Il
parroco della chiesa dell’Isolotto in Firenze ha esposto sulla facciata della
chiesa un grande manifesto in cui rivendica uno spazio di proprietà della
parrocchia sul quale si trova il laboratorio dell’associazione “ Lidi”, un’
esperienza di inserimento al lavoro di persone “invalide” tuttora in attività,
per farne un “oratorio” e uno
“spogliatoio” annesso al campo da calcio della parrocchia. La Comunità dell’Isolotto è
intervenuta con il seguente documento:
Lettera aperta della comunità dell’Isolotto
a
don. Piero Sabatini parroco della chiesa
B.M.V.Madre delle Grazie
Il grande manifesto che spicca sulla
facciata grigia della chiesa dell’Isolotto
ha raggiunto lo scopo di attrarre l’attenzione, anche nostra, e riteniamo
di dover esprimere alcune riflessioni in
proposito.
Quando la comunità parrocchiale (e non solo
il parroco Enzo Mazzi) decise di mettere a disposizione spazi e risorse per
affrontare i bisogni della popolazione del quartiere “e non solo” , fece la scelta consapevole di
aprire la parrocchia alla collaborazione aperta con tutte le realtà del
territorio per affrontare insieme i problemi che emergevano. Allora i locali che
oggi chiamiamo “ la fiaba” e che erano destinati al “cinema parrocchiale” furono
messi a disposizione per affrontare il problema “lavoro”, e le numerose stanze
della canonica ospitarono:
- il primo “centro sociale”dove assistenti
sociali operavano a servizio della popolazione in
difficoltà,
-la prima “scuola materna” del quartiere a
sostegno delle madri lavoratrici,
-“case famiglia “ per minori abbandonati,
-“spazi di ospitalità” per ex
carcerati.
Fu
in questo spirito di solidarietà e di collaborazione che nacque anche il
laboratorio per l’inserimento al lavoro dei disabili che allora erano segregati
nelle case, fuori dai luoghi della vita, del lavoro, della
scuola.
Quando progettammo il laboratorio e
fondammo l’associazione “Lidi” eravamo in tanti a collaborare all’iniziativa :
un gruppo molto vivo di persone “ invalide” (come allora venivano chiamate), la
parrocchia, il comune di Firenze, operatori sociali, operatori sanitari.
L’esperienza voleva dimostrare che potevano lavorare e insieme rivendicare il
loro diritto all’autodeterminazione e all’autonomia: non aveva dunque
principalmente uno scopo umanitario - assistenziale, l’obbiettivo era mettersi
insieme per rivendicare dignità e diritti. Dal laboratorio sono nate tante
mobilitazioni che hanno contribuito, insieme ad altri, a far approvare la legge
per l’obbligo al loro inserimento al lavoro sia nel pubblico che per i
privati.
La parrocchia mise a disposizione il
terreno con un regolare contratto di affitto che ne garantisse l’autonomia, il
comune costruì la struttura, che non è dunque della parrocchia ma dell’ente
locale. (Oggi dunque don Piero dovrebbe riflettere di più nel rivendicare quella
struttura per un fine diverso da quello
per cui fu costruita. )
Così nacque il Lidi, un’ esperienza feconda che è cresciuta
con il contributo dell’ impegno volontario e della generosità della magnifica
popolazione del nostro quartiere.
La scelta consapevole di tutta la comunità
parrocchiale fu allora di rifiutare ogni forma di attivismo separato ( oratorio,
calcetto,campo sportivo, cinema ) volto ad attirare verso la parrocchia i
giovani e la popolazione in antagonismo alle case del popolo, per realizzare un
impegno aperto per il cambiamento e la difesa dei diritti e del bene comune
e per costruire una “ comunità
–quartiere”.
Da allora molte cose sono cambiate, grazie
alle tante collaborazioni l’Isolotto (come parte del quartiere 4) è diventato un quartiere
apprezzato da molti e che sempre più persone scelgono per abitare.
Dove vede don Piero il degrado? Sul nostro
territorio luoghi per coltivare sport ce ne sono come in nessun altro. La cura del verde,i giardini fioriti, il
“viale dei bambini” che non esiste in
nessun’ altra parte della città e che ha visto crescere generazioni di bambini
e di nonni che hanno insieme intrecciato
giochi e serenità .
E
poi i centri per anziani, animazioni, palestre, la biblioteca più frequentata e ben animata di
Firenze, il centro per la musica così apprezzato dai giovani.
E ancora
luoghi di incontro e di dibattito come i locali del consiglio di
quartiere, le baracche verdi, il proliferare di associazioni culturali, di impegno nel
sociale, di collaborazione con le scuole. E inoltre i servizi decentrati sul
territorio e molto altro : questo è oggi il Q4 e dunque l’Isolotto.
Certo, siamo d’accordo, si può sempre
migliorare, il problema dei locali di viale dei pini per esempio ci vede tutti
impegnati a valorizzarli per affrontare i bisogni degli abitanti, ma la
richiesta accolta dalla amministrazione comunale e dal consiglio di quartiere
dopo numerosi incontri, è di mantenerne il carattere culturale e la specificità
di spazio gestito congiuntamente dalla pubblica amministrazione e da
associazioni che intendono animarlo anche come luogo della socialità, questo sì
molto utile oggi nel vecchio isolotto.
Quanto al degrado provi don Piero a
percorrere le strade, le piazze, i giardini, i luoghi della socialità e
dell’impegno insieme agli/alle altre, provi a riscoprire il valore del “vivere con”, provi a confrontarsi con i gravi problemi dell’oggi:
casa, lavoro, assistenza, riduzione dei servizi, precarietà ed impoverimento
diffuso e magari scoprirebbe
quanto sia importante mettere la sua disponibilità al servizio del
LIDI magari per sostenerlo ed animarlo invece
di scacciarlo per affermare il diritto
di proprietà o per farne un oratorio e uno spogliatoio: noi sappiamo bene che i
locali di cui dispone in canonica sono molti ed ampi .
Ed in fine perché scomodare Giorgio
La Pira per
rivendicare la proprietà privata? Pensa veramente che “Giorgio La Pira si riconoscerebbe nelle
sue rivendicazioni?
Nella nostra storia abbiamo conosciuto lo
sfratto di un popolo dalle mura della chiesa per mezzo della forza pubblica, non
vorremmo vedere ancora altri “sfratti” perpetrati da un chiesa che continua a
lasciare fuori qualcuno. Se la chiesa si apre allora nessuno rimarrà fuori!
La strada, la piazza, sono state la nostra
ricchezza e la nostra salvezza. Alla comunità parrocchiale e a don Piero consigliamo di seguire questi percorsi
liberanti e di collaborare con tutte/i le donne e gli uomini di buona volontà
come ci suggerisce il vangelo.
La comunità dell’Isolotto riunita in
assemblea
Domenica 14 aprile
2013
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