La Segreteria Tecnica Nazionale delle CdB italiane
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sabato 29 novembre 2008
Crocifissi
La Segreteria Tecnica Nazionale delle CdB italiane
Crocifissi
La Segreteria Tecnica Nazionale delle CdB italiane
Un falso santino
Il Vaticano: «Gramsci trovò la fede»
«Il fondatore del Pci ricevette i sacramenti cristiani sul punto di morte».
Ennesimo scoop del Corriere
Da "L'Unità":
«Gramsci morì con i sacramenti. E chiese alle suore che lo assistevano di poter baciare un'immagine del Bambino Gesù», ha affermato l'arcivescovo sardo Luigi de Magistris, penitenziere emerito della Santa Sede, in occasione della presentazione di un nuovo catalogo dei santini. Per anni si è accusato Togliatti e il Pci di voler fare di Gramsci un santino, ora lo si vuol fare entrare - sempre come santino - in un'altra squadra, neanche si trattasse di una figurina Panini. «Il mio conterraneo Gramsci - ha detto l'anziano presule - aveva nella sua stanza l'immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l'immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: "Perché non me l'avete portato?" Gli portarono allora l'immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i Sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia», ha concluso De Magistris.
Quella raccontata ieri in Vaticano è vecchia come il cucco, risalendo almeno al 1977. Già allora un gesuita, padre Della Vedova, anche in quella occasione ripreso e diffuso dal "Corrierone", cercò di perorare l'idea del Gramsci convertito in extremis. Spalleggiato da una certa signora Lina Corigliano, intervistata da Gente .
Già dieci anni prima, però, Arnaldo Nesti, un docente universitario fiorentino, aveva ricostruito con serietà la vicenda degli ultimi giorni di Gramsci, raccogliendo le testimonianze insospettabili di tre suore della Quisisana e del cappellano della casa di cura, Giuseppe Furrer. Senza inizialmente sapere bene chi fosse «il dottor Gramsci», il giovane sacerdote vi aveva riconosciuto una personalità fuori dall'ordinario e ogni pomeriggio, se le condizioni di salute del "prigioniero" lo consentivano (Gramsci riacquistò la piena libertà solo pochi giorni prima della morte, e comunque si alternavano intorno a lui squadre di poliziotti e carabinieri, che non lo perdevano mai di vista), amava trascorrere un po' di tempo conversando con lui. «Il dottor Gramsci - testimoniò ammirato il sacerdote - rivelava una conoscenza specialistica dei padri della chiesa, specialmente di sant'Agostino, conosceva bene anche san Tommaso e in particolare Rosmini».
La Storia fatta con le barzellette.
di Guido Liguori
L'articolo di Liberazione, lo puoi leggere per intero su Georgia
Falso più falso meno...
"Ribadisco, infine, che giammai accetterei di essere processato in aule addobbate con croci uncinate naziste -e questo perché ripudio ed aborro i crimini compiuti dai cristiani nazisti- e che quindi -e a maggior ragione- non accetto di essere processato da Giudici che mi impongono -o comunque accettano di impormi- la presenza del crocifisso, cioè il vessillo della più grande associazione per delinquere e della più grande banda di falsari della storia del Pianeta, la Chiesa Cattolica, che si è resa autrice, nell’arco di circa 1.800, dei più efferati crimini contro l’umanità, condividendoli di papa in papa, senza manifestare alcun moto di resipiscenza e/o di pentimento.
La storia del “crocifisso” gronda di sangue, di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di criminali genocidi dei nativi americani, di criminali confische, di disprezzo e discriminazione delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani di eguaglianza, di libertà di opinione, di libertà di pensiero, di libertà di religione e di libertà di scienza e ricerca, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili, di false natività di Gesù Cristo, di falsificazioni di donazioni costantiniane, di falsificazioni e taroccamenti di scritture sacre, di false creazioni, di false reliquie, di falsi Cristi, di falsi “figli” di Dio, di false resurrezioni, di falsi prepuzi di Gesù Cristo (ben 13!), di falsi e truffaldini “sangui di San Gennaro”, di falsi veli della Madonna, di false apparizioni della madonna, di false madonne che lacrimano sangue, di false ostie che si tramutano in fiorentine al sangue, di false case della madonna di Loreto, di falsi chiodi della croce di Gesù, di falsi legni della croce di Gesù, di false lance di Longino (Heilige Lanze) venerate dal cattolico Hitler, di false sindoni, di false veroniche, di falsi miracoli, di falsi Santi autori di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di false stigmate, di false transustanziazioni, di impostori Padri Pii santificati, di falsi paradisi, di falsi purgatori, di falsi limbi, di falsi demoni, di falsi angeli, di falsi arcangeli, di falsi cherubini, di falsi serafini, di falsi troni, di falsi indemoniati, di truffe, di costante abuso della credulità popolare a fini speculativi, di truffaldine messe gregoriane, di mercimonio di indulgenze, di truffaldine vendite di medaglie “miracolose”, di bolle di componenda, di illeciti finanziari, di accumulazione parassitaria di ricchezze ingenti e scandalose e di altre assurdità."
Giudice Luigi Tosti
Dalla memoria inviata ai tribunali, avente per Oggetto la
Richiesta di rinvio dell’udienza di discussione del ricorso R.G. N. 03482400-07, fissata per il 18.11.2008.
Il testo integrale qui.
Urbanus scripsit.
Un falso santino
Il Vaticano: «Gramsci trovò la fede»
«Il fondatore del Pci ricevette i sacramenti cristiani sul punto di morte».
Ennesimo scoop del Corriere
Da "L'Unità":
«Gramsci morì con i sacramenti. E chiese alle suore che lo assistevano di poter baciare un'immagine del Bambino Gesù», ha affermato l'arcivescovo sardo Luigi de Magistris, penitenziere emerito della Santa Sede, in occasione della presentazione di un nuovo catalogo dei santini. Per anni si è accusato Togliatti e il Pci di voler fare di Gramsci un santino, ora lo si vuol fare entrare - sempre come santino - in un'altra squadra, neanche si trattasse di una figurina Panini. «Il mio conterraneo Gramsci - ha detto l'anziano presule - aveva nella sua stanza l'immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l'immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: "Perché non me l'avete portato?" Gli portarono allora l'immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i Sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia», ha concluso De Magistris.
