Assemblea 18.11.2012 Maria, Elena, Giulia, Roberto, Gianpaolo, Sergio-
Tema: quale futuro della chiesa.
1 lettera di Paolo ai Corinti 1, 26-29
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: in mezzo a voi non ci sono molti sapienti secondo la carn, né molti potenti,né molti nobili. Ma Dio ha scelto le cose stolte del mondo per confondere i sapienti, e Iddio ha scelto le cose deboli del mondo per confondere le forti; e Iddio ha scelto le cose ignobili e disprezzate del mondo e quelle che non sono per ridurre a nulla quelle che sono, perché nessun uomo possa vantarsi davanti a Dio.
Luca 4, 18-21
Lo Spirito del Signore è su di me. Per questo Egli mi ha scelto, per evangelizzare i poveri mi ha mandato, a guarire i contriti di cuore, ad annunziare ai prigionieri la libertà, a restituire ai ciechi la vista, a rendere liberi gli oppressi a proclamare l’anno di grazia del Signore.
……
Oggi si è compiuta questa scrittura che avete udito poco fa con i vostri orecchi-
Matteo, 25, 34-40
Venire benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi… perché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui pellegrino e mi alloggiaste, ero nudo e mi rivestiste, infermo e mi visitaste,carcerato e veniste a trovarmi…Tutte le volte che avete fatto questo ad uno dei più piccoli di questi miei fratelli l’avete fatto a me.
PAESE SERA - giovedì 13 settembre 1984
Perché la teologia della liberazione è diventata bersaglio del Vaticano
nell'America Latina
Come le Ceb, sorte in Brasile nel 1956,
cambiarono il volto e il modo di essere
della chiesa cattolica.
di Ramos Regidor
A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, cosa resta di un’esperienza che sognava di costruire una Chiesa popolare al servizio dei poveri e leggere il Vangelo alla luce della realtà sociale.
Nell'assemblea episcopale di Medellin nel 1968, la chiesa cattolica fece tre opzioni fondamentali: per i poveri, per le comunità ecclesiale di base, per la liberazione integrale. Nacque così l'esperienza della chiesa dei poveri e della teologia della liberazione, intesa come riflessione critica sulla fede vissuta all'interno della prassi di liberazione. Anche se con molteplici ambiguità e con qualche freno, questo processo fu sostanzialmente ratificato dall'episcopato latinoamericano nell'assemblea di Puebla nel 1979.
Verso la fine di gli anni settanta le Ceb del Brasile raggiungevano tra 60.00 e 70.000 comunità, ognuna con una media di circa 15-20 persone.
Ma nella chiesa cattolica del Brasile, l'esperienza della chiesa di poveri e della teologia della liberazione è diventata egemone. Oltre le migliaia di Ceb, essa è rappresentata o appoggiata dalla maggior parte dell'episcopato. Infatti, pur riconoscendo che la realtà è piena di sfumature che i numeri rischiano di appiattire, i vescovi brasiliani sono circa 320 e nelle ultime elezioni (primavera del '79 e dell' '84 del direttivo della Cnbb )Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile) i vescovi rappresentanti della teologia della liberazione hanno raggiunto il 60-70 per cento dei voti. Tra ciò vuol dire che circa 200 vescovi appoggiano, in forme diverse, la chiesa dei poveri e la sua teologia della liberazione.
Due pennellate ancora per completare il quadro: 1) Fin dal 1955 fu creato nell'assemblea episcopale di Rio de Janeiro, il Celam (Consiglio episcopale latino-americano) con l'incarico di coordinare l'attività delle diverse Conferenze episcopali nazionali. A causa del suo sistema di nomina o di elezioni dei membri, non realmente proporzionale al numero dei vescovi di ogni paese, vi sono presenti pochi vescovi brasiliani. Fin dal 1972 quest'organismo è stato dominato dal colombiano mons. Alfonso Lòpez Trujillo, prima a segretario generale e poi presidente e attualmente cardinale di Medellin. Nel 1973 il Celam comincia ad organizzare la lotta contro la teologia della liberazione. Appoggiata a finanziamenti dalla destra religiosa politica degli Usa e dell' "Adveniat", organismo dei vescovi tedeschi per l'aiuto alla chiesa latino-americana. Dal punto di vista dottrinale essa è animata da un gruppo internazionale di studio chiamato "Chiesa e liberazione", sorto da un incontro a Bogotà nel febbraio dello stesso anno 1973, formato da vescovi e teologi latino-americani e europei (tedeschi, francesi, svizzeri, belgi, ecc.) e presieduto da da mons. A. Lèpez Truillo r da mons. Franz Hengesbach, vescovo di Essen (Germania occidentale) e già presidente di "Adveniat". Dal punto di vista della politica ecclesiale il Celam è appoggiato in questa sua lotta da settori conservatori del Vaticano, tra cui il card. Baggio fini a poco fa prefetto della Congregazione dei vescovi.
