Nairobi Forum Sociale Mondiale 2007
Giorno 6 – Giovedì 25 gennaio 2007
raccontato da Gregorio Malavolti
“La grande maratona ed i primi bilanci”
Stamani si è tenuta la grande maratona di 14 Km per gli slums. E’ stata un’esperienza incredibile, emozionante, estremamente “forte”.
La mattina – l’appuntamento era dalle 7 alle 9 e siamo arrivati alle 7.30 - abbiamo fatto un’enorme coda dentro il cortile della Parrocchia di St. John’s per ritirare le magliette della maratona. I biglietti per partecipare alla maratona costavano il prezzo simbolico di 10 Scellini, circa 12 centesimi di Euro e davano diritto a partecipare alla maratona ed a ricevere una maglietta celebrativa che era stata stampata da una cooperativa di donne di Korogocho, immagino a spese della Parrocchia, di Libera e della UISP che promuovevano l’evento. In coda c’erano 15 mila persone che premevano per arrivare alla porticina che dava accesso alla distribuzione delle magliette e un robusto servizio d’ordine cercava di impedire che avvenissero incidenti, ovvero che la pressione delle persone finisse per schiacciare qualcuno sui cancelli. Ci siamo messi diligentemente in coda, facendo molta attenzione a custodire con cura, mettendoci la mano sopra, le poche cose di valore che avevamo deciso di portarci: chi il portafogli, chi la macchina fotografica, chi il telefono. Intorno a noi tantissimi ragazzi e bambini, incuriositi da noi ed anche dal nostro aspetto fisico. Molti ci toccavano i peli delle braccia, che erano per loro una novità; ad un ragazzo ne hanno anche strappato un ciuffetto, ridendo, per vedere meglio come fossero fatti. Quasi tutti ci sorridevano, stabilendo così un contatto con noi. Dopo un’oretta e mezzo eravamo quasi arrivati alla porticina e lì è stato il momento più duro, in cui subivano la pressione di tutta la massa di persone dietro di noi. Una ragazza ha avuto un attacco di panico ma il servizio d’ordine è stato bravissimo e tutti sono passati indenni. La porticina dava sullo spazio scuola della parrocchia, che aveva alle pareti esterne delle varie aule che davano sul giardino dei disegni “formativi” con la geografia dell’Africa e del Africa dell’Est, il corpo umano, lo sviluppo del bambino, i fiori spazio aule aveva come vista proprio la grande discarica. Verso le 10, a magliette distribuite, è stato data il via alla maratona e siamo partiti, ovviamente camminando e non correndo! Eravamo contenti, cercavamo di stare in gruppo. Ai nostri lati gli abitanti ci salutavano, ci incitavano dicendo che eravamo solo 70esimi ed eravamo ancora in gara! Usciti dalla parte di Korogocho che conoscevamo ci siamo trovati in mezzo ad un incrocio dove c’era un affollamento di persone. Alcuni procedevano a dritto, altri a sinistra. Abbiamo preso in mano la mappa ma non riuscivamo a capire dove dover andare. Abbiamo provato ad attraversare l’incrocio ma la calca si faceva impenetrabile, mentre da dietro continuavano ad arrivare altri maratoneti che poi si accalcavano anche loro in attesa. Si è sparsa la voce che nel mezzo dell’incrocio un ragazzo fosse stato investito e che fosse questo li motivo per cui tutti si erano fermati a guardare. Alla fine abbiamo deciso di andare a sinistra e di percorrere così i lati di una strada dove gli automezzi erano assolutamente fermi, bloccati nel traffico e nel caos.
In tarda serata abbiamo saputo che due ragazzi stavano cercando di fare dei furti, che erano stati inseguiti e “sparati”. Erano così rimasti uccisi sul selciato in mezzo all’incrocio…. Ed i passanti si erano accalcati a vedere.
