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venerdì 23 gennaio 2015

Il Cohousing, un altro modo di abitare


Comunità dell’Isolotto - Firenze, domenica 18 gennaio 2015
Il Cohousing, un altro modo di abitare
riflessioni di Carlo, Claudia, Gisella, Luisella, Maurizio,
con l’intervento delle architette Genziana Fabiani e Anna Guerzoni  

Letture

Una volta stabilitosi in casa, Davide disse al profeta Natan: «Ecco, io abito una casa di cedro mentre l'arca dell'alleanza del Signore sta sotto una tenda». Natan rispose a Davide: «Fa' quanto desideri in cuor tuo, perché Dio è con te».Ora in quella medesima notte questa parola di Dio fu rivolta a Natan: «Va' a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: Tu non mi costruirai la casa per la mia dimora. Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire Israele dall'Egitto fino ad oggi. Io passai da una tenda all'altra e da una dimora all'altra. Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele non ho mai detto a qualcuno dei Giudici, ai quali avevo ordinato di pascere il mio popolo: Perché non mi avete costruito una casa di cedro? Ora, riferirai al mio servo Davide: Dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti principe sul mio popolo Israele. Sono stato con te in tutte le tue imprese; ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te; renderò il tuo nome come quello dei più grandi personaggi sulla terra. Destinerò un posto per il mio popolo Israele; ivi lo pianterò perché vi si stabilisca e non debba vivere ancora nell'instabilità e i malvagi non continuino ad angariarlo come una volta, come quando misi i Giudici a capo di Israele. Umilierò tutti i tuoi nemici, mentre ingrandirò te. Il Signore ha intenzione di costruire a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore. Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile».
                                                                                                                                [cronache, 1, 1-15]

In quei giorni Gesù disse: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».
                                                                                                                                                                                                                   [Matteo, 7, 21-27]

I riferimenti alla “casa” si trovano molto spesso nella Bibbia, sia nel nuovo che nel vecchio Testamento.
Nella Bibbia la tenda, l’abitazione, la casa rimandano ad un’esperienza umana basilare che esprime sicurezza, conforto, riparo, solidarietà, luogo di incontro e di scambio.
Ecco allora la preoccupazione costante del popolo biblico: la casa.
Per i Patriarchi essa è sinonimo di discendenza; per la gente in fuga dall’Egitto e in cammino attraverso il deserto si identifica con la terra promessa; per gli esiliati, lontani dalla patria, vuol dire rientrare a contatto con la propria terra e con gli affetti familiari lontani.
Ad un certo punto, il re Davide vuole addirittura costruire una casa per Dio, il tempio di Gerusalemme.  
Gesù nel Vangelo dice di non avere dove posare il capo, di fatto alloggia nella casa di Pietro a Cafarnao, e non disdegna di entrare in casa di Levi, di Zaccheo, di Simone fariseo e di molti altri per mangiare e, nello stesso tempo, coglie l’occasione per insegnare, guarire e perdonare. 
Nei Vangeli casa è espressa con i termini greci òikos, òikia; entrambi questi termini ricorrono ben 209 volte. Quindi vuol dire che l’idea-concetto di casa, nel Nuovo Testamento, è più che attestata.
Nell’antica traduzione greca della Sacra Scrittura, la cosiddetta traduzione dei LXX, òikos, oikìa traducono l’ebraico bait (che veniva usata per intendere sia la casa come abitazione che la famiglia e la dinastia, con una  connotazione positiva dell’ambiente domestico come luogo protetto rispetto ad un contesto esterno ostile), ma possono tradurre anche altri significati, come tenda, reggia, ecc.
E’ curioso osservare che tutta la vicenda di Gesù raccontata nei Vangeli inizia e finisce in una casa, quella non disponibile per la sua nascita e quella dell’ultima cena.

