La scuola popolare qui alle baraccheverdi
(raccontata da un protagonista)
Proverò a raccontarvi la storia della Scuola Popolare. Subito dopo l’alluvione un gruppo composto, per quello che ricordo ora, da Elio Pasca, Paolo Bencivenni, Leonardo Angeloni, Orlando Tanara, Giampaolo Taurini, Bianca Elia, Giovanni Cipani e il sottoscritto, discutemmo l’idea di far nascere nella Parrocchia (allora eravate ancora parroci) una scuola popolare sull’esempio di quella di don Milani.
Don Milani, che io conoscevo da diverso tempo, aveva suggerito più di una volta a me e a Vittorio Lampronti di far nascere una scuola popolare a Firenze e possibilmente alla Galileo o alla Pignone.
Questo gruppo decise di recarsi a Barbiana per parlare con don Lorenzo, ci andammo sicuramente due o tre volte e nonostante i modi un po’ bruschi di don Milani ci fu dato pieno appoggio a questa nostra idea.
A Firenze poi discutemmo come fare a lanciare l’idea della Scuola Popolare all’Isolotto e siccome a Maggio del ’67 uscì il libro “Lettera ad una Professoressa” decidemmo di diffonderlo nel nostro ambiente e ne comprammo alla LEF alcune centinaia di copie pagandole e rivendendole a 500 £. (il prezzo di copertina era di 700 £). L’idea ebbe un bel successo tanto che potemmo aumentare il numero dei professori per la futura Scuola Popolare. (Mario Bencivenni, Serena Sibani Zolo, Alfredo Lunghini, Stefano Lippi, Giovanni Cipani, due ragazze Americane che insegnavano l’inglese, Eliseo Ventura, Maurizio Ranieri, Aldo Pasca, ed altri che non ricordo).
Il secondo passo fu di discutere che tipo di scuola fare e qui ci furono numerosi scontri con Giampaolo Taurini che voleva una scuola legata alla politica (dei partiti) mentre noi decidemmo di farla rivolta ai problemi della condizione sociale , del lavoro e della cultura popolare. Questa decisione ci fece capire che per fare una scuola nozionistica e di solo recupero sarebbe stato sufficiente un solo anno scolastico mentre per la scuola che volevamo fare noi occorrevano, come poi decidemmo, due anni scolastici.
Infine l’ultimo problema erano i locali, c’erano le baracche verdi di proprietà del Comune e c’era la Parrocchia con i suoi locali, ne parlammo con Enzo il quale ci suggerì di sentire l’Amministrazione Comunale se ci poteva affittare le baracche. Mi recai dall’Assessore e l’affitto ci fu concesso per 10.000.£. annui che furono pagate dalla Scuola Popolare almeno fino a quando ci sono stato io (1972). Un altro problema fu di separare la zona di ricreazione (Campo di pallavolo e di calcio) dalla zona della scuola perché era una continua invasione di palloni e di ragazzi che disturbavano. Mi recai in Comune e l’economato ci fornì i pali e la rete per fare la recinzione, cosa che mettemmo in opera con i ragazzi della Scuola Popolare.
Prima di incominciare la scuola decidemmo di fare alcune iniziative di promozione e la più riuscita fu quella con il cantautore Ivan Della Mea. Nella baracca centrale c’era una ressa incredibile di giovani, annunciammo l’inizio della Scuola Popolare per il Settembre (1967) e poi Ivan suonò fino a mezzanotte, la mattina dopo ci furono le proteste della gente per la troppa confusione.
A Settembre mettemmo dei manifestini nei bar e all’edicola per annunciare che sarebbe nata una scuola popolare per il recupero di coloro che non avevano raggiunto la licenza della scuola media; la scuola avrebbe tenuto lezione dal Lunedì al Venerdì dalle ore 21 alle ore 23, sarebbe durata due anni e alla fine coloro che avevano partecipato avrebbero sostenuto l’esame alla scuola media statale. Fu un successo incredibile, si iscrissero 28 “allievi” di tutte le età dai 18 ai 60 anni. Noi “insegnanti” eravamo emozionati, tutte le sere ci riunivamo per discutere i contenuti didattici della scuola e per preparare i locali, ci volle una intera giornata per sistemare il gabinetto che era quasi impraticabile e la cassetta dell’acqua non ne voleva sapere di funzionare!
La prima classe tenne le lezioni nei locali dove ora c’è la segreteria della Comunità. Per tutto l’anno scolastico (da Settembre a Giugno) fu un grande dibattito, un grande confronto. Oltre gli insegnanti fissi di ogni sera c’erano spesso gli interventi esterni, uno dei più interessanti fu del Prof. Domenico Maselli sulla storia delle religioni, la sua partecipazione durò alcune serate e per lui fu un grande sacrificio perché abitava A Lucca.
Molta attenzione fu riservata anche alla lezione sulla Costituzione tenuta da Danilo Zolo, mentre venne una sera a parlare dell’esperienza della parrocchia dell’Isolotto, Enzo Mazzi.
Finimmo l’anno scolastico con 25 alunni, tre si erano persi perché per i più giovani era veramente una grande fatica fare scuola tutte le sere. Ricordo in particolare che Giuseppe lo perdemmo due volte e per due volte lo recuperammo al bar di via Torcicoda. Quando prese la licenza di scuola media ci festeggiò con tale entusiasmo che ne fummo sbalorditi.
