Comunità
dell’Isolotto - Firenze, domenica 4 gennaio 2015
Il
ruolo del linguaggio nell’evoluzione culturale e religiosa
Scheda sul laboratorio all’incontro
nazionale CdB
Elaborata da Giuseppe- Claudia- Vanna-
Luciana
Vangelo di Giovanni
In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto
di tutto ciò che esiste. In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,né da volere di
carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E
il Verbo si fece carne
e
venne ad abitare in mezzo a noi;
Gli
aspetti del tema presi in esame
- La parola da forza creativa nell'antichità
spesso si riduce attualmente a strumento di manipolazione e dominio.
- La
riappropriazione del linguaggio ha come presupposto il superamento della
distinzione sacro/profano: l'esperienza delle CdB.
- Il ruolo
dei mass-media nella trasformazione del linguaggio e nell'evoluzione spirituale
dell'individuo (tenendo presente il problema dell'informazione religiosa su
stampa e TV).
Interrogativi e spunti di
riflessione a partire da alcune parole
chiave
PREMESSA
Continuare , dopo
quarantacinque anni, questi nostri incontri nazionali CdB crediamo debbano
assumere il significato di confrontarsi
su contenuti , metodi ed esperienze di vissuti che abbiano il carattere della
significatività per l’oggi della chiesa e della società: dunque incontri che
siano capaci di offrire contributi per
un progetto di rinnovamento da elaborare
insieme, donne ed uomini che ritengono utile proseguire nell’ impegno per il
rinnovamento di cammini comunitari non solo ecclesiali.
In questa chiave di
lettura interrogarci ed approfondire il
“valore della parola” nelle
differenti accezioni : culturale, sociale, religiosa, relazionale,
comunicativa, può costituire un momento di confronto interessante ed utile a
decostruire e ricostruire un messaggio per l’oggi.
Una proposta di questo
laboratorio vorrebbe essere recuperare e riscoprire parole già dette e
che ci appartengono. Non si tratterà dunque di “produrre e moltiplicare “
parole ma di recuperare le tante parole portatrici di messaggi-esperienze-
contenuti che abbiamo prodotto negli anni e che hanno il sapore ed il valore
della modernità e dell’attualità.
Si tratta di un laboratorio
di proposta e dunque sono tracce su cui, chi vuole, può continuare a lavorare e
riflettere.
Alla preparazione di queste
tracce abbiamo contribuito: Claudia,Vanna,Giuseppe,Luciana, prendendo spunto
dalle riflessioni sviluppate in questi anni all'interno della Comunità.
Dopo aver concordato
idee,contenuti e metodi, ciascun* ha messo in gioco le proprie intuizioni,
specificità di interessi e competenze: ne sono uscite le seguenti
schede…..forse un po’ troppe, ma
non abbiamo voluto che lo
sforzo fatto da ciascun* andasse perduto, lo regaliamo volentieri a chi
vorrà intrecciare con noi le
sue riflessioni.
Proviamo dunque ad entrare in
questo tema a partire da alcune provocazioni
PROVOCAZIONI
PAROLE
“SACRE”
DIO
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Qual è oggi l’attualità di
un termine coniato ed
elaborato in un contesto culturale e sociale
in cui IL DIO DEL MONOTEISMO
scaturiva dal bisogno storico-culturare di unirsi per liberarsi dalla
schiavitù?
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Esiste
Dio – non esiste Dio; credente
– ateo; cristianesimo-marxismo: cristiano – comunista; cattolico –
protestante – mussulmano
Nel cammino della nostra esperienza fu
scelto di abolire tutte queste categorie e molte altre che servivano a
dividere “il popolo” ed anche a creare tensioni personali in ciscuno/a di noi
che non accettavamo di subire questi conflitti ideologici. Intuimmo subito
che il primo passo verso la relazione comunitaria era il rispetto assoluto
delle differenti fedi ed identità, che non era necessario pensare tutti alla
stesso modo per elaborare un nuovo processo identitario di collaborazione e
prassi comune.
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PREGHIERA – PREGARE
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Possiamo coniugare questa parola al
presente ?
Il termine “ ti prego” è una richiesta di
aiuto , di collaborazione, di solidarietà, di reciprocità che nelle nostre
relazioni si arricchisce di parole
come dono, sentimenti, gratuità, disponibilità,in un intreccio assolutamente
di interscambio paritario che mette in moto energie positive e crea
comunicazione e non dipendenza passiva.
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Ancora oggi il termine e l’atteggiamento del
pregare viene proposto come soggezione, delega, invocazione, richiesta di
aiuto ad un potere superiore, rinuncia all’iniziativa soggettiva e personale,
abbandono passivo e rassegnato ad un oltre sconosciuto e inconoscibile.
Questo linguaggio e atteggiamento ha
favorito sottomissioni, dipendenze, passività e rassegnazioni nei più
sfortunati ed ha innalzato i potenti di turno che si sono sentiti investiti
della facoltà di comandare,dirigere,
usare le vite di tanta parte debole dell’umanità magari convinti di fare il
bene e santificati dalle religioni.
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GESU’
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E’ possibile liberare questo nome e questa identità
dal carattere sacrale e rendergli quei valori di un Gesù che non ha avuto
paura di condannare i poteri, di trasgredire le regole per salvare le persone
, impegnato a difendere eretici-emarginati-prostitute- e di lasciarsi cacciare dal “tempio” ed
essere condannato a morire “senza la benedizione dei sacerdoti di allora?
Come fare?
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Molto difficile e complessa
è la decostruzione del personaggio
Gesù come ci vene consegnato dalla fede che ci è stata impartita . Questa
immagine di Gesù-figlio di Dio è cresciuta dentro di noi come una personalità
mitica . Seguire i suoi insegnamenti voleva dire rinnegare sé stessi,
prendere la propria croce e seguirlo: assomigliare a lui voleva dire
rinnegare i valori della nostra umanità sublimando un super io capace di
“gesta di santi ed eroi” con il compito di “salvare” e convertire. Dovevamo
essere “i primi della classe!” e soccorrere
”i poveri di spirito e di beni”. Questa immagine di Gesù era
avvincente, ci piaceva, ci faceva sentire “diversi e prediletti”, inoltre era
rassicurante, priva di incertezze, capace di vincere le nostre paure e di
regalarci il domani.
Tale dimensione mitica
riempie di folle piazza San Pietro, ma forse anche le nostre stesse
costruzioni interiori ?!!
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VANGELO
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E’ possibile tradurre tale
parola e messaggio in termini come:Gesù figlio di Dio? Sì, come tutti/e noi
uomini e donne;Gesù salvatore dell’umanità? Sì come tutte/i noi quando siamo impegnate/i a costruire un mondo
migliore; Gesù che fa miracoli? Sì come tutti/e noi
quando come comunità, omepersone, come
varia umanità ci diamo da fare per il bene comune!
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Riscoprire e riappropriarci del “messaggio - dei messaggi” contenuti nel vecchio
testamento e nel vangelo fu una scelta fondante del cammino che andavamo ad
intraprendere.
Via via che riuscivamo ad entrare criticamente dentro i testi ed a
contestualizzarli nella cultura e nella società del tempo scoprivamo la necessità di restituire loro
la dimensione del messaggio che gli autori avevano voluto consegnarci.
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PAROLE SULLA LITURGIA
(spunti
tratti da Martino Morganti, in “Confronti”, ott. 1991, gen. 1992, feb. 1992)
SULLA
PAROLA OMELIA
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Definizione dal dizionario: discorso sacro fatto ai fedeli da un prelato
durante la messa o altra funzione religiosa, come commento di brani della
Bibbia e dei Vangeli.
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L’omelia-monologo è comunicazione incompleta, strozzata. Usa solo un
canale, quello dall’emittente al ricevente. Manca il canale di ritorno dal
ricevente al mittente. E’ unidirezionale e impedisce la circolarità della
comunicazione. E’ organica al rapporto superiori – sudditi teso all’assenso.
L’omelia-monologo è specchio delle chiese di tipo gerarchico - dicotomico
(clero-laici). Ed è funzionale al mantenimento dello status quo istituzionale
e dottrinale.
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Definizione etimologica: dal greco homilía ‘conversazione, dialogo, adunanza’.
Per
esempio homileo è la parola usata
per indicare il dialogo tra Gesù e i viandanti lungo la strada di Emmaus.
