Translate

sabato 29 novembre 2008

Crocifissi

COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE

Segreteria Tecnica Nazionale

CdB Nord-Milano

3397952637

segrcdb@alice.it


 

Comunicato stampa

 

 Se una persona, un qualsiasi “povero cristo”, chiede giustizia di fronte a quella che lui sente come una prevaricazione religiosa e confessionale, di fronte cioè all’esibizione del crocifisso negli edifici pubblici, gli organismi dello Stato non possono mettere su un piatto della bilancia la solitudine di quel povero cristo e sull’altro piatto il peso della “stragrande maggioranza” accomunata da una appartenenza religiosa. Devono decidere in base ad altri criteri, quelli del diritto uguale per tutti e quello dell’interesse pubblico. Questa è laicità.

E’ ciò che ha fatto il giudice spagnolo del tribunale di Valladolid Alejandro Valentin ordinando a una scuola pubblica della città settentrionale di rimuovere i crocifissi affissi alle pareti, malgrado la posizione contraria del consiglio scolastico.

   Sono tanti e qualificati i cattolici critici verso l’ostensione pubblica della croce. E non da oggi. Facciamo qualche esempio.

 Don Milani, ora in odore di santità, aveva tolto il crocifisso dalla scuola di Barbiana.

Il cattolico senatore Mario Gozzini, promotore della legge che umanizza la carcerazione, nel 1988 scrisse sull’Unità due forti articoli di critica verso i difensori dell’ostensione pubblica della croce.

E oggi sono tante le esperienze di fede cristiana aperte al globalismo dei diritti e alla pace: le comunità di base, tante oscure parrocchie e associazioni cattoliche e confessioni protestanti che condividono la scelta del giudice spagnolo .

  Il problema è che il sistema dei media non ne dà notizia, anche se non è mai troppo tardi.

La Segreteria Tecnica Nazionale delle CdB italiane       

Milano, 28.11.08




Articolo di Enzo Mazzi


Don Lorenzo Milani, Mario Gozzini e il crocefisso   

 

A proposito del simbolo cattolico e dell’insegnamento confessionale nella scuola, don Milani espone con lucidità il suo pensiero in una lunga lettera indirizzata al giornalista Giorgio Pecorini:

Chi mi ha conosciuto cattolico in anni di così profonda convivenza intellettuale e morale qual è la scuola – scrive – se mi vede eliminare il crocifisso non mi darà mai di eretico ma si porrà piuttosto la domanda affettuosa del come questo atto debba essere cattolicissimamente interpretato cattolico, dato che da cattolico è posto.

Posizione analoga a queste assume anche Mario Gozzini; ma in veste diversa da quella di Don Milani. Docente di storia e senatore, ha ovviamente l’opportunità di far sentire la sua voce ad un pubblico più vasto, anche attraverso la rubrica “Senza steccati” che cura su l’Unità, e di intervenire direttamente nel dibattito intorno alla vicenda della professoressa Migliano di Cuneo.

Già prima aveva scritto nel dicembre 1986 a la Repubblica, a proposito del crocifisso nei tribunali. E quasi sempre i suoi commenti sul quotidiano riguardano argomenti strettamente connessi alla religione e al rapporto fra Chiesa e Stato. Per esempio, il 22 ottobre 1987 l’articolo, dedicato alle difficoltà di non avvalersi dell’insegnamento cattolico e alla consuetudine di far recitare le preghiere in classe, si apre con il noto auspicio di Paolo VI: “Nessuno sia costretto, nessuno sia impedito”. Constatato che ci sono genitori non credenti “costretti”, per varie ragioni facilmente intuibili, a dire di sì all’insegnamento cattolico, osserva: Fosse anche uno solo, lo Stato, ma anche la Chiesa, che vuol promuovere i diritti umani, hanno il dovere di preoccuparsene, e molto. […] È ipocrita, non veritiera, la tesi che la scelta del 90% [di avvalentisi] sia avvenuta, per tutti, liberamente e convintamene […] Le polemiche non sono soltanto il frutto di un rigurgito anticlericale ottocentesco […] ma trovano motivazione legittima in uno stato di cose oggettivamente oppressivo di una minoranza […]


 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento