil and military control: within this area every construction has to receive the permit to be built by the Israeli civil administration. The purpose of this is clearly to prevent the development of Palestinians communities, rejecting every building permit and demolishing anything considered “illegal”. At the same time, the Israeli settlements and outposts in the area, even though are illegal under the international law, are continuously expanding, and the settlers keep attacking and bothering the Palestinians.
This policy of restrictions, enclosures, demolitions, evacuations and abuses, together with the violence carried on by the settlers in the area, actually denies the human rights of the Palestinians, threatening their everyday life on their own lands.
Nevertheless, the South Hebron Hills Palestinian communities have not surrendered and have decided to resist in a nonviolent way to the occupation.
The existence of the village of Al Mufaqarah as always been violated by those strategies of oppression that aim at the evacuation of the community, but at the same time this is a great example of nonviolence resistance.
In 1999 Al Mufaqarah and other twelve villages received an order of evacuation as they were located in the “Firing Zone” (military training area). The inhabitants though never gave up and appealed to the Supreme Court that, after six months, recognized their right to go back to their lands.
Al Mufaqarah nonviolent struggle it's not over: last autumn, the community tried to connect the electricity network from the village of At-Tuwani, and they started building the pylons in order to bring the light. Unfortunately, at 7 am of the 3rd November 2011, an excavator escorted by 25 soldiers demolished all of them. After a few weeks, two bulldozers escorted by the army broke into the village and pulled down one after another two houses, a cowshed, the mosque and structure of the current generator. While doing this, a Palestinian girl, rushing to take her things from her house that was about to be demolished, was intoxicated with tear gas thrown by the soldiers; after making her kneel, they arrested her and her cousin, who was trying to get her some water for relief.
The very next day hundreds of people from the South Hebron Hills reached the old rubble of the mosque and began to pray. After that, they immediately started the reconstruction of the village, previously cut down by a stop-working order.
These villages will not vanish from the maps. These villages will not stop their nonviolent struggle for their right to exist. Al Mufaqarah, At-Tuwani and the other communities exist and resist. Al-Mufaqarah R-Exist campaign will go on, because one rebuilt wall is worth more than one hundred demolished houses, because a tractor unchained by fifteen women is worth more than a hundred roads blocked by the soldiers.
Every Saturday, in Al Mufaqarah, people are building.


For further information:
Operation Dove, 054 99 25 773



domenica 10 giugno 2012

Insieme oltre le paure



Comunità dell’Isolotto: incontro animato dal gruppo dei ragazzi-genitori-nonni
10 giugno 2012
“non avere paura, ti racconto una storia”
andiamo insieme oltre le paure


0. Introduzione
Si conclude oggi nel corso di questa Assemblea il percorso che il gruppo ragazzi-genitori-nonni della Comunità ha fatto quest’anno e che ha avuto per titolo “Non avere paura, ti racconto una storia”. Il senso di questo lavoro è stato quello di lavorare per riconoscere le piccole e grandi paure che abbiamo, che appartengono a noi e un po’ a tutta l’umanità, scoprendo che vi sono paure utili e salutari perché ci aiutano a proteggerci (è utile avere paura di addormentarsi in autostrada quando si ha sonno…) e che vi sono paure che possono bloccarci la mente, sovrastarci e dominarci. Abbiamo cercato di lavorare allora per scoprire i modi che possiamo utilizzare per conoscere, superare o contenere queste paure, per essere il più possibile felici e mai dominati da nessuno, nemmeno dalle nostre paure!

1.     Ciak si gira: il nostro film “Oltre le paure”
Come sapete negli altri incontri siamo partiti dagli stimoli che ci ha suscitato un film visto tutti insieme; oggi vi proponiamo qualcosa di speciale, un po’ particolare ….
Infatti alle Baracche domenica 20 maggio abbiamo fatto una specie di film, cui abbiamo dato il titolo “Oltre le paure”: ci siamo raccontati a vicenda – grandi e piccoli -  un’esperienza personale di paura e poi abbiamo cercato di raccontare o poi dire come siamo riusciti a superare questi momenti. Vi proponiamo di rivederne insieme alcuni brani.