Abbiamo attraversato altre baraccopoli, altri incroci che ospitavano mercati fissi e bancherelle improvvisate (con i prodotti sopra una stoffa sistemata per terra), con noi che ci riparavamo la bocca dall’inquinamento e dagli odori fortissimi. Camminando a piedi si ha una percezione piena della realtà che ci circonda. Ci si sente per un attimo uno di loro che vive in questa baraccopoli (anche se materialmente non lo saremo mai, neanche facendo la scelta che ha fatto una nostra amica di venire a vivere qui…..), si sente sotto i piedi la consistenza diversa tra la terra scoscesa ed attraversata dalla fogna a cielo aperto, la sabbia, lo strato di rifiuti, ma soprattutto si è completamente pervasi dagli odori fortissimi della baraccopoli che tra loro si mescolano, si sovrappongono senza mai annullarsi: in un momento prevale il puzzo di fogna e di discarica che ti prende alla gola, un attimo dopo senti odore di fritto e dopo ancora una frazione di secondo un odore di escrementi e poi ancora di steppa bruciata. E tante tante persone, che non prendevano parte alla maratona, che si muovevano a piedi.
Ad intervalli regolari, ogni 4 chilometri circa, attraversavamo un punto di ristoro in cui venivano distribuite (solo a chi aveva la maglietta della maratona……) delle minibottigliette di acqua sigillata e ci veniva timbrata la maglietta (o il braccio) a testimonianza del passaggio intermedio.
La cosa impressionante è che le baraccopoli si susseguivano senza soluzione di continuità. In alcuni punti costeggiavamo palazzi in muratura, il giardino di una scuola con i bambini in divisa gialla e verde, ma vedevamo che il selciato era ancora più scosceso, per terra c’era ancora più sporco e c’erano ancora più mosche intorno alla frutta esposta. Proseguendo ed avvicinandoci al centro le case in muratura diventavano palazzi, la densità di persone aumentava, ma anche la sporcizia. Abbiamo attraversato una strada che appariva sempre più bagnata anche se non pioveva da giorni. Abbiamo capito che al centro strada scorreva la fogna a cielo aperto del quartiere. Le auto procedevano lente, per attraversare la strada da sinistra a destra era necessario passare su alcune assi sistemate sopra la “mota” nerastra. Poco dopo abbiamo visto sulla destra una discarica a cielo aperto dove molte persone erano intente a recuperare con le mani quello che potevano, per portarlo poi a vendere dall’altro lato della strada in cui si teneva anche una sorta di mercato di frutta e verdura. Ovviamente l’odore era fortissimo…. In quello stesso spettacolo che contrastava con il cielo limpidissimo abbiamo visto quello che ci è apparso un vecchio aereo militare della Kenya Air Force atterrare poco sopra le nostre teste nel campo davanti alla discarica…..
Anche per effetto del sole cocente abbiamo avuto una defaillance e quando ci hanno detto che mancavano ancora 4 Km abbiamo temuto di non farcela.
L’ingresso ad Uhuru Park ed al centro di Nairobi era surreale: il parco pulitissimo, i grattacieli…. Solo la presenza delle tante guardie armate tradiva il fatto che eravamo in Kenya e non in Europa. Al parco si teneva già la manifestazione di chiusura del Forum e siamo andati così alla ricerca di cibo e di acqua..
Ci vorrà davvero molto tempo per elaborare questo Forum, per apprezzarne il lascito, ma soprattutto per elaborare la straordinaria esperienza che è stata l’Africa, la povertà estrema, le condizioni di vita della maggioranza degli abitanti di Nairobi.
La riunione della Delegazione italiana, che si è tenuta alle 19 sempre all’Hotel Hilton, è iniziata con un duro scontro tra Flavio Lotti e Marco Bersani (che mi sono perso), a riprova della necessità di far nascere un vero coordinamento Italiano in cui tutti riescano a riconoscersi.