Quella raccontata ieri in Vaticano è vecchia come il cucco, risalendo almeno al 1977. Già allora un gesuita, padre Della Vedova, anche in quella occasione ripreso e diffuso dal "Corrierone", cercò di perorare l'idea del Gramsci convertito in extremis. Spalleggiato da una certa signora Lina Corigliano, intervistata da Gente .
Già dieci anni prima, però, Arnaldo Nesti, un docente universitario fiorentino, aveva ricostruito con serietà la vicenda degli ultimi giorni di Gramsci, raccogliendo le testimonianze insospettabili di tre suore della Quisisana e del cappellano della casa di cura, Giuseppe Furrer. Senza inizialmente sapere bene chi fosse «il dottor Gramsci», il giovane sacerdote vi aveva riconosciuto una personalità fuori dall'ordinario e ogni pomeriggio, se le condizioni di salute del "prigioniero" lo consentivano (Gramsci riacquistò la piena libertà solo pochi giorni prima della morte, e comunque si alternavano intorno a lui squadre di poliziotti e carabinieri, che non lo perdevano mai di vista), amava trascorrere un po' di tempo conversando con lui. «Il dottor Gramsci - testimoniò ammirato il sacerdote - rivelava una conoscenza specialistica dei padri della chiesa, specialmente di sant'Agostino, conosceva bene anche san Tommaso e in particolare Rosmini».
La Storia fatta con le barzellette.
di Guido Liguori
L'articolo di Liberazione, lo puoi leggere per intero su Georgia
Falso più falso meno...
"Ribadisco, infine, che giammai accetterei di essere processato in aule addobbate con croci uncinate naziste -e questo perché ripudio ed aborro i crimini compiuti dai cristiani nazisti- e che quindi -e a maggior ragione- non accetto di essere processato da Giudici che mi impongono -o comunque accettano di impormi- la presenza del crocifisso, cioè il vessillo della più grande associazione per delinquere e della più grande banda di falsari della storia del Pianeta, la Chiesa Cattolica, che si è resa autrice, nell’arco di circa 1.800, dei più efferati crimini contro l’umanità, condividendoli di papa in papa, senza manifestare alcun moto di resipiscenza e/o di pentimento.
La storia del “crocifisso” gronda di sangue, di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di criminali genocidi dei nativi americani, di criminali confische, di disprezzo e discriminazione delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani di eguaglianza, di libertà di opinione, di libertà di pensiero, di libertà di religione e di libertà di scienza e ricerca, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili, di false natività di Gesù Cristo, di falsificazioni di donazioni costantiniane, di falsificazioni e taroccamenti di scritture sacre, di false creazioni, di false reliquie, di falsi Cristi, di falsi “figli” di Dio, di false resurrezioni, di falsi prepuzi di Gesù Cristo (ben 13!), di falsi e truffaldini “sangui di San Gennaro”, di falsi veli della Madonna, di false apparizioni della madonna, di false madonne che lacrimano sangue, di false ostie che si tramutano in fiorentine al sangue, di false case della madonna di Loreto, di falsi chiodi della croce di Gesù, di falsi legni della croce di Gesù, di false lance di Longino (Heilige Lanze) venerate dal cattolico Hitler, di false sindoni, di false veroniche, di falsi miracoli, di falsi Santi autori di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di false stigmate, di false transustanziazioni, di impostori Padri Pii santificati, di falsi paradisi, di falsi purgatori, di falsi limbi, di falsi demoni, di falsi angeli, di falsi arcangeli, di falsi cherubini, di falsi serafini, di falsi troni, di falsi indemoniati, di truffe, di costante abuso della credulità popolare a fini speculativi, di truffaldine messe gregoriane, di mercimonio di indulgenze, di truffaldine vendite di medaglie “miracolose”, di bolle di componenda, di illeciti finanziari, di accumulazione parassitaria di ricchezze ingenti e scandalose e di altre assurdità."
Giudice Luigi Tosti
Dalla memoria inviata ai tribunali, avente per Oggetto la
Richiesta di rinvio dell’udienza di discussione del ricorso R.G. N. 03482400-07, fissata per il 18.11.2008.
Il testo integrale qui.
Urbanus scripsit.
venerdì 28 novembre 2008
Nè muri Nè silenzi
Roma 29 Novembre 2008
Nè muri Nè silenzi
Pace giustizia e libertà in Palestina
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 29 Novembre "Giornata di solidarietà internazionale con il popolo palestinese".
Invitiamo tutt* ad unirsi alla manifestazione nazionale di Roma insieme al Coordinamento delle
comunità palestinesi in Italia e all'UDAP (Unione Democratica Arabo Palestinese).
Il popolo palestinese dopo 60 anni di espropri, vessazioni e violenze, ha
visto negli anni della seconda Intifada ridurre progressivamente il suo
spazio di rappresentanza e prospettiva politica nei Territori Occupati, in
Israele e nel resto del mondo. Le esecuzioni mirate e gli arresti arbitrari del
governo israeliano hanno decapitato la leadership delle forze politiche
palestinesi, il resto lo ha fatto la comunità internazionale delegittimando i
principali dirigenti politici palestinesi di ogni ispirazione, cominciando da
quelli laici e pragmatici.
Intanto la frammentazione del territorio determinata dalla costruzione del
muro e dalla crescita indiscriminata delle colonie, e le sempre maggiori
difficoltà di circolazione per merci e persone all´interno dei territory occupati,
hanno messo in ginocchio l´economia palestinese.
