Chi ha avuto l’idea di abbinare nello stesso giorno i due papi per la proclamazione della santità ufficiale, è stato un genio del maligno. Mettere insieme il papa del concilio Vaticano II e quello che scientemente e scientificamente l’ha abolito, svuotandolo di ogni residuo di vita, è il massimo del sadismo religioso, una nuova forma di tortura teologica. La curia romana della Chiesa cattolica, che Francesco non ha ancora scalfito, se non in minima parte, è riuscita ancora nel suo intento, imponendo al nuovo papa un calendario e una manifestazione politica che è più importante di qualsiasi altro gesto o dichiarazione ufficiale. La vendetta curiale è servita sempre fredda.
Barbabianca: Roncalli e Wojtyła santi: un enorme ossimoro
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domenica 27 aprile 2014
domenica 13 aprile 2014
Quale Europa vorremmo?
Quale Europa vorremmo?
riflessioni
di Carlo, Claudia, Gisella, Luisella, Maurizio, Moreno
Letture dal Vangelo e non solo
In giorno di sabato
Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a
strappare le spighe.
I farisei gli
dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?».
Ma egli rispose
loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed
ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come
entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani
dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai
suoi compagni?».
E diceva loro: «Il
sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche
del sabato» [Marco,
2, 23-28]
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
[Giorgio Gaber, libertà,
1972]
L’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli
e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con
gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.
[art.
11- Costituzione della repubblica Italiana, 1948]
Ai
Farisei, che passavano gran parte del giorno leggendo la Bibbia, Gesù, con grande
ironia, chiede se per caso abbiano mai letto un brano molto noto della Bibbia,
quello in cui il sommo sacerdote Achimelec sfamò Davide e i suoi compagni con i
pani del santuario che erano riservati a i sacerdoti.
Con
la sua domanda Gesù ammonisce i Farisei che leggono ma non intendono, guardano
senza vedere, ascoltano senza capire. Rischio presente anche nelle prime
comunità cristiane se l’autore della prima lettera di Timoteo denuncia quanti “pretendono di essere dottori della legge,
mentre non capiscono né quello che dicono né alcuna di quelle cose che danno
per sicure”. [Alberto Maggi]
Abbiamo
scelto questo brano del Vangelo e questo breve commento perché ci sono parsi
rispecchiare la posizione dei cittadini nei confronti dei politici e della
politica e viceversa : l’immagine (vera o presunta) di una casta, la presenza
di una infinità di regole, di alchimie, alimentano il senso di distacco fra
popolo e classe politica e di separazione fra vita reale e quanto si svolge nei
palazzi del potere.
Anche
la sempre più diffusa (almeno in Italia) personalizzazione dei movimenti
politici richiama l’attesa del Messia liberatore degli Ebrei, più che la spinta
dal basso del messaggio cristiano.
Ma
è veramente così ? E, se si, ci sono possibilità di cambiamento ?
Introduzione
Domenica 25
maggio ci saranno sia le elezioni amministrative, che nel caso di Firenze
rinnoveranno i consigli di quartiere e il consiglio comunale, che le elezioni
europee.
Abbiamo
colto questa occasione per fornire informazioni e notizie sulle istituzioni
europee, e per riflettere e scambiarci opinioni sul clima che si respira
riguardo all’Europa, e per affrontare insieme alcune domande:
- come ci sentiamo nel locale (il quartiere) e nel
globale (l’Europa);
- come mai la partecipazione politica dei cittadini,
almeno quella espressa con il voto alle europee, è in calo da decenni? la
partecipazione ha capacità di incidere?
- abbiamo imparato, per dirla con le parole di
Lorenzo Milani che i problemi degli
altri sono anche i nostri problemi, che sortirne da soli è avarizia, sortirne
insieme è la politica. Assistiamo al ripetersi di spinte separatiste e
rivolte agli interessi locali (Scozia, Catalogna, Veneto, …) : è un’ondata
di crescita di avarizia? e come riproporre il sortirne tutti insieme?
Breve storia della nascita dell’idea di ‘Unione europea’.
Dall’Impero Romano al Manifesto di Ventotene
La
costituzione di un’entità che comprendesse l'intero territorio europeo può
essere fatta risalire all'Impero Romano
che però era il frutto delle conquiste militari di Roma e che prevedeva per le province annesse la sottomissione ad
un'amministrazione statale fortemente centralizzata.
Esempi
successivi furono l'Impero di Carlo
Magno, il Sacro Romano Impero (struttura meno omogenea e caratterizzata da
un'amministrazione decentrata) e l'unione
doganale di Napoleone realizzata dopo l'anno 1800.
Una
delle prime proposte di riunificazione pacifica del continente sotto l'egida di
un'unica istituzione sovranazionale fu avanzata dal pacifista Victor Hugo; ma
l'idea cominciò a prendere piede solamente dopo le due guerre mondiali, guidata
dalla determinazione a completare rapidamente la ricostruzione dell'Europa
anche al fine di eliminare l'eventualità di nuovi, futuri conflitti fra le sue
nazioni. Esemplare in tal senso fu il Manifesto di Ventotene.
Il
Manifesto di Ventotène, avente per titolo originale Per
un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto, è in effetti considerato
il testo fondante dell'Unione europea.
Fu
scritto negli anni ’40 da Altiero
Spinelli[1] e
Ernesto Rossi[2]
durante il periodo che essi trascorsero al confino sull’isola di Ventotene.
Altri esponenti antifascisti al confino sull'isola contribuirono alle
discussioni che portarono alla definizione del testo. Fu poi diffuso e
pubblicato in clandestinità.
Il
Manifesto è il primo documento ufficiale che prefigura la necessità
dell'istituzione di un'Unione europea di tipo federalista, con una moneta unica
europea, un esercito unico europeo ed una politica estera unica europea.
Propugna gli ideali di unificazione dell'Europa in senso federale fondandosi
sui concetti di pace e libertà kantiana e sulla teoria istituzionale del
federalismo hamiltoniano.
Il
valore del Manifesto di Ventotene risiede nel fatto di individuare con
chiarezza che:
“…la linea di divisione fra i partiti
progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale
della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da
istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che
concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista
e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure
involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava
incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo
e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito
centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno
verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale,
lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità
internazionale. …”
Altero
Spinelli e Ernesto Rossi si resero conto che era necessario creare una forza
politica esterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta
politica nazionale, e quindi incapaci di rispondere efficacemente alle sfide
della crescente internazionalizzazione. Questa forza politica nacque poco tempo
dopo come Movimento Federalista Europeo. Non era facile in quegli anni cogliere
l'importanza di questa nuova impostazione (che poneva nel campo della reazione
anche i partiti più "di sinistra", nella misura in cui non riuscivano
a porsi su un piano realmente sovrannazionale) e vi fu chi, come Sandro
Pertini, ritirò la firma dal documento su indicazione del suo partito.
L’Unione Europea
L'Unione
europea (UE) è un'organizzazione sovranazionale e intergovernativa che dal 2013 comprende 28 stati membri. E’ stata
istituita con il Trattato di Maastricht nel 1992 a seguito di un lungo
cammino che ha preso avvio nel 1957 e che ha visto un progressivo allargarsi
dell’Unione:
· 1957 – sono 6 i paesi
fondatori - Belgio, Francia,
Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi;
· 1973 – si
aggiungono Danimarca, Regno Unito e Irlanda
· 1981 – si
aggiunge la Grecia
· 1986 – arrivano
Spagna, Portogallo
· 1995 – Austria,
Finlandia e Svezia (si arriva cosi ad un totale di 15 paesi)
· 2004 – entrano
Cipro, Malta, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia,
Slovenia, Ungheria
· 2007 – entrano
Romania e Bulgaria
· 2013 - entra la Croazia
Vi sono poi Stati – Turchia,
Islanda, Montenegro, Macedonia, la Serbia, l’Albania - che hanno avviato i negoziati e le procedure
per aderire all’Unione.
L'Unione
europea non è una semplice organizzazione intergovernativa (come l’ONU) né una
federazione di Stati (come gli USA) ma un organismo sui generis,
alle cui istituzioni gli stati membri delegano parte della propria sovranità
nazionale.
Le
sue competenze vanno dagli affari
esteri alla difesa, dalle politiche economiche, all'agricoltura alla protezione
ambientale. In alcuni di questi campi le funzioni dell'Unione europea la
rendono simile a una federazione di stati (per es. gli affari
monetari o le politiche ambientali); in altri settori, per contro, l'Unione è
più vicina a una confederazione (gli affari interni) o a un'organizzazione
internazionale (la politica estera).
L'Unione
ha definito un’area di libero mercato con una
moneta unica, l'euro,
regolamentata dalla Banca Centrale Europea e finora adottata da
18 dei 28 stati membri; vi è inoltre una unione
doganale fra i paesi aderenti agli accordi di Schengen, che garantiscono ai suoi
cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all'interno degli stati
membri.
Gli organi principali dell'Unione sono il Consiglio dei Ministri, la Commissione, la
Corte di Giustizia, il Parlamento, il Consiglio Europeo e la Banca centrale
europea.
Il parlamento europeo
Il
Parlamento europeo è stato istituito nel
1950 e dal 1979 i suoi membri sono democraticamente eletti, in tutti i
territori dell'Unione, a suffragio universale, per una durata in carica di
cinque anni.
Il
Parlamento europeo è dunque una delle più grandi assemblee democratiche del
mondo.
I
766 deputati che lo compongono rappresentano i circa 500 milioni di cittadini
dell'Unione europea, e sono eletti ogni cinque anni dagli elettori dei 28 Stati
membri in proporzione alla popolazione dei singoli stati.
I
poteri del Parlamento europeo, per quanto non
tutti esercitati in via autonoma, ma anzi prevalentemente condivisi con il
Consiglio dell’Unione Europea (o Consiglio dei Ministri Europei), sono il
potere legislativo, il potere di bilancio e il potere di controllo democratico.
Le
principali funzioni del Parlamento
Europeo sono:
- l'esercizio
del controllo politico sull'operato della Commissione tramite
interrogazioni scritte e orali e lo strumento della mozione di censura;
- l'esame
delle proposte legislative della Commissione (assieme al Consiglio
dell'Unione europea, nell'ambito della procedura legislativa ordinaria);
- l'approvazione
del bilancio annuale dell'Unione, insieme al Consiglio dell'Unione
europea;
- la nomina
del mediatore europeo;
- l'istituzione
di commissioni d'inchiesta.
I gruppi politici presenti nel
Parlamento Europeo e i partiti
italiani aderenti sono :
· partito popolare
europeo (cristiano
democratici) UDC, FI, NCD
· alleanza
progressista socialisti e democratici (socialdemocratici) PD
· alleanza
liberali e democratici per l’Europa (liberaldemocratici) IDV
· verdi europei –
alleanza libera europea (ecologisti,
regionalisti) VERDI
· conservatori e
riformisti europei (conservatori)
· sinistra
unitaria europea (comunisti, socialisti) SEL,
PC, RC
· Europa della
libertà e della democrazia (euroscettici) LEGA
· unione per
l’Europa delle nazioni (conservatori)
· alleanza
radicale europea (regionalisti,
ecologisti)
· identità,
tradizione, sovranità (nazionalisti)
Il Consiglio dell’Unione Europea
Il Consiglio
è composto, da un rappresentante di ciascuno Stato membro a livello
ministeriale che possa impegnare il governo dello Stato membro, scelto in
funzione della materia oggetto di trattazione. Tale ampia formulazione consente
un maggiore flessibilità, e dunque una maggiore discrezionalità da parte degli
Stati, rispetto alla previsione della necessaria partecipazione di un ministro:
ordinamenti federali come quello tedesco, infatti, nelle materie di competenza
dei singoli Lander non hanno un unico ministro, ma un ministro per ogni Land, e la previsione della
partecipazione di un "ministro" creerebbe difficoltà di
individuazione.
Esso si
riunisce in varie formazioni: a seconda della questione all'ordine del giorno,
infatti, ciascuno Stato membro sarà rappresentato da un rappresentante a
livello ministeriale responsabile di quell'argomento (affari esteri, affari
sociali, trasporti, agricoltura, ecc.), più il commissario europeo responsabile
del tema in esame.
La
presidenza del Consiglio dei Ministri è assunta a rotazione da uno Stato membro
ogni sei mesi.
Dopo
l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 2007 le formazioni sono dieci:
- Affari Generali
- Affari Esteri
- Affari Economici e Finanziari
- Agricoltura e pesca
- Giustizia e affari interni
- Occupazione, politica sociale,
salute e consumatori
- Competitività
- Trasporti, telecomunicazioni ed
energia
- Ambiente
- Istruzione,
gioventù e cultura
Scheda di informazioni
sulle prossime Elezioni europee 2014
QUANDO SI VOTA? Le elezioni europee 2014 si terranno fra il 22 e il 25 maggio, con calendario variabile a seconda dei Paesi. In Italia si vota solo domenica 25 maggio.
CHI VOTA?: sono chiamati
alle urne tutti i cittadini aventi diritto al voto di tutti gli stati membri
dell'Unione Europea. A questa tornata elettorale partecipa, per la prima volta,
anche la Croazia.
CHI SONO I CANDIDATI ALLA PRESIDENZA EUROPEA? Quest'anno gli elettori avranno la possibilità di eleggere anche il futuro Presidente della Commissione Europea. In linea teorica perché in verità non è stabilito per legge. Secondo il Trattato di Lisbona, il Parlamento Europeo eleggerà il Presidente della Commissione Europea (capo dell'esecutivo) sulla base di una proposta fatta dal Consiglio europeo, "prendendo in considerazione le elezioni europee". E c'è già chi ha messo le mani avanti in merito. Nonostante questo, ci sono alcuni candidati palesi alla presidenza :
Martin Schulz (PSE-
Partito Socialista europeo)
Guy Verhofstadt (ALDE)
Alexis Tsipras (L'altra
Europa)
José Bove e Ska Keller
(Verdi)
Jean Claude Juncker (PPE – Partito Popolare europeo)
Marine Le Pen, invece, non sarà candidata.
Alleanza Europea per la Libertà (Eaf), di estrema destra, ha annunciato che non
presenterà nessun candidato alla presidenza.
