Translate

sabato 6 dicembre 2008

Ll'umanizzazione del carcere

  Domenica scorsa abbiamo dedicato il nostro incontro comunitario a informarci sulla lotta dei detenuti ergastolani e dell'associazione "Liberarsi" per ottenere l'abolizione dell'ergastolo, in modo da poter partecipare con piena consapevolezza alla rete di solidarietà. Tutto questo è in perfetta continuità con l'impegno concreto sviluppato fin dagli anni '60 dalla Comunità dell'Isolotto per l'umanizzazione del carcere e per l'adeguamento della carcerazione al dettato costituzionale, avendo come prostettiva il superamento del sistema carcerario. Nell'incontro di domenica scorsa abbiamo deciso di fare un comunicato di solidarietà. Il quale però, come ci dice una lunga esperienza, non avrebbe avuto nessuna possibilità di essere accolto dagli organi di informazione di massa. Per questo abbiamo chiesto a Enzo Mazzi di porre la sua firma al comunicato e di proporlo a un giornale a larga diffusione. La Nazione di oggi pubblica il comunicato in forma di commento a pag. I dell'inserto "Firenze" col titolo "Firenze non volti le spalle al carcere".


La Comunità dell'Isolotto


Sul carcere

(per La Nazione)

 

Firenze ha verso il paese un credito e un debito sul tema del carcere. Un credito perché ha dato un forte impulso all’umanizzazione della detenzione attraverso l’impegno del parlamentare fiorentino Mario Gozzini il quale ha promosso la legge che porta il nome di lui. Un debito perché quella legge non sia disattesa e tradita ma anzi conduca a traguardi sociali e legislativi più ancora avanzati.

In realtà le cose non vanno affatto bene. Nel carcere di Sollicciano le strutture sono in uno stato di completo abbandono, l'umidità nelle celle è terribile. I tagli dei finanziamenti non permettono neppure più la manutenzione ordinaria. Il numero dei detenuti è tornato ai livelli di pre-indulto. Ora ci sono 900 detenuti per una capienza di 460, ulteriormente ridotta però dalla chiusura di una sezione. In pratica, al reparto giudiziario sono di nuovo 3 o 4 nelle celle singole e anche 8 nelle celle da tre posti.

La composizione dei detenuti è la solita: a Sollicciano gli immigrati sono oltre il 60%, e molti sono i tossicodipendenti. E’ alto il numero di senza dimora per cui d’inverno il carcere è di fatto il maggiore "centro di accoglienza" per senza dimora della città.

Nella IX sezione, di "Alta Sorveglianza", ci sono i quattro detenuti ergastolani che hanno scritto una toccante “Lettera alla città di Firenze” per ottenere sostegno alla loro lotta pacifica e nonviolenta per chiedere anche in Italia, come in altre nazioni europee, l’abolizione della pena dell’ergastolo. Stanno facendo lo sciopero della fame che durerà tutta la settimana, sostenuti da alcune associazioni fra cui “Liberarsi”. Lo stesso faranno tutte le carceri della Toscana e nelle settimane a seguire, tutte le carceri italiane.

“Lo sciopero della fame, sostengono, è un gesto di disperazione compiuto nel rispetto delle regole e senza creare allarmi all’interno della struttura carceraria. Lo sciopero non è una forma di contestazione contro il carcere di Firenze, ma è una protesta contro la pena dell’ergastolo perché noi ergastolani viviamo il tempo senza speranza, perché la pena dell’ergastolo è contraria alla Costituzione della Repubblica che assegna alla pena una finalità rieducativa, mentre la pena dell’ergastolo ha carattere perpetuo e priva il condannato di ogni possibilità di reinserimento sociale e per questo è da considerarsi equivalente ad una pena di morte”.

E c’è la situazione esplosiva dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino: 200 internati in una situazione di sovraffollamento terribile e incontrollabile. Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del Circondario, denuncia perfino pestaggi e violenze fisiche e comunque la mancanza delle condizioni minime perché l’Ospedale assolva la sua funzione terapeutica.

Firenze portabandiera dell’abolizione della pena di morte e madrina della legge Gozzini non può lasciarli soli. Le istituzioni e l’associazionismo dovrebbero dare una risposta alla richiesta di solidarietà che viene da un pezzo di città, invisibile e afona, ma fatta di persone in carne ed ossa.

 

                                               Enzo Mazzi

 

3 dicembre 2008

Nessun commento:

Posta un commento