Lettura da Il Profeta di Khalil Gibran

Allora un muratore si fece avanti e domandò: Parlaci della Casa.
Egli rispose, dicendo:

 

Prima di costruire dentro le mura cittadine, immaginate una dimora nel deserto.
Poiché come voi rincasate al crepuscolo, così fa il vagabondo che è in voi, sempre lontano e solitario.
La casa è il vostro corpo più grande.
Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni. La vostra casa non sogna? e sognando non lascia la città per un boschetto o per la cima d'un colle?

 

Vorrei raccogliere in mano tutte le vostre case e spargerle sui prati e le foreste come un seminatore.
Vorrei che le strade fossero valli, e i vostri viali verdi sentieri, perché possiate cercarvi l'un l'altro tra le vigne, e incontrarvi con gli abiti odorosi della fragranza della terra.

 

Ma queste cose non possono ancora avvenire.
Nella loro paura, i vostri antenati vi riunirono troppo vicini gli uni agli altri. E quella paura durerà ancora un po' a lungo. Ancora un po' le mura cittadine separeranno dai campi i vostri focolari.

 

E ditemi, gente di Orphalese, che cosa c'è in queste case? Che cosa proteggete con porte sbarrate?
Avete pace, la calma passione che rivela la forza?
Avete ricordi, le arcate luminose che abbracciano la sommità della mente?
Avete la bellezza, che guida il cuore dagli oggetti di legno e di pietra alla montagna sacra?
Ditemi, avete questo nelle vostre case?
O avete solo gli agi, e la brama degli agi, quella cosa furtiva ch'entra in casa come visitatrice, e poi diventa ospite, e infine padrona?

 

Sì, essa vi doma, e con frusta e uncino trasforma in burattini le vostre più grandi aspirazioni.
Benché abbia mani di seta, il suo cuore è di ferro.
Vi addormenta cullandovi, solo per starvi accanto al letto e farsi gioco della nobile carne.
Deride i sani sensi, e li pone tra i cardi come fragili vasi.
In verità, la brama degli agi uccide la passione dell'anima, e segue sogghignando il suo funerale.

 

Ma voi, figli dello spazio, voi irrequieti nel riposo, non sarete intrappolati e domati.
La vostra casa non farà da àncora, ma da albero maestro.
Non sarà la lucida pellicola che ricopre la ferita, ma la palpebra che protegge l'occhio.
Non piegherete le ali per passare attraverso le porte, non chinerete la testa per non urtare il soffitto, non tratterrete il fiato per paura che i muri si crepino e cadano.
Voi non abiterete dentro tombe costruite dai morti per i vivi.
E a dispetto della sua magnificenza, la vostra casa non custodirà il vostro segreto né riparerà la vostra ansia.
Perché quello che in voi è sconfinato dimora nel palazzo del cielo la cui porta è la nebbia mattutina, e le finestre i canti e il silenzio della notte.


1. Breve storia della casa
Fin dalla preistoria la specie umana – come del resto fanno anche gli animali - ha cercato di trovare o costruirsi una casa, un luogo che fungesse da riparo e da rifugio. La prima forma di casa in questo senso è stata la grotta; poi c’è stata la tenda che ha accompagnato la specie umana nei suoi percorsi di nomadismo; e la capanna che compare fin dal Neolitico e che implica già la capacità della specie di minimo di progetto di architettura; un altro tipo particolare di abitazione, anch'esso risalente al Neolitico, è dato dalle palafitte, case di legno costruite su piattaforme infisse nell'acqua su alti pali, allo scopo di difesa in ambienti acquitrinosi e paludosi.
I materiali con cui venivano costruite le case nei tempi antichi come oggi dipendevano dalle diverse condizioni ambientali e climatiche: il legno è tipico delle zone ricche di boschi, mentre l'uso del mattone contraddistingue l’area mediterranea e le zone medio-orientali. La costruzione con muri di argilla, ciottoli e pietre a blocchi cominciò alla fine del Neolitico nelle grandi civiltà d'oriente. Qui iniziarono ad essere costruite case la cui struttura rimarrà immutata nel corso dei secoli: sono abitazioni ad uno o più piani, con il tetto a forma di terrazza che serve a raccogliere l'acqua piovana.
Con il passare del tempo e con la formazione delle prime civiltà stanziali, oltre alla funzione di riparo e protezione le abitazioni assumono anche altre funzioni, le funzioni di inter-relazione e socialità tra i membri della famiglia e non solo.
Assumono poi aspetto e forma diverse a seconda dei diversi strati sociali. Si assiste, così, allo sviluppo di modalità costruttive diverse per le abitazioni popolari da un lato e per le élite dall'altro. Una distinzione che, con modalità differenti, durerà fino ai nostri giorni.