Come mai la
partecipazione alle europee è in calo da decenni? l’opinione dell’Economist (tratto da in Internazionale 28.03.2014)
La
democrazia sta attraversando un momento difficile : nei paesi in cui i tiranni
sono stati cacciati l’opposizione non è quasi mai riuscita a creare regimi
democratici credibili; anche nelle democrazie più stabili i vizi del sistema
sono sempre più evidenti e c’è una grande disaffezione per la politica.
La
fede nella democrazia si infiamma nei momenti trionfali come il rovesciamento
di regimi impopolari (Egitto, Ucraina) ma poi di nuovo si affievolisce. In
occidente viene sempre più spesso associata al debito pubblico,
all’inefficienza e ad eccessive ingerenze nei confronti di altri paesi.
Perché
la democrazia ha perso slancio ? I due motivi principali sono la crisi
finanziaria del 2007-2008 e l’ascesa della Cina. I danni provocati dalla crisi
sono stati psicologici, oltre che: hanno svelato la debolezza strutturale dei
sistemi politici occidentali, mettendo in crisi quella fiducia che era sempre
stata una delle loro maggiori risorse. Per decenni gli Stati hanno continuato
ad erogare prestazioni e diritti, permettendo al debito pubblico di gonfiarsi a
dismisura. Con la crisi però la gente ha perso fiducia nella politica,
soprattutto dopo che i governi hanno deciso di salvare le banche con i soldi
pubblici e sono rimasti a guardare mentre gli uomini d’affari della finanza
continuavano ad assegnarsi bonus spropositati.
Nel
frattempo il Partito Comunista Cinese ha spezzato il monopolio del mondo
democratico sul progresso economico. Le elite cinesi sostengono che il loro
modello – un rigido controllo da parte del partito e una continua ricerca di
personale di talento da cooptare nelle gerarchie – sia più efficiente e meno
soggetto a intoppi rispetto alla democrazia. Molti cinesi sono disposti a
convivere con un sistema non democratico in cambio della crescita economica.
Neanche
l’Unione Europea è un esempio di democrazia: la decisione di passare alla
moneta unica nel 1999 è stata presa quasi esclusivamente da tecnici. Solo due
paesi, Danimarca e Svezia, hanno tenuto i referendum di approvazione e in
entrambi i casi gli elettori hanno detto di no. I tentativi di dare una
legittimazione popolare al Trattato di Lisbona (detto anche Costituzione
Europea) che rafforza il potere di Bruxelles sono stati abbandonati quando la
gente ha cominciato a votare nel modo sbagliato. Nei giorni più bui dell’euro,
l’elite europea ha costretto l’Italia e la Grecia a mettere dei tecnici al
posto di politici democraticamente eletti. Il parlamento europeo, che non è
riuscito a risolvere il problema del deficit democratico dell’Unione Europea è
ignorato e disprezzato. L’Unione è diventata terreno fertile per i partiti
populisti come il Partito per le Libertà di Geert Wilders in Olanda, il
Movimento 5 Stelle di Grillo in Italia e il Front National di Marine Le Pen in
Francia, che dicono di difendere la gente comune da una elite arrogante e incompetente. Il progetto dell’Europa unita
doveva tenere a bada il populismo nel vecchio continente, ma lo sta di fatto
risvegliando.
La
globalizzazione ha cambiato profondamente la politica dei singoli paesi : i
politici hanno ceduto sempre più poteri ai mercati internazionali, e per questo
spesso non riescono a mantenere le promesse che hanno fatto agli elettori.
Organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione
Mondiale del Commercio, L’Unione Europea hanno esteso la loro influenza.
L’Europa tra
Europeismo e anti-europeismo
Europeismo è il termine che
indica l’atteggiamento di coloro che credono in una politica di integrazione
nell'Unione europea; credono che l'unità politica dell'Europa possa garantire
la pace fra i popoli europei e favorire una crescita in diversi settori
(economico, culturale, politico, sociale, scientifico, diplomatico, militare),
l'Europa si porrebbe come potenza di bilanciamento nell'assetto mondiale.
L'europeismo
si pone principalmente i seguenti obiettivi:
- garantire la pace e la prosperità
dei popoli europei: dalla nascita della Comunità economica europea
nel 1957,
gli Stati membri hanno potuto godere del più lungo periodo di pace della
storia d'Europa. Le guerre, che hanno incessantemente causato milioni di
morti e distruzioni in tutta Europa, sono cessate nei Paesi che hanno
aderito alla Comunità europea;
- garantire la
sicurezza dei suoi cittadini;
- favorire un
equilibrato sviluppo economico e
sociale;
- salvaguardare
la diversità dei popoli europei in risposta alla globalizzazione;
- sostenere i
valori che i cittadini europei condividono, quali la difesa dell'ambiente,
lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani.
Secondo
gli europeisti altri vantaggi sono:
·
Riduzione dei costi della politica: molte decisioni
possono essere prese a livello europeo da un unico parlamento anziché da 27
diversi parlamenti, con sensibile riduzione di tempi e di costi.
· Libertà per i
cittadini: l'Unione
europea ha permesso ai suoi cittadini di viaggiare, studiare, lavorare fuori
dai confini statali, cosa molto più difficile fino a pochissimi decenni fa.
L'euroscetticismo
è un movimento politico formatosi in Europa, contrario alle politiche dell'
Unione europea, all'allargamento della giurisdizione comunitaria negli affari
nazionali e all'introduzione dell'euro come moneta unica.
Ha come base
la sfiducia verso le politiche
economiche e le istituzioni dell’Unione Europea.
Tra i
successi storici degli euroscettici ci sono stati la bocciatura della Costituzione
Europea nel referendum francese e in quello olandese del 2005, che portarono
all'affossamento della carta comune europea. Un altro successo è stato il no
irlandese nel referendum sul Trattato europeo, che nel 2008 sostituiva la
Costituzione Europea proprio in seguito alle bocciature francese e olandese.
Una
sconfitta per gli euroscettici è però arrivata proprio con il secondo
referendum sul Trattato di Lisbona dove più di due terzi degli irlandesi si
sono espressi per il sì dando il via libera definitivo alla ratifica.
I partiti
che si rifanno all'euroscetticismo sono generalmente i partiti nazionalisti e
indipendentisti appartenenti ai gruppi parlamentari nell'Europarlamento.
I principali
partiti euroscettici italiani sono la Lega Nord (che ha organizzato il "Basta
Euro Tour" nel 2014), il movimento nazionalista Forza Nuova, il
partito No Euro e il partito Euro Scettici (nato nel 2008 e membro italiano del
movimento europeo EUDemocrats).
Cosa dicono
i principali partiti sulle elezioni europee 2014
Partito Democratico: il programma del PD non è ancora stato
presentato: ancora manca una piattaforma ufficiale, ma in più occasioni
gli esponenti del Pd hanno espresso le posizione fondamentali del partito,
all’insegna di un forte europeismo (”Dalla crisi si esce con più Europa, non
con l’euroscetticismo”, ebbe a dire Bersani) che si possono riassumere così:
- rafforzare la piattaforma dei progressisti europei per salvaguardare
l’euro e accelerare l’integrazione politica, economica e fiscale;
- portare a compimento le promesse della moneta unica, integrando la
più grande area economica del pianeta in un modello di civiltà che nessun’altra
nazione o continente è in grado di elaborare.
