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martedì 20 novembre 2007

Mario Vezzani

Mario Vezzani


Scrive Urbano:


"E’ il professore dei ragazzi del Liceo Gobetti (di Bagno a Ripoli ndr). La prima impressione che ci ha fatto non è stata positiva: ci sembrava una persona noiosa e priva di umorismo, ma con il procedere delle prove ci siamo resi conto che ci sbagliavamo: abbiamo scoperto che ha anche delle qualità positive ..... E' alto e robusto, ha pochi capelli chiari, quasi bianchi. Gli devono proprio piacere i pantaloni di velluto e l'impermeabile, perché caldo o freddo che sia, è sempre vestito così. Parla spesso con la Bianchi, sembra quasi che si confidi e .. chissà..... se, sotto sotto, non ci sia qualche storia ... uhm .. di amicizia! Ti guarda con espressione quasi beffarda e quando parla con i suoi allievi sembra quasi che voglia prenderli in giro, anche se in modo abbastanza bonario. Mentre assiste alle prove di teatro tiene le braccia conserte, sembra essere attento e, nello stesso tempo, sembra concentrato su un’alta cosa o in un altro mondo. In altri momenti tiene le mani dietro la schiena e passeggia per la palestra, avanti e indietro, pensieroso. Che sia nervoso? O preoccupato? Chissà! E’ enigmatico. E’ un uomo colto e un po’ filosofo. (Silvia G.)

Lo scrive una studentessa nel libro che rievoca la messa in scena e la rappresentazione della vicenda di Giordano Bruno realizzata nel quattrocentesimo anniversario del rogo, testo di Mario Vezzani, titolo "Campo dei fiori".
 

Continuo a sfogliare questo volume di 228 pagine, faccio vedere a Paola le foto in carta patinata degli gli abiti di scena creati da due classi del biennio dell'Istituto statale d'arte di Porta Romana, sezione moda e costume, scorro, terza di copertina, la lettera di Paolo Emilio Poesio, guru del teatro italiano, "Caro Vezzani...Viareggio 30 luglio 99", una bella lettera.

Mi distraggo al pensiero di momenti vissuti insieme nella scuola, nel quartiere negli anni sessanta settanta, non sto a farla lunga, ve lo presento con le sue parole mentre sta lavorando alla messa in scena del suo "Campo di fiori", l'anno precedente alla presentazione al pubblico che avverrà nel ridotto del teatro comunale di Firenze.

"Tutti sono in piedi attorno al tavolo: si parla di come fare la mostra alla Pergola...se sarà possibile produrre un video con le numerose riprese fatte da Brilli e dai suoi studenti.

Piero Brilli si occupa di modellistica, lavora nel laboratorio di scenotecnica e spettacolo, come me è alla soglia della pensione, ma il suo lavoro appassionato anima e accresce ancora la professionalità di chi si impegna nelle attività teatrali.

Mentre si valutano le immagini, si avvicina al tavolo Antonia Balbi del laboratorio di scenotecnica: sotto la sua direzione gli studenti hanno realizzato le maschere e il telone sul quale campeggia un sole luminosissimo, simbolo ermetico e platonico, sicuramente fra le cose più belle della scenografia e dei costumi di "Campo di fiori". Ha svolto un' accurata ricostruzione della storia del gruppo teatrale dell 'Istituto d'Arte, dall'87 al 2000. In due fogli densi di caratteri minuti è esposta con chiarezza una quantità rilevante di dati; il primo nome è quello dell'amico e maestro Mario Peca, il suo Gruppo, "Mimesis" ha innovato profondamente il fare teatro a scuola ed è stato fra i promotori di una lunga e fortunata stagione fiorentina ... seguono Scuto, Mancini, Magherini, Palmerani e tanti altri dei quali vorrei parlare a lungo. Vi sono poi i luoghi: il Teatro Romano di Fiesole, il Teatro Greco di Siracusa, il teatro greco di Palazzolo Acreide, di Carlentini, l'anfiteatro di Milis (Oristano) ... naturalmente Rifredi e numerosi teatri di Firenze, della Toscana, delle Marche... infine gli scambi con l'estero ... Se non conoscessi i colleghi ancora impegnati a selezionare le fotografie, e la inesauribile creatività di Scuto rimarrei meravigliato della quantità e della qualità delle esperienze racchiuse nella nota curata dalla collega Balbi.

Sono già passate le due del pomeriggio, il parcheggio che assedia la grande sede dell 'Istituto d'Arte è quasi vuoto ... mentre mi avvio all'uscita lungo i viali alberati, d'improvviso salgono alla memoria immagini, colori, profumi... i versi dell'Agamennone di Eschilo, recitati dai giovani dell'Istituto d'Arte nel meriggio assolato della primavera siciliana, e quelli dell'Antigone di Sofocle, che dopo tanto ingiustificato silenzio tornavano, grazie al Liceo Gobetti e all'amico Incatasciato, a risuonare nel tepore notturno di una verde Estate Fiesolana
."


 Ciao, Mario, palpito azzurro nel cielo di Fiesole, sorriso bonario e battuta arguta nel gruppo dei pari, spirito buono che sentiamo alitare qui intorno a noi, tra il Viale dei bambini e le scuole della montagnola.


Scrive Paola Lucarini

  E' stato per noi un caro amico, dagli anni dell'università all'impegno nella scuola, nel movimento politico; abbiamo fatto nottate e risate con lui, e l'avevamo visto qualche tempo fa quando preparavamo la mostra del Movimento di quartiere, un po' sottotono, già ammalato, ma non lo sapevamo. La cosa più triste è stata non poterlo salutare, non averlo accompagnato alla fine. Non ci è stato permesso.