2. Il cohousing, un diverso modo di abitare

Cos’è il cohousing? :  è un modello abitativo nato negli anni Sessanta nel nord-Europa che combina l'autonomia dell'abitazione privata con la condivisione di spazi e servizi comuni (cucine, lavanderie, spazi giochi, orti e ogni altro spazio  comune considerato rilevante per quella specifica comunità) da parte di un gruppo limitato di nuclei famigliari. Gli spazi comuni sono utilizzati e gestiti in modo collettivo ottenendo così risparmi di costi e benefici dal punto di vista sociale e ambientale.
I vantaggi del co-housing:  questo modo di abitare presenta alcuni interessanti vantaggi:
-       la socializzazione, la cooperazione, il reciproco aiuto tra le persone;
-       il contenimento dei costi nella gestione dell’abitare, il risparmio energetico, il minor impatto ambientale.
Quando nasce il cohousing: la nascita del cohousing è fissata nel 1964 quando un architetto danese, Jan Gødmand Høyer, progetta e realizza la prima esperienza di co-abitazione per la comunità di Skråplanet. Successivamente il cohousing si diffonde nei paesi del Nord Europa e in particolare in Danimarca, Olanda e nei paesi scandinavi, ma fino agli anni ‘Ottanta resta un fenomeno limitato al contesto nord-europeo. Successivamente prende piede anche negli USA e in Australia e da qualche anno comincia ad essere conosciuto e sperimentato anche nei paesi mediterranei, compresa l’Italia.
Le caratteristiche comuni alle varie esperienze di co-housing
Ogni progetto di cohousing ha una storia diversa e proprie caratteristiche, vi sono tuttavia alcuni tratti comuni alle diverse esperienze finora realizzate.
·       Progettazione partecipata: riguarda il progetto edilizio vero e proprio ma soprattutto il progetto di comunità: cosa e come condividere, come gestire i servizi e gli spazi comuni.
·       Gestione locale: le comunità di cohousing sono amministrate direttamente dagli abitanti, che si occupano anche di organizzare i lavori di manutenzione e della gestione degli spazi comuni.
·       Struttura non gerarchica: nelle comunità di cohousing si definiscono responsabilità e ruoli di gestione degli spazi e delle risorse condivise (in genere in relazione agli interessi e alle competenze delle persone) ma nessuno esercita alcuna autorità sugli altri membri; le decisioni sono prese sulle base del consenso.
·       Sicurezza: il cohousing offre la garanzia di un ambiente sicuro, con forme alte di socialità e collaborazione, particolarmente idoneo per la crescita dei bambini e per la sicurezza dei più anziani.
·       Benefici economici e servizi a valore aggiunto: la condivisione di beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita. Inoltre indipendentemente dalla tipologia abitativa, la formula del cohousing consente di accedere a beni e servizi condivisi che per il singolo individuo avrebbero un costo economico maggiore.
·       Privacy: L’idea del cohousing permette di coniugare i benefici della condivisione di alcuni spazi e attività comuni, mantenendo l’individualità della propria abitazione e dei propri tempi di vita.