Il processo di riforme della Chiesa cattolica, avviato dal Concilio Vaticano II, di cui è appena ricorso il cinquantesimo anniversario, subì battute di arresto a partire dagli anni Settanta. Diversamente accadde in Sud America, dove le aspettative che esso aveva generato suscitarono grandi entusiasmi e produssero cambiamenti radicali.
In quegli anni, infatti, mentre nei Paesi capitalistici più avanzati, si realizzò un miglioramento dello standard di vita anche per le classi lavoratrici, in America Latina le diseguaglianze sociali aumentarono e gli indici di povertà crebbero ulteriormente. Guidati dall’illusoria concezione dell’esistenza di un tempo storico unilineare, che avrebbe dovuto
riprodurre gli stessi stadi di avanzamento in tutte le società, esperti di vari organismi internazionali elaborarono piani di sviluppo per il Cono Sur. Nel 1961, ad esempio, l’amministrazione Kennedy avviò l’Alleanza per il progresso (Ap), progetto con il quale vennero stanziati 20 miliardi di dollari allo scopo di eliminare «le basi del comunismo», pericolo apparso ancora più concreto dopo la rivoluzione castristra a Cuba. Tuttavia, l’operazione si risolse in un clamoroso fallimento, osteggiata non solo dai latifondisti locali, ma anche dalle compagnie nordamericane, e il periodo di Ap si contraddistinse per i colpi di Stato, quasi tutti avallati dagli Usa, che fecero poi sprofondare l’intero continente in una spirale di violenza e morte.
In questo contesto, presero corpo, in forme differenti, alleanze tra i settori più progressisti del mondo cristiano e di quello marxista. Dall’esempio di Camilo Torres, il famoso sacerdote scomparso nel 1966 dopo aver aderito all’Esercito di liberazione nazionale colombiano; ai Cristiani per il socialismo, movimento nato in Cile nel 1972 durante il governo di Salvador Allende; dalla Patagonia al Messico sorsero gruppi di fedeli, spesso impegnati politicamente a sinistra, che reclamavano una Chiesa diversa, lontana dal potere e solidale con i più deboli.
Tali esigenze si manifestarono anche all’interno della Conferenza episcopale latino-americana (Celam), organismo sorto nel 1955 e che celebrò a Medellin, nel 1968, la sua seconda assise generale, per riorganizzarsi in base alle decisioni assunte al Concilio Vaticano II. Questo incontro rappresentò una vera svolta per la Chiesa del continente. Anche se il termine Teologia della liberazione (TdL) non venne mai utilizzato nei suoi documenti finali - era stato coniato solo poche settimane prima dal sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez -, a Medellin nacque un nuovo modo di fare teologia. Una chiesa popolare al servizio dei poveri e basata sul protagonismo delle Comunità ecclesiali di base, gruppi di persone che si incontravano regolarmente per leggere il vangelo alla luce della propria realtà sociale.
Quel Cristo latino-americano
Le speranze, le lotte e le sconfitte della Teologia della liberazione
MARCELLO MUSTO
l’Unità, lunedì 15 0tt0bre 2012 – pag. 19
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L'OPZIONE PREFERENZIALE PER I POVERI
Negli anni successivi si susseguirono iniziative e incontri per meglio delineare il carattere di questa svolta. La principale opera, tradotta poi in 20 lingue e stampata in numerosissime edizioni, che mise a fuoco gli snodi centrali della Teologia della liberazione apparve nel 1971, ad opera dello stesso Gutiérrez: Teologia della liberazione. Prospettive. Secondo l’autore la scelta centrale stava nella «opzione preferenziale per i poveri». Essi facevano finalmente irruzione nella Chiesa, divenendone interlocutore privilegiato e soggetto protagonista di una possibile trasformazione sociale.
Al magistero tradizionale impartito nelle parrocchie, andò ad affiancarsi una diffusa catechesi popolare nelle aree urbane e rurali più marginali. L’ecclesio-centrismo tradizionale definito dalla formula «fuori dalla Chiesa non c’è salvezza» fu rovesciato in «fuori dal mondo (ossia lontano dai poveri) non c’è salvezza». Leonardo Boff parlò di una nuova ecclesiogenesi, una rinascita della Chiesa a partire dalla riappropriazione della Bibbia anche attraverso ministeri laici.
Le reazioni critiche non si fecero attendere. La terza riunione della Celam (Puebla, 1979), dalla quale vennero esclusi tutti i principali esponenti della TdL, sancì il mutamento dei tempi. Giovanni Paolo II, insediatosi nel 1978, introdusse l’evento esortando a vigilare sulla «purezza della dottrina» contro il rischio dell’eccessiva politicizzazione del vangelo e diversi esponenti delle gerarchie ecclesiastiche si scagliarono contro le comunità di base, considerate un intollerabile ministero parallelo.