Quello palestinese è un popolo tenace e coraggioso che ha le stesse
necessità di ogni altro popolo; necessità materiali: lavoro, istruzione, sanità
accesso ai mercati e ai beni primari e necessità ideali: bisogno di progettare
il futuro, diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti politici, diritto
all´autodeterminazione. E' un popolo che ha dimostrato più volte di sapere
accettare compromessi anche dolorosi e di saper fare scelte pragmatiche:
le reiterate offerte di tregua da parte di Hamas, l´iniziativa di pace della
Lega Araba, gli accordi della Mecca, e la riflessione sullo stato unico avviata
in larga parte della società palestinese testimoniano una volontà di
superare l'esistente. Una volontà che è stata sistematicamente ignorata dal
governo israeliano e da gran parte della comunità internazionale,
producendo nel popolo palestinese una sensazione di accerchiamento e di
impotenza i cui risultati vediamo oggi.
La popolazione civile, schiacciata tra l´occupazione militare israeliana e lo
scontro armato tra le opposte fazioni, si è trovata come sempre a pagare il
prezzo più alto, in termini di perdita di vite umane e di peggioramento delle
condizioni economiche.
L'occupazione israeliana della Palestina è scintilla che accende tutti i
conflitti in Medioriente, è lievito che da anni fa crescere lo scontro con la
civiltà arabo-musulmana, è strumento nelle mani di molti governi e poteri
dell´area che la usano per perseguire i propri fini.
La pace va cercata nella giustizia, nel diritto internazionale e nella verità,
non in una normalizzazione che mette a tacere le legittime aspirazioni di
libertà e di dignità del popolo palestinese.
L´assedio israeliano alla Striscia di Gaza, e l´irresponsabile embargo della
comunità internazionale al governo di Hamas hanno dato il colpo di grazia
ad un´economia già traballante, e impediscono a 1.500.000 di persone, di
cui il 51% bambini e adolescenti, di avere libero accesso ai servizi di base
quali sanità, educazione, rifornimenti energetici. L´assedio di Gaza
costituisce una grave violazione dei diritti umani, e ha prodotto una crisi
umanitaria denunciata più volte anche dalle Nazioni Unite.
Chiediamo agli uomini e alle donne di ogni età, ai compagn* dei partiti, dei
sindacati, delle associazioni e dei movimenti, che in questi anni sono stati
al nostro fianco nella ricerca di una pace giusta in Palestina/Israele di unirsi
a noi nella denuncia dell´assedio di Gaza.
Chiediamo che le Nazioni Unite si impegnino a far rispettare le tutte le
risoluzioni ignorate o violate dallo Stato di Israele, e continuiamo a chiedere
al Governo Italiano, e all´Unione Europea quello che chiediamo da anni:
- la fine dell´occupazione israeliana della Palestina
- uno stato palestinese sovrano con Gerusalemme Est capitale
- il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi, come previsto dalla risoluzione
Onu 184
- la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane
- lo smantellamento del regime di apartheid determinato dal Muro e dalle
colonie israeliane
- la fine dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza
- la revoca degli accordi di cooperazione militare Italia - Israele e il ritiro delle
truppe dai vari teatri di guerra.
Appuntamento alle 15 in Piazza della Repubblica (fronte chiesa S. Maria
degli Angeli) dietro lo striscione "stop all´assedio di Gaza"
*Prime adesioni*
Associazione per la Pace
Un ponte per...
Aktivamente
Gruppo di sostegno alla campagna End the Siege on Gaza
Partito della Rifondazione Comunista
Giovani Comunisti/e
Campagna Ponti non Muri di Pax Christi
Salaam Ragazzi dell'Olivo -- Comitato di Trieste
Servizio Civile Internazionale
Vento di Terra
Associazione giovani palestinesi Wael Zwuaiter
Donne in Nero
Rete Lilliput
U.S. Citizens for Peace & Justice
Action For Peace
per adesioni: assopace.nazionale@assopace.org
*Altre adesioni*
Associazioni, ong, partiti, sindacati:
Amisnet
Rete Ebrei Contro l'Occupazione
CRIC (Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione)
COMITATO " MODENA - JENIN"
Associazione Yakaar Italia-Senegal
Associazione "Altri Mondi/Sezione Palestina"
Associazione LE AVANGUARDIE -- Modena
MATIS - Associazione Volontariato riciclaggio artistico - Vibo Valentia.
INFORQUADRI -- Roma
Pace per Gerusalemme -- il Trentino e la Palestina ONLUS
Agronomi e Forestali Senza Frontiere
Giuristi Democratici
Associazione Kenda Onlus - Coperazione tra i Popoli Associazione Stelle
Cadenti
CIC - Centro Internazionale Crocevia
ACS - Associazione di Cooperazione allo Sviluppo
Singol*:
Alessandra Mecozzi - Responsabile internazionale Fiom-Cgil
Luisa Morgantini - Vice Presidente del Parlamento Europeo
Enrico Peyretti - Peacelink Torino
Claudia Bertoni
Buratti Gino
Riccardo Taglioli
Toni Germani
Nè muri Nè silenzi
Roma 29 Novembre 2008
Nè muri Nè silenzi
Pace giustizia e libertà in Palestina
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 29 Novembre "Giornata di solidarietà internazionale con il popolo palestinese".
Invitiamo tutt* ad unirsi alla manifestazione nazionale di Roma insieme al Coordinamento delle
comunità palestinesi in Italia e all'UDAP (Unione Democratica Arabo Palestinese).
Il popolo palestinese dopo 60 anni di espropri, vessazioni e violenze, ha
visto negli anni della seconda Intifada ridurre progressivamente il suo
spazio di rappresentanza e prospettiva politica nei Territori Occupati, in
Israele e nel resto del mondo. Le esecuzioni mirate e gli arresti arbitrari del
governo israeliano hanno decapitato la leadership delle forze politiche
palestinesi, il resto lo ha fatto la comunità internazionale delegittimando i
principali dirigenti politici palestinesi di ogni ispirazione, cominciando da
quelli laici e pragmatici.
Intanto la frammentazione del territorio determinata dalla costruzione del
muro e dalla crescita indiscriminata delle colonie, e le sempre maggiori
difficoltà di circolazione per merci e persone all´interno dei territory occupati,
hanno messo in ginocchio l´economia palestinese.