Nel 1968 si ripresentarono puntualmente coloro che avevano fatto il primo anno, ma con grande stupore c’erano altri 30 ragazzi nuovi che volevano fare la Scuola Popolare, avevamo voglia di spiegare che non potevano partecipare alle lezioni della classe che aveva iniziato l’anno precedente, la loro insistenza fu così tanta che decidemmo di fare scuola con due classi, una prima ed una seconda, il problema fu di trovare i nuovi insegnanti ma ci riuscimmo e l’anima di questa seconda classe furono la Sandrina Cammelli e suo marito Giuliano Dolfi.
Così la scuola si era raddoppiata ed ogni anno continuammo con due classi indipendenti l’una dall’altra ma con lo stesso metodo e lo stesso risultato.
Comunque in quell’anno portammo la prima classe all’esame alla scuola media statale, preparammo molto bene l’esame (alcuni ragazzi fecero “ripasso” in casa della Sandra Zani) ed incontrammo a più riprese il preside della Barsanti il quale fu molto disponibile e ci fece incontrare più di una volta con i professori che avrebbero fatto l’esame. Il risultato fu un grande successo e i ragazzi che si presentarono, cosa che con due classi avvenne tutti gli anni, furono regolarmente promossi.
La scuola, dopo il 1969, si collocò nelle due aule staccate dal complesso principale, mentre negli altri locali subentrò la Comunità che era uscita dai locali della Parrocchia essendo state restituite le chiavi della chiesa al Vicario Mons. Panerai.
Il fenomeno delle Scuole Popolari era dilagato in tutta Italia e la nostra scuola aveva rapporti con tantissime scuole che ci scrivevano in maniera molto assidua, tanto che ci venne l’idea di fare un convegno nazionale sulle Scuole Popolari. Per realizzare il convegno cercai un contatto con Michele Gesualdi, ragazzo di Barbiana, il quale a quei tempi faceva il sindacalista alla CISL e teneva a Sesto Fiorentino, dove abitava, una scuola popolare.
La reazione di Gesualdi fu negativa e molto aspra, lui disse non avrebbe mai collaborato con noi dell’Isolotto perché facevamo scuola nell’interesse del partito comunista. Evidentemente in quel momento nel mondo cattolico ci descrivevano come dei comunisti.
Il Convegno ebbe una grande affluenza sia da nord che da sud Italia e ricordo che c’erano posizioni le più disparate, dai rivoluzionari ai pacifisti, la maggioranza erano cattolici ma comunque questa partecipazione ci fece capire che il fenomeno delle scuole popolari aveva una diffusione impressionante.
Negli anni settanta venne attuata la proposta delle 150 ore, mi ricordo che ne andammo a discutere, con molte difficoltà, alla Camera del Lavoro in Borgo dei Greci, con Sacconi. Noi della Scuola Popolare consigliammo di fare le 150 ore in due anni scolastici, ma il sindacato voleva una scuola nozionistica che fosse in grado di far ottenere la licenza di scuola media nel più breve tempo possibile, come poi è avvenuto.
Nel 1973 fui trasferito, dalla società nella quale lavoravo, ad Arezzo per cui lasciai la Scuola Popolare dopo sei anni di intenso lavoro e l’eredità diretta fu presa da Paolo Bencivenni il quale ha riferito che la scuola durò fino al 1975/76 e successivamente si trasformò nel comitato di gestione della Biblioteca di quartiere.
Complessivamente quindi la Scuola Popolare dell’Isolotto è durata 10 anni (1967-1976) e ha avuto circa 400 alunni, dei quali sicuramente il 90% ha conseguito la licenza della scuola media, comunque tutti hanno avuto un grande segno di solidarietà umana, e hanno capito che la Comunità dell’Isolotto sapeva farsi carico dei problemi della propria gente.
Vorrei raccontarvi, in finale, la storia di tre allievi: Sergio, Michela e Otello.
Sergio era un sindacalista della fabbrica Moranduzzo e Michela la sua ragazza, si iscrissero nel 1970 ed erano tra i più impegnati. Sergio aveva già la licenza di scuola media ma nei due anni non ne parlò mai, lui faceva tutte le sere la scuola per aiutare la sua ragazza Michela la quale proveniva dal meridione dove lavorava in famiglia badando le pecore. Divenimmo amici e li ho a lungo seguiti, dopo la scuola media Michela si è diplomata nella scuola media superiore e ora fa l’infermiera in ospedale ed è felicemente sposata con due bambini.
Otello aveva cinquantanni ed era commesso presso un negozio di accessori d’auto, lui non aveva bisogno della licenza di scuola media ma studiava lo stesso, nonostante il sacrificio, per la sua dignità e per sua figlia la quale faceva la scuola media superiore, per esserle come un esempio nel dovere dello studio.
Otello fu per la Scuola Popolare un grande stimolo di solidarietà, dopo due anni morì per un tumore e noi tutti della scuola ci impegnammo ad aiutare economicamente, per qualche tempo, la sua famiglia.
Giancarlo Zani
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venerdì 22 dicembre 2006
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