Così è stata Raffaella Bolini a porre sul tappeto la proposta di utilizzare la riunione per discutere 1) delle linee di valutazione del Forum per socializzarne i primi risultati 2) del futuro del processo del Forum Sociale Mondiale per capire quali aggiustamenti da fare 3) della necessità di una sede italiana concordata per socializzare e far proseguire il processo del Forum e per discutere cosa fare in Italia nel 2008 per la giornata internazionale prevista. Grazie anche alla positiva decisione di limitare gli interventi a 10 minuti, il dibattito è stato ricco e “snello” e molti si sono attenuti ai temi proposti….
Stefano Fusi degli Enti Locali per la Pace ha ribadito che il movimento usciva straordinariamente rafforzato da questa esperienza straordinaria che aveva comunque fatto emergere sensibilità diverse sui temi fondamentali. Era necessario riportare questa esperienza ai cittadini dei propri territori e negli Enti Locali, allargando il tema alla cooperazione decentrata ed alla pace e creando uno specifico Coordinamento nazionale degli Enti Locali impegnati con l’Africa che doveva essere una priorità
Salvatore Amura della Rete Nuovo Municipio è tornato sul fatto che il collegamento tra Enti Locali ed i movimenti è assolutamente da rafforzare e che deve vedere un impegno più forte degli Enti Locali su temi quali i beni comuni, con l’acqua, i trasporti ed i rifiuti che devono essere sottratti alla gestione privata; gli oneri di urbanizzazione non devono finanziare le spese correnti; ha richiamato il tema delle tesorerie disarmate e del convegno previsto a Roma il 3 febbraio prossimo; l’impegno per la manifestazione di Vicenza del 17 febbraio
Giampiero Rasimeli del Forum del Terzo Settore ha sottolineato che emergeva una valutazione molto positiva del Forum: gli africani c’erano ed avevano parlato tra loro; pur tra i limiti segnalati il Forum era stato un successo organizzativo impensabile solo qualche mese fa; gli africani hanno detto chiaramente che condividono poco di quello che facciamo sulla cooperazione; che è necessaria un’innovazione nel percorso del Forum Sociale Mondiale e che la presenza dell’Africa e degli Africani nel Forum Sociale Mondiale deve diventare una priorità.
Un’africana è intervenuta per dire, tra le altre cose, che l’Africa non ha bisogno di filosofia ma di concretezza…..
Raffaella Lombardi dell’associazione femminista Orlando ha affermato che il Forum era stato valutato come il Forum che segnava l’ingresso delle donne alla pari nel percorso del Forum stesso sia come relatori, che come leader di movimenti ed associazioni (segnalando che l’Italia rimane uno dei paesi arretrati al mondo) e sottolineando che dal Forum emergeva la richiesta di meno ong e più politica
Elisabetta dei Giovani Comunisti ha chiesto di far parlare, al ritorno in Italia, più gli Africani e l’Africa piuttosto che gli Italiani che erano stati al Forum; ha sottolineato la difficoltà emersa nel Forum di costruire reti internazionali visto che spesso le reti europee erano separate da quelle africane ed ha sottolineato che il luogo italiano di coordinamento si deve basare su campagne concrete che devono essere messe in atto
Raffaella Chiodo della campagna Sdebitarsi ha messo in evidenza che l’aspetto positivo che il Forum ha visto incontrarsi livelli molto diversi della società civile africana (Sindacati, Enti Locali, Associazioni), ancor più di quanto fosse già in parte avvenuto ad Addis Abeba ed a Bamako e che questo segnalava la disponibilità, tutt’altro che scontata, ed il diritto a parlarsi.
Ed ha sottolineato la necessità di una comune riflessione specifica su quello che ci portavamo a casa, ad esempio rispetto a quello che gli africani avevano detto sulla cooperazione e sul debito
Molti quindi gli spunti per il movimento italiano che dovranno essere ripresi dopo la manifestazione di Vicenza del 17 febbraio prossimo. Spero che l’esperienza di questo straordinario FSM possa permettere alla delegazione italiana di superare le proprie diffidenze reciproche e di darsi un luogo unitario quantomeno di coordinamento delle proprie attività capace di tenere insieme movimenti sociali, associazioni, Enti Locali e Parlamentari impegnati su questi temi.
Gregorio Malavolti - ARCI
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