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giovedì 6 dicembre 2007

Luigi Tosti - Martino Morganti

SOS, EUROPE

Save our souls, Europe!



Dio criminale, assassino e terrorista



Non intendo minimamente subire processi da parte di Giudici che si identificano simbolicamente e platealmente in un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato dagli uomini con sacrifici umani ed animali.


Stralcio tratto dal ricorso in Corte di Cassazione

d Luigi Tosti


Mi sembra abbastanza ovvio che nessuno possa impormi -se io non lo voglio- di frequentare conventi, chiese ed altri luoghi di culto connotati dall'ostensione del macabro e orrifico idolo del Dio incarnato: alla stessa stregua, pertanto, nessuno -come significativamente affermato dalle Corti Costituzionali di Paesi molto più civili (Svizzera e Germania, ad esempio)- può obbligarmi ad essere processato, pubblicamente, da Giudici visibilmente "confessionali", cioè inseriti in un'Amministrazione giudiziaria pubblicamente connotata di idolatria cattolica.

Si tratta, innanzitutto, di una questione di rispetto dei diritti umani, oltre che di buona educazione. Io non mi sognerei mai di esporre nelle case altrui i miei simboli ideologici e pretendo, dunque, che il Papa, la Chiesa e gli adepti della setta religiosa cattolica si astengano dal marcare in modo così squallido le pareti delle aule di Giustizia -che non appartengono a loro ma a TUTTI i cittadini italiani- col simbolo del loro supposto Dio incarnato.

E questo non solo perché si tratta di un simbolo che evoca in modo macabro e orrifico un messaggio altamente immorale, diseducativo e psicologicamente deleterio, cioè l'assassinio di un Dio-figlio perpetrato da un Dio-Padre per assurde e inconcepibili finalità di "redenzione" di terzi "colpevoli", cioè dell'Umanità "peccatrice", ma anche per le intollerabili e ingiustificabili implicazioni di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di disprezzo delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani alla libertà di opinione, di pensiero, di religione e di eguaglianza, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili, di falsificazioni di atti, di false reliquie, di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di falsi Padri Pii, di truffe, di abuso della credulità popolare a fini speculativi, di mercimonio di indulgenze e di medaglie "miracolose", di bolle di componenda, di illeciti finanziari e via dicendo, crimini di cui la storia millenaria del crocifisso è irrimediabilmente intrisa.

Essendo poi dotato di fondamenti etici e civili informati alla condivisione e all'osservanza dei basilari precetti del codice penale, della Costituzione italiana, delle Convenzioni internazionali sui diritti dell'Uomo e delle Convenzioni internazionali contro ogni forma di discriminazione, non intendo minimamente subire processi da parte di Giudici che si identificano simbolicamente e platealmente in un Dio biblico assassino, terrorista, genocida, intollerante, stupratore, infanticida, schiavista, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, razzista, sessuofobo e a tal punto borioso e criminale da pretendere di essere venerato dagli uomini con sacrifici umani ed animali.

E' la mia "debole" morale che mi impedisce tutto ciò, anche se, ovviamente, non ho il minimo "astio" o disprezzo nei confronti del Dio biblico, la cui unica colpa è quella di essere stato creato dall'uomo a sua immagine e somiglianza e, quindi, con le sue debolezze e con le sue inclinazioni criminali.

Giammai accetterei l'imposizione della croce uncinata nazista da parte dello Stato italiano -e questo perché ripudio ed aborro i crimini compiuti dai cristiani nazisti- e quindi -e a maggior ragione- non accetto di essere processato dall'Amministrazione Giudiziaria Italiana, connotata di "cristianità" cattolica.

Se qualcuno si vuole ancora identificare in quel simbolo e intende ancora glorificarsi del supposto "Amore" del supposto unico Dio, nella sua duplice versione di Dio-Padre e di Dio-Figlio incarnato, lo faccia pure: ma lo faccia a causa sua, sulla sua persona, nei suoi templi, nei Tribunali dell'Inquisizione e in quelli della Sacra Rota, ma non lo imponga a me che, proprio "grazie a Dio", mi identifico in valori morali e civili diametralmente opposti.


