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venerdì 7 dicembre 2007

Festa dell'accoglienza

----- Original Message -----



To: emazzi

Sent: Friday, December 07, 2007 7:10 AM

Subject: SUA LETTERA SU REPUBBLICA 5.12.07






Abbiamo letto la sua bellissima lettera a Corrado Augias su Repubblica del 5 dicembre.

Vorremmo sapere di più della Vostra  Comunità dell'Isolotto, dei Vostri percorsi anche intellettuali e di testimonianza di una ricerca spirituale al di fuori degli steccati dell'attuale ortodossia cattolica.

Siamo un'associazione culturale che si interessa di terapie alternative ma che si cura anche di nutrire mente ed anima dei propri soci sapendo quanto il benessere individuale, e non solo, si leghi al riconoscere e coltivare anche i bisogni spirituali dell'essere umano.

Un sincero grazie per quella lettera che abbiamo letto e per una eventuale sua risposta a questa nostra.



Cari saluti



Leopoldo Zizzola

Per l'Associazione Fiori in Libertà

 

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la lettera pubblicata con qualche taglio da Augias su Repubblica 5 dicembre

 


                Caro dott. Corrado Augias,


ecco un piccolo segno di quell’ "impegno" che lei con saggezza auspica "perché anche il battesimo civile sia tutelato" (la Repubblica 30 novembre 2007)


All’Isolotto di Firenze, come in altre comunità di base in tutto il mondo, un gruppo di genitori insieme ad alcuni educatori, in continuità creativa con l’esperienza educativa della Comunità, una comunità cristiana di base e di frontiera che usa la piazza per i suoi incontri perché nel ’68 fu estromessa dalla chiesa, tentano la difficile strada di una educazione di sintesi fra la tradizione e l’innovazione, fra il meglio dell’esperienza religiosa dell’umanità e in particolare, ma in modo non esclusivo, fra il Vangelo e la scienza, fra la dimensione spirituale e quella intellettuale-fantastica-materiale, fra il mondo simbolico e rituale religioso e la simbologia laica. Un sincretismo fallace o un percorso di speranza?


Esiste attualmente una quantità di offerta sul piano educativo oltre la scuola: corsi per tutti i gusti, dalla danza al catechismo. E’ una specie di consumismo educativo che però frantuma la personalità dei bambini, mentre il ruolo dei genitori è svuotato e si esaurisce nella delega alle varie agenzie educative, chiese comprese, e nell’accompagnare i figli di qua e di là in una rincorsa senza tregua.


Quel gruppo di genitori dell’Isolotto cerca, faticosamente bisogna dirlo, di riprendersi il ruolo di educatori accettando di crescere insieme ai loro figli e di ricomporre in una sintesi nuova la propria personalità. Non sono sognatori. Fanno cose piccole ma vere. Potrebbe trattarsi di una brezza di futuro.


Una grande festa in piazza ha concluso l’esperienza educativa di quest’anno.


Sono stati protagonisti bambini di varie età. Ritualità, simbologie, poetica, musica e canti non marcavano in alcun modo l’appartenenza istituzionale alla grande Chiesa, anche se alcuni hanno potuto liberamente viverle come espressioni di una adesione formale alla fede codificata.


Cito alcuni aspetti della ritualità. Alcuni neonati sono stati "carezzati simbolicamente", dagli altri bambini, dai genitori, dagli adulti presenti, mentre tutti si "carezzavano" reciprocamente, sia con l’acqua fecondatrice della terra, dei viventi e della loro interiorità, sia con l’olio profumato di bergamotto, segno dell’accoglienza nella solidarietà perché olio proveniente dalle cooperative di giovani che nella piana di Goia Tauro lavorano le terre confiscate alla mafia e sono oggetto di gravi intimidazioni.


Inoltre pietre segnate dall’impegno, dalla riflessione, dalla creatività di piccoli e grandi sono andate a comporre una futura strada ideale da percorrere insieme, mano nella mano. In fondo alla strada ciascuno ha scritto il proprio nome su un grande arcobaleno colorato: chiamarci per nome, affermare la propria soggettività e non intrupparsi, mantenere relazioni positive è l’unico e fondamentale legame che mantiene viva la comunità.


E infine il segno della condivisione del pane e del vino nel segno della memoria di Gesù e però anche di tutti coloro che hanno vissuto e dato la vita nella solidarietà e nell’amore. Per alcuni bambini più grandi è stata una festa particolare, un rito di passaggio, un riconoscersi nello spirito dell’esperienza comunitaria che ognuno e ognuna di loro poi vivrà se lo vorrà e come e dove lo vorrà, senza cioè marcare l’appartenenza.


E’ stata una ritualità religiosa oppure laica? O forse ambedue? Non è questo il tempo di sintesi nuove aperte al futuro? Ci sono contraddizioni? Il nuovo non è mai puro. Il bambino che nasce è sempre intriso di sangue. Sta alle levatrici lavarlo carezzandolo dolcemente.


 


Firenze 1 dicembre 2007


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