2.     Laboratorio sulle nostre paure
Le nostre paure emerse mentre facevamo questo film sono state:
  • paura del buio
  • paura del lupo
  • paura della velocità
  • paura dei ritmi troppo frenetici con cui viviamo
  • paura di perdersi, di essersi persi
  • paura dei film paurosi
  • paura dei ladri
  • paura dei ragni e degli insetti
  • paura dei fantasmi
  • paura della nebbia nel bosco
  • paura di addormentarsi guidando in autostrada
  • paura della solitudine
  • paura dei genitori cattivi
  • paura delle cose e delle persone che non si conoscono
  • paura delle bisce
  • paura di restare soli in casa
  • paura dei rumori strani…  





3.     Laboratorio sui modi utili per affrontare, superare o contenere le paure
Con il nostro lavoro abbiamo scoperto alcuni modi per affrontare, superare o contenere le paure:
  • quando si cammina nel bosco è bene stare uniti e seguire il sentiero
  • parlare con il ladro
  • quando ci si perde, chiedere aiuto
  • quando si ha sonno è meglio dormire e non continuare a guidare
  • avere amici
  • conoscere i pericoli! e spiegarli a chi non li conosce
  • per affrontare le paure è utile avere amici cui chiedere aiuto
  • accendere la luce
  • per superare le proprie paure è utile parlarne con qualcuno
  • dormire nel letto della mamma
  • è sempre utile non restare soli
  • conoscere meglio le cose e le persone che ci fanno paura!
  • per affrontare la paura di una vita sempre di corsa, si può rallentare il ritmo della vita e andare in bici!
  • è utile non rendere le paure ancora più grandi
  • è utile non guardare film paurosi!
  • per superare le paure si può cercare chi ci da una mano.

4.     Altre testimonianze, altri racconti

Ora chiediamo un po’ a tutti di raccontare un proprio momento di paura… mostrandoci soprattutto il modo con cui è stato affrontato.

5.     Letture

          5.1 Uno dei grandi modi per affrontare le paure è la Conoscenza.
      Lettura dal Libro dei Proverbi (capitolo 1)

Premessa: dai racconti delle paure e dalle nostre riflessioni su di esse è emerso che uno dei grandi modi per affrontare o contenere le paure è quello di conoscere:
Conoscere noi stessi dando voce ai nostri pensieri e sentimenti.
Conoscere i pericoli e i modi di proteggersi.
Conoscere le cose e le persone che ci fanno paura.

Il fatto che la Conoscenza sia un importante mezzo per affrontare la vita e le sue difficoltà è ciò che hanno compreso gli uomini fin dai tempi antichi.
E nella antichità spesso si usava sintetizzare alcune conoscenze in “slogan”, in “proverbi”, e i nonni, gli anziani le insegnavano ai bambini e ai giovani.

Ecco allora che leggiamo due brevi brani da uno dei tanti libri che compongono la Bibbia e s chiamo appunto Libro dei Proverbi, che dicono quanto è importante conoscere per vivere.

PROVERBI Capitolo 1

1) Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d’Israele, per conoscere la sapienza e la disciplina,
per capire i detti profondi, per acquistare un’istruzione illuminata, equità, giustizia e rettitudine,
per dare agli inesperti l’accortezza, ai giovani conoscenza e riflessione. …………




2) …La Sapienza grida per le strade
nelle piazze fa udire la voce;
dall’alto delle mura essa chiama,
pronunzia i suoi detti alle porte della città:

“Fino a quando, o inesperti, amerete l’inesperienza
e i beffardi si compiaceranno delle loro sciocchezze
e gli sciocchi avranno in odio la scienza?
….
Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato,
ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione,
avete trascurato ogni mio consiglio
e la mia esortazione non avete accolto,

anch’io riderò delle vostre sventure,
mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,
quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore,
quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
quando vi colpirà l’angoscia e la tribolazione…….