Luigi Tosti

tosti.luigi@yahoo.it


[65] Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; [66] che ve ne pare?”. E quelli risposero: “È reo di morte!”. [67] Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano.

Matteo XXVI



MECCANISMI SACRIFICALI



...Conservo la lettera di un lettore fiorentino al quotidiano della sua città (La Nazione, 12 aprile 1997) e l’assumo a portavoce di questo rinsavimento religioso dovuto ad una crescita umana: "La Bibbia ci racconta di Abramo che, su sollecitazione di Dio, si apprestò a sacrificare a Lui la vita dell’innocente Isacco, suo figlio. Al contrario in epoca successiva è la Provvidenza stessa ad organizzare un sacrificio umano nella persona di Cristo, il giusto per eccellenza". Lo scrivente conclude: "I cattolici o concepiscono Dio come bontà assoluta o alla stregua di Moloch, il Dio feroce e sadico che godeva delle sofferenze altrui, per ammansire il quale i sacerdoti fenici dovevano offrirgli continuamente sacrifici umani".


Il rifiuto dell’idea sacrificale dalla terra sale fino al cielo.


 una religione che coltivi meccanismi sacrificali e, quindi, di morte non è certamente accreditata a guidare un’umanità che voglia programmarsi in nome del rispetto e all’incremento della vita. A ben pensarci la vittima ha nelle religioni la sua collocazione più innaturale, perché le religioni dovrebbero offrire una zona franca da perversioni, una patria del bene.

Sacrificio, quindi, che non toglie ma dà vita. Sacrificio che, quindi, occorre prendere in accezione diversa e opposta a quella indicata dall’arcaico codice vittimale.

Dovremmo tenerlo molto presente anche e soprattutto in rapporto al "sacrificio della messa" nel quale è insidioso continuare a nutrirsi di "ostia", cioè di "vittima", cioè del Figlio ucciso per volontà del Padre, cioè continuando a far fare brutta figura al Padre voglioso di sangue e brutta figura anche al Figlio trascinato dal suo tragico destino; cioè esponendoci a perseguire imitazioni dannose ai singoli e alla collettività. Lo stesso J. Ratzinger - ma trenta anni fa (Concilium, 1967, 4, pp. 83-96) - faceva sua la convinzione di J. Bietz che il sacrificio di Gesù "non deve essere interpretato primariamente dal punto di vista della tecnica sacrificale ma come martirio a partire dalla donazione totale della persona".


"Non voglio sacrifici".


Lo gridavano i profeti ( Os 6, 6; Am 5, 22ss ; Is 1,10-16; Sal 40, 7-9; 50, 8-15). Forse i profeti di allora si sarebbero accontentati di sacrifici sinceri e di sacrifici di animali ( il WWF non era ancora sceso in campo!) invece che di umani: il capretto al posto di Isacco. Già molto rispetto ai loro contesti storico-culturali.


Oggi occorrono profeti che gridino la fine di qualsiasi vittima, di qualsiasi idea sacrificale. Senza porre riserve, senza concedere niente alla morte (e anche alla mortificazione!) anche di uno solo per il bene e la salvezza anche di molti.


La lettera integrale di Martino Morganti la trovi qui.


Martino Morganti, nato a Pistoia nel 1927, frate minore dal 1943, è laureato in diritto Canonico (Pontificio Ateneo Antoniano) e in Liturgia (Pontificio Ateneo S.Anselmo). Ha insegnato per circa quindici anni nello Studio Teologico Francescano di Fiesole e nel Seminario Maggiore di Firenze ed ha tenuto lezioni e corsi di liturgia in molti istituti e diocesi. Ha pubblicato alcuni volumi in proprio o con altri e collaborato a varie riviste. Dal 1969 al 1979 ha diretto Studi Francescani, diventata rivista di vita religiosa postconciliare. Nel 1969, insieme con alcuni confratelli, ha dato vita, a Livorno, ad una "piccola fraternità" inserita nelle condizioni di esistenza e di lavoro della gente, diventando operaio a tempo pieno. Dal 1971 vive l’esperienza delle CdB (Comunità livornese di p.za del Luogo Pio, ex via Mentana). È mancato l'11 settembre 1999.


(Dal blog di Barbabianca)

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