Quello palestinese è un popolo tenace e coraggioso che ha le stesse
necessità di ogni altro popolo; necessità materiali: lavoro, istruzione, sanità
accesso ai mercati e ai beni primari e necessità ideali: bisogno di progettare
il futuro, diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti politici, diritto
all´autodeterminazione. E' un popolo che ha dimostrato più volte di sapere
accettare compromessi anche dolorosi e di saper fare scelte pragmatiche:
le reiterate offerte di tregua da parte di Hamas, l´iniziativa di pace della
Lega Araba, gli accordi della Mecca, e la riflessione sullo stato unico avviata
in larga parte della società palestinese testimoniano una volontà di
superare l'esistente. Una volontà che è stata sistematicamente ignorata dal
governo israeliano e da gran parte della comunità internazionale,
producendo nel popolo palestinese una sensazione di accerchiamento e di
impotenza i cui risultati vediamo oggi.
La popolazione civile, schiacciata tra l´occupazione militare israeliana e lo
scontro armato tra le opposte fazioni, si è trovata come sempre a pagare il
prezzo più alto, in termini di perdita di vite umane e di peggioramento delle
condizioni economiche.
L'occupazione israeliana della Palestina è scintilla che accende tutti i
conflitti in Medioriente, è lievito che da anni fa crescere lo scontro con la
civiltà arabo-musulmana, è strumento nelle mani di molti governi e poteri
dell´area che la usano per perseguire i propri fini.
La pace va cercata nella giustizia, nel diritto internazionale e nella verità,
non in una normalizzazione che mette a tacere le legittime aspirazioni di
libertà e di dignità del popolo palestinese.
L´assedio israeliano alla Striscia di Gaza, e l´irresponsabile embargo della
comunità internazionale al governo di Hamas hanno dato il colpo di grazia
ad un´economia già traballante, e impediscono a 1.500.000 di persone, di
cui il 51% bambini e adolescenti, di avere libero accesso ai servizi di base
quali sanità, educazione, rifornimenti energetici. L´assedio di Gaza
costituisce una grave violazione dei diritti umani, e ha prodotto una crisi
umanitaria denunciata più volte anche dalle Nazioni Unite.
Chiediamo agli uomini e alle donne di ogni età, ai compagn* dei partiti, dei
sindacati, delle associazioni e dei movimenti, che in questi anni sono stati
al nostro fianco nella ricerca di una pace giusta in Palestina/Israele di unirsi
a noi nella denuncia dell´assedio di Gaza.
Chiediamo che le Nazioni Unite si impegnino a far rispettare le tutte le
risoluzioni ignorate o violate dallo Stato di Israele, e continuiamo a chiedere
al Governo Italiano, e all´Unione Europea quello che chiediamo da anni:
- la fine dell´occupazione israeliana della Palestina
- uno stato palestinese sovrano con Gerusalemme Est capitale
- il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi, come previsto dalla risoluzione
Onu 184
- la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane
- lo smantellamento del regime di apartheid determinato dal Muro e dalle
colonie israeliane
- la fine dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza
- la revoca degli accordi di cooperazione militare Italia - Israele e il ritiro delle
truppe dai vari teatri di guerra.
Appuntamento alle 15 in Piazza della Repubblica (fronte chiesa S. Maria
degli Angeli) dietro lo striscione "stop all´assedio di Gaza"
*Prime adesioni*
Associazione per la Pace
Un ponte per...
Aktivamente
Gruppo di sostegno alla campagna End the Siege on Gaza
Partito della Rifondazione Comunista
Giovani Comunisti/e
Campagna Ponti non Muri di Pax Christi
Salaam Ragazzi dell'Olivo -- Comitato di Trieste
Servizio Civile Internazionale
Vento di Terra
Associazione giovani palestinesi Wael Zwuaiter
Donne in Nero
Rete Lilliput
U.S. Citizens for Peace & Justice
Action For Peace
per adesioni: assopace.nazionale@assopace.org
*Altre adesioni*
Associazioni, ong, partiti, sindacati:
Amisnet
Rete Ebrei Contro l'Occupazione
CRIC (Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione)
COMITATO " MODENA - JENIN"
Associazione Yakaar Italia-Senegal
Associazione "Altri Mondi/Sezione Palestina"
Associazione LE AVANGUARDIE -- Modena
MATIS - Associazione Volontariato riciclaggio artistico - Vibo Valentia.
INFORQUADRI -- Roma
Pace per Gerusalemme -- il Trentino e la Palestina ONLUS
Agronomi e Forestali Senza Frontiere
Giuristi Democratici
Associazione Kenda Onlus - Coperazione tra i Popoli Associazione Stelle
Cadenti
CIC - Centro Internazionale Crocevia
ACS - Associazione di Cooperazione allo Sviluppo
Singol*:
Alessandra Mecozzi - Responsabile internazionale Fiom-Cgil
Luisa Morgantini - Vice Presidente del Parlamento Europeo
Enrico Peyretti - Peacelink Torino
Claudia Bertoni
Buratti Gino
Riccardo Taglioli
Toni Germani
Villaggi nomadi
I cittadini sottoscritti appoggiano la proposta di un percorso partecipato all'interno del Quartiere 4, nel quale insieme cittadini autoctoni, comunità rom da anni insediate nel territorio del Quartiere 4 e Istituzioni locali, elaborino nuove politiche e impegni reciproci per superare l'esistenza dei "villaggi nomadi", come anche indicato da Regione e Comunità Europea, al fine di raggiungere la piena integrazione delle famiglie nel tessuto abitativo e sociale del Quartiere (v. Integrazione, progetto di Legge Regionale69/2007, presentato da Pro.g.re.s.s, OsservAzione, CittadinanzaCompetente, Amalipe Romano in parteniarato con la Circoscrizione 4 del Comune di Firenze).
Data: Novembre 2008
Seguono le firme.
(Inviata da Urbano).
Postilla di Viadegliaceri:
La fine (definitiva?) dei campi nomadi
Dopo tredici anni chiude il campo rom di Trebbo: si apre una nuova fase per le famiglie trasferite
by Luca Manni
Lo scorso 30 settembre rappresenta una data importante nella storia dell’integrazione sociale a Bologna: la chiusura del campo profughi di Trebbo di Reno, l’ultimo rimasto nel nostro territorio, che segue quelle di Villa Salus, del Piratino e di Pianazza, conclude la prima fase di un progetto per l’inserimento sociale delle famiglie.