Nella prossima legislatura l’orizzonte ideale degli Stati Uniti d’Europa dovrà iniziare ad
acquistare concretezza in una nuova architettura istituzionale dell’Eurozona.
Forza Italia: sul sito di Forza Italia
non c’è un programma bensì i seguenti 4 slogan:
·
Più Italia meno
Germania. L’austerità imposta dalla Germania ci ha portato alla recessione. E’
ora di cambiare!
·
Europa davvero
unita. Unica politica economica, fiscale, estera e della difesa!
·
Basta con l’euro
moneta straniera. La Banca Centrale europea deve garantire il debito pubblico e
stampare moneta.
·
Risparmiamo 50
miliardi. No al “fiscal compact” impostoci dall’Europa,
Lega Nord: sul sito della Lega Nord
alla voce Elezioni europee c’è solo l’immagine del simbolo con le parole “Lega
Nord. Basta Euro” e le seguenti parole: "Liberi, mai più schiavi di
nessuno!
L’Altra Europa: Il documento
programmatico per le europee di Tsipras indica tre priorità politiche:
1) Porre fine all’austerità e
alla crisi;
2) Avviare la trasformazione
ecologica della produzione, per rispondere alla crisi
ambientale e dare priorità alla qualità della vita, …, alle fonti energetiche
rinnovabili, allo sviluppo ecosostenibile;
3) Riformare le politiche
europee dell’immigrazione, rifiutando il concetto di
“Fortezza Europa” che alimenta forme di discriminazione, e garantendo invece i
diritti umani e l’integrazione.
Alcuni dei contenuti principali del Piano contro la
crisi sono:
1) la fine immediata dell’austerità, che ha portato a 27 milioni di disoccupati
attraverso un programma di ricostruzione economica, finanziato dall’Europa con
prestiti a basso tasso d'interesse, e centrato sulla creazione di posti di
lavoro, sullo sviluppo di tecnologia e infrastrutture;
2) la sospensione del patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), che
attualmente impone il pareggio di bilancio anche ai paesi in gravi difficoltà
economiche;
3) una Conferenza europea sul debito, simile a quella che nel 1953 alleviò il
peso del debito che gravava sulla Germania, e le consentì di ricostruire la
nazione dopo la guerra;
4) una banca europea, che possa prestare denaro anche agli stati e non solo
alle banche, e che fornisca prestiti a basso tasso di interesse agli istituti
di credito, a patto che accettino di fornire credito a costi contenuti a
piccole e medie imprese; una legislazione europea che renda possibile tassare i
guadagni che derivano dalle operazioni finanziarie, oggi fiscalmente colpite
molto meno del lavoro.
Movimento 5 Stelle: Il manifesto del
M5S per le elezioni europee è costituito dai seguenti 7 punti:
1) referendum
per la permanenza nell’euro
2)
abolizione del fiscal compact
3) adozione
degli eurobond
4) alleanza tra
i paesi mediterranei per una politica comune
5) investimenti
in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal 3% annuo di deficit di
bilancio
6) finanziamenti
per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni
7) abolizione
del pareggio di bilancio.
Verdi (Green Italia – Verdi europei): saranno
presenti alle elezioni per affermare la necessità di un’Europa che deve cambiare,
attraverso un Green New Deal, e realizzare la conversione ecologica di
un'economia vecchia e responsabile dell'inquinamento e dell’impoverimento
sociale.
Il Nobel Fo:
“I miracoli esistono, sono dentro la natura”
Il miracolo? Hai
presente i latterini, quei pesci piccolini che, di fronte a un predatore, si
dispongono fino a creare l’immagine di un pesce grande e feroce? Ecco, per me
questo è qualcosa di straordinario, come dire un miracolo”. Dario Fo, premio Nobel
e drammaturgo è capace di stupire sempre. Il 14 aprile riporterà al teatro
Arcimboldi di Milano “Lu Santo Jullare Francesco”, per questo di miracoli ha
parlato spesso. E qualche volta si è anche arrabbiato.
Esiste una declinazione
atea dei miracoli?
Gli eventi capaci di
sorprendere la fantasia: lì c’è la presenza di uno spirito superiore capace di
mettere in piedi cose straordinarie.
Cioè?
La storia dei pesci latterini. Gli scienziati rimangono sbalorditi, non riescono a capacitarsi di quest’organizzazione fantastica. Ogni pesciolino ha un numero e uno spazio dentro il mosaico, ma non c'è un regista a organizzare il tutto. Sono animaletti nati dieci giorni prima e riescono a realizzare una cosa fuori da ogni logica, impossibile. I miracoli, la magia: tutto esiste, ma dentro la natura.
La storia dei pesci latterini. Gli scienziati rimangono sbalorditi, non riescono a capacitarsi di quest’organizzazione fantastica. Ogni pesciolino ha un numero e uno spazio dentro il mosaico, ma non c'è un regista a organizzare il tutto. Sono animaletti nati dieci giorni prima e riescono a realizzare una cosa fuori da ogni logica, impossibile. I miracoli, la magia: tutto esiste, ma dentro la natura.
[1]
Altiero Spinelli (1907-1986) ha aderito molto
giovane al PCI e ha partecipato alla lotta contro il fascismo. Arrestato nel 1927, ha scontato 10 anni
di prigione e 6 di confino a Ventotene, dove ha studiato i testi dei
federalisti anglo-sassoni. Con Ernesto Rossi ha elaborato il manifesto di
Ventotene nel 1941 e successivamente è stato promotore della nascita del
Movimento Federalista Europeo. Il suo impegno è stato fondamentale per la
nascita delle prime istituzioni europee. Dal 1976 al 1986 è stato membro del
Parlamento europeo, e nel 1984 presidente della Commissione Affari
Costituzionali.
[2]
Ernesto Rossi (1897-1967) è stato un politico, giornalista e antifascista
italiano. Operò nell'ambito del Partito d'Azione e del successivo Partito
Radicale. Con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni è stato tra i principali
promotori del federalismo europeo. Il
Manifesto di Ventotene, che scrisse con Spinelli e che fu pubblicato e curato da
Colorni, è considerato il suo libro più importante e il suo testamento morale.
giovedì 10 aprile 2014
Fadwa Barghouti a Firenze
Fadwa
Barghouti a Firenze per sostenere la liberazione dei prigionieri politici
palestinesi
Il 14 aprile 2014 alle 10.00,
presso la Sala Pistelli della Provincia di Firenze, sarà
presentata un'altra delle iniziative locali della Campagna per la Liberazione
di Marwan Barghouti e dei Prigionieri Politici Palestinesi. E' una campagna
internazionale, avviata lo scorso ottobre dal carcere di Robben Island in
Sudafrica da parte di diverse personalità internazionali, nella stessa cella in
cui è stato detenuto Nelson Mandela.
La questione dei prigionieri
politici è da decenni un punto nodale del conflitto mediorientale, dal momento
che lo Stato di Israele utilizza la prigionia per i palestinesi come uno dei
principali strumenti dell'occupazione militare, e come forma di punizione
collettiva, contravvenendo alla legalità internazionale, a partire dalle
Convenzioni di Ginevra.
I prigionieri palestinesi oggi
ancora nelle carceri israeliane sono più di cinquemila, tra cui 11
parlamentari, 13 donne e 195 giovani, di cui 36 al di sotto dei 16 anni.