Il co-housing nel mondo.Tre esperienze del Nord America [tratto da www.cohousingitalia.it]
·       In Canada : l'ultima pietra del cohousing canadese Pacific gardens è stata posta nel settembre 2009. Ubicato presso la città di Nanaimo, i cohousers condividono vita, spazi ma sopratutto un progetto: vivere in pace, nel rispetto della natura, degli uomini e di tutti gli esseri viventi. Rendere la propria presenza fonte di miglioramento dell'ambiente circostante: per questo lo stile architettonico utilizzato per gli esterni ricorda un grande giardino e gli interni un grande cortile. Un luogo sicuro e sereno per tutte le generazioni, che vivono come in una grande famiglia allargata mantenendo comunque il proprio spazio intimo e personale.
·       Swan’s Market - Oakland in California (USA): il mercato è un edificio storico dell‘inizio del ‘900 ristrutturato in modo da ospitare un mercato alimentare, una gallerie d’arte, un museo d’arte per bambini, dei negozi, un caffè, uffici, case in affitto a prezzi ragionevoli e un cohousing. Swan’s Market è il risultato di un progetto di riqualificazione di un’area urbana degradata. La riprogettazione ha dovuto tener conto di parecchi vincoli a causa sia del suo carattere di mercato storico e della presenza di attività economiche, ma questi vincoli hanno anche suggerito la struttura. La casa comune ha  una cucina e una sala da pranzo dove i residenti condividono un pasto tre volte alla settimana; c'è una stanza a vetri con moquette per i giochi dei bambini. Al pianterreno si trovano la lavanderia e la futura stanza degli ospiti, la palestra e il laboratorio. E’ adatta a portatori di handicap. Il consenso generale è che un rilassato pomeriggio di domenica con a seguire una cena condivisa, sia la scelta più piacevole per la riunione mensile dei cohousers.
·       Temescal Creek - Oakland in California (USA): nel marzo 1999, dopo soli tre mesi di incontri, un gruppo di cinque famiglie ha fondato il cohousing di Temescal Creek, una comunità di “retrofit cohousing”[1] a Oakland in California. La nostra idea era quella di creare e vivere in una comunità che promuovesse l’armonia al suo interno e nel suo rapporto con la società e con l’ambiente. Il primo passo nella creazione del nostro progetto è stato quello di acquistare, in proprietà comune, da un proprietario comprensivo, tre unità bifamiliari adiacenti, nel Nord di Oakland. Più tardi abbiamo acquistato altre due case adiacenti nello stesso isolato.
Abbiamo assunto una società specializzata in cohousing per aiutarci a sviluppare un piano adatto per la nostra comunità. Il problema era quello di costituire un’associazione condominiale mentre progettavamo e costruivamo la nuova casa comune. In tal modo ogni unità avrebbe avuto un mutuo separato e sarebbe diventata proprietaria di una parte, uguale per tutti, della casa comune. Abbiamo pagato 20 euro l’ora ad alcuni dei residenti della nostra comunità per sbrigare il lavoro necessario ad ottenere i permessi e per variare la struttura proprietaria da comune a condominiale. Per conoscere i nostri vicini abbiamo organizzato feste per tutto l’isolato e altre divertenti occasioni di incontro. Qualche tempo dopo, quando presentammo alla commissione edilizia una grossa variazione di progetto per costruire proprio sulla linea di confine, quei vicini scrissero lettere di sostegno e uno di loro si presentò davanti alla commissione per parlare in nostro favore.
Per limitare i costi non abbiamo fatto eseguire tutti i lavori all’impresa edile. Abbiamo preferito pagare uno della comunità che lavora nel ramo, per subappaltare la finitura esterna in stucco, l’imbiancatura, i lavori sul terreno e le opere esterne in cemento. È un sistema per ridurre i costi che raccomandiamo nel caso ci sia qualcuno disponibile a farlo che abbia il sostegno del resto della comunità. Spesso pensiamo che se la nostra comunità avesse preso la strada della costruzione ex novo, probabilmente a questo punto staremmo appena traslocando. Invece in questi cinque anni, abbiamo avuto il piacere di vivere nella comunità mentre noi stessi la stavamo creando, condividendo pasti e pietre miliari e guardandola crescere assieme i nostri figli.