La sapienza esalta i suoi figli
e si prende cura di quanti la cercano.
Chi la ama, ama la vita,
quanti la cercano solleciti
saranno ricolmi di gioia.
Chi l’ascolta giudica con equità;
chi le presta attenzione vivrà tranquillo.


          5.2 Un altro grande modo per affrontare le paure è avere amici e affetti.
      Lettura dagli Atti degli Apostoli - Prima lettera di Giovanni

Premessa: dai racconti delle nostre paure e dalle nostre riflessioni su di esse è emerso che uno dei grandi modi per affrontare o contenere le paure è quello di avere familiari, amici, persone che ci vogliono bene e che amiamo, che ci sono vicine nelle difficoltà, che ci tengono per mano.
Anche le prime comunità cristiane avevano capito che “il volersi bene gli uni con gli altri” era uno straordinario modo per affrontare le paure e le difficoltà della vita.
E’ quello che si può intuire leggendo un brano che si trova in quella parte del Vangelo che si chiama “atti degli apostoli” e che contiene i racconti di alcune esperienze delle prime comunità.
In questo brano Giovanni scrive che il movimento di Gesù e dei suoi discepoli e discepole aveva capito che il segreto per affrontare la vita è il segreto dell’amore reciproco e che Dio non è affatto un giudice ma “ Dio è amore”.

Lettera prima di Giovanni

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio;
chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

Carissimi, se Dio ci ha amato,
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno ha mai visto Dio;
se ci amiamo gli uni gli altri,
Dio rimane in noi
E l’amore di Dio in noi è perfetto.

Se uno dicesse: “io amo Dio”,
e odiasse il suo fratello,
sarebbe un bugiardo.
Chi, infatti, non ama il fratello che vede,
non può amare Dio che non vede.


          5.3 Un altro dei grandi modi per affrontare le paure è parlare, dialogare,                      confrontarsi
           Lettura di “Francesco e il lupo

Premessa: dai racconti delle nostre paure e dalle nostre riflessioni abbiamo capito che un altro grande modo per affrontare o contenere le paure è quello di parlare, dialogare, confrontarsi. E parlando, conoscendo, si scopre che spesso le cose o le persone che ci facevano paura erano cose magari strane e sconosciute ma per niente pericolose…

La storia di Francesco mostra che si può provare a instaurare un dialogo con tutti … persino con il lupo. E il miracolo è imparare a dire con calma i propri bisogni, ascoltare quelli degli altri e cercare insieme delle soluzioni che vadano bene a tutti.

Francesco e il lupo
(di Angiolo Silvio Novaro, recitato da Urbano)



Viveva un dì, narra un’antica voce
intorno a Gubbio un lupo assai feroce
che aveva i denti più acuti che i mastini
e divorava uomini e bambini.

Dentro le mura piccole di Gubbio
stavano chiusi i cittadini e in dubbio
ciascuno della vita. La paura
non li lasciava uscire dalle mura.

E San Francesco venne a Gubbio, e intese
del lupo, delle stragi, delle offese;
ed ebbe un riso luminoso e fresco,
e disse: "O frati, incontro al lupo io esco!".

Le donne avevano lagrime così
grosse, ma il Santo ilare e ardito uscì.
E a mezzo al bosco ritrovò il feroce
ispido lupo, e con amica voce

gli disse: "O lupo, mio fratello lupo,
perché mi guardi così ombroso e cupo?
Perché mi mostri quegli aguzzi denti?
Vieni un po’ qua, siedimi accosto e senti:

Io so che tu fai molto male a Gubbio
e tieni ognuno della vita in dubbio,
e so che rubi uccidi e non perdoni
nemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:

Orbene ascolta: come è vero il sole,
ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!
Ma tu sei buono; e forse ti ha costretto
a ciò la fame. Ebbene, io ti prometto

che in Gubbio avrai d’ora in avanti il vitto:
ma tu prometti essere onesto e dritto
e non dare la minima molestia:
Essere insomma una tranquilla bestia.