LO SCONTRO CON ROMA
Al principio degli anni Ottanta le polarizzazioni all’interno della Chiesa si acuirono, ma la teologia della liberazione, grazie all'incessante lavoro di divulgazione di scritti e riflessioni, avviato nel decennio precedente, riuscì a conservare una presenza significativa in tutto il continente latinoamericano. L’assassinio di Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, e la partecipazione di alcuni sacerdoti al governo rivoluzionario sandinista in Nicaragua costituirono, inoltre, due episodi - di eclatante ferocia il primo e di enorme speranza il secondo - che diedero vita a manifestazioni di solidarietà in tutto il mondo.
Tuttavia, gli equilibri interni al Vaticano erano cambiati. Il clima mutò con l’elezione del conservatore Lopez Trujillo alla presidenza della Celam. Più in generale, Wojtyla favorì l’ascesa - anche in America Latina - dell’Opus Dei, organizzazione divenuta, nel 1982, prelatura personale, ovvero un’istituzione speciale che si sottrae all’autorità delle diocesi territoriali.
Inoltre, nel 1984 il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l'allora cardinale Joseph Ratzinger, pubblicò la «Istruzione» sulla teologia della liberazione. In questo documento affermò che la TdL doveva «essere criticata - pena rischi di gravi deviazioni ideologiche - non per singole affermazioni, ma per il punto di vista di classe che adotta a priori e che funge in essa come principio ermeneutico determinante». La Congregazione invitò l'episcopato peruviano a isolare Gutiérrez, accusato di «ammettere la concezione marxista della storia», e spinse alla condanna di Boff a un anno di silenzio per le sue tesi ecclesiologiche dichiarate «insostenibili e pericolose per la fede».
la Repubblica - martedì 4 settembre 1984
La Chiesa e la lotta di classe - di SAVERIO TUTINO
Le quattro correnti delle forze ecclesiali che operano in
Argentina, Guatemala, Salvador, Nicaragua, Cile.....
1. La Chiesa del popolo. Appoggiandosi sulle comunità di base, che sono nate in Brasile a partire dal 1956 - e che poi si sono sviluppate in Cile e soprattutto nel Centro America (Salvador, Nicaragua, Guatemala) - questa tendenza è arrivata ad abbracciare circa il 30% della Chiesa latino-americana. La Chiesa dei poveri - come è chiamata popolarmente - si rifà alla teologia della liberazione ed è appoggiata da circa il 70% dell'episcopato brasiliano e dalla metà dei vescovi di tutta l'America Latina.
Nel' apparato eletto dalla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, quasi tutti appartengono alla teologia della liberazione. Le comunità di base, dal 1956 ad oggi, sono andate politicizandosi: così ora sono poco meno di ottantamila, composti ognuna da una quindicina di persone in tutto il Brasile. Lucio Lombardo Radice fede ai fini come "i soviet prima che si rovinassero". Alla guida di questo grande movimento oltre a i Boff e Gutierrez, che oggi vengono a rispondere a Roma, ci sono il cardinale Arns Arcivescovo di San Paolo, monsignor Casaldaliga, il vescovo di Acre e Puru, monsignor Alves Moacyr, e poi monsignor Balduino, Helder Camara, Antonio Fragoso, il cardinale Loscheider e molti altri che le cronache hanno reso famosi. E il loro martire è Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato nel 1980 dagli squadroni della morte.
2. La Chiesa democratica. Questo settore rappresenta un altro 30% della Chiesa latino-americana. Seriamente impegnato nella lotta per i diritti umani, ha contribuito, alleandosi tatticamente alla Chiesa dei poveri, alla adozione delle conclusioni progressiste di Medellin e di Puebla.
È quindi particolarmente impegnato nella difesa dei diritti dell'uomo e condanna i regimi che si ispirano alla dottrina della sicurezza nazionale, pur rifiutando mutamenti radicali nella società e nella chiesa. In questa delicata posizione parecchi esponenti della tendenza democratica, come il cileno Sila Enriquez e il salvadoregno Rivera y Damas, hanno più volte rischiato la vita.
La Repubblica domenica 23/lunedì 24 settembre 1984 II parte
la prima parte in "la Repubblica del 22/9/'84
Intervista a padre Leonardo Boff.
La teologia della liberazione, i poteri del Vaticano, i vescovi, i poveri.
"Ma un giorno il papa
ci chiederà perdono..."
il futuro dei cattolici è nel Terzo Mondo"
Secondo le nostre informazioni, il Papa si serve appunto di esponenti dell'episcopato tedesco per togliere vigore alla teologia della liberazione.