In realtà questo epilogo positivo giunge dopo una lunga e travagliata storia...
Un’emergenza durata tredici anni: il parere dell’assessore Monica Sabattini.
Il campo di Trebbo di Reno risale al 1995 e fu costruito per accogliere i profughi della guerra del Kosovo per un periodo di nove mesi che, secondo Monica Sabattini, assessore alle Politiche sociali e all’Immigrazione del Comune di Castel Maggiore, sono diventati tredici anni a causa della cattiva gestione da parte del Comune di Bologna.
«Nei primi anni – racconta l’assessore – scoppiò uno scandalo sulla cooperativa che gestiva la portineria, che si è intascata un sacco di soldi. Durante l’amministrazione Vitali, la politica del Comune di Bologna è stata assistenzialista e punitiva, cioè contraddittoria, poi, quando è salito Guazzaloca, Bologna è sparita, lasciando in carico al nostro distretto sanitario l’assistenza medica degli abitanti del campo, benché la competenza spettasse a Bologna. Solo con l’ultima amministrazione siamo riusciti a ristabilire un dialogo, grazie anche alla vicesindaco di Bologna, Adriana Scaramuzzino, che si è circondata di nuove figure professionali che stanno operando nella direzione giusta».
La chiusura dei campi a Bologna è in linea con le sollecitazioni che arrivano sia dalla Regione che dall’Europa: evitare la politica dei campi serve anche ad abbattere lo stereotipo per il quale i rom sono nomadi e non hanno bisogno della casa. Infatti le condizioni culturali di quei popoli, serbi e kosovari albanesi, sono molto cambiate negli ultimi cinquant’anni e, prima che scoppiasse il conflitto bellico, nel loro paese quelle persone vivevano in case e lavoravano. «Questo – sottolinea la Sabattini – grazie al notevole sistema di integrazione prodotto dal substrato politico-culturale dell’allora Governo jugoslavo e dal retaggio titino».
Il patto tra i due comuni
In virtù dei ritrovati buoni rapporti tra Bologna e Castel Maggiore, nell’aprile di quest’anno i due comuni hanno stipulato un patto che prevedeva per Bologna l’impegno di chiudere il campo entro settembre, occupandosi dell’inserimento sociale, lavorativo e abitativo delle persone, mentre Castel Maggiore si sarebbe fatta carico della continuità scolastica dei minori.
«Abbiamo partecipato attivamente con il Comune di Bologna – aggiunge l’assessore – agli incontri in Prefettura per la regolarizzazione delle persone sprovviste di titolo di soggiorno e abbiamo continuato a fare le cose di sempre, dando sostegno alle famiglie con minori e lavorando sulla scuola».
La nuova sistemazione delle famiglie
La maggioranza delle persone provenienti dal campo di Trebbo è stata sistemata in alloggi privati dal Comune di Bologna attraverso l’intercessione della cooperativa Il Mosaico, che ha reperito i contatti dei proprietari sul mercato immobiliare. Castel Maggiore si è invece occupata dell’inserimento delle famiglie rom negli alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica).
In risposta alle polemiche dell’opposizione politica, che lamenta i privilegi concessi ai profughi, Monica Sabattino afferma: «Queste famiglie, come altre italiane, erano in graduatoria Erp da due anni, per cui non c’è stato nessun superamento, è semplicemente l’attribuzione di un diritto».
Secondo Chris Tomesani, tecnico responsabile dell’Ufficio Sviluppo e Integrazione culturale, la cifra di 200 mila euro stanziata dal Comune di Bologna e finanziata dalla Fondazione Carisbo per l’intera operazione, è inferiore a quella necessaria per la gestione di un solo campo nomade. Per i primi quattro anni degli otto previsti dal contratto d’affitto, il Comune contribuirà per il 50% al pagamento di ciascun canone, dopodiché si spera che le famiglie abbiano raggiunto l’autonomia economica necessaria per cavarsela da sole.
La scelta di sostenere queste persone è dovuta anche all’evidente difficoltà in cui versano gli ex abitanti del campo: ancora la Sabattini afferma infatti che lasciare un campo dopo tredici anni è come per un pulcino uscire dal guscio. «Dobbiamo capire e rispettare le diverse tendenze culturali ma anche avviare a una convivenza rispettosa della nostra comunità: i bambini devono andare a scuola, gli adulti devono avere un’attività ed essere autosufficienti, l’integrazione va fatta con un patto reciproco». Un ostacolo ancora forte è la ritrosia nei confronti delle donne, che spesso sono vittime di violenza familiare e il cui lavoro viene visto come segnale di un’emancipazione non gradita.
«Ma questi peccati culturali – conclude l’assessore – si superano probabilmente con le generazioni».
L’immagine: il “cancello” del campo di Trebbo di Reno.
Luca Manni
(LM MAGAZINE n. 6, 21 novembre 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 35, novembre 2008)
Villaggi nomadi
I cittadini sottoscritti appoggiano la proposta di un percorso partecipato all'interno del Quartiere 4, nel quale insieme cittadini autoctoni, comunità rom da anni insediate nel territorio del Quartiere 4 e Istituzioni locali, elaborino nuove politiche e impegni reciproci per superare l'esistenza dei "villaggi nomadi", come anche indicato da Regione e Comunità Europea, al fine di raggiungere la piena integrazione delle famiglie nel tessuto abitativo e sociale del Quartiere (v. Integrazione, progetto di Legge Regionale69/2007, presentato da Pro.g.re.s.s, OsservAzione, CittadinanzaCompetente, Amalipe Romano in parteniarato con la Circoscrizione 4 del Comune di Firenze).
Data: Novembre 2008
Seguono le firme.
(Inviata da Urbano).