Prometti dunque tutto questo, dì?".
Il lupo abbassò il capo, e fece: "Si!".
"Davanti a Dio tu lo prometti?".
E in fede il lupo alzò molto umilmente un piede.

Allora il Santo volse allegro il passo
a Gubbio, e il lupo dietro, a corpo basso.
In Gubbio fu gran festa, immensi evviva:
scoppiò la gioia, e fino al ciel saliva.

E domestico il lupo entro rimase
le chiuse mura, e andava per le case
in mezzo ai bimbi come un vero agnello,
e leccava la gota a questo e a quello.

E poi morì. E fu da tutti pianto
e seppellito preso il campo santo.


6. Io non ho paura: l’appello delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Morvillo-Falcone di Brindisi


Questo l'appello che gli studenti dell'Istituto Morvillo-Falcone, la scuola vittima dell'attentato del 19 Maggio 2012, hanno scritto insieme ad altri studenti di Brindisi per indire una mobilitazione nazionale degli studenti nella città brindisina, aperta a tutta la cittadinanza, contro la violenza e il territorismo, in ricordo di Melissa.

Io non ho paura. In piazza il 26 maggio 2012.
Per Melissa e per il nostro futuro.

Non si può morire entrando a scuola. Queste parole continuano a rimbalzare nella testa di ciascuno di noi nelle ultime ore.
Finora nessuno si era mai permesso di toccare la scuola in questo modo, con un atto che oltre ad essere assassino e criminale è vigliacco e vergognoso.

Colpire la scuola vuol dire colpire il futuro di un paese, la speranza di costruirne uno migliore.
Colpire la scuola vuol dire colpire la democrazia, soprattutto in un territorio come il nostro, in cui da anni lottiamo contro le Mafie e ci scontriamo contro l'assenza di lavoro, in un territorio in piena crisi ambientale. Le scuole, soprattutto nella nostra terra, rappresentano uno dei pochi luoghi collettivi e di partecipazione.

Hanno spezzato i sogni di Melissa ma non spezzeranno mai i nostri. I sogni di Melissa diventeranno anche nostri.

In questi giorni in tutta Italia si è parlato di Brindisi e delle nostre scuole, degli studenti brindisini e della paura di tornare a scuola, dopo il 19 maggio.
La paura non può essere una risposta alla morte di Melissa, la paura non può essere uno strumento di controllo di un territorio e di un paese stesso.

Non si può parlare di Brindisi solo quando scoppiano le bombe. Dobbiamo scendere in piazza non solo per semplice solidarietà, ma perché tutta l'Italia non deve dimenticare quello che è successo, che vive dentro un contesto sociale caratterizzato da una cultura violenta e individualista, dall'assenza di politiche di tutela del territorio, dai tagli alla scuola, dalla precarietà dilagante che attanaglia le vite e il futuro della nostra generazione.

La partecipazione, la democrazia e la richiesta di giustizia sono la risposta ad un atto così grave che ha sconvolto il nostro territorio e tutta l'Italia.
Per questi motivi a una settimana dall'attentato chiediamo a tutti gli studenti di scendere in piazza a Brindisi, per stare accanto ai giovani brindisini e per affermare con determinazione che c'è bisogno oggi più di ieri di creare un fronte sociale forte che combatta la violenza scellerata, di QUALUNQUE MATRICE sia, con la speranza, la solidarietà e la giustizia e ci aiuti a ricostruire una cultura radicata di legalità e democrazia.

