E’ la frontiera della memoria l'unica forma di resistenza rimasta capace di contrastare il sistema di dominio della globalizzazione liberista? Di questo si parlerà anche in senso pratico nell’incontro alle baracche dell’Isolotto, via degli Aceri 1 Firenze, domenica prossima 24 ottobre 2010 ore 10,30, introdotto da Paola Ricciardi e Enzo Mazzi.
Spunti:
Alla soglia dell'età planetaria il soggetto umano è chiamato a dilatare se stesso soprattutto attraverso i sentieri della memoria...(E. Balducci, L'uomo planetario, ECP, 1990).
La frontiera della memoria sembra essere rimasta l'unica forma di resistenza capace di contrastare il liberismo selvaggio, che costituisce un sistema di dominio globale apparentemente invincibile sebbene in crisi. Perché la memoria fonda l'identità popolare dell'umanesimo sociale e finché vive tale identità il liberismo è insicuro. E’ per questo che la strategia liberista ha un’ossessiva paura della memoria sociale: la gente deve dimenticare il suo passato sociale e ripartire da zero senz'altro ideale e identità che la religione del danaro. Ha bisogno infatti di produttori\consumatori senza identità sociale. Sono da seppellire le aspirazioni condivise di una vita felice per tutti senza confini, il senso di compiutezza umana provato nel lottare insieme per la giustizia, lo stupore sempre rinnovato nello scoprire che il proprio vissuto sociale ha una diffusione planetaria, la consapevolezza della consonanza profonda e dell'intreccio con le grandi esperienze storiche dell'umanesimo sociale di tutti i tempi e specialmente l'esperienza generativa del Vangelo, la constatazione che la fatica e il sangue versato sono seme e nutrimento, la speranza contro ogni speranza, l'esperienza che il pane condiviso è pane moltiplicato e fonte di vita per tutti. L'evoluzione liberista esige che la memoria di tutto questo sia annullata. Se ciò accadesse, sarebbe il disastro totale. Perché il pianeta non è in grado di reggere la guerra liberista di tutti contro tutti, né sul piano economico né ecologico né psicologico-sociale. Per questo è importante per noi valorizzare e difendere la memoria, spogliarla dalla ritualità, attualizzarla. E’ uno dei compiti più urgenti di chi vede un futuro per l'umanesimo sociale, per la solidarietà planetaria, per la società dei diritti di tutti/e a partire dai diritti sociali, per l’etica comunitaria oltre i confini, per un cristianesimo fedele al Vangelo. La Resistenza della memoria non è un optional ma un dovere primario.
Riteniamo di trovarci sulla stessa lunghezza d’onda dello storico statunitense Howard Zinn: "Se la storia ha da essere creativa in modo da anticipare un possibile futuro senza negare il passato, essa dovrebbe, credo, mettere in evidenza nuove possibilità mettendo in luce quegli episodi del passato che sono stati tenuti nascosti, quando, anche se in brevi sprazzi, la gente dimostrò la sua capacità di resistere, di mettersi insieme, e qualche volta di saper vincere. Io suppongo, o forse solo spero, che il nostro futuro può essere trovato nei fuggevoli momenti di sofferenza solidale del nostro passato piuttosto che nei suoi ininterrotti secoli di guerre" - da A power governments cannot suppress, City Lights Ed. S.Francisco 2007 pp.11-12.
Howard Zinn (Brooklyn, 24 agosto 1922 – Santa Monica, 27 gennaio 2010), impegnato nel movimento per i diritti civili e nell’opposizione alla guerra del Vietnam, è celebre per aver scritto Storia del popolo americano dal 1492 a oggi, (pubblicato in italiano dal Saggiatore, 2005) nel quale racconta la storia degli Stati Uniti d'America partendo non dai "grandi" eventi, dai presidenti o dalla classe dirigente, ma dalle persone escluse dalla storia ufficiale, ovvero i poveri, i nativi americani, gli schiavi di colore, le donne.
Chi ha a cuore una società solidale, chi lotta contro la nuova religione del liberismo globale, non può dispensarsi dal contribuire a tener viva la memoria di ogni frammento del processo storico dell’umanesimo sociale. Tutto questo vale anche per quel frammento che sono le comunità di base e le loro singole esperienze di creatività, di repressione subita, di speranza attuale.
Che fare, noi qui ora?
La Comunità dell'Isolotto
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