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Adottare una omelia-dialogo non significa quindi
adottare una diversa forma di annuncio evangelico, ma rappresenta un modo
diverso di essere chiesa ed assemblea liturgica.
Non a caso i movimenti di
rinnovamento evangelico hanno puntato fortemente sulla restituzione della
parola a chi era ridotto al solo ascolto. Particolarmente, quindi a coloro
che ne erano istituzionalmente espropriati: i laici.
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SULLE
PAROLE PANE e OSTIA
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Definizione di PANE: cibo ottenuto dalla cottura nel forno di un impasto
di frumento (o altri cereali), acqua, a volte sale, lievitato o meno.
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“mentre essi mangiavano, prese del pane e, pronunziata la benedizione,
lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo…”.
Si mangiò del pane, cibo della quotidianità, con le
modalità della convivialità, fino a circa il III-IV secolo. Ma ‘pane’ e
‘vino’ non significano inevitabilmente pane e vino d’uva, ma segni profondi,
secondo il messaggio di Gesù, della convivialità e della fratellanza e quindi
potrebbero ben essere pane di riso o di mais; o vino di palma...
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Definizione etimologica di OSTIA: dal
lat. hostia cioè ‘vittima’: la
vittima offerta in sacrificio alla divinità; per estensione, il sacrificio
stesso.
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La liturgia cristiana ha
mantenuto la parola pane che stava sulla mensa delle origini, ma ben presto
lo ha trasformato in un pane trattato, modificato, simbolizzato, non più
chiamato pane bensì ’ostia’, ossia “vittima sacrificale”. Si è così
(ri)tornati ad visione religiosa, diffusa nell’antichità e in ogni tempo, di
tipo “sacrificale”, perdendo la visione
innovativa dal movimento di Gesù fondata su convivialità=condivisione=dedizione
piena.
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SULLE
PAROLE MENSA E ALTARE
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Definizione di MENSA: tavola
intorno alla quale ci si siede per mangiare insieme
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Nelle origini, fino a
quando i cristiani celebravano nelle “chiese domestiche” (fino circa il
II-III sec.), l’eucarestia era uno spezzare il pane e un versare il vino
nella memoria di Gesù che si svolgeva su una mensa domestica. Poi si è
passati all’altare.
C’è chi sostiene che i
primi cristiani si sarebbero adattati ad una mensa domestica in attesa di
avere, presto o tardi, un altare e un tempio. Morganti invece sostiene che i
primi cristiani avevano pienamente compreso l’importanza della convivialità
della mensa e ne andavano fieri e affermavano: “ara et delubra non habemus”
(non abbiamo ne altari né templi) (Minucio Felice). Poi quando i cristiani
ottennero propri luoghi di culto, quando il cristianesimo divenne religione
dell’impero, si passò dalla mensa all’altare, un altare sempre più ornato,
ricco, prestigioso. Un passaggio non da poco: sulla mensa il pane; sull’altare la vittima.
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Definizione di ALTARE:
nel mondo
pagano superficie piana, sopraelevata dal suolo, in genere di pietra o marmo,
su cui si compivano sacrifici alla divinità (offerte o immolazioni di
vittime).
Nel culto cristiano tavola
consacrata sulla quale il sacerdote celebra la messa.
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LE PAROLE
DELLA SCIENZA
MATEMATICAMENTE PARLANDO
INTEGRAZIONE
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L’operazione di integrazione non è che una
SOMMA.
Prima di tutto occorre stabilire qual’è la
differenza fra il punto a cui si vuole arrivare e quello dal quale si parte e
suddividere questo intervallo in un numero molto alto (teoricamente infinito)
di piccoli passi. L’oggetto dell’integrazione può dipendere da vari fattori,
ma in genere uno è il più importante ed è quello che si prende in considerazione.
Occorre inoltre dare un valore medio a ciascun passo fra il punto di partenza
e il punto di arrivo.
Dopo di ché è sufficiente fare la somma di
tutti questi valori dopo averli moltiplicati per la grandezza del relativo
passo.
Il risultato è quindi una SOMMA fra un numero
pressoché infinito di addendi.
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La descrizione fatta sopra si adatta anche a
ciò che viene spesso richiesto alle persone di altre culture che vengono a
lavorare in Italia? Ci sembra di sì, con una particolare (e sostanziale)
differenza: dove sta la somma?
Quando si dice, tanto per fare un banale
esempio, che la tal ragazza islamica
si è integrata perché va al lavoro senza il velo o mostra il piercing
sull’ombelico senza problemi, uno degli estremi dell’intervallo potrebbe
essere la sua eredità culturale in fatto di vestiario e l’altro estremo
l’indifferenza occidentale all’ombelico scoperto delle ragazze. E’
sicuramente possibile suddividere l’intervallo in un numero, magari molto
alto, di passi da fare, ma siamo sicure/i che stiamo dando il giusto valore e
significato ad ogni passo? E soprattutto, siamo disposte/i a fare la somma e
non solo considerare come giusto risultato (cioè come soluzione del problema)
il valore dell’ultimo passo, cioè l’approdo alla nostra cultura e l’abbandono
totale della precedente?
Ripeto: dove sta la somma?
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LIMITE
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L’invenzione del concetto
di limite ha dato inizio allo sviluppo di tutti sofisticati strumenti
matematici utilizzati oggi dalla Scienza in tanti campi diversi.
Cos’è il limite? Un
qualsiasi problema può dipendere da tante variabili, ma per farla semplice ne
consideriamo solo una per volta. Il limite considera quello che succede
quando questa variabile si avvicina sempre di più, a passi anche
piccolissimi, ad un certo valore. Non è necessario sbatterci contro; per
capire cosa succede è sufficiente avvicinarsi piano piano a questo valore. La
soluzione, cioè la cosa che interessa conoscere attraverso il limite, sta nel
modo in cui a questo ci si avvicina indefinitamente, ma niente si dice e/o interessa
quando il valore della variabile VA OLTRE.
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Ben poche persone ormai
fanno finta di non capire che occorre una COSCIENZA DEL LIMITE. E che inoltre
alcuni limiti vitali (nell’uso delle risorse naturali, così come nella morale
e nell’etica civile) sono diventati pericolosamente vicini.
Eppure ci lasciamo vivere
nell’illusione che questi limiti possano essere superati senza troppi
problemi o che in futuro possa essere possibile trovare il modo per spostarli
in avanti.
Non basta: si incontrano
spesso persone che di proposito scelgono di vivere al di sopra dei limiti
perché così la vita sembra più interessante! Si cerca di superare il
limite battendo i record sportivi, ma per farlo si ha spesso bisogno di
ricorrere a sostanze pericolose per la salute. Superare i limiti di velocità
in auto fa salire l’adrenalina: è una bella sensazione, no? Ecc.
Occorre davvero SUPERARE I
LIMITI per essere felici, o per guadagnare qualcosa in più in attività
spregiudicate, o ottenere successo in affari o comportamenti azzardati?
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FISICAMENTE
PARLANDO
INCERTEZZA - INDETERMINAZIONE
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Il principio
d’indeterminazione di Heisenberg dice che non si possono misurare con
precisione e simultaneamente
alcune grandezze fisiche e
che spesso si può solo indicare una certa probabilità che un
fatto accada. Sembra una sconfitta della Scienza e prima che il principio
fosse accettato come valido dovette passare un buon lasso di tempo di
contrasti e tentativi di smentite. Primo fra tutti fu proprio Einstein a
rifiutarsi di credere che dio giocasse
a dadi.
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Non molti sanno che tutta
l’elettronica (quella scienza che ha acceso le radio e i televisori, ci fa
parlare al telefono fisso o cellulare, ci collega al resto del mondo in
internet, ..), che tutta la chimica (quella scienza che ci procura le
medicine salvavita, i materiali con cui costruiamo gli oggetti più comuni, i
metodi per trasformare tante sostanze difficili da usare in altre più
semplici, …), tutta l’astrofisica ecc. si basano sul fatto che oggetti
minuscoli come gli elettroni, a causa di quella incertezza, abbiano una
minima probabilità (minima, ma esistente) di saltare dove non ci si aspetterebbe e produrre … onde radio,
legami chimici, luce e plasma interstellare.
Senza incertezza, niente
Big Bang!
E l’incertezza del nostro
futuro?
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ESCLUSIONE
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Il principio di esclusione
di Pauli dice che gli elettroni in un atomo sono obbligati a disporsi in modo
strettamente gerarchico: prima i posti più in basso, meno energetici, poi via
via quelli più in alto, senza lasciare spazi vuoti. Nessuno può occupare il
posto di un altro prima che il posto sia stato lasciato libero e che ogni
spostamento verso l’alto richiede una certa energia, così come gli
spostamenti verso il basso avvengono solo con cessione di energia.
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Niente anarchia o libertà di
scelta per gli elettroni!
Quelli ai livelli più alti
lavorano di più: creano legami, saltellano su e giù, ne attirano o respingono
altri, si trasformano in luce e calore. Quelli ai livelli più bassi, con meno
energia, si occupano di stare vicini al nucleo, lo schermano, costituiscono
l’identità dell’atomo, che non viene modificata dal trambusto degli strati
superiori.
C’è una certa differenza
col macromondo in cui viviamo noi,
esseri umani! Ma non c’è forse anche qualche somiglianza?
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PAROLE NELLA
COMUNICAZIONE
AUDIENCE
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Parola inglese per indicare
'udienza', ma anche 'uditorio' o più comunemente 'pubblico'.
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….. tra i lettori in crisi di identità e i giornali in perdita di
lettori tende a non esserci soluzione di continuità. Le volgarità culturali trionfanti
e alimentate dalla televisione e dal web trovano il loro organico
prolungamento nella impressionante dismissione delle edicole: ma anche della
chiusura delle sale inematografiche, dei circoli culturali, delle ‘scuole
parallele’, delle testate giornalistiche. A che serve leggere l’altro da noi,
il giornale, se è proprio l’altro da noi, lo stesso giornale, a produrre
non-lettori? (Umberto Eco)
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IMMIGRAZIONE
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Insediamento e permanenza
con carattere temporaneo o definitivo in un luogo, di persone che vi giungono
dall'estero o da altre zone del territorio nazionale in cerca di lavoro o di
miglioramento economico
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La
rappresentazione mediatica criminalizzante e emergenziale è
foriera di effetti concreti sulle esistenze degli individui e sulla convivenza
sociale, determinando lo sviluppo o
l’accentuazione di fenomeni di xenofobia e
discriminazione e favorendo l’implementazione di politiche restrittive verso
le migrazioni.
Il rapporto tra mezzi di comunicazione,
discorso pubblico dominante e “diversità” sociali è
in realtà da sempre critico, così come da
sempre si sono verificate le ondate di panico morale di cui sono vittime
categorie e figure loro malgrado socialmente emarginate.
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IDEOLOGIA
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Complesso sistematico di
concetti, di principi posti alla base di un atteggiamento politico o
culturale
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Per alcuni ideologia è sinonimo di
contrapposizione antitetica,
ovvero, Bianco/Nero, Amico/Nemico….. Per altri ideologia è un codice di idee
predeterminate, e Strutturate che
……. irreggimentano i nostri atteggiamenti, le nostre interpretazioni, le
nostre azioni sociali. Ma ideologia è qualcosa di più e qualcosa di meno. Ideologia è ogni
nostro atto. Ciascun
punto di vista. Anche bere un caffè, fumare sigarette, andare al cinema. Ideologia significa
avere e proporre e far parte di una logica, di un punto di vista sulle cose e
i fatti del mondo, mediata da un sistema di idee (da qui
“ideologia”) e da codici culturali di riferimento, divenne religione
dell’impero, si passò dalla mensa all’altare,un altare sempre più ornato,
ricco,,prestigioso.Un passaggio non da poco:sulla mensa il pane sull’altare
la vittima. (da 'Libertiamo')
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PAROLE SUI
VISSUTI
COMUNITÀ
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Questa parola è ancora oggi
attuale? In che senso?
Quali messaggi e quali
vissuti
Contiene per le nuove generazioni?
Quali “parole altre”
dell’oggi
Possono arricchirla?
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La nostra esperienza si pone fin dall’inizio come un cammino di coerenza fra la
riflessione e riappropriazione della memoria e della cultura di
appartenenza ed il vissuto quotidiano.
Evitammo ogni teorizzazione di principi e regole comportamentali e optammo
per la ricerca di esperienze
valori ed identità che
emergevano da uomini e donne del territorio in cui vivevamo, un territorio
spesso marginale od una periferia emarginata in cui scoprimmo le potenzialità
di cambiamento e di salvezza di cui eravamo portatori e che volevamo
valorizzare e contribuire a far crescere. La parola “comunità” era per noi
carica di vissuti e di significati ideali ed esistenziali, tutti da
progettare e costruire.
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IDENTITA’
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L’affermazione
dei tanti io eccentrici è veramente la condizione delle nuove generazioni?
La ricerca di tale
eccentricità può portare veramente al confronto democratico, oppure si corre
il rischi di autismo ed incomunicazione?
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Sentiamo l’esigenza
di trovare un equilibrio tra identità individuali- comunitarie e intreccio
con la-le differenze in un momento in cui nazionalismi, conflitti, paure
favoriscono lo scontro anziché l’incontro.
Siamo consapevoli che ogni identità ha i suoi pregi ed i sui
limiti.
Certamente il riferimento a
Cristo ed al vangelo non è privo di conflitti e di contraddizioni nella
costruzione di una identità sia individuale che di gruppo.
Quale memoria serve per
costruire identità individuali e collettive e per contrapporsi creativamente
al pensiero unico?
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MEMORIA
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Noi e la nostra cultura
siamo figli/e della nostra storia e memoria, oggi potremmo fare a meno di
comunicare alle future generazioni il essaggio che appartiene alla nostra
storia?E’ un dovere, è una responsabilità che abbiamo?
Oggi le giovani generazioni
esprimono un bisogno di identità e di radici cercando un dialogo con il
passato, oppure siamo noi vecchi ad imporre loro una memoria? Quale memoria
comunicare?
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Parliamo di
memoria perché la nostra identità di
comunità di base affonda le sue radici sulla memoria . “ogni volta che farete questo lo farete in memoria di me”
Parliamo di
memoria perché sia la nostra vita di comunità che la nostra vita individuale
sono attualmente nella fase di intrecciare relazioni comunicando memoria di
un vissuto intenso e significativo.
Parliamo di
memoria in un contesto in cui le tecnologie, i masmedia, il consumismo, i
ritmi di vita ci impongono, soprattutto alle generazioni giovani, una enorme
quantità di notizie, di conoscenze, di imput…..che confondo le menti e
impediscono di riflettere, memorizzare, conservare ed elaborare identità
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Eucarestia – Lettura comunitaria
La fede su cui si fonda il nostro vivere,
sia essa
fede religiosa o fede laica,
è spinta a rinnovarsi di continuo
dalle vicende gioiose o tragiche della vita e
della storia.
E’ tenendoci per mano che riusciamo a dare alla
vita
un senso sempre nuovo e al tempo stesso antico,
ricco di tutta la sapienza del cammino umano nei
secoli.
Amiamo pensare e credere che la sapienza
è la forza stessa animatrice dell’universo.
E’ la forza che dall'intimo ci spinge a
riconoscere questo filo
che ci unisce alle donne e agli uomini di tutti i tempi,
è l'ansia e l'utopia e la ricerca di un
mondo
in
cui non esistano più gerarchie,
dove
le ultime e gli ultimi siano le prime e i primi,
dove possiamo vivere liberamente la differenza
ed arricchirci delle differenze.
Essa ci precede e ci attende.
Essa
è la fonte che ha animato la testimonianza di Gesù.
Il
quale, la sera prima di essere ucciso,
durante
la cena pasquale con i suoi,
prese
del pane, lo spezzò e lo distribuì loro dicendo:
"Prendete
e mangiatene tutti,
questo
è il mio corpo che è dato per voi".
Poi
prese il calice del vino, lo diede ai suoi discepoli
e
disse: "Prendete e bevetene tutti,
questo
è il calice del mio sangue
versato
per voi e per tutti:fate questo in memoria di me".
Sapienza,
condivisione, partecipazione, gioia,
sono
oggi le parole che accompagnano la nostra Comunità
la
quale, insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà,
cerca di
dare alla vita un senso sempre rinnovato
senza perdere una goccia di tutta la sapienza
del cammino umano nei secoli,compresa la sapienza
,
la forza e
la fede dischiuse dal Vangelo.
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