Pretendiamo Verità, Difendiamo la Scuola, Lottiamo per il Futuro.

Le studentesse e gli studenti dell'Istituto Morvillo di Brindisi

Un fuori programma: su proposta di Margherita vediamo insieme su youtube il filmato: il lavoro più duro, il lavoro più bello è fare la mamma. Grazie mamma!
6.     Campagna NON AVER PAURA, APRITI AGLI ALTRI, APRI AI DIRITTI (per aderire alla campagna: www.nonaverpaura.org)

In Italia milioni di nuovi cittadini stanno diventando le vittime dell’insicurezza economica e del disagio sociale. Abbiamo assistito negli ultimi mesi a vere e proprie campagne di criminalizzazione contro immigrati e rom. Lo straniero, il diverso, l’escluso è diventato troppo spesso vittima di violenza. La paura non può che creare violenza. Molte associazioni hanno deciso di reagire.
Tante associazioni, di ogni estrazione, con storie diverse. Un solo obiettivo. Uno sforzo collettivo e concreto che, nei prossimi mesi, vuole dare voce e credibilità a un messaggio di "lungo respiro" che sappia creare e supportare una reazione coordinata al razzismo e alla paura.
Dobbiamo sostenere i diritti e la dignità di ognuno. Su tutto il territorio e in ogni circostanza.
Vogliamo dare visibilità a una realtà che già esiste, creare una rete che colleghi e dia energia all’indignazione e ai sentimenti di solidarietà che, benché siano già presenti nelle realtà sensibili al tema, faticano ad emergere. E vogliamo coinvolgere in questo percorso il maggior numero di persone possibili, di ogni età, per chiamare tutti all’assunzione delle proprie responsabilità. L’adesione deve trasformarsi in partecipazione e impegno concreto.
Vogliamo creare una rete nazionale per una società più libera e democratica e con un futuro, che sappia trovare nelle realtà locali, sul territorio, la sua vera linfa vitale. Un percorso articolato e coordinato, nel quale il lavoro e l’impegno quotidiano dei singoli si inseriscono in una cornice comunicativa comune, che sappia placare la paura dello straniero strumentalizzata dalla politica e dai media.

Parte la campagna contro il razzismo, l’indifferenza e la paura dell’altro, e ha bisogno di tutti noi.
Questa non è solo una raccolta di firme. Vi chiediamo di partecipare, di organizzare degli eventi, di informarvi e di informare, di comunicare. Di reagire.

IL MANIFESTO DELLA CAMPAGNA
Più di quattro milioni di persone di origine straniera vivono oggi in Italia. Si tratta in gran parte di lavoratrici e lavoratori che contribuiscono al benessere di questo Paese e che lentamente e faticosamente, sono entrati a far parte della nostra comunità.
Persone spesso vittime di pregiudizi e usate come capri espiatori specialmente quando aumentano l’insicurezza economica e il disagio sociale.
Chi alimenta il razzismo e la xenofobia attraverso la diffusione di informazioni fuorvianti e campagne di criminalizzazione fa prima di tutto un danno al Paese. L’aumento degli episodi di intolleranza e violenza razzista a cui assistiamo sono sintomi preoccupanti di un corto circuito che rischia di degenerare e che ci allontana dai riferimenti cardine della nostra civiltà.
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella Costituzione italiana e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, senza distinzione alcuna di nazionalità, colore della pelle, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine, condizioni economiche e sociali, nascita o altro.
Sono questi i principi fondamentali che accomunano ogni essere umano e costituiscono la base di ogni moderna democrazia. Una società che si chiude sempre di più in se stessa, che cede alla paura degli stranieri e delle differenze, è una società meno libera, meno democratica e senza futuro.
Non si possono difendere i nostri diritti senza affermare i diritti di ogni individuo, a cominciare da chi è debole e spesso straniero. Il benessere e la dignità di ognuno di noi sono strettamente legati a quelli di chi ci vive accanto, chiunque esso sia.
dopo la discussione la Comunità decide l’adesione alla campagna.

