- COSÌ L’EX PONTEFICE MI
HA RISPOSTO - DI PIERGIORGIO ODIFREDDI
da:
la Repubblica di martedì 24 settembre 2013
Pochissime
persone al mondo, ed Eugenio Scalfari è una di queste, possono comprendere la
sorpresa e l’emozione che si provano nel ricevere a casa propria un’inaspettata
lettera di un Papa. Una sorpresa e un’emozione che non vengono scalfite dal
fatto di essere dei miscredenti, perché l’ateismo riguarda la ragione, mentre
le personalità e i simboli del potere agiscono sui sentimenti.
A
me questa sorpresa e quest’emozione sono capitate il 3 settembre, quando il
postino mi ha recapitato una busta sigillata, contenente 11 pagine protocollo
datate 30 agosto, nelle quali Benedetto XVI rispondeva al mio “Caro papa, ti
scrivo” (Mondadori, 2011). Una risposta che mi ha sorpreso per due ragioni.
Anzitutto, perché un Papa ha letto un libro che, fin dalla copertina, veniva
presentato come una «luciferina introduzione all’ateismo». E poi, perché l’ha
voluto commentare e discutere.
Poco
dopo le dimissioni di Ratzinger, avevo approfittato di un amico comune per
chiedere all’arcivescovo Georg Gänswein se fosse possibile recapitare all’ormai
Papa emerito una copia del mio libro, nella speranza che lo potesse vedere. E
in seguito, in un paio di occasioni, mi era stato detto dapprima che l’aveva
ricevuto e poi che lo stava leggendo. Ma che potesse rispondermi, e addirittura
commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze.
Aprire
la busta e trovarci 11 fitte pagine, che iniziavano con una richiesta di scuse
per il ritardo nella risposta, e un’offerta di ringraziamenti per la lealtà
della trattazione, era la realizzazione del massimo delle aspettative
possibili, in un mondo che di solito non ne realizza che il minimo. Ed era
anche la soddisfazione di veder finalmente presi sul serio e non rimossi,
benché non condivisi, i miei argomenti a favore dell’ateismo e contro la
religione in generale, e il cattolicesimo in particolare.
D’altronde,
non era certo un caso che avessi indirizzato la mia lettera aperta a Ratzinger.
Dopo aver letto la sua “Introduzione al Cristianesimo”, suggeritami da Sergio
Valzania, avevo capito che la fede e la dottrina di Benedetto XVI, a differenza
di quelle di altri, erano sufficientemente salde e agguerrite da poter
benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali. Un dialogo con lui, benché
allora immaginato soltanto a distanza, poteva dunque rivelarsi un’impresa
stimolante e non banale, da affrontare a testa alta.
Scrivendo
il mio libro come un commento al suo, avevo cercato di favorire la pur remota
possibilità che un giorno il destinatario potesse effettivamente riceverlo.
Avevo dunque abbassato i toni sarcastici di altri saggi, scegliendo uno stile
di scambio tra professori “alla pari”, ovviamente nel senso accademico
dell’espressione. E mi ero concentrato sugli argomenti intellettuali che potevo
sperare avrebbero mantenuta viva la sua attenzione, pur senza rinunciare ad
affrontare di petto i problemi interni della fede e i suoi rapporti esterni con
la scienza.
L’approccio
evidentemente non era sbagliato, visto che ha raggiunto il suo scopo: che,
ovviamente, non era cercare di “sconvertire il Papa”, bensì esporgli
onestamente le perplessità, e a volte le incredulità, di un matematico
qualunque sulla fede.
Analogamente,
la lettera di Benedetto XVI non cerca di “convertire l’ateo”, ma gli ritorce
contro onestamente le proprie simmetriche perplessità, e a volte le
incredulità, di un credente molto speciale sull’ateismo.
Il
risultato è un dialogo tra fede e ragione che, come Benedetto XVI nota, ha
permesso a entrambi di confrontarci francamente, e a volte anche duramente,
nello spirito di quel Cortile dei Gentili che lui stesso aveva voluto nel 2009.
Se ho atteso qualche settimana a rendere pubblica la sua partecipazione al
dialogo, è perché volevo essere sicuro che egli non volesse mantenerla privata.
Ora
che ne ho ricevuto la conferma, anticipo qui una parte della sua lettera, che è
comunque troppo lunga e dettagliata per essere riportata integralmente,
soprattutto nelle sezioni filosofiche iniziali. Lo sarà a breve in una nuova
versione del mio libro, sfrondato delle parti sulle quali lui ha deciso di non
soffermarsi, e ampliata con un resoconto della nascita e degli sviluppi di
quello che risulta essere un unicum
nella storia della Chiesa: un dialogo fra un papa teologo e un matematico ateo.
Divisi
in quasi tutto, ma accomunati almeno da un obiettivo: la ricerca della Verità,
con la maiuscola.
Nessun commento:
Posta un commento