From: LOC (Lega obiettori di coscienza alle spese militari e nucleari)
Caro Alessandro Santoro - hai fatto 30 - fai 31
Per i fatti delle Piagge, ossia, riepilogando, la revoca pastolare di Mons. Betori, vescovo di Firenze, a Don Alessandro Santoro per avere sposato una donna nata uomo, sorge spontaneo il paragone con la vicenda, sempre svoltasi a Firenze, dell'Isolotto (che ricostruisco sommariamente sotto). La morale della favola, a modesto parere del sottoscritto: le catene che ci legano sono le nostre stesse idee e paure. Perchè una Comunità di base deve attribuire validità ad un ordine dall'alto che ritiene sbagliato ed illegittimo?
"Caro Vescovo, hai commesso un errore e noi mostriamo di non avere sentito, nel nostro e nel tuo interesse. Ti diamo l'opportunità di rimediare riconciliandoti con noi. Se però confermi, con qualche gesto, la tua revoca a Santoro, dovremo fare ricorso gerarchico nella Chiesa. Nel frattempo, aspettando il giudizio, andiamo ed andremo avanti come riteniamo giusto"...
Insomma, sbaglierò, ma mi sembra più da "forti" e da sicuri di sè non piazzare tende davanti al vescovato, ma voltargli le spalle, ignorarlo, proseguire come se nulla fosse lasciando a Betori la prossima mossa. Questa linea d'azione, giusta o sbagliata che sia, ovviamente richiede il consenso di Alessandro Santoro. E' lui che deve, drammaticamente, decidere. Parte o resta alle Piagge? Io, facendo la parte dell'"avvocato del Diavolo", posso solo fargli presente che, parlando di "disobbedienza", già che ha fatto 30, può benissimo fare 31. La sensazione è che comunque, per come finora si è mosso e per quello che ha detto, nella Chiesa di Ratzinger non ci sia posto per lui e che l'espulsione arriverà ineluttabilmente nel momento più adatto e gestibile dalle gerarchie (le quali stanno procedendo ad una "vendetta a freddo" contri i preti dissidenti sul caso Englaro, vedi Luca Cocci sul "Manifesto" dell'1-9-2009). Le ha combinate troppo grosse, il nostro Alessandro, dal punto di vista della restaurazione "vaticana" ed il vento che tira oggi non è certo quello del '68!
Comunque vadano le cose, nel breve e nel medio periodo, ho detto a voce ad Alessandro che un tetto per lui a Milano c'è e che lo propongo presidente della LOC. Santoro ha già fatto e rischiato moltissimo, con grande coraggio. Già che c'è, ancora un piccolo passo da parte sua (da 30 a 31) e ci ritroviamo con un nuovo - non ci spaventi la parola - "eroe", per un altra società possibile, utilissimo in questi tempi infelici...
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari
Premessa: ho utilizzato, per la ricostruzione, una intervista di Enzo Mazzi dal titolo: "L'Isolotto puzzava troppo di comunismo per questo fu osteggiato" ...
vedi file allegato
nel file allegato anche l'intervento: Caro Alessandro, l'obbedienza non è una virtù
e l'appello dalla Comunità delle Piagge: come sostenerci in 7 mosse
1- Nel quartiere del'Isolotto - siamo negli anni '50 - sotto la guida pastorale di Don =Enzo
Mazzi (nulla a che vedere con il "prezzemolino" televisivo diventato famoso con Mara Venier), nacque una delle Comunità di base più significative della storia italiana.
Il "gregge" era costituito dai residenti/assegnatari - 1.000 famiglie - della prima città-satellite d'Italia, quella costruita sulla riva sinistra dell'Arno, di fronte alle Cascine.
Si trattava in realtà di un quartiere-dormitorio che rispondeva alla politica prevalente nell'"Italia del boom", riassumibile in tre punti.
Primo: si voleva liberare i centri storici dai "popolani" per favorire la speculazione edilizia, dare spazio al terziario, creare città-museo funzionali al turismo di massa.
Secondo: c'era bisogno di risucchiare nelle città masse di contadini da riciclare nell'industria.
Terzo: nei quartieri-dormitorio si doveva creare la spersonalizzazione di grandi masse dalla vecchia identità contadina, artigianale e di classe verso la nuova figura di individuo piccolo-borghese, piccolo proprietario, produttore e consumatore.
Ma la disgregazione urbanistica cinicamente programmata si scontrò con una risposta popolare, animata da ricche esperienze di socialità, messe in moto dalla Comunità di base.La lotta di base per ottenere i servizi negati creò, all'Isolotto (ma non solo), unità oltre le divisioni ideologiche, fra cattolici e comunisti, che a quel tempo erano molto forti, e fece scoprire identità di interessi al di là delle separazioni di bandiera e di credo. Il territorio che doveva essere quasi un anti-fabbrica, nel senso che doveva servire a ghettizzare nella fabbrica la conflittualità sociale, impedendo che questa si espandesse negli spazi della vita, si legò invece proprio al mondo operaio.
Quella comunità portò avanti delle straordinarie "battaglie": si facevano le assemblee in Chiesa su Martin Luther King, sul Vietnam, sulla Cecoslovacchia e sulle lotte operaie.