I promotori: Acli Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Amnesty International, Antigone, Arci, Asgi, Cantieri Sociali, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cir, Cisl, Cnca, Comunità di Sant'Egidio, Csvnet, Emmaus Italia Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Federazione Rom e Sinti, FioPsd, Gruppo Abele, Libera, Rete G2 Seconde Generazioni, Save the Children, Sei – Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco, Uil

7. La paura di Giorgio Gaber
tratto dall’album Polli di allevamento - Anno 1980

E camminando di notte nel centro di Milano semi deserto e buio e vedendomi venire incontro un incauto avventore, ebbi un sobbalzo nella regione epigastrico-duodenale che a buon diritto chiamai paura, o vigliaccheria emotiva.
Sono i momenti in cui amo la polizia. E lei lo sa,…. e si fa desiderare.
Si sente solo il rumore dei miei passi. Avrei dovuto mettere le Clark.

La luna immobile e bianca disegna ombre allungate e drittissime. Non importa, non siamo mica qui per fare delle fotografie.

Cappello in testa e impermeabile chiaro che copre l'abito scurissimo, l'uomo che mi viene incontro ha pochissime probabilità di essere Humprey Bogart. Le mani stringono al petto qualcosa di poco chiaro. Non posso deviare. Mi seguirebbe.
Il caso cane-gatto è un esempio chiarissimo: finché nessuno scappa non succede niente. Appena uno scappa, quell'altro…sguishhh.
Ed è giusto…. perché se uno scappa deve avere una buona ragione per essere seguito.
Altrimenti che scappa a fare? Da solo? In quel caso si direbbe semplicemente 'corre'…E se lui non mi seguisse non ho voglia di correre come un cretino alle due di notte per Milano… senza le Clark.

La luna è sempre immobile e bianca come ai tempi in cui c’erano le notti d’amore. Non importa.

Continuo per la mia strada. Non devo avere paura. La paura è un odore e i viandanti lo sentono. Sono peggio delle bestie questi viandanti… è chiaro che lo sentono.
Ma perché sono uscito? Non si è mai abbastanza paurosi. Avrei dovuto chiudermi in casa e scrivere sulla porta: "Non ho denaro" a titolo di precauzione, per scoraggiare ladri e assassini.
E lo strangolatore solitario? Quello se ne frega dei soldi.
Dovrei andare a vivere in Svizzera. Non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente.
Ma l'importante ora è andare avanti, deciso. Qualsiasi flessione potrebbe essere di grande utilità al nemico. La prossima traversa è vicina e forma un angolo acuto. Acuto o ottuso? non importa; però sento che potrei raggiungerlo l’angolo e allora ..  ma il nemico avanza e allunga il passo… o è una mia impressione?
Ricordati del cane e del gatto. Anche lui ha paura di me, è una legge.
Devo puntargli addosso come un incrociatore, avere l'aria di speronarlo… ecco, così. È lui che si scosta… disegna una curva.
No, mi punta. Siamo a dieci metri, le mani stringono al petto un grosso mazzo di fiori. Un mazzo di fiori? chi crede di fregare? una pistola, un coltello nascosto in mezzo ai tulipani…come sono furbe le forze del male. Eccolo, è a cinque metri, è finita, quattro, tre, due, uno…..… [segue lentamente con lo sguardo una persona che gli passa accanto….lungo sospiro di sollievo]
niente… era soltanto un uomo, un uomo che senza il minimo sospetto mi ha sorriso, come se fossimo due persone; che strano..!! ho avuto paura di un ombra nella notte; ho pensato di tutto, e l’unica cosa che non ho pensato è che potesse essere semplicemente una persona.
La luna continua ad essere immobile e bianca come ai tempi in cui c’era l’uomo.

Preghiera della eucarestia


La fede su cui si fonda il nostro vivere, sia essa fede religiosa o fede laica,
è spinta a rinnovarsi di continuo dalle vicende gioiose o tragiche
della vita e della storia.

E’ tenendoci per mano che riusciamo a dare alla vita
un senso sempre nuovo e al tempo stesso antico
ricco di tutta la sapienza del cammino umano nei secoli.

Amiamo pensare e credere che la sapienza
è la forza stessa animatrice dell’universo.
Essa ci precede e ci attende.

La sapienza è la fonte che anima la testimonianza di vita  di
donne e uomini con cui condividiamo il cammino,
anche di coloro che  non sono fisicamente presenti
ma con la loro assenza continuano ad animare la comunità.

La sapienza anima anche la testimonianza di Gesù di cui facciamo memoria.

La sera prima di essere ucciso, durante la cena pasquale con i suoi,
prese del pane, lo spezzò e lo distribuì loro dicendo:
"Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo che è dato per voi".
Poi prese il calice del vino, lo diede ai suoi discepoli
e disse: "Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue
versato per voi e per tutti; fate questo in memoria di me".
Il suo e il nostro Spirito trasformi e renda efficaci questi segni,
il pane e il vino spezzati e condivisi ,ma anche le parole e gli scritti,
le assenze creative e vitali,i gesti di accoglienza reciproca,
le mani simbolicamente intrecciate, gli sguardi di simpatia che s'incrociano,
lo stupore di un cerchio che si rinnova.

Canzoni

Chiama piano
di Pierangelo Bertoli


Quando credi d'essere sola
 su un atollo in mezzo al mare
Quando soffia la tempesta
e hai paura di annegare

Chiama, chiama piano
Sai che non sarò lontano
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio

Quando crolla il tuo universo
tra le righe di un giornale
Quando tutto intorno è perso
 e hai finito di sperare

Chiama, chiama piano
Sai che non sarò lontano
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio

Quando il fuoco sembra spento
e non pensi d'aspettare
Quando il giorno resta fermo e decidi di volare
Quando certa d'aver vinto sulla nube di veleno
E il tuo cielo è già dipinto di un crescente arcobaleno

Chiama, chiama piano
Sai che non sarò lontano
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio


"Io non ho paura" di Fiorella Mannoia
dall’Album “Sud” 2012

Ci penso da lontano da un altro mare un’altra casa che non sai
La chiamano speranza ma a volte è un modo per dire illusione
Ci penso da lontano ed ogni volta è come avvicinarti un po’
Per ogni anima tagliata l’amore è sangue, futuro e coraggio
A volte sogni di navigare su campi di grano
E nei ritorni quella bellezza resta in una mano
E adesso... che non rispondi
fa più rumore nel silenzio il tuo pensiero
E tu da li mi sentirai se grido
Io non ho paura
Io non ho paura
Io non ho paura
io non ho ...
Il tempo non ti aspetta
Ferisce questa terra dolce e diffidente
Ed ho imparato a comprendere l’indifferenza che ti cammina accanto
Ma le ho riconosciute in tanti occhi le mie stesse paure
Ed aspettare è quel segreto che vorrei insegnarti
Matura il frutto il tuo dolore non farà più male
e adesso alza lo sguardo
Difendi con l’amore il tuo passato
Ed io da qui ti sentirò vicino
Io non ho paura
Io non ho paura
E poi lasciarti da lontano rinunciare anche ad amare come se l’amore fosse clandestino
Fermare gli occhi un istante e poi sparare in mezzo al cielo, il tuo destino
Per ogni sogno calpestato ogni volta che hai creduto in quel sudore che ora bagna la tua schiena
Abbraccia questo vento e sentirai che il mio respiro
è più sereno
Io non ho paura
Di quello che non so capire
Io non ho paura
Di quello che non puoi vedere
Io non ho paura
Di quello che non so spiegare
Di quello che ci cambierà