Il co-housing in Europa [da www.cohousingitalia.it]
Il primo cohousing, sorto nel 1972 nei pressi di Copenhagen, ha dato il via a molte esperienze sviluppatesi inizialmente in nord Europa -  Svezia, Germania, Inghilterra, Olanda, Danimarca – e poi nel resto d’Europa e del mondo. Ne descriviamo qui alcune.
-       Wandelmeent - Olanda: Wandelmeent è la prima esperienza di cohousing olandese; vi sono
50 abitazioni dove vivono circa 200 persone (single, giovani coppie con o senza bambini e anziani) situate tra Amsterdam e Utrecht. Tutto è cominciato nel 1969, quando una donna scrisse a un giornale, lanciando un appello per la creazione di una struttura di tipo comunitario. Sei mesi più tardi, nacque un gruppo interessato all’iniziativa e furono decisi i tre aspetti principali del progetto: accessibilità a tutte le fasce di reddito; dimensioni delle abitazioni; autonomia nel decidere il modo di organizzare e gestire la comunità. Nel 1972, dopo un’intensa campagna di reclutamento, il gruppo promotore si arricchì di numerosi membri. Lo studio di architetti “Leo de Jonge” propose un progetto sperimentale che venne sovvenzionato dal Ministero della Cultura, del Tempo Libero e della Solidarietà Sociale. Finalmente, nel 1977, le prime famiglie si trasferirono nel cohousing. L’architettura di Wandelmeent è molto particolare. Il viale tra le abitazioni è punteggiato da piazzette e affiancato dal verde della natura che abbellisce anche le costruzioni, l’aspetto estetico del villaggio è di grande richiamo. Il piccolo borgo è costituito da 10 costruzioni, ognuna delle quali comprende 5 abitazioni e una sala comune abbastanza ampia da accogliere tutti gli abitanti di quel circolo. La sala comune è arredata con una cucina con in mezzo una grande tavola circondata da numerose sedie. Nella struttura sono presenti altre costruzioni destinate al tempo libero. Agli ospiti sono destinate tre camere, ognuna con bagno privato, dove possono alloggiare amici e visitatori di passaggio. Per entrare a far parte di Wandelmeent è previsto un percorso di ammissione allo scopo di conoscere meglio le motivazioni del candidato e le possibilità di integrazione con il gruppo dei residenti. Ognuno si impegna a partecipare alla riunione comunitaria che si svolge almeno una volta al mese, il cui scopo è quello di promuovere la convivialità all’interno del gruppo, ma anche affrontare le numerose questioni organizzative.
·       Community Project – Gran Bretagna: Il Community Project è una vivace comunità di cohousing costituita da 21 famiglie. É inserita in 5 ettari di terreno che ospitano anche animali domestici. Il venerdì sera si tiene una cena comune dove ognuno porta una pietanza. Il progetto era nato proprio attorno a un tavolo da pranzo dove un gruppo di amici parlava di “come sarebbe bello se...”. Come sarebbe bello se potessimo vivere vicini l’uno all’altro, se potessimo vivere in un vicinato unito, amichevole e vivace. Volevano trovare un equilibrio tra il sentimento comunitario di amicizia e il bisogno di intimità e privacy. Una sorta di comunità, ma con abitazioni private e senza economia in comune. Solo dopo anni dall’inizio dello sviluppo del loro progetto hanno sentito parlare di cohousing e hanno capito che era esattamente quello che essi avevano creato. L’edificio comune è enorme e in continua trasformazione fino ad oggi. É dotato di una cucina, una sala da pranzo, una sala da gioco per i piccoli e una per i ragazzi, un’ampia sala utilizzata per spettacoli, un laboratorio artigiano, una palestra che può anche ospitare incontri di molte persone, stanze per gli ospiti, una serie di uffici, di cui nove sono affittati a membri della comunità che lavorano “da casa”. La gestione quotidiana della vita nel cohousing è organizzata in sottogruppi. Ogni sottogruppo ha un suo budget, ma le spese maggiori devono essere approvate da un gruppo più ampio. L’esperienza del Community Project indica che una sola cena a venerdì è al limite minimo della frequenza. I residenti sostengono anche che, una volta che le cose hanno trovato un loro ordine, è molto difficile trovare il consenso necessario per cambiare.
Munksøgaard Roskilde – Danimarca: è un grande cohousing vicino al centro universitario di Roskilde, una città di 45.000 abitanti. La comunità, suddivisa in 5 blocchi di 20 abitazioni ciascuno è stata edificata intorno a una vecchia fattoria. Le case di legno sono a due piani. Un blocco è per i giovani e un altro per gli anziani, mentre i tre blocchi rimanenti sono destinati a famiglie: in uno gli alloggi sono di proprietà privata, in un altro sono in affitto e il terzo è di proprietà di una cooperativa. Tutti i blocchi comprendono edifici per le attività comuni. Ad est dell’insediamento vi sono dei  campi dove sono tenuti gli animali da pascolo e si sta avviando la coltivazione di ortaggi e cereali. Due anni fa Munksøgaard ha vinto il primo premio per il miglior insediamento sostenibile del XXI secolo. La costruzione è stata realizzata da un normale imprenditore edile. I collaboratori del progetto hanno curato particolarmente l' aspetto ecologico. Il processo di pianificazione è iniziato nel marzo del 1995 intorno a un progetto che poi è stato sintetizzato nella dichiarazione d’intenti: “Vogliamo costruire una comunità di cento alloggi, sia per giovani che per anziani. Una parte delle abitazioni deve essere destinata a chi si può permettere una casa di proprietà, una parte a chi può sostenere solo una parte di un mutuo e una parte ancora destinata a quelle persone che possono permettersi solo un affitto. Le case dovranno essere realizzate con i materiali migliori e più salubri, cercando di individuare, per ogni aspetto, le soluzioni più sostenibili”. Con la costruzione di Munksøgaard abbiamo dato un aiuto concreto all’amministrazione locale a sviluppare l’edilizia nell’area di Trekroner. Non ci aspettiamo troppo l’uno dall’altro, ma ci rispettiamo, proponendo possibilità concrete di collaborazione: per esempio condividiamo l’uso delle automobili e i pasti nella sala della comunità. Raccogliamo l’acqua piovana e la usiamo per il bucato nelle case comuni. Abbiamo un sistema di riscaldamento locale basato una combinazione di legna (per la combustione) e pannelli solari (per l’acqua). I pannelli solari assicurano circa il 50% dell’energia necessaria al riscaldamento dell’acqua. Le case sono costruite in legno con muri interni fatti di mattoni d’argilla cruda.