Diversi di loro sono arrestati in detenzione amministrativa, in carcere per
diversi anni senza processo e senza capi di accusa definiti. Amnesty
International, Physicians for Human Rights, l'organizzazione israeliana Bet'Selem
e diverse altre organizzazioni hanno denunciato il conclamato uso di tecniche
di tortura, oltre che di limitazioni alle cure mediche e al sostegno legale,
come riconosciuto dal diritto umanitario internazionale, come accade a Karim
Younes, in carcere ormai da 32 anni. Dal 1967, anno in cui è partita
l’occupazione militare e civile della Palestina, sono più di 750.000 i
palestinesi passati nelle carceri israeliane. Praticamente ogni famiglia
palestinese ha avuto persone in carcere.
Tra i prigionieri tuttora in
carcere, Marwan Barghouti è un leader politico, che ha trascorso complessivamente più di 18 anni di
carcere, i primi sette durante la prima Intifadah, e poi negli ultimi 11 anni.
Non ha visto crescere i suoi tre figli, a causa delle regole restrittive
imposte alle visite dei familiari. Tutti sostengono che, se fosse libero, oggi
sarebbe il leader palestinese capace di gestire le difficili dinamiche interne
alla società palestinese, oltre che trattare il processo di pace con lo Stato
di Israele.
Marwan Barghouti è stato condannato
per resistenza militare a cinque ergastoli e 40 anni di prigione, accusato di
essere il mandante di operazioni militari contro l'occupazione, senza però il
sostegno di prove certe, e soprattutto senza le garanzie di un processo
regolare, nel rispetto del diritto alla difesa garantito a tutti gli individui.
Marwan Barghouti non ha riconosciuto la legittimità della Corte che lo
giudicava, come aveva fatto Mandela per il suo popolo, ed ha rivendicato il
diritto dei palestinesi alla libertà, alla pace e alla democrazia.
La campagna per la sua liberazione,
e per la liberazione di tutti i prigionieri politici palestinesi, sostenuta in
diversi paesi nel mondo da tante forze politiche e sociali, è stata lanciata da
diverse personalità internazionali, tra cui i Premi Nobel Desmond Tutu, Jody Williams, Adolfo Perez Esquivel,
Josè Ramos Horta e Maireread Maguire.
L'iniziativa del 14 aprile si
inquadra nella settimana di mobilitazione internazionale per i prigionieri
politici palestinesi e vedrà la presenza privilegiata di diversi testimoni e
relatori di eccellenza:
-Fadwa Barghouti, moglie di
Marwan Barghouti
-Mai Al Kaila, ambasciatrice
palestinese in Italia
-Luisa Morgantini, ex vice
presidente del Parlamento Europeo
-Andrea Barducci, presidente
della Provincia di Firenze
-Susanna Agostini,
presidentessa della Commissione Pace del Comune di Firenze
La campagna in Toscana è promossa
da un vasto comitato di organizzazioni aderenti, che hanno risposto al primo
appello lanciato da Assopace Palestina, Associazione di Amicizia
Italo-Palestinese, COSPE, campagna BDS Firenze, ARCI Firenze
Per informazioni:
-Mahmud Hamad, Associazione di
Amicizia Italo-Palestinese: 3355240514
-Mariella Pala, Assopace Palestina:
3476000810
-Gianni Toma, COSPE: 3495766721
mercoledì 2 aprile 2014
Elogio del camminare
Elogio del camminare
Comunità dell’Isolotto - Firenze, domenica 30
marzo 2014, ore 10,30
Baracche verdi di via degli Aceri 1
A cura di Antonietta, Fiorella,
Lucia, Paola.
A colloquio con Carlo, Giovanna, Guido, Vera (Nella foto seduti al tavolo)
Elogio del camminare
Ogni tanto è bene prendersi una pausa per liberarsi dai
problemi che quotidianamente fanno parte della nostra riflessione di cittadini:
la politica, l’economia, la giustizia; quali scelte, per quale futuro, ecc.
Così abbiamo pensato che può essere interessante parlare con
chi cammina nella natura per ore e giorni entrando in un mondo che spesso viene
lasciato ai margini tanto da rimanere in sostanza sconosciuto.
Elogio del camminare
" Da bambini impariamo a conoscere un luogo ed a visualizzare le
relazioni spaziali, camminando e immaginando. Il luogo e la dimensione dello
spazio si devono misurare con il nostro corpo e le nostre
capacità.
Un miglio era in origine una misura dei Romani corrispondente a mille passi. Viaggiare in automobile e in aereo non insegna qualcosa che si possa tradurre in percezione dello spazio. Sapere che ci vogliono sei mesi di cammino veloce ma tranquillo, per tutto il giorno e ogni giorno per attraversare Turtle Island/Nord America ci dà qualche idea della distanza.
I cinesi parlavano delle quattro dignità: Stare in piedi, Stare sdraiati, Stare seduti e Camminare. Sono dignità nel senso che sono un modo di essere completamente se stessi, di sentirsi a casa nel proprio corpo, nei suoi aspetti fondamentali."
Un miglio era in origine una misura dei Romani corrispondente a mille passi. Viaggiare in automobile e in aereo non insegna qualcosa che si possa tradurre in percezione dello spazio. Sapere che ci vogliono sei mesi di cammino veloce ma tranquillo, per tutto il giorno e ogni giorno per attraversare Turtle Island/Nord America ci dà qualche idea della distanza.
I cinesi parlavano delle quattro dignità: Stare in piedi, Stare sdraiati, Stare seduti e Camminare. Sono dignità nel senso che sono un modo di essere completamente se stessi, di sentirsi a casa nel proprio corpo, nei suoi aspetti fondamentali."
passo del libro "La pratica del Selvatico" di Gary Snyder"
De Luca: elogio del camminare
Ho avuto fino ai sedici anni il dono di estati sconfinate. Sbarcavo
sull’isola il primo di luglio, ripartivo il 30 di settembre. Venivo dalla città
spalancata sul golfo, ma costretta in una pressa di palazzoni e vicoli. Napoli
conteneva la più fitta densità umana d’Europa, ci vivevamo da accatastati. Lo
spazio era assegnato a turni, gremito anche di notte. Ci stavo e ci crescevo
rattrappito per nove mesi all’anno.
L’arrivo di luglio mi estraeva dalle viscere della città e mi depositava sopra la magnifica superficie del sud, con tutto il largo intorno che potevo desiderare.
L’arrivo di luglio mi estraeva dalle viscere della città e mi depositava sopra la magnifica superficie del sud, con tutto il largo intorno che potevo desiderare.
…
Lo sbarco coincideva con l’addio alle scarpe. I piedi uscivano dai lacci come due prigionieri che ottenevano di colpo il rilascio. All’inizio incerti, abbagliati, esitavano. Risentivano le asprezze del suolo, il rovente delle pietre, poi ispessivano la suola e potevano pure correre sugli scogli. Sull’isola iniziava il loro viaggio.
Nel mio vocabolario personale affido alla parola viaggio uno statuto speciale. Per me è quello che si fa a piedi. È viaggio la scalata, il pellegrinaggio, l’incolonnamento di migratori sulle piste di Africa e di Oriente, lo scavalcamento di frontiere dei contrabbandieri. Viaggio è quello che procede alla velocità del piede umano. Il resto non incluso in questo campo, si riduce per me a spostamento con mezzi di trasporto.
