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lunedì 3 dicembre 2007

La casta ecclesiastica


"Caro Beppe,

vorrei parlarti dei comportamenti recenti di una delle numerose "caste" che popolano il nostro paese. Sto parlando della casta ecclesiastica e dei suoi sempre più numerosi accoliti presenti nell'arco costituzionale e nei media.

Di mestiere, insegno filosofia della scienza. Insieme ad un'amica giornalista, Carla Castellacci, ho scritto un libro per discutere analiticamente le "Sante Ragioni" addotte dai vertici delle gerarchie vaticane per giustificare il condizionamento religioso sulle scelte fondamentali che riguardano la vita di ogni cittadino, dal nascere al morire, dalla famiglia alla scuola, dalla bioetica alla vita civile. Ci viene ripetuto che si tratta non di articoli di fede, non di convincimenti personali, ma di argomentazioni frutto del "retto ragionare" e del "diritto naturale", e dunque valide per tutti. Noi le abbiamo prese sul serio e verificato che si tratta di una razionalità inesistente, ideologica, del tutto infondata. Abbiamo esaminato le conseguenze di queste contraddittorie "ragioni" - tradotte in leggi dello Stato da politici sempre più solerti, ben distribuiti in entrambi gli schieramenti - sulle scelte di vita di noi tutti come sulla libertà di scelta in campo biomedico, è in atto un'autentica, e documentabile, regressione. Si sta diffondendo, nelle scuole e sui media, una letteratura creazionista che pensavamo confinata ai fondamentalisti evangelici americani. Libri di violento discredito contro la teoria dell'evoluzione, ricolmi di falsità, di insulti e di strafalcioni scientifici, vengono recensiti dal Corriere della Sera e dai canali RAI. L'ultima "opera" di Rosa Alberoni, "Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin", viene presentata a Roma, in sede prestigiosa, da ex Ministri come Rocco Buttiglione, da direttori di telegiornali RAI, da eminenze quali Monsignor Rino Fisichella.


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3 commenti:

  1. Il diavolo ha reso tali servigi alla Chiesa, che io mi meraviglio com'esso non sia ancora stato canonizzato.

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  2. Penso che lo sia stato più di una volta, sotto vari nomi, anche di persone recenti...

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  3. Dante aveva già individuato un diavolo vestito da frate:



    Rispuose adunque: «I' son frate Alberigo;

    i' son quel da le frutta del mal orto,

    che qui riprendo dattero per figo».



    «Oh», diss' io lui, «or se' tu ancor morto?».

    Ed elli a me: «Come 'l mio corpo stea

    nel mondo sù, nulla scïenza porto.



    Cotal vantaggio ha questa Tolomea,

    che spesse volte l'anima ci cade

    innanzi ch'Atropòs mossa le dea.



    E perché tu più volentier mi rade

    le 'nvetrïate lagrime dal volto,

    sappie che, tosto che l'anima trade



    come fec' ïo, il corpo suo l'è tolto

    da un demonio, che poscia il governa

    mentre che 'l tempo suo tutto sia vòlto.

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