Esperienze di co-housing in Italia 

Cohousing e condomini solidaliLa conoscenza del co-housing si diffonde con il  libro 'Cohousing e condomini solidali' di Matthieu Lietaert pubblicato nel 2007 da TerraNuova Edizioni.

Nel febbraio 2010 si è costituita la Rete Italiana Cohousing  formata da associazioni e gruppi formali e informali, spontanei e senza scopo di lucro, che si occupano di promozione e/o realizzazione di esperienze di cohousing a livello locale e si riconoscono in questi principi e obiettivi:
·       Promuovere e diffondere sul territorio nazionale la cultura del cohousing ed interagire con realtà affini sia a livello nazionale che internazionale.
·       Sostenere gruppi di cohousing condividendo le conoscenze acquisite e le esperienze maturate, per renderle patrimonio collettivo;
·       Interagire con gli enti pubblici e privati e con tutte quelle realtà territoriali che a vario titolo sono impegnate in attività di supporto alla realizzazione di abitazioni solidali.
·       Fornire informazioni ed essere di stimolo e supporto alle amministrazioni pubbliche nello sviluppo di strumenti normativi ed operativi volti a favorire la costituzione e la diffusione di insediamenti di cohousing;
·       La Rete può essere supportata nelle proprie funzioni da consulenti interni o esterni alla propria organizzazione per l’approfondimento di tematiche specifiche.

