Comunione ai divorziati: due pesi e due misure?
Lettera aperta al Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente Cei, e al Card.Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano.
di Paolo Farinella, prete
Molti cristiani, tra cui alcuni divorziati mi informano che nei funerali di Raimondo Vianello celebrati il giorno 17 aprile 2010 a Milano e officiati da uno degli ausiliari di Milano, Silvio Berlusconi, attuale presidente del consiglio, non solo ha trasformato l’austerità della morte in uno show personale di bassa lega con tv attaccata alle sue calcagna, ma ha addirittura fatto la Comunione durante la Messa.
E’ notorio che egli sia pluridivorziato, e quindi in uno stato non compatibile con la dottrina della Chiesa cattolica, quotidianamente affermata dai vescovi e dal papa. E’ già la seconda volta che si fa vedere in pubblico a fare la Comunione, falsamente compunto e oscenamente mostrato dalle sue tv, programmate allo scopo.
Poiché è un uomo pubblico, malato di protagonismo eccentrico, egocentrico ed esclusivamente dedito al culto della sua persona, prefigurando lo scandalo che ne sarebbe emerso, i celebranti avevano l’obbligo di non dargli la Comunione, rimandandolo al suo posto e invitandolo a non trasformare la serietà della morte in uno spettacolo da circo.
Lo scandalo c’è stato e la nostra gente pensa che la regola severa della esclusione dai sacramenti che la gerarchia cattolica impone ai divorziati non valga per il potente Berlusconi, notorio frequentatore di prostitute e di minorenni e uomo senza scrupoli morali, corrotto e corruttore. Sembra che facendo la Comunione mentre si offre fintamente compunto alle sue tv, voglia essere un messaggio alle gerarchie cattoliche, quasi a dire: Io sono superiore a qualsiasi legge. Nessuno potrà mia giudicarmi perché “Io sono la legge”: sono anche superiore alle leggi della Chiesa che io posso disattendere quando voglio.
Poiché lo scandalo si è compiuto in modo pubblico per scelta dell’interessato, che si è fatto seguire dalle sue tv, è urgente che il presidente della Cei e il segretario di Stato dicano chiaramente e apertamente, con nome e cognome che il sig. Berlusconi Silvio ha commesso un sacrilegio, accostandosi alla Comunione in quanto divorziato e in procinto di divorziare una seconda volta.
E’ intollerabile che la sua sicumera e protervia arrivino a tanto, quasi facendo credere a tutti che egli è sciolto da ogni legge ecclesiastica così come provvede da solo a sciogliersi da ogni legge umana, facendosele approvare su misura. Il «bonum fidelium» esige una sconfessione pubblica e quest’uomo capace di ogni bassezza per suo tornaconto deve essere diffidato dal proseguire su questa strada pena la scomunica definitiva per disprezzo pubblico e ostentato della legge canonica.
Se la gerarchia cattolica non interviene subito, sarà giudicata dal popolo di Dio come connivente e complice di un immondo comportamento che si regge e si nutre dell’appoggio implicito ed esplicito di larga parte della gerarchia e dei cattolici organizzati che troppi interessi materiali hanno in combutta con un uomo che più di ogni altro ha degradato l’Italia e i «principi non negoziabili» ad un livello di bassezza inaudita.
Se l’etica non è un’opinione, vogliamo sentire i vescovi dissentire, altrimenti, come insegna la morale compresa dal nostro popolo «è tanto ladro chi ruba, quanto chi para il sacco».
In attesa di un riscontro, porgo distinti saluti.
Paolo Farinella, prete
Parrocchia di San Torpete - Genova
(20 aprile 2010)
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