Il libro è stato presentato Da Mario Riccio (nella foto) sabato 13 dicembre nella chiesa battista di Borgognissanti 6, a Firenze (v.foto).
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Sintesi dell'intervento di Riccio:
Oggi sono ospite di una comunità religiosa. La mia vicenda mi ha fatto scoprire un grande fermento positivo, un grande movimento che non conoscevo. Ho avuto la fortuna di essere stato avvicinato da un mondo culturale e religioso, cattolico e cristiano – io non sono credente - come i valdesi, come il gruppo “Noi siamo chiesa” di Milano. Un gruppo molto forte che su questo argomento ha una visione diversa, aperta.
Ho in mente una foto del lager nazista di Dachau: si vede un uomo piuttosto robusto vestito da aviatore mentre viene immerso in una vasca di acqua gelida. Due SS lo guardano. L'esperimento ordinato dall'alto serve a conoscere il tempo di resistenza di un corpo umano, quello ipotetico di un aviatore tedesco caduto in un luogo ghiacciato ed in attesa di soccorso. La didascalia spiega che alle invocazioni rivolte dall'uomo cavia perché fosse affrettata la sua morte, le SS di turno non possono che rispondere negativamente. L'ordine è quello di far seguire il corso naturale del progressivo congelamento e della morte, perché questa è la volontà di Berlino.
Bene, mi sembra questa la situazione di Eluana Englaro avvolta nel suo sudario di umiliazione per ordine di una pseudo scienza medica che mette la tecnica moderna al servizio quasi di una pretesa di renderci immortali. L'uso corretto, umano delle terapie di fine vita pone termine a queste storture del tecnicismo fine a se stesso. Questo hanno fatto medici come Mario Riccio e come Fréderic Chaussoy; questo vogliamo garantirci noi, appellandoci alle Leggi che già esistono, con le dichiarazioni anticipate del fine vita.
Mi viene poi in mente un episodio riguardante i contadini poveri del Nordeste del Brasile, anni cinquanta del secolo scorso: fecero una lunga lotta per ottenere il diritto alla cassa da morto, visto che le pompe funebri del luogo, per risparmiare sulle casse mortuarie, seppellivano i corpi spogli sulla nuda terra. Intendevano con questo dare una maggiore dignità alla propria morte.
Bene, noi siamo qui a rivendicare un modo meno umiliante, meno crudele e più dignitoso di morire: la qualità della morte è la qualità della vita.
Siamo a Firenze. Nella seconda metà del 700 il Principe Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, fece fondere nel cortile del Bargello gli strumenti di tortura che fino allora avevano fatto parte giuridicamente riconosciuta della procedura penale; ne seguì l’abolizione della pena di morte. In questa linea di attenzione al rispetto della persona, al rifiuto di imporre pene inutili, prima che crudeli, a me piacerebbe che la Toscana oggi accogliesse la richiesta di Peppino Englaro accettando di porre fine al tormento inutile oltreché crudele a cui è sottoposta Eluana, chiusa da 17 anni nel sudario predisposto per lei in una stanza dell’ospedale di Lecco.
Nota
Questa la dichiarazione dell'assessore toscano alla sanità Enrico Rossi:
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