Le Comunità di base interpretavano la speranza di un'altra Chiesa possibile. Rivoluzione copernicana della Chiesa", così la definì un grande teologo conciliare (il domenicano Marie-Dominique Chenu, se non sbaglio) , in quanto poneva al centro non più la gerarchia ma il "Popolo di Dio". Non che i ministeri scomparissero. Solo che riacquistavano la loro funzione di servizio in una Chiesa vissuta come "comunità aperta di comunità", fondata sul protagonismo delle persone e della loro fede, a cominciare dagli ultimi. Tale "rivoluzione copernicana", a cui il Concilio aveva dato voce, ma non corpo, e che ora veniva invece realizzata dal basso, fu osteggiata da un intreccio di Poteri sedicenti "anticomunisti", che le gerarchie vaticane hanno sempre, per essere eufemistici, "coperto".
Come è noto, la Curia si spaventò per tanto sovversivismo e procedette alla rimozione di Don Mazzi da parroco. Era il fatidico 1968, anno "formidabile".
La gente del quartiere protestò compatta e la sua mobilitazione ebbe risonanza mondiale.
Ma la repressione fu durissima. Addirittura si scatenarono le squadracce fasciste durante i riti, a disturbarli.
Si avviò invece il processo per turbativa della funzione religiosa, non contro i fascisti, ma contro i capi della comunità (si autodenunciano con loro circa 1.000 persone, poi assolte).
La comunità disse subito chiaramente che voleva Don Mazzi (all'inizio "obbediente" e quindi esule: tornò durante il processo) e non l'inviato della Curia.
Il vescovo di allora, come quello di oggi, non la ascoltò.
La Chiesa, intesa come edificio, restò chiusa ed i fedeli pregavano fuori. Le messe vennero celebrate in piazza...
Alla fine la Comunità, non inserita all'interno della struttura diocesana, diversamente dalle Piagge (che fa parte di un "cappellanato"), si è trasformata, senza perdere la dimensione spirituale, in una sorta di Comitato indipendente di quartiere e, ancora ai nostri giorni, Enzo Mazzi continua a lavorarvi... L'organizzazione di libere persone, minoritario rispetto alla parrocchia ufficiale, continua ad autogestirsi la liturgia ed ha fondato un'Associazione di volontariato, ONLUS, che si chiama Centro Educativo Popolare (C.E.P.), per le attività sociali e culturali: laboratorio Kimeta delle donne rom, residenza anagrafica a senza diritti di cittadinanza, partecipazione all'associazionismo della solidarietà con le realtà della emarginazione, attività educative con ragazzi/e, recupero e salvaguardia della memoria sociale, pubblicazioni, Archivio storico della Comunità dell'Isolotto, solidarietà con le comunità del Centroamerica, sostegno al movimento delle comunità di base italiane.
E' bene tenere presente che stiamo parlando di fatti che si inseriscono in una esperienza internazionale ed in una repressione altrettanto globale.
Altre centinaia di comunità cristiane di base sono nate in Italia e a migliaia nel mondo. Ma la loro genesi trova costantemente sul suo cammino la repressione delle gerarchie ecclesiastiche e insieme il macigno dell'intreccio perverso dei poteri "anticomunisti" cui abbiamo accennato. Le squadre neofasciste al Nord e la mafia al Sud Italia costituiscono la manovalanza di azioni e provocazioni violente analoghe a quelle avvenute nella chiesa dell'Isolotto. E mentre in Italia si crea lo scompiglio attraverso la violenza neofascista (Piazza Fontana, eccetera, che dà agio alla repressione degli "opposti estremismi"), in America latina le giunte militari massacrano a decine i pastori e i laici impegnati nel creare comunità di base, come mons. Romero, vescovo di San Salvador, i teologi della liberazione come padre Ignazio Ellacuria.
Ora, che ne è di quella fioritura degli anni ‘70?
Poche comunità restano vive. Che qualche realtà resista però è già un risultato dopo la desertificazione di tutto ciò che era nato degli anni '70, operata dal riflusso del decennio successivo, gli anni '80. Ma è sostanzialmente vero che il termine "comunità" è ormai inflazionato. Andrebbe ridefinito tentando di dargli significati all'altezza delle sfide attuali. E' quello che tentano di fare da sempre le comunità cristiane di base. Una nuova società ha bisogno di uno spirito comunitario aperto che informi tutte le realtà e le strutture sociali. L'alternativa è pericolosamente distruttiva: l'individualismo competitivo per non dire la guerra di tutti contro tutti fomentata dal dominio del danaro, strumento di potenza, e dal liberismo mercantile globalizzato.
Per saperne di più:
- visitare il sito: www.comunitaisolotto.org/
- visitare il sito: www.cdbitalia.it
- leggere: Marcello Vigli, "Coltivare la speranza. Una Chiesa altra per un altro mondo possibile" (Tracce, 2009, pp. 215, euro 13: il libro è acquistabile anche presso Adista, telefonando allo 06/6868692, inviando una mail ad abbonamenti@adista.it o collegandosi al sito www.adista.it)
Caro Alessandro, ricordati che l'obbedienza non è una virtù Da obiettori rivolti ad un altro obiettore credo si debba aggiungere un invito a Padre Santoro: "Caro Alessandro, ricordati che l'obbedienza non è una virtù". L'ammonimento sappiamo da chi proviene e in che occasione fu pronunciato. Oggi il leader delle Piagge si trova di fronte ad una scelta difficilissima, quella tra Chiesa ideale (la Comunità, che è speranza di un futuro migliore) e Chiesa reale (il Vaticano, rappresentato dalla Curia fiorentina, con le sue compromissioni verso il Potere). Non vorremmo essere nei suoi panni. Ma possiamo ricordargli - non è presunzione osare esprimere ciò che tracima dall'animo - che l'essenziale nella vita è fare la differenza per "qualcosa" che si incarni in "qualcuno", per un ideale che tocchi l'umanità concreta, in accordo