Alcuni nodi della rete ed esperienze sono:

·       Abitare Nexsus – Pandino (Cremona) - www.e-cohousing.it
·       Mondo Comunità e Famiglia – Figline Valdarno (FI) - www.comunitaefamiglia.org
·       Le Case Franche - Forlì - www.clusterize.it/progetti/2008/le-case-franche
·       Cohousing Solidaria – Ferrara - www.cohousingsolidaria.org
·       CoVAbito – Varese- www.des.varese.it
·       Kuraj – Reggio Emilia
·       Luoghi Comuni – Como - www.lisolachece.org
·       Associazione CoAbitare – Torino  - www.coabitare.org
·       Cohousing in Toscana – Firenze  - www.cohousingintoscana.it
·       Urban Village Bovisa – Milano  cohousing.it/content/view/34/24/
·       Cohousing in Toscana – Firenze  - www.cohousingintoscana.it
·       Ciò- housing – Faenza - www.ciohousing.it
·       Ecoabitare – Roma - ecohousing-roma.wikidot.com
·       Cooperativa Numero Zero – Torino  - www.cohousingnumerozero.org

Il bando regionale in Toscana 
É stato pubblicato sul BURT del 23 maggio 2012 il bando da 13 milioni di euro per interventi pilota rivolti alla sperimentazione di forme innovative dell’abitare e del costruire. Lo ha annunciato l’assessore al welfare e alle politiche per la casa Salvatore Allocca nel corso di un convegno sul social housing che si è tenuto presso lo stand della Regione a Terra Futura.
“Il bando che abbiamo più volte annunciato – ha detto l’assessore Allocca – è adesso realtà. I Comuni, ai quali il bando si rivolge, avranno 6 mesi di tempo per presentare le proprie proposte nell’ambito delle tre linee di intervento previste. Il bando è una risposta importante al fabbisogno abitativo toscano che ha assunto i caratteri di vera e propria emergenza. Inoltre punta a coniugare concetti importanti come la sostenibilità ambientale, attraverso l’utilizzo di tecniche costruttive ad impatto minimo, quella economica, mettendo al centro il diritto fondamentale ad avere un’abitazione, e quella sociale, cercando di recuperare le relazioni sociali”.
Il bando individua tre linee di intervento:
-       Il 50% dei 13 milioni è destinato ad interventi pilota di co-housing (linea 1), secondo le tecniche della bioarchitettura e bioedilizia e serviranno per costruire o recuperare alloggi da dare in affitto ad un canone inferiore a quello di mercato.
-       Un 25% sarà messo a disposizione per la costruzione di alloggi di rotazione (linea 2), destinati cioè a persone o famiglie che si trovano in una condizione temporanea di disagio abitativo.
-       Il restante 25% sarà utilizzabile per interventi sperimentali di autocostruzione o autorecupero (linea 3).

Destinatari del bando sono i Comuni (singoli o associati) che potranno rispondere non soltanto con progetti propri ma anche con quelli proposti da altri soggetti (cooperative edilizie, imprese di costruzione e cooperative di produzione e lavoro, sia in forma singola che consorziate, associazioni, cooperative o altri organismi senza scopo di lucro). Il contributo regionale, ad esclusione delle eventuali spese per l’acquisto degli immobili o delle aree edificabili, sarà del 100% del costo se l’intervento viene promosso e realizzato dal Comune o dal soggetto gestore Erp, mentre in caso di soggetto proponente privato il sostegno non supererà il 40% dei costi (fatte sempre salve le spese per l’acquisto degli immobili o delle aree). Anche per la linea 2 il sostegno regionale ai costi dell’intervento sarà del 100% ma per un importo che non potrà superare 1 milione di euro (ed anche in tal caso sono escluse le spese per l’acquisto degli immobili o delle aree). Per la linea 3 il contributo regionale non potrà superare i 5 mila euro per quanto riguarda i costi di promozione, coordinamento e formazione, i 10 mila euro per quelli di progettazione ed i 25 mila euro per ogni alloggio realizzato.
Il Comune di Firenze ha aderito al bando della Regione Toscana  per nuove costruzioni con la modalità dell’autocostruzione-autorecupero mettendo a disposizione immobili di proprietà comunale e precisamente:
-       in Via Aretina 513
-       in Via delle Torri 31
-       in Via Reginaldo Giuliani 364


