(Il libro “Caro Papa, ti scrivo” di Piergiorgio Odifreddi è edito da Mondadori. È in libreria in questi giorni anche l'ultimo libro di Odifreddi “Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere”, edizione Rizzoli Controtempo, pagg. 311, euro 20).
LA FEDE, LA SCIENZA, IL MALE - JOSEPH RATZINGER
da: la Repubblica di martedì 24 settembre 2013
Ill.mo Signor Professore Odifreddi, (...) vorrei ringraziarLa per
aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la
mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso
alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il
modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli
giustizia.
Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se
stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e
profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa
aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione. (...) Più volte, Ella mi
fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio
che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così
dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti:
1. È corretto affermare che “scienza” nel senso più stretto della
parola lo è solo la matematica, mentre ho imparato da Lei che anche qui
occorrerebbe distinguere ancora tra l’aritmetica e la geometria. In tutte le
materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la
particolarità del suo oggetto. L’essenziale è che applichi un metodo
verificabile, escluda l’arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive
diverse modalità.
2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.
2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.
3. Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la
religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni
sono di essenziale importanza per l’umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho
mostrato che esistono patologie della religione e – non meno pericolose –
patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle
continuamente connesse è un importante compito della teologia.
4. La fantascienza esiste, d’altronde, nell’ambito di molte
scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l’inizio e la fine del mondo in
Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono:
sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono,
appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà.
Esiste, del resto, la fantascienza in grande stile proprio anche all’interno
della teoria dell’evoluzione. Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio
classico di fantascienza. Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che
egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza.
Cito: «La comparsa dei Vertebrati tetrapodi... trae proprio origine dal fatto
che un pesce primitivo “scelse” di andare ad esplorare la terra, sulla quale
era però incapace di spostarsi se non saltellando in modo maldestro e creando
così, come conseguenza di una modificazione di comportamento, la pressione
selettiva grazie alla quale si sarebbero sviluppati gli arti robusti dei
tetrapodi. Tra i discendenti di questo audace esploratore, di questo Magellano
dell’evoluzione, alcuni possono correre a una velocità superiore ai 70
chilometri orari...» (citato secondo l’edizione italiana Il caso e la
necessità, Milano 2001, pagg. 117 e sgg.).
In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo
serio, per il quale io – come ho già detto ripetutamente – sono grato. Le cose
stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e
ancora diversamente nei capitoli su Gesù.
Quanto a ciò che Lei dice dell’abuso morale di minorenni da parte
di sacerdoti, posso – come Lei sa – prenderne atto solo con profonda
costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male
penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una
sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall’altra, dobbiamo
al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si
ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei
sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di
quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso,
non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si
trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo.
Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve però,
tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede
cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e
pure che la fede ha prodotto – da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica,
a Francesco e Chiara d’Assisi, a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, ai
grandi Santi della carità come Vincenzo de’ Paoli e Camillo de Lellis fino a
Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino
dell’Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all’amore
disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla
giustizia.(...)
Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango
scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse
niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso
soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto
di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che
Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha
pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione
storica e di amplissima informazione storica. Difronte a questo, ciò che Lei
dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere. Che nell’esegesi
siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà è, purtroppo, un fatto
incontestabile. Il seminario americano su Gesù che Lei cita alle pagine 105 e
sgg. conferma soltanto un’altra volta ciò che Albert Schweitzer aveva notato
riguardo alla Leben-Jesu-Forschung (Ricerca sulla vita di Gesù) e cioè che il
cosiddetto “Gesù storico” è per lo più lo specchio delle idee degli autori.
Tali forme mal riuscite di lavoro storico, però, non compromettono affatto
l’importanza della ricerca storica seria, che ci ha portato a conoscenze vere e
sicure circa l’annuncio e la figura di Gesù.(...)
Inoltre devo respingere con forza la Sua affermazione (pag. 126)
secondo cui avrei presentato l’esegesi storico critica come uno strumento
dell’anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto
ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l’esegesi storico-critica può essere
usata anche dall’anticristo – il che è un fatto incontestabile. Al tempo
stesso, però, sempre – e in particolare nella premessa al primo volume del mio
libro su Gesù di Nazaret – ho chiarito in modo evidente che l’esegesi
storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche,
ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle
sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto
che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt’al
contrario, tutti i miei sforzi hanno l’obiettivo di mostrare che il Gesù
descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia
realmente avvenuta. (...)
Con il 19° capitolo del Suo libro torniamo agli aspetti positivi
del Suo dialogo col mio pensiero. (...) Anche se la Sua interpretazione di Gv
1,1 è molto lontana da ciò che l’evangelista intendeva dire, esiste tuttavia
una convergenza che è importante. Se Lei, però, vuole sostituire Dio con “La
Natura”, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo
Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega
nulla.
Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua
religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano
non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un
solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante
dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non
c’è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla
libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà
determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione
matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia
queste domande fondamentali resta vuota.
Ill.mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è
dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la
conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In
ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo
confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo
così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i
contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.
Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.
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