Postilla di Viadegliaceri:
La fine (definitiva?) dei campi nomadi
Dopo tredici anni chiude il campo rom di Trebbo: si apre una nuova fase per le famiglie trasferite
by Luca Manni
Lo scorso 30 settembre rappresenta una data importante nella storia dell’integrazione sociale a Bologna: la chiusura del campo profughi di Trebbo di Reno, l’ultimo rimasto nel nostro territorio, che segue quelle di Villa Salus, del Piratino e di Pianazza, conclude la prima fase di un progetto per l’inserimento sociale delle famiglie.
In realtà questo epilogo positivo giunge dopo una lunga e travagliata storia...
Un’emergenza durata tredici anni: il parere dell’assessore Monica Sabattini.
Il campo di Trebbo di Reno risale al 1995 e fu costruito per accogliere i profughi della guerra del Kosovo per un periodo di nove mesi che, secondo Monica Sabattini, assessore alle Politiche sociali e all’Immigrazione del Comune di Castel Maggiore, sono diventati tredici anni a causa della cattiva gestione da parte del Comune di Bologna.
«Nei primi anni – racconta l’assessore – scoppiò uno scandalo sulla cooperativa che gestiva la portineria, che si è intascata un sacco di soldi. Durante l’amministrazione Vitali, la politica del Comune di Bologna è stata assistenzialista e punitiva, cioè contraddittoria, poi, quando è salito Guazzaloca, Bologna è sparita, lasciando in carico al nostro distretto sanitario l’assistenza medica degli abitanti del campo, benché la competenza spettasse a Bologna. Solo con l’ultima amministrazione siamo riusciti a ristabilire un dialogo, grazie anche alla vicesindaco di Bologna, Adriana Scaramuzzino, che si è circondata di nuove figure professionali che stanno operando nella direzione giusta».
La chiusura dei campi a Bologna è in linea con le sollecitazioni che arrivano sia dalla Regione che dall’Europa: evitare la politica dei campi serve anche ad abbattere lo stereotipo per il quale i rom sono nomadi e non hanno bisogno della casa. Infatti le condizioni culturali di quei popoli, serbi e kosovari albanesi, sono molto cambiate negli ultimi cinquant’anni e, prima che scoppiasse il conflitto bellico, nel loro paese quelle persone vivevano in case e lavoravano. «Questo – sottolinea la Sabattini – grazie al notevole sistema di integrazione prodotto dal substrato politico-culturale dell’allora Governo jugoslavo e dal retaggio titino».
Il patto tra i due comuni
In virtù dei ritrovati buoni rapporti tra Bologna e Castel Maggiore, nell’aprile di quest’anno i due comuni hanno stipulato un patto che prevedeva per Bologna l’impegno di chiudere il campo entro settembre, occupandosi dell’inserimento sociale, lavorativo e abitativo delle persone, mentre Castel Maggiore si sarebbe fatta carico della continuità scolastica dei minori.
«Abbiamo partecipato attivamente con il Comune di Bologna – aggiunge l’assessore – agli incontri in Prefettura per la regolarizzazione delle persone sprovviste di titolo di soggiorno e abbiamo continuato a fare le cose di sempre, dando sostegno alle famiglie con minori e lavorando sulla scuola».
La nuova sistemazione delle famiglie
La maggioranza delle persone provenienti dal campo di Trebbo è stata sistemata in alloggi privati dal Comune di Bologna attraverso l’intercessione della cooperativa Il Mosaico, che ha reperito i contatti dei proprietari sul mercato immobiliare. Castel Maggiore si è invece occupata dell’inserimento delle famiglie rom negli alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica).
In risposta alle polemiche dell’opposizione politica, che lamenta i privilegi concessi ai profughi, Monica Sabattino afferma: «Queste famiglie, come altre italiane, erano in graduatoria Erp da due anni, per cui non c’è stato nessun superamento, è semplicemente l’attribuzione di un diritto».
Secondo Chris Tomesani, tecnico responsabile dell’Ufficio Sviluppo e Integrazione culturale, la cifra di 200 mila euro stanziata dal Comune di Bologna e finanziata dalla Fondazione Carisbo per l’intera operazione, è inferiore a quella necessaria per la gestione di un solo campo nomade. Per i primi quattro anni degli otto previsti dal contratto d’affitto, il Comune contribuirà per il 50% al pagamento di ciascun canone, dopodiché si spera che le famiglie abbiano raggiunto l’autonomia economica necessaria per cavarsela da sole.
La scelta di sostenere queste persone è dovuta anche all’evidente difficoltà in cui versano gli ex abitanti del campo: ancora la Sabattini afferma infatti che lasciare un campo dopo tredici anni è come per un pulcino uscire dal guscio. «Dobbiamo capire e rispettare le diverse tendenze culturali ma anche avviare a una convivenza rispettosa della nostra comunità: i bambini devono andare a scuola, gli adulti devono avere un’attività ed essere autosufficienti, l’integrazione va fatta con un patto reciproco». Un ostacolo ancora forte è la ritrosia nei confronti delle donne, che spesso sono vittime di violenza familiare e il cui lavoro viene visto come segnale di un’emancipazione non gradita.
«Ma questi peccati culturali – conclude l’assessore – si superano probabilmente con le generazioni».
L’immagine: il “cancello” del campo di Trebbo di Reno.
Luca Manni
(LM MAGAZINE n. 6, 21 novembre 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 35, novembre 2008)
martedì 25 novembre 2008
Testamento biologico
Carissime/i,
qualche anno fa, mi informai sulla possibilità del testamento biologico e trovai utili riferimenti presso La Consulta di Bioetica, fondata nel 1989 dal neurologo Renato Boeri.
La Consulta è un'associazione di cittadini di diversa formazione (filosofi, operatori sanitari, giuristi) e di differente orientamento, impegnata a promuovere lo sviluppo del dibattito laico e razionale sui problemi etici nel campo della medicina e delle scienze biologiche, in un'ottica pluralistica di rispetto delle diverse concezioni di valore.
Consulta di Bioetica - via Cosimo del Fante 13 - 20123 Milano - tel./fax: (39) 02 58300423, www.consultadibioetica.org
La Consulta metteva a disposizione di tutti una Biocard cioè una dichiarazione con la quale dare disposizioni ai futuri curanti, qualora non fossimo piu' in grado di partecipare attivamente. Ovviamente la Biocard non ha valore legale, ma contiene informazioni preziose per i medici , nelle situazioni estreme.