Enzo ci manda questo documento d'archivio:

2 marzo 1969, domenica mattina assemblea in piazza Isolotto con i disoccupati dell’Amiata

Mario Vezzani: Stamattina è importante che qui si abbia questo incontro di due gruppi di uomini che hanno combattuto contro la repressione che viene dall’alto, contro le gerarchie che vogliono opprimere, che vogliono imporre lo sfruttamento, che vogliono imporre il consenso umano e appunto lo sfruttamento più estremo come risulterà dalle parole di questi operai. Forse ci vorrebbe qualche parola in più per spiegare a questi lavoratori, a questi uomini che combattono – sono attendati alla Lizza a Siena, in una piazza da vari giorni – che cosa è questa Comunità. Questa Comunità è legata alla Sicilia, alle terre dove l’incuria degli uomini produce disastri e alluvioni, è legata ovunque l’uomo è sfruttato dall’uomo. E’ un momento di risveglio, un momento di lotta, di apertura, di una coscienza popolare e democratica. Questa Comunità ha insegnato a molti. Questa chiesa era completamente inserita nel quartiere. Qui gli operai trovavano il luogo di difesa dei loro interessi, trovavano un momento di raccoglimento e di presa di coscienza della loro personalità. Il perché questa chiesa è chiusa: questo devono sapere i lavoratori e i disoccupati dell’Amiata. Ce l’ha detto Florit quando ha detto che le chiese sono costruite con il contributo delle banche e quindi con il contributo dei ricchi. Questa è la ragione. O la chiesa fa l’interesse di chi la paga o diventa sovversiva come sovversivi diventano tutti lavoratori che si battono contro lo sfruttamento. E queste banche, che conoscono bene i nostri amici dell’Amiata, sono quelle che accolgono i capitali e gli enormi profitti che vengono strappati alla montagna dalle Società minerarie le quali operano uno sfruttamento indiscriminato portando via miliardi all’anno e senza investire una lira in questi paesi dove l’emigrazione, la disoccupazione, la miseria infieriscono tutti i giorni. Pensate che lo sfruttamento è tale che per ogni operaio minatore alla SIELE il plusvalore, cioè il profitto netto che viene alla ditta all’anno è di circa quattro milioni. Quindi cento operai, fate il conto, quattrocento milioni di profitto all’anno. E poi quando queste ditte licenziano, quando la produzione lo richiede, quando i loro interessi lo richiedono, lasciano dietro di sé il vuoto, la silicosi, la miseria. Ecco cosa ci sono venuti a dire questi lavoratori. Vogliono il nostro contributo, la nostra solidarietà attiva perché il loro problema, il problema della zona venga risolto. Ed è un problema che interessa tutti perché anche là abbiamo l’oppressione di pochi e la miseria di molti, abbiamo lo sfruttamento: strappare energie, strappare ricchezze e lasciare miseria. Questa è la logica che fa dell’America latina e di tante altre zone del mondo dei deserti di miseria e di desolazione umana. Io mi sono fatto partecipe di questa volontà di incontro e le mie parole non hanno alcun senso a questo punto per cui invito questi amici (a parlare).




2 commenti:

  1. Porto anche il Vostro saluto a tutti i campesinos del Frente Nacional Ezequiel Zamora, con i quali sto lavorando. Appena rientro vi faccio avere un pò di foto e di materiale.... qua i ragazzi hanno bisogno di aiuto, anche materiale. E se qualcuno di voi volesse raggiungerci o mandare qualcuno che contribuisca, qua siamo tutti ben accetti. Il Venezuela ``e di tutti e non sono balle: lo si sente quando si cammina per strada, con la forza del popolo che entra dentro le ossa. Io adesso vivo fra il barrio 23 enero di Caracas e fra i territori di Guasdalito e di Arauca. Farò presente che vicino a casa mia esiste gente fantastica come voi, come Enzo, come Paola e Urbano (che grazie alla formazione scolastica che mi hanno dato, mi hanno fatto diventare quella che sono e hanno indirizzato la mia vita verso quel "via vai di emozioni" che mi fa sentire tanto fortunata quanto ricca), come Sergio e tutti gli altri, che stanno lavorando per la vera solidarietà. A presto!

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  2. Vi ringrazio anche per aver messo il link della sottoscrizione di firme per la Palestina. Nonostante le polemiche che qualcuno sta tirando avanti da tempo, credo che l'umanità delle persone si dimostri anche nelle piccole azioni quotidiane. Nei giorni di Natale abbiamo intenzione di fare una delegazione capeggiata da Gianni Vattimo, che entri proprio il 24 notte, simbolicamente a Gaza. Se qualcuno di voi è interessato a partecipare è il benvenuto. Partiremo da roma per Tel Aviv e se non è possibile passare da li, passeremo dal Libano. Ma dobbiamo arrivare e dimostrare che anche la Chiesa di Gaza è aperta e celebrerà la messa di Natale. Abbiamo fatto un'assemblea nazionale del comitato Gazavive l'11 novembre scorso, ma forse non vi era arrivata la convocazione. Contiamo di riunirci ancora a metà dicembre per organizzare il viaggio. Chiunque sia interessato può contattarmi sul blog o può mandare una mail direttamente sul sito web che abbiamo creato. Saluti da Caracas! Domani mi sposterò a Guasdalito, in zona di frontiera e di guerriglia, dove tanti contadini vengono uccisi dai paramilitari per niente.

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