…
Sull’isola dell’infanzia e dell’adolescenza cominciava e finiva il viaggio, che è un diritto all’inselvatichimento dentro ogni educazione. Coincideva con il cambio di pelle, con il callo sotto i piedi scalzi. La libertà era un ispessimento della superficie.
Lo sbarco coincideva con l’addio alle scarpe. I piedi uscivano dai lacci come due prigionieri che ottenevano di colpo il rilascio. All’inizio incerti, abbagliati, esitavano. Risentivano le asprezze del suolo, il rovente delle pietre, poi ispessivano la suola e potevano pure correre sugli scogli. Sull’isola iniziava il loro viaggio.
Nel mio vocabolario personale affido alla parola viaggio uno statuto speciale. Per me è quello che si fa a piedi. È viaggio la scalata, il pellegrinaggio, l’incolonnamento di migratori sulle piste di Africa e di Oriente, lo scavalcamento di frontiere dei contrabbandieri. Viaggio è quello che procede alla velocità del piede umano. Il resto non incluso in questo campo, si riduce per me a spostamento con mezzi di trasporto.
…
Sull’isola dell’infanzia e dell’adolescenza cominciava e finiva il viaggio, che è un diritto all’inselvatichimento dentro ogni educazione. Coincideva con il cambio di pelle, con il callo sotto i piedi scalzi. La libertà era un ispessimento della superficie.
Le antiche vie. Un elogio del camminare
Descrizione
del libro
Data di uscita: 8 ottobre 2013 | Collana: Frontiere Einaudi
"Gli uomini sono animali, e come tutti gli animali anche noi
quando ci spostiamo lasciamo impronte: segni di passaggio impressi nella neve,
nella sabbia, nel fango, nell'erba, nella rugiada, nella terra, nel muschio. È
facile tuttavia dimenticare questa nostra predisposizione naturale, dal momento
che oggi i nostri viaggi si svolgono per lo più sull'asfalto e sul cemento,
sostanze su cui è difficile imprimere una traccia. Molte regioni hanno ancora
le loro antiche vie, che collegano luogo a luogo, che salgono ai valichi o
aggirano i monti, che portano alla chiesa o alla cappella, al fiume o al mare".
Robert Macfarlane è l'ultimo, celebrato poeta della natura, erede di una
tradizione che da Chaucer fino a Chatwin e Sebald è capace di trasformare una
strada in una storia, un sentiero su un altopiano in un viaggio nella memoria.
Riallacciando l'ancestrale legame tra narratore e camminatore, Macfarlane
compie il gesto più semplice, eppure oggi anche il più radicale: quello di
uscire dalla sua casa di Cambridge e iniziare a camminare, a camminare e
osservare, a osservare e raccontare. Battendo i sentieri dimenticati di
Inghilterra e Scozia, l'antico "Camino" di Santiago, le strade della
Palestina costellate di checkpoint e muri di contenimento, gli esoterici
tracciati tibetani, Macfarlane riesce, come un autentico sciamano, a far
parlare paesaggi resi muti dall'abitudine, a dare voce ai fantasmi che li
abitano, a leggere i racconti con cui gli uomini hanno abitato il mondo.
Viandante, le tue orme sono
il cammino e niente più;
viandante, non esiste il cammino,
Il cammino si crea camminando.
io amo i mondi delicati,
lievi e gentili,
come bolle di sapone.
Mi piace vederle dipingersi
di sole e scarlatto, volare
sotto il cielo azzurro, tremare
improvvisamente e disintegrarsi...
In cammino verso la luce
Pellegrino chi ti chiama?
Che forza misteriosa ti attrae?
Così recita una poesia sul cammino di Santiago.
Nel mio caso la scintilla è stata
un ritiro di meditazione cristiana del 2004, nel quale padre Lawrence
sottolineò la differenza fra desideri
e bisogni. Tornando capii che avevo
bisogno:di spiritualità e così chiesi a Guido, che già lo aveva fatto nel 2001,
di tornare con me sul cammino.
Una volta presa la decisione si è
già partiti interiormente.
Idealmente nel nostro zaino nostro figlio Gianluca e nostra nipote Cristina, clarissa di
Cortona, con il suo “cestino da viaggio”, un insieme di letture che facevamo
ogni mattina in comunione spirituale a distanza.
Partire vuol dire lasciare tutte
le sicurezze per entrare nella precarietà senza sapere quello che troverai
lungo il percorso.
Lasciare tutto il superfluo che
ingombra la nostra vita per ritrovare l’essenzialità: tutto quello che ti serve
sta nel tuo zaino e lo zaino deve essere leggero.
Partire senza misurare il tempo e
dopo appena tre o quattro giorni di camino, subentra un senso di calma e di pace.
Tutto quello che occupava le mie giornate sembra già lontanissimo. La sola cosa
da fare è andare, camminare.
La magia del cammino sta nell’entusiasmo
con cui ogni mattina si riparte qualunque sia il tempo, la fatica, le vesciche
e qualunque sia la lingua ci si saluta sempre con “buen camino”.
La magia sta nel sentire che siamo
parte di un flusso secolare. Si mettono i propri passi nei passi dei milioni
che sono passati prima di noi su una
strada millenaria come dice il Priore di Conques, in Francia, sul cammino da Le
Puy.
Non ci si volta indietro. Chi è
costretto a rinunciare non ha pace fin ché non torna a completare il cammino.
E’ un movimento esteriore e
interiore che esige il rispetto dei propri ritmi e del proprio
corpo.
In un mondo che si muove
velocemente c’è una sorta di profezia in questo muoversi al ritmo del nostro
corpo senza fretta alla ricerca di un’armonia perduta. Ci si lascia fare dal cammino, lasciandosi
insegnare dal nostro corpo, lasciandosi condurre dallo spirito.
Si trova la pace nella natura,
nel ritmo naturale, nel ridurre a poche cose le necessità giornaliere.
Il corpo impegnato per ore nella
ripetizione dei passi lascia lo spirito libero di vagabondare, e nella mente
scorrono immagini, parole, senza un
ordine preciso come se il cervello ritrovasse una libertà di funzionamento.
Risuonano nella mente tanti passi
del Vangelo che parlano di strada “Seguitemi”, “Io sono la via la verità la
vita” e infine la domanda“chi dite che
io sia?”
Incappare ogni giorno sulle
proprie debolezze, i propri limiti ti fa diventare più umile e ti ridimensiona
ti rende consapevole della tua nullità di fronte all’universo, ma ripartire e avanzare comunque ti dà la consapevolezza
che dentro di te c’è una forza a cui puoi attingere nei momenti di sconforto e
di solitudine.
Sul cammino avvengono incontri
sorprendenti nel momento in cui meno te li aspetti ed è incredibile la facilità
con cui dopo appena poche ore di cammino si possa instaurare un rapporto di
amicizia con persone mai viste prima, persone provenienti da tutte le parti del
mondo.
Quanta gente, quanta diversità.
Ognuno porta con sé il segreto del suo cammino e del suo rapporto col sacro e
col divino, tutti diversamente credenti, tutti alla ricerca di qualcosa. Ma alla
fine io credo che tutti si incontrino con Dio o perlomeno scoprano il sacro.
