Tra i partecipanti anche Sd, Comunisti, Verdi e Paul Ginsborg
In piazza della Libertà striscioni e automobilisti distratti e frettolosi
Lavavetri, gli anti-Cioni sono pochi
L´assessore Coggioli in piazza
Rifondazione: "Era solo una manifestazione simbolica"
Don Mazzi preoccupato: "Firenze pagherà cara questa nuova immagine"
Non trema lo sceriffo Cioni di fronte ai cento che lo contestano in piazza della Libertà. Anche se tra loro c´è un suo collega di giunta, l´assessore ai Lavori pubblici Paolo Coggiola dei Comunisti italiani. Le truppe messe in campo da movimenti, Rifondazione, Sinistra democratica, Pdci, Verdi e "Unaltracittàunaltromondo" - ma ci sono anche il Partito marxista leninista e gli Umanisti - sembrano l´avamposto di un esercito per ora invisibile: dove sono i fiorentini a cui non piace l´ordinanza? Non in questa piazza, all´appuntamento fissato alle cinque di ieri pomeriggio dopo una settimana di assordante dibattito su giornali e tv intorno alla delibera della discordia. "Siamo tutti lavavetri" dice il grande striscione bianco disteso vicino al semaforo. Ma la gente dai finestrini guarda distrattaChi passa sui viali va di fretta e non ha tempo da perdere in chiacchiere: acchiappa il volantino con la faccia di Domenici incorniciata nell´oblò lustrato da uno spazzolone e appena scatta il verde sfreccia via veloce. La partita della Fiorentina è già iniziata e dio sa a chi sia venuto in mente di convocare un sit-in di protesta durante la seconda di campionato. «Mica ci aspettavamo delle folle», dice il segretario regionale di Rifondazione Niccolò Pecorini, «qui ci sono gli attivisti, è una manifestazione simbolica non un corteo di massa». Però forse qualche attenzione in più questa marcia pacifica che non tenta neppure di intralciare il traffico la meriterebbe, se non altro per dimostrare un po´ di tolleranza. E invece quando a Cristiano Lucchi, che distribuisce i fogli agli automobilisti, scivola via dal collo il cartello su pace e diritti, quasi lo mettono sotto per l´impazienza di aspettare che lo raccatti da terra. «Questo dimostra che è davvero pericoloso fare il lavavetri», scherza lui recuperando l´equilibrio. Enzo Mazzi della Comunità dell´Isolotto non ha nessuna voglia di ridere: «Firenze pagherà molto cara la sua "nuova immagine" di città che mette in galera i lavavetri», dice preoccupato. «Non ci meritavamo questo oscuramento, siamo sempre stati aperti agli altri, solidali, accoglienti. Grandi personalità hanno costruito con il loro esempio un ruolo importante per Firenze nel mondo e adesso all´improvviso esportiamo sulle prime pagine dei quotidiani internazionali questa faccia da sceriffi che mettono in galera dei poveretti che lavano i vetri. Per me, per tanti altri che la pensano come me, è una grande frustrazione. Direi che se questo è il futuro allora abbiamo fallito». Tra i manifestanti c´è anche l´assessore comunale Coggiola: una sfida aperta alla politica del suo sindaco? «Sono tornato da pochi giorni e ho seguito il dibattito sui giornali», spiega. «Per ora non ho avuto modo di parlare della cosa né con Domenici né con Cioni ma ho ritenuto giusto passare dal sit in. Il provvedimento è sproporzionato rispetto a un´emergenza marginale». Coraggioso. Per ora da Palazzo Vecchio non arrivano commenti sulla sua partecipazione.
Ornella De Zordo minimizza la scarsa affluenza ottenuta: «I numeri stavolta c´entrano poco o nulla», dice. «Politicamente stiamo dando un forte segnale di unità e dopo questa manifestazione inizierà l´attività di un gruppo di lavoro. E´ importante che oggi ci siamo tutti». Mentre la deputata di Rifondazione Mercedes Frias si improvvisa lavavetri, la capogruppo in consiglio regionale Monica Sgherri, da poco entrata in maggioranza, distingue tra «la politica da sceriffi del Comune e quella della Regione, decisamente di altro stampo». Pecorini commenta la frase di Domenici nell´intervista a Repubblica sulla «ordinanza leninista»: «Mi sembra che qui si faccia un po´ di confusione - dice - sulla capacità di affrontare i problemi con realismo e l´estremismo di chi si accanisce contro i lavavetri. Questo è materialismo». Ci sono don Santoro delle Piagge, che definisce l´ordinanza «pericolosa, scandalosa e grave», e Laura Pecchioli che a Cioni ha scritto una lettera furiosa due giorni fa intimandogli di non paragonarsi mai più a suo padre Ugo. Se i Verdi di Palazzo Vecchio con Gianni Varrasi mostrano un entusiasmo tiepido nei confronti del sit in e non chiedono il ritiro dell´ordinanza, il consigliere regionale verde Fabio Roggiolani invece c´è e si fa vedere. Così come non mancano lo storico Paul Ginsborg, il consigliere regionale del Pdci Edoardo Bruno (che con il capogruppo Luciano Ghelli condanna la delibera), la parlamentare dei Radicali Donatella Poretti e, per Sinistra democratica, il coordinatore provinciale Daniele Baruzzi e il consigliere comunale Gregorio Malavolti. Arriva una proposta operativa dall´associazione "Anelli mancanti" che propone di offrire agli ex lavavetri un posto da strilloni per vendere le riviste Altra città e Fuori binario. Chissà.
Mentre in piazza sfilano i cartelli contro "Cioni, uno sceriffo di troppo", sul tavolo del sindaco arrivano i complimenti del cantante Gino Paoli e di Diego Della Valle. E qualche fan della delibera anti-lavavetri prima del corteo ha appeso sotto i portici di piazza della Libertà dei manifesti con scritto "Cioni resisti ai partiti del male", uno slogan che fa da contraltare a quelli - intellettualmente più elaborati - scelti dai contestatari per i loro volantini. In uno si vede il famoso quadro di Munch "L´urlo" sotto il titolo "Io non ho paura dei lavavetri". Nell´altro il volto del sindaco dentro un oblò-segnale stradale di divieto e il titolo "Io ho paura di chi per fini elettorali cavalca i peggiori istinti delle persone". Segue citazione dall´Opera da tre soldi di Brecht.
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