Auguri da parte di una comunità che tenta con fatica e con gioia di rinnovare costantemente il senso della fede cristiana inserendola giorno per giorno in quel crogiolo di fedi che è il cammino umano verso la liberazione.
"La libertà che vi aspetta è la morte", così Primo Levi nel 1959 traduceva la scritta "Il lavoro rende liberi" issata all’ingresso del campo di Auschwit, ora trafugata. Ed è tremendamente attuale il suo commento: "Il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme".
Le morti bianche, i suicidi, le morti morali, sociali e psichiche di licenziati, cassintegrati, immigrati, non sono episodi; sono il segno tragico del ritorno del "mito fascista" in questa trasformazione strisciante della Costituzione: non più "Repubblica democratica fondata sul lavoro" ma
Tutto questo ci obbliga a intensificare il ripensamento critico della nostra società, principalmente negli aspetti economici e politici ma anche in quelli culturali, etici e religiosi.
Il Natale ad esempio. Ci sono due modi opposti di intendere il Natale: come miracolo dall’alto o invece come evento totalmente iscritto nella storia e nella natura. Ora, il Natale concepito come miracolo dall’alto è in sé una condanna del lavoro perché è una condanna di tutta la storia umana e della stessa natura. Se c’è bisogno che Dio si faccia miracolosamente uomo per salvare il mondo, vuol dire che il mondo, l’evoluzione della vita, il genere umano e il lavoro, non hanno in sé capacità di salvezza. Sono in sé dannati. Il Natale non annunzierebbe la fine della maledizione del lavoro ma sarebbe un invito alla rassegnazione e alla solidarietà intesa solo come carità cristiana.
Ben altro è il senso della tradizione più antica presente fin dagli albori sia dell’ebraismo che del cristianesimo. La fede cristiana si rafforza se si nutre della forza vitale di Dio che vive nella storia. La fede cristiana torna credibile perché assume il sogno di liberazione e le lotte per i diritti dei lavoratori, uomini e donne, bianchi e neri, abili e disabili, credenti in un modo e credenti in un altro o in mille altri.
E’ questo lo spirito positivamente critico e creativo che animerà la nostra celebrazione del Natale.
*Il Natale e il lavoro spunti di riflessione; *performance di Saverio Tommasi tratta dal suo libro/testo teatrale "Cambio Lavoro"; *i bambini raccontano l’esperienza educativa che hanno fatta domenica 13 sul tema del "dono" anche in relazione al Natale e offrono in dono alla comunità il pane fatto da loro stessi; *testimonianze di persone direttamente coinvolte nei diversi ambiti: la crisi del lavoro e le lotte, testimonianze da alcuni luoghi simbolo - SEVES, Termini Imerese -, insicurezza e incidenti sul lavoro, testimonianze di parenti delle vittime e di operatori sanitari di "Medicina democratica", le lotte contro la precarietà del lavoro, il lavoro sognato dai detenuti e negato, il lavoro, misconosciuto e pesantemente sfruttato, delle donne e uomini immigrati risorsa vitale per la nostra società in crisi, e finalmente la testimonianza di lavoratori della Zanussi la cui lotta coronata da successo è motivo di speranza per tutti; *canti del lavoro, letture, preghiere, convivialità.
Saremo felici della vostra partecipazione ma vi sentiremo vicini anche se assenti.
La Comunità dell’Isolotto di Firenze
Vi rendiamo partecipi del tema che accompagna quest’anno la nostra riflessione nella preparazione e nello svolgimento della veglia: "Il Natale e il lavoro".
La Veglia si svolgerà alle "baracche", via degli Aceri 1 Firenze, alle ore 22 del 24 dicembre.
E’ la quarantesima veglia di Natale "oltre le mura del tempio".
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