Data attualità dell'argomento, ho ripreso in mano i riferimenti e ho contattato la Consulta che mi ha confermato l'esistenza della Biocard, scaricabile anche dal sito, dalla home page (è chiamata "Carta di autodeterminazione").
Per vs. comodità allego tale carta.
Cari saluti
Claudio Giambelli
Testamento biologico
Carissime/i,
qualche anno fa, mi informai sulla possibilità del testamento biologico e trovai utili riferimenti presso La Consulta di Bioetica, fondata nel 1989 dal neurologo Renato Boeri.
La Consulta è un'associazione di cittadini di diversa formazione (filosofi, operatori sanitari, giuristi) e di differente orientamento, impegnata a promuovere lo sviluppo del dibattito laico e razionale sui problemi etici nel campo della medicina e delle scienze biologiche, in un'ottica pluralistica di rispetto delle diverse concezioni di valore.
Consulta di Bioetica - via Cosimo del Fante 13 - 20123 Milano - tel./fax: (39) 02 58300423, www.consultadibioetica.org
La Consulta metteva a disposizione di tutti una Biocard cioè una dichiarazione con la quale dare disposizioni ai futuri curanti, qualora non fossimo piu' in grado di partecipare attivamente. Ovviamente la Biocard non ha valore legale, ma contiene informazioni preziose per i medici , nelle situazioni estreme.
Data attualità dell'argomento, ho ripreso in mano i riferimenti e ho contattato la Consulta che mi ha confermato l'esistenza della Biocard, scaricabile anche dal sito, dalla home page (è chiamata "Carta di autodeterminazione").
Per vs. comodità allego tale carta.
Cari saluti
Claudio Giambelli
venerdì 21 novembre 2008
Cooperativa sociale Samarcanda
Carissime/i,
vi comunichiamo che domani, sabato 22 novembre, alle ore 10, nella sala consiliare del Q4 a villa Vogel, la nostra esperienza del laboratorio Kimeta verrà presentata con un video e testimonianze nell'ambito della illustrazione del bilancio sociale 2007 della Cooperativa sociale Samarcanda di cui Kimeta fa parte.
Chi vorrà partecipare ci farà molto piacere.
Le donne del laboratorio Kimeta
Cooperativa sociale Samarcanda
Carissime/i,
vi comunichiamo che domani, sabato 22 novembre, alle ore 10, nella sala consiliare del Q4 a villa Vogel, la nostra esperienza del laboratorio Kimeta verrà presentata con un video e testimonianze nell'ambito della illustrazione del bilancio sociale 2007 della Cooperativa sociale Samarcanda di cui Kimeta fa parte.
Chi vorrà partecipare ci farà molto piacere.
Le donne del laboratorio Kimeta
giovedì 20 novembre 2008
Una scuola di laboratori
"Una scuola di laboratori" è il titolo di una pubblicazione che racconta in modo avvincente una esperienza didattica: "L'esperienza del tempo flessibile e altro ancora nella Scuola Media di Lastra a Signa". E' una testimonianza di "scuola/tenda" la scuola cioè che si modella sui bisogni di ragazze e ragazzi diversi, respira col loro respiro, cresce perché studenti e insegnanti crescono insieme, libera la creatività e la curiosità, aiuta gli insegnanti ad essere una comunità educante che condivide il sapere più che imporlo, educa a porre domande più che insegnare risposte, la scuola di tutti per tutti, aperta al respiro del territorio e del mondo. E' un contributo forte e positivo al movimento di studenti, insegnanti, genitori che lotta per la difesa e lo sviluppo della scuola di tutti per tutti.
Il libro "Una scuola di laboratori", fresco di stampa, sarà presentato nell'incontro della Comunità dell'Isolotto, alle "baracche" in via degli Aceri 1 Firenze, domenica prossima 23 novembre alle ore 10,30. Sarà presente Gisella Filippi che lo ha scritto insieme ad altre/i.
La Comunità dell'Isolotto - Firenze
Una scuola di laboratori
"Una scuola di laboratori" è il titolo di una pubblicazione che racconta in modo avvincente una esperienza didattica: "L'esperienza del tempo flessibile e altro ancora nella Scuola Media di Lastra a Signa". E' una testimonianza di "scuola/tenda" la scuola cioè che si modella sui bisogni di ragazze e ragazzi diversi, respira col loro respiro, cresce perché studenti e insegnanti crescono insieme, libera la creatività e la curiosità, aiuta gli insegnanti ad essere una comunità educante che condivide il sapere più che imporlo, educa a porre domande più che insegnare risposte, la scuola di tutti per tutti, aperta al respiro del territorio e del mondo. E' un contributo forte e positivo al movimento di studenti, insegnanti, genitori che lotta per la difesa e lo sviluppo della scuola di tutti per tutti.
Il libro "Una scuola di laboratori", fresco di stampa, sarà presentato nell'incontro della Comunità dell'Isolotto, alle "baracche" in via degli Aceri 1 Firenze, domenica prossima 23 novembre alle ore 10,30. Sarà presente Gisella Filippi che lo ha scritto insieme ad altre/i.
La Comunità dell'Isolotto - Firenze
martedì 18 novembre 2008
Comunità e mondo
Comunità e mondo
lunedì 17 novembre 2008
Il processo economico capitalistico
Il processo economico capitalistico
CRISTIANESIMO RIBELLE
FOLLONICA, venerdì 21 novembre 2008, ore 17
Municipio, sala consiliare (largo Cavallotti)
il giardino della memoria:
1878-2008 centotrenta anni dall'assassinio di David Lazzaretti, il profeta dell'Amiata
1968-2008 i primi quarantanni della Comunità dell'Isolotto di Firenze
presentazione del libro:
IL CRISTIANESIMO RIBELLE (manifestolibri, 2008)
partecipano:
Enzo MAZZI, l'Autore
Enzo GRECO, parroco cattolico San Leopoldo, Follonica
Elizabeth GREEN, teologa e pastora battista, Grosseto
Iolanda RASPOLLINI, insegnante
organizza:
Associazione LIBRANDO (contatti: 3394695161)
CRISTIANESTIMO RIBELLE
di Iolanda Raspollini
Gli organi di informazione italiani raramente danno conto di quei movimenti ecclesiali che esprimono, nei confronti della chiesa cattolica istituzionale, quello che Padre Balducci definiva "Dissenso creativo".