Dagli incontri si impara la
gratuità perché bisogna imparare ad apprezzarli senza attaccarsi
apprezzare il dono dell’incontro
in quanto tale. Ancora una volta ci si alleggerisce dalla nostra volontà di
possedere.
L’essere sul cammino da soli
facilita gli incontri. Sono stata sempre colpita dalle tante donne sole che ho
incontrato. Le considero molto coraggiose
perché affrontano la solitudine, le paure e tutto
il positivo e il negativo che può succedere
Sul cammino si incontrano quelli
che io chiamo gli angeli custodi e noi stessi possiamo diventare gli angeli
custodi di qualcun altro con una parola di incoraggiamento, un’indicazione, un
sorriso, un momento di ascolto, condividendo emozioni con chi è solo.
Questo tipo di vita e di rapporti
ha qualcosa della semplicità monastica, crea comunità.
Non si è pellegrini da soli, lo
si è con gli altri, in mezzo agli altri. Non interessa che cosa fa uno nella
vita di tutti i giorni, tutti i pellegrini sono uguali non c’è ricco, né
povero, né debole, né forte. Non è che le differenze sociali siano annullate,
solo che chi ha una giacca in gorotex non si sente superiore a chi ha abiti
semplici.
Alla sera è bello ritrovarsi nei
rifugi. Se qualche volta dormiamo altrove si ha la spiacevole sensazione di essere
usciti dal coro, di essere falsi pellegrini.
Si impara a vivere insieme. Si
condividono cose materiali in modo spontaneo e naturale, acqua, cibo, medicine, cure, anche fastidi,
come il russare, lo stropiccio dei sacchetti
di plastica alle 5 di mattina…
Si impara l’umiltà, aver bisogno
degli altri, una parola, un consiglio, un’indicazione, un sorriso.
Si fa tutto in leggerezza nel
modo più semplice del mondo.
Si crea una comunicazione a
livello profondo, spesso non si parla di banalità.
Parlando si accoglie e si è
accolti.
Si torna diversi perché,
parafrasando Etty Hillesum, abbiamo fatto esperienza che si può essere capaci di vivere anche
senza niente perché c’è sempre un pezzetto di cielo da poter guardare.
Giovanna
Qualche
notizia sul nostro camminare
Io e Carlo
amiamo molto camminare. Ogni volta che ci è stato possibile ci muoviamo con il
mezzo di trasporto più antico che l’uomo ha a sua disposizione: le proprie
gambe.
Il camminare ci
aiuta a sentirci meglio fisicamente. E non solo fisicamente. Lo stare a
contatto con la natura ci libera la mente dallo stress, ci aiuta a vedere i
nostri problemi sotto una luce diversa, li ridimensiona e ci aiuta anche a
trovare nuove soluzioni. Il camminare in raccoglimento con noi stessi, senza
costrizioni esterne, ci fa sentire liberi, sereni e anche felici. E ci
arricchisce. In un lungo viaggio a piedi, o anche solo in una bella giornata
per boschi, si fissano nella nostra mente scenari di paesaggi bellissimi, che
possiamo rivedere in qualunque momento lo desideriamo. Ogni sera di ritorno da
una giornata di marcia abbiamo la riprova dell’influenza benefica che ha su di
noi il camminare perché, se pur stanchi, siamo sempre sereni e contenti.
Carlo ed io
abbiamo camminato molto. Abbiamo camminato la domenica mattina nelle strade
deserte di Firenze scoprendone gli angoli più segreti e caratteristici; abbiamo
camminato nei parchi della città; sulle colline dei dintorni; abbiamo camminato
in Appennino Toscano, in Aspromonte, sulla Sila, sul Pollino; abbiamo camminato
per molti anni sulle Dolomiti e su quelle cime provato una felicità immensa.
E poi siamo
andati a Santiago. Un’esperienza nuova, molto speciale. Non a caso sempre più
spesso viene definita come “La magia del Camino”. Siamo tornati altre tre volte
a Santiago de Compostela, e il nostro desiderio di peregrinare non è affatto
esaurito.
Poi abbiamo
camminato in Italia, sulla Via Francigena dal Monginevro a Santa Maria di Leuca
e cammini più brevi in alcune regioni italiane.
Il nostro primo pellegrinaggio a Santiago
de Compostela del 2003 pensavamo che sarebbe stato anche l’ultimo. L’anno
successivo invece ripetemmo il viaggio, sicuri che quella sarebbe stata davvero
l’ultima volta. Non fu così. Da allora non abbiamo mai smesso di metterci in
cammino sulle vie dei pellegrini, e non sappiamo nemmeno spiegarne esattamente
il perché. Ci limiteremo soltanto a fare qualche semplice considerazione.
Forse, uno fra i tanti aspetti
importanti di questi lunghi viaggi, sta nel fatto che per quel breve periodo si
cambia totalmente stile di vita. Si lascia il nostro benessere, le nostre
comodità per accorgersi, quasi con stupore, di quanto è facile fare a meno di
tante cose belle e confortevoli. Si abbandona la società dei consumi con tutti
i suoi modelli e i suoi condizionamenti, per vivere una vita semplice, in
solitudine, a contatto con la natura, con le bellezze dell’arte.
Il camminare per ore e ore, ogni
giorno, in solitudine e in silenzio, in quei lunghi spazi, favorisce la
riflessione e la meditazione e si può ben dire che il nostro incedere diventa
soprattutto un cammino interiore. E la sera ci ritroviamo insieme ad altri
pellegrini che hanno vissuto le nostre stesse esperienze, si socializza, si
condividono le poche cose che abbiamo come fossimo amici che si conoscono da
sempre. E sembra non essere importante il perché uno ha affrontato questo
viaggio, se per ragioni di fede, per generiche ragioni spirituali, perché è
alla ricerca di qualcosa, o per altri motivi ancora. Siamo pellegrini, tutti
uguali, e basta. E sentiamo che c’è qualcosa di importante, anche se
indefinito, che ci unisce.
La preparazione di questi viaggi
ci ha molto impegnati dal punto di vista organizzativo, e tutti i cammini sono
stati duri sia per lo forzo fisico e sia per i tanti disagi che si devono
affrontare. Eppure possiamo senz’altro annoverare questi anni tra i più belli e
sereni della nostra vita.Voglio riportare due belle frasi che ho letto da
qualche parte: “Pellegrino una volta, pellegrino per sempre”, e “I pellegrini
anticamente andavano a Santiago per salvare l’anima, oggi ci vanno per
ritrovarla”. VERA E
CARLO
UNA
TAPPA TIPO SULLA VIA FRANCIGENA
Giovedì
17 aprile 2008
11ª tappa – da
Gropello Cairoli a Santa Cristina e Bissone- Km. 41,5
Si parte alle 7 sotto una leggera
pioggerellina ed un cielo tutto nero. Usciti dal paese prendiamo una stradina
secondaria, senza traffico e poi troviamo tratti di piacevole sterrato. Da
Roggia Castellana si va a Morgarolo e si arriva a Villanova Ardenghi.[…].Si
fanno diversi chilometri nel Parco del Ticino, camminando sugli argini rialzati
di alcuni metri rispetto al letto del fiume. Qua e là vi sono delle cascine.