"Si, questo purtroppo è vero. Ratzinger è venuto a Bogotà all'inizio di quest'anno per farci stare buoni. E non si è mostrato molto disponibile ad ascoltarci. Dopo Ratzinger che è arrivato il cardinale Huffner, su incarico del Vaticano; è intervenuto presso il cardinale Arns. Aveva portato con sé un testo articolato in dodici punti, nei quali si metteva sotto accusa in particolare la facoltà di teologia dell'Università di San Paulo, l'unica ad aver abbracciato senza riserve la teologia della liberazione"
In caso di scontro sul frontale, lei abbandonerà la Chiesa di Roma?
"Io vorrei rimanere sempre nella Chiesa. Forse verrà anche il momento in cui Roma dovrà chiederci perdono".
Questo è improbabile.
"Sapete, Roma è qualcosa di molto complesso. A Roma abbiamo anche buoni amici. Ad esempio, ho avuto una conversazione telefonica con il cardinale della Curia Pironio di nazionalità Argentina. Mi ha detto: "Va' avanti Boff, io ti sostengo: quello che fai è giusto". Pironio è stato il primo teologo della liberazione - ovviamente moderato - a essere stato nominato cardinale. Anche il cardinale Martini, arcivescovo di Milano, si è pronunciato pubblicamente in termini critici sulla Instructio".
Ma proprio Lei ha definito Roma capitale dell'ambiguità.
"Naturalmente esiste anche l'ipocrisia. E tuttavia bisogna rendersi conto che nella Chiesa e esistono diversi orientamenti. In ciò sta la grandezza di questa Chiesa, nel cui seno possono convivere un vescovo con me Helder Camara (il vescovo brasiliano Helder Camara figura tra i più eminenti rappresentanti della teologia della liberazione n.d.r.) e un conservatore di ferro quale ad esempio il cardinale Sales di Rio de Janeiro".
"Convivere"? A suo fratello, docente di teologia a Rio, è stata ritirata l'autorizzazione all'insegnamento.
"Si, ma ha ricevuto immediatamente un altro incarico a San Paolo dal cardinale Arns. E' perfino venuto a Roma per fare alcune conferenze presso un istituto pontificio. Ovviamente a Roma gli hanno spiegato che avrebbe fatto meglio a rinunciarvi per non mancare di rispetto al cardinale Sales. Intanto però il tema delle conferenze di mio fratello era già stato preannunciato nel programma".
Tutto questo però può dipendere esclusivamente dall'insicurezza che si avverte in questo momento a Roma di fronte alla forza della Chiesa brasiliana. Già ora, il 43% di tutti i cattolici del mondo vivono in America latina, e nel 2000 saranno più della metà.
"Nel 2000, due terzi dei cattolici vivranno nel Terzo Mondo, dove la teologia della liberazione è già oggi determinante. Il fatto che la maggioranza dei cattolici non si trovi più in Europa e nell'America del Nord non può non incidere sul ruolo e sull'importanza di Roma, che non sarà più preposta a orientare il pensiero e il magistero della Chiesa, o almeno non lo sarà automaticamente".
Non sarebbe questa la fine di Roma in quanto al centro della Chiesa cattolica romana?
"Roma resterebbe il centro amministrativo, ma non sarebbe più il centro vitale. L'egemonia della chiesa europea si sposterà sempre più verso la periferia, dove sorgono le grandi Chiese".
Quindi, per così dire, una moderna riforma?
"Si, e una riforma che ha un avvenire. Non si valuterà mai abbastanza la portata di quanto sta avvenendo oggi nella Chiesa"
Questo però non può non portare a grandi tensioni; e il modo in cui vengono gestite sembra dimostrare che a Roma non si interessa tanto alle questioni teologiche quanto invece a posizioni politiche di potere.
"Io non direi "politica di potere"; e d'altra parte, credo anch'io che Roma potrebbe avvertire il pluralismo una minaccia per l'unità della Chiesa. Noi però crediamo che il pluralismo sia in verità una ricchezza per la Chiesa, un rafforzamento del suo potere morale. E se Roma trova difficoltà a gestire il pluralismo, siamo ben disposti a dare un aiuto per risolvere queste difficoltà".
La Chiesa romana che esiste da quasi 2.000 anni. Perché non potrebbe poter sopravvivere senza danni anche alla teologia della liberazione?
"Per la Chiesa, l'attenzione nei confronti delle nuove, grandi Chiese alla periferia è una questione di vita o di morte. In Europa alla chiesa è palesemente in via di disfacimento. La speranza e il futuro della chiesa cattolica sono nel terzo mondo.
Firenze Piazza della Repubblica, Piazza Signoria, Piazza S.Giovanni: manifestazione dal titolo: Gaza è un genocidio - Palestina libera!
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