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giovedì 5 febbraio 2009

Torquemada

Messico e fulmini


Su "la Repubblica" del 3 febbraio è stato pubblicata l'intervista sottoriportata di Orazio La Rocca al Cardinale messicano Javier Lozano Barragan, Presidente del Pontificio Consiglio degli operatori sanitari della Santa Sede, carica equivalente al ns. Ministro della salute.

L’esimio cardinale afferma che:

- “Non è certamente questo il momento di alzare il livello delle polemiche”. Benissimo. Poi dichiara che “interrompere alimentazione ed idratazione equivarrebbe ad un abominevole assassinio”. I casi sono due: o il Cardinale si riferisce solamente alle polemiche altrui (che comunque non raggiungono mai il suo livello), oppure ritiene che accusare di assassinio un padre che per amore della figlia vuole rispettarne le volontà, o i medici che ritengono loro dovere applicare le sentenze esecutive della Magistratura, non significhi alzare il livello delle polemiche. Sorge spontanea una domanda: quali altri abominevoli accuse ha in serbo il cardinale Barragan?

- “la posizione della Chiesa in difesa della vita è sempre la stessa”. Il cardinale ha la memoria corta oppure a senso unico. A parte la posizione assunta storicamente dalla Chiesa nei confronti della vita di milioni di persone che non condividevano o mettevano semplicemente in dubbio i comandamenti e i dogmi della Chiesa cattolica, come giustifica il clamore organizzato sulla vicenda di una persona in coma persistente e irreversibile da 17 anni  rispetto al silenzio – o quasi – su casi di torture e di omicidi di massa?

- “la vita è un bene inestimabile di Dio, dal concepimento alla morte naturale”. Ma l’ovulo e lo spermatozoo, prima del concepimento, non sono vita? E cosa si intende per “morte naturale”? E’ “morte naturale” mantenere artificialmente in vita una persona mediante macchinari inventati dall’uomo solo recentemente? E prima di tale invenzione, cosa  intendeva la Chiesa per “morte naturale”?

- “Per la dolorosissima vicenda Englaro non si tratta di accanimento terapeutico”. Ma il cardinale Barragan ha idea di come occorre nutrire Eluana? O crede forse che basti imboccarla quando ha fame e farla bere quando ha sete? E l’introduzione chirurgica di sondini, la somministrazione di preparati appositi confezionati in laboratorio e non in cucina, le terapie necessarie per evitare complicazioni e infezioni, il tutto mediante l’opera di medici ed infermieri, non sono forse “trattamenti sanitari”? E quindi non ricadono – se inutili e se rifiutati – nei casi di “accanimento terapeutico” vietati dalla Costituzione? 

- “La vita è un dono di Dio irrinunciabile”. Sia logico, cardinale Barragan: se è un dono, non solo può essere rifiutato, ma quando è accettato non rientra più nella disponibilità del donatore. A meno che non si tratti di un dono, ma di un "leasing", con patto di riservato dominio.

- “non posso che affidarmi alla misericordia divina, pensando in primo luogo alle persone che soffrono e che non possono difendersi. Come Eluana Englaro”. Non tiri in ballo la misericordia, cardinale Barragan: se davvero crede nella misericordia verso le persone che soffrono e che non possono difendersi, dovrebbe augurarsi che questa disumana, assurda, prolungata tortura di un essere umano, a ciò chiaramente contrario quando poteva intendere e volere, cessi al più presto.

- Infine, anche se il cardinal Barragan non l’ha citato – almeno nell’intervista da lui rilasciata – veniamo alla accusa di “eutanasia” che viene continuamente lanciata nel caso di Eluana Englaro, come se fosse una bestemmia. Premesso che “eutanasia” significa letteralmente “buona morte”, ne deriva che chi è contrario all’eutanasia è favorevole alla “cattiva morte”. Ed infatti, è proprio quello che sostengono i “fautori della vita ad ogni costo” per la povera Eluana e per quanti si trovino nelle sue tragiche condizioni.   

Cordiali saluti

Giampietro Sestini.