Sempre tra il verde ci sono laghetti, canali ricchi di acqua, e distese di
pioppi grandi e verdi. Questo della Valle Padana per noi è un paesaggio nuovo,
sconosciuto, che ci piace moltissimo, e siamo contenti di percorrerlo a piedi,
lentamente, e poterlo ben osservare e apprezzare. Si dice che i pellegrini sono
i camminanti dello spirito: ecco, in questi momenti ci sentiamo proprio tali.
Verso le 12 siamo a Pavia e
attraversiamo il fiume sul bellissimo Ponte Coperto. Dopo aver mangiato un
pezzetto di pizza in un bar cominciamo a preoccuparci per l’alloggio, ma in
tutta Pavia non ci sono accoglienze per i pellegrini. Telefonicamente troviamo disponibilità
di accoglienza presso la Parrocchia di Santa Cristina.che dista da Pavia 20 Km.
Facciamo presente a Don Antonio che arriveremo tardi ma questi ci risponde che
non c’è problema: problema: a qualunque ora arriviamo suonare il campanello e
ci verrà aperto. Per arrivare dovremo percorre in tutto oltre 40 Km . Seguiamo il percorso
indicato dalla guida e vediamo le belle chiese di S. Pietro e di San Lazzaro.
Poi però, considerata la strada che ci resta da fare, preferiamo prendere la
più corta e ci incamminiamo sulla statale 234 Pavia-Cremona.
Troviamo i paesi di Valle
Salimbeni, S. Leonardo Linarolo, S.Giacomo della Cerreta, Santa Margherita. E
si arriva a Belgioioso. Ci fermiamo a a fare un riposino.
Grande e bellissimo il Castello
tutto smerlato che si trova all’altro lato della piazza, proprio di fronte al
bar dove siamo seduti. La nascita del Borgo di Belgioioso risale al tardo
Medioevo ed è strettamente legata a quella del suo castello. Non si conosce la
data esatta in cui il castello fu edificato, ma si è trovato scritto che
Galeazzo Visconti nel 1377 si trovava al Castello “Gioioso”.
Non ci dà invece tanta gioia il
sapere che ci mancano ancora 8
Km ad arrivare a S.Cristina, e tutti su asfalto. Ma si
deve andare e quindi si parte. Arriviamo a S. Cristina alle 18, dopo circa 11
ore di cammino. Siamo un po’ stanchi.
Don Antonio Pedrazzini ci
accoglie molto cordialmente, ci accompagna nella stanzetta dormitorio e ci
indica la cucina dove possiamo prepararci la cena e consumare tutto ciò di cui
abbiamo bisogno. Ringraziamo. Carlo va a comprare pane e affettato e mangiamo
qualcosa senza cucinare. Don Antonio ci ha accesso la stufetta e l’abbiamo
molto gradita perché ci fa tanto freddo.
Grazie Don Antonio.
Frammenti di un cammino Sulla Via della
Plata
DUE PELLEGRINI IN GITA
TURISTICA
Dopo tanto camminare verso
Santiago, due pellegrini decisero di andare a fare un giro nella Spagna del
sud, ma questa volta non a piedi e senza zaino sulle spalle. Salirono su un
aereo e scesero alla Costa del Sol dove si sistemarono in un comodo albergo
insieme al gruppo di cui facevano parte. […] Arrivati a Siviglia fecero un giro
per la città soffermandosi nella splendida Piazza di Spagna, e poi videro la
grande, meravigliosa cattedrale gotica, terza per grandezza dopo San Pietro a
Roma e St: Paul a Londra. Ascoltarono le spiegazioni sulla Torre Giralda, 100 metri di altezza.
[…]. I due pellegrini salirono in cima alla Torre e da lì osservarono la città
di Siviglia che già un po’ conoscevano poiché da lì erano partiti tre anni
prima per fare la Via
de la Plata che
dopo mille Km. giunge a Santiago. Indicando il Nord-Ovest verso Camas e la
collina che porta a Italica, cioè l’inizio della Via de la Plata , il pellegrino disse “
E se invece di proseguire la visita alla città andassimo a ripercorrere qualche
Km sulla Plata?” La sua compagna di viaggio accolse la proposta con grandissimo
entusiasmo e senza perdere un minuto avvertirono la guida che si sarebbero
ritrovati la sera a cena. Quasi in corsa scesero dalla Giralda, a passo svelto
imboccarono la Calle
de la Vinuesa ,
attraversarono il Guadalquivir sul Ponte di Triana e dopo poche centinaia di
metri si trovarono sulla Via de la Plata. Un
po’ emozionati iniziarono un cammino che sarebbe durato solo qualche ora, ma
erano contenti lo stesso. Il pellegrino andò avanti e lei dietro, in silenzio,
come erano soliti fare nelle migliaia di Km. percorsi insieme. E lei idealmente
iniziò a ripercorrere il lungo cammino che anni prima le aveva procurato tanti
disagi e tante gioie, tante emozioni, e il suo compagno di viaggio, ne ebbe
conferma più tardi, per tutto il breve cammino pensò le stesse cose. La
pellegrina si immerse nei pensieri di quel primo giorno di tre anni addietro: il
timore di non farcela, l’incertezza di ciò che avrebbe trovato più avanti,
rivisse la paura dei cani, delle vacche e tori trovati fuori dai recinti, ebbe
la sensazione di soffrire di nuovo il gran caldo, il freddo, la pioggia, rivide
i torrenti in piena che li costrinsero a lunghe deviazioni, i guadi con scarpe
in mano e l’acqua fin sopra le ginocchia, la stanchezza di tappe troppo lunghe.
Ma poi rivisse la grande gioia dell’arrivo al rifugio, il piacere di una
doccia, di una minestra calda e infine l’agognato momento di infilarsi nel
sacco a pelo per il riposo e un lungo sonno. La pellegrina idealmente
attraversò tutta l’Andalusia con i suoi campi di girasoli, di bellissimi fiori,
e poi entrò in Estremadura dove rivide boschi di querce, di sugheri con sotto
prati pieni di fiorellini colorati, e vide mandrie di vacche e tori, maiali e
pecore dentro i recinti ai lati delle cañade (strade). E rivide i pellegrini
incontrati lungo la via e nei rifugi con i quali con grande semplicità erano entrati
in amicizia e con altrettanta spontaneità si erano scambiati una mela, un
pomodoro. Dal cammino aveva imparato l’umiltà, il vivere con l’essenziale. E
nei lunghi sentieri dove il silenzio era interrotto solo dai propri passi e dal
canto degli uccelli, la pellegrina era pervasa da una grande calma, da una
grande serenità e pace. Con la mente la pellegrina avrebbe voluto ripercorrere
anche la regione Castiglia e Leòn e poi la Galizia , ma guardò l’orologio e vide che si era
fatto tardi. Si rivolse al suo compagno di viaggio, che poi era, ed è, anche il
compagno di vita, e con un po’ di tristezza gli disse “ E’ ora di tornare
indietro” Ed egli rispose “Sì, andiamo” E sottovoce, quasi parlasse fra sé e
sé, aggiunse “Peccato, ero quasi arrivato a Santiago”.
Lentamente, in silenzio, si
incamminarono verso Siviglia.
Vera Biagioni e Carlo Barducci
Firenze, 18 ottobre 2011
Oggi, 30 marzo 2014
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