Comunicato stampa del Comune di Firenze del 24.04.2013
Questo pomeriggio il consiglio, approvando la delibera sul regolamento dei contratti, ha dato anche il via libera all’emendamento elaborato dalla Commissione Urbanistica con cui si introduce la possibilità di individuare immobili dismessi dal Comune che possono essere finalizzati ad edilizia sociale (convenzionata, co-housing, autorecupero, ecc.). Secondo il presidente della commissione Urbanistica “significa che nel prossimo piano delle alienazioni e delle valorizzazioni si potrà decidere che un immobile possa essere venduto o messo in concessione non semplicemente per realizzare una entrata di bilancio ma anche per fare alloggi sociali.
Nella stessa direzione va la delibera che approva le varianti che rendono possibili due interventi (uno per alloggi per giovani in co-housing nella ex sede del Quartiere in via Assisi e uno per un intervento di auto recupero proposto da una associazione di abitanti in via delle Torri) che rientrano tra quelli candidati dal Comune all'apposito bando di finanziamento regionale. In relazione a questa seconda delibera, la Commissione urbanistica, raccogliendo anche le richieste del Consiglio di Quartiere 4, ha raccomandato all'amministrazione comunale di fare in modo che l'intervento di via Assisi garantisca il mantenimento e la valorizzazione del Centro di Formazione Professionale lì collocato, sviluppando con questo una sinergia tramite la realizzazione di alloggi che potrebbero essere dedicati prioritariamente proprio ai ragazzi utenti dello stesso CFP, e che siano mantenute tutte le attrezzature pubbliche e associative attualmente esistenti nello stesso immobile.


Una possibile esperienza di co-housing nel Quartiere 4: l’associazione Autorecupero Cohousing Le Torri
intervento di arch. Anna Guerzoni e arch. Genziana Fabiani

Preghiera eucaristica

La solidarietà abita nel più profondo di ognuno di noi.  
Scoprendo l'universo degli altri, diversi ma simili,
e coltivando orizzonti di vicinanza e solidarietà
riusciamo a liberarci dalle catene che ci imprigionano
e a cercare modi più umani ed autentici di vivere.

E’ tenendoci per mano che riusciamo a dare alla vita
un senso nuovo, aperto ad orizzonti ancora impensati,
e al tempo stesso antico,
ricco di tutta la sapienza del cammino umano nei secoli.

Questo spirito ci unisce alle donne e agli uomini di tutti i tempi:
l’anelito e la ricerca di un mondo in cui non esistano più gerarchie,
dove le ultime e gli ultimi siano le prime e i primi,
dove possiamo vivere liberamente la differenza
ed arricchirci delle differenze.

Questa ricerca ha animato anche l’esperienza di Gesù.
il quale, la sera prima di essere ucciso,
durante la cena pasquale con le donne e gli uomini che lo seguivano,
prese del pane, lo spezzò e lo distribuì loro dicendo:
"Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo".
Poi prese il calice del vino, lo diede loro e disse:
"Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue
versato per tutti i popoli".

Sapienza, condivisione, partecipazione,
sono oggi le parole che accompagnano il cerchio di persone qui riunito
il quale, insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà,
cerca di  dare alla vita un senso sempre rinnovato
senza perdere una goccia di tutta la sapienza
del cammino umano nei secoli,
compresa la sapienza dischiusa dal Vangelo.





[1] trasformazione in cohousing di un edificio preesistente.

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