Comunità dell’Isolotto – Firenze 25 maggio 2014
Alice la guardia e l’asino bianco.
Racconti delle detenute di Sollicciano”
Incontro con la
curatrice Monica Sarsini e alcune autrici dei racconti
(Antonietta, Lucia,
Paola G. Paola R.)
- Letture
[6]Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
[7]Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
[7]Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.
Cantico dei cantici, 8,6
- Il libro
Dopo Alice nel paese
delle domandine, il primo libro di racconti delle detenute di Sollicciano
che hanno seguito il corso di scrittura creativa tenuto da Monica Sarsini, nel
quadro del progetto “Scrivere in carcere” promosso dal Giardino dei Ciliegi,
questo secondo libro ci offre ancora tante storie e testimonianze, che
presentano la realtà del carcere nel vissuto quotidiano delle detenute.
I racconti ci conducono nel pianeta carcere rappresentato
in diversi momenti:
- l’ingresso
in carcere, nel “regno del non senso” (Alice, p. 130), le regole;
- gli
affetti, quelli trovati dentro Sollicciano, quelli lasciati fuori (i figli, i
colloqui…), le amicizie;
- la
salute, la difesa della dignità e della propria identità/capacità di
autodeterminazione, anche nelle condizioni di restrizione (la terapia…);
Il libro è un regalo a quelli che stanno fuori.
Attraverso i racconti si può realizzare l’auspicio di Alice: “Credo che tutti dovrebbero sapere cosa è un
carcere e dovrebbero sapere soprattutto chi sono le persone che vi sono
rinchiuse; persone appunto, con famiglie che li stanno aspettando, con storie
da raccontare (a volte false ma sempre storie), con sogni e speranze; purtroppo
però senza grandi aspettative…” (p. 206).
3.
L’esperienza della scrittura
Dalla
lettura del libro si ricava l’impressione che l’esperienza della scrittura sia
stata e sia di grande importanza per le autrici dei racconti: che da questa
esperienza possa derivare nuova considerazione di sé, la crescita di autostima,
delle relazioni con chi sta fuori (a cui viene offerta una nuova possibilità di
comprendere la realtà carcere), e di dialogo forte, profondo, con chi è anima
dei corsi di scrittura, che probabilmente sono diventati nel tempo qualcosa di
diverso rispetto ad altre esperienze simili.
Da Alice la guardia e l’asino bianco. Racconti
delle detenute di Sollicciano, a cura di Monica Sarsini, Firenze Le Lettere
2013 (pp. 85-87):
Nessun commento:
Posta un commento