Si dirà che la tv e i giornali si occupano ovviamente dei movimenti che contano in quanto seguiti da numerosi adepti e soprattutto ligi al potere delle gerarchie ecclesiastiche; non fanno notizia, invece, quei gruppi di cristiani che operano ai margini della cattolicità. Non molti conoscono, ad esempio, il movimento internazionale "Noi Siamo Chiesa" che rivendica il rinnovamento della chiesa cattolica definita "Popolo di Dio" dal Concilio Vaticano II° nella costituzione dogmatica Lumen Gentium. dove i padri conciliari pongono questo tema al primo posto rispetto alla costituzione gerarchica dei Vescovi, determinando così, quella che il padre Dominique Chenu definisce: "Rivoluzione copernicana della Chiesa".Quanto sono note inoltre, le Comunità di base costituitesi sul modello della comunità dell'Isolotto sorta quarant'anni fa? Eppure questi gruppi di credenti sono sparsi un po' in tutto il mondo e, anche in Italia, benché ridotti di numero rispetto agli anni '70, organizzano affollati convegni in cui si parla dei più autentici valori cristiani in tempi nei quali si è più devoti a Mammona che al Dio di Gesù.
Fin dalla sua nascita il Cristianesimo ha conosciuto una dialettica costante tra idee e comportamenti definiti ortodossi e idee e comportamenti bollati come eretici.
Schiere di martiri, affrontando roghi e persecuzioni, hanno portato fino a noi lo spirito e i valori delle prime comunità. Un esempio degno di essere ricordato è quello di Davide Lazzaretti, il "Cristo dell'Amiata", portatore di ardite idee di rinnovamento ecclesiale, giustiziato dal braccio secolare nell'agosto del 1878 su richiesta dell'autorità ecclesiastica dell'epoca.
Ecco dunque la presentazione del libro di Enzo Mazzi, figura di spicco del caso Isolotto, intitolato "Il cristianesimo ribelle". Tale presentazione è organizzata da un gruppo di giovani che definiscono la loro associazione LIBRANDO "apartitica, antirazzista, ecologista, contraria alle discriminazioni di genere, internazionalista". Parteciperanno alla discussione persone variamente interessate al tema: appuntamento venerdì 21 novembre, alle 17 presso la sala consiliare, a Follonica.
CRISTIANESIMO RIBELLE
FOLLONICA, venerdì 21 novembre 2008, ore 17
Municipio, sala consiliare (largo Cavallotti)
il giardino della memoria:
1878-2008 centotrenta anni dall'assassinio di David Lazzaretti, il profeta dell'Amiata
1968-2008 i primi quarantanni della Comunità dell'Isolotto di Firenze
presentazione del libro:
IL CRISTIANESIMO RIBELLE (manifestolibri, 2008)
partecipano:
Enzo MAZZI, l'Autore
Enzo GRECO, parroco cattolico San Leopoldo, Follonica
Elizabeth GREEN, teologa e pastora battista, Grosseto
Iolanda RASPOLLINI, insegnante
organizza:
Associazione LIBRANDO (contatti: 3394695161)
CRISTIANESTIMO RIBELLE
di Iolanda Raspollini
Gli organi di informazione italiani raramente danno conto di quei movimenti ecclesiali che esprimono, nei confronti della chiesa cattolica istituzionale, quello che Padre Balducci definiva "Dissenso creativo".
Si dirà che la tv e i giornali si occupano ovviamente dei movimenti che contano in quanto seguiti da numerosi adepti e soprattutto ligi al potere delle gerarchie ecclesiastiche; non fanno notizia, invece, quei gruppi di cristiani che operano ai margini della cattolicità. Non molti conoscono, ad esempio, il movimento internazionale "Noi Siamo Chiesa" che rivendica il rinnovamento della chiesa cattolica definita "Popolo di Dio" dal Concilio Vaticano II° nella costituzione dogmatica Lumen Gentium. dove i padri conciliari pongono questo tema al primo posto rispetto alla costituzione gerarchica dei Vescovi, determinando così, quella che il padre Dominique Chenu definisce: "Rivoluzione copernicana della Chiesa".Quanto sono note inoltre, le Comunità di base costituitesi sul modello della comunità dell'Isolotto sorta quarant'anni fa? Eppure questi gruppi di credenti sono sparsi un po' in tutto il mondo e, anche in Italia, benché ridotti di numero rispetto agli anni '70, organizzano affollati convegni in cui si parla dei più autentici valori cristiani in tempi nei quali si è più devoti a Mammona che al Dio di Gesù.
Fin dalla sua nascita il Cristianesimo ha conosciuto una dialettica costante tra idee e comportamenti definiti ortodossi e idee e comportamenti bollati come eretici.
Schiere di martiri, affrontando roghi e persecuzioni, hanno portato fino a noi lo spirito e i valori delle prime comunità. Un esempio degno di essere ricordato è quello di Davide Lazzaretti, il "Cristo dell'Amiata", portatore di ardite idee di rinnovamento ecclesiale, giustiziato dal braccio secolare nell'agosto del 1878 su richiesta dell'autorità ecclesiastica dell'epoca.
Ecco dunque la presentazione del libro di Enzo Mazzi, figura di spicco del caso Isolotto, intitolato "Il cristianesimo ribelle". Tale presentazione è organizzata da un gruppo di giovani che definiscono la loro associazione LIBRANDO "apartitica, antirazzista, ecologista, contraria alle discriminazioni di genere, internazionalista". Parteciperanno alla discussione persone variamente interessate al tema: appuntamento venerdì 21 novembre, alle 17 presso la sala consiliare, a Follonica.