 

IL CARD.  BARRAGAN  FERMATE QUELLA MANO ASSASSINA - DI ORAZIO LA ROCCA

da: la Repubblica di martedì 3 febbraio 2009

CITTÀ DEL VATICANO — «Fermate quella mano assassina!». Anatema, misto a dolore e pietas cristiana, per la sorte di Eluana Englaro, da un cardinale di Santa Romana Chiesa. Lo lancia, con toni fermi e decisi, il messicano Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari, carica equivalente a ministro della Salute della Santa Sede. Appena - ieri sera - si è diffusa la notizia del trasferimento da Lecco a Udine della donna che da 17 anni vive in stato vegetativo permanente, il porporato è uscito allo scoperto con un vero e proprio altolà a chi, nella casa di riposo di Udine dove è stata portata Eluana, che «interromperle alimentazione ed idratazione equivarrebbe ad un abominevole assassinio e la Chiesa lo griderà sempre ad alta voce».

Cardinale Lozano Barragan, ma c’è una sentenza della Cassazione che autorizza i sanitari a bloccare l’alimentazione forzata alla ragazza.

«Con tutto il rispetto per le sentenze, la posizione della Chiesa in difesa della vita è sempre la stessa. E non può certamente cambiare in seguito ad un pronunciamento dei giudici. Non solo nei confronti di Eluana Englaro, ma in ogni caso in cui si tratta di salvaguardare quel bene inestimabile di Dio che è la vita, dal primo concepimento fino alla conclusione naturale».

Lei, quindi, esclude che si possa interrompere la somministrazione forzata di cibo e acqua per una persona da anni costretta a stare a letto in stato vegetativo permanente senza nessuna prospettiva di miglioramento?

«Per la dolorosissima vicenda Englaro non si tratta di accanimento terapeutico perché i sanitari non provvederanno ad interrompere le terapie. Ripeto, togliere ad una persona cibo ed acqua significa una cosa sola, ucciderla deliberatamente. E la Chiesa e tutte le persone di buona volontà non potranno mai accettarlo».

Comunque, alla casa di riposo di Udine il destino di Eluana potrebbe andare incontro a quella svolta per la quale si è tanto battuto il padre. In momenti così drammatici, lei come pastore della Chiesa cosa si sente di dire?

«Non è certamente questo il momento di alzare il livello delle polemiche. Ma, come uomo di Chiesa, mi sento solo di ricordare che c’è un preciso comandamento biblico, il quinto del Decalogo dettato da Dio, che dice “Non uccidere”. Per cui, se la sorte di Eluana sarà segnata tragicamente dal blocco dell’alimentazione, significa che si tratterà di un assassinio. Non vedo come si possa definire diversamente la decisione di non far mangiare più una persona».

Ma Beppino Englaro, il papà di Eluana, ha sempre detto che lui intende rispettare, in coscienza, la volontà della figlia che prima dell’incidente stradale di 17 anni fa più volte gli avrebbe confidato che non avrebbe voluto vivere attaccata alle macchine...

«No, non voglio assolutamente rispondere a questa domanda, perché il signor Englaro è già tanto arrabbiato con me. Lo ha detto tante volte in passato quando ho spiegato la posizione della Chiesa su queste problematiche, riferendomi, non solo al caso della signorina Eluana, ma a tutti i casi in cui occorre salvaguardare il rispetto della vita, anche quella delle persone più deboli ed indifese. Ma con dolore vedo che stiamo andando sempre più verso una cultura di morte».

Se Eluana si spegnerà per mancanza di cibo, la Chiesa si sentirà sconfitta?

«Saremmo sconfitti tutti se ad Udine si andrà verso questo tragico epilogo. Ma, prima di tutto, ad essere sconfitto sarebbe il rispetto della vita umana. La Chiesa, pur nel dolore, continuerà a pregare, a proclamare la difesa della vita perché dono di Dio irrinunciabile e a proporre - non a imporre - la sua dottrina di vita. I sanitari di Udine applicheranno la sentenza dei giudici di Milano? Fino all’ultimo momento mi augurerò che ciò non accada. Per il resto, come cristiano, non posso che affidarmi alla misericordia divina, pensando in primo luogo alle persone che soffrono e che non possono difendersi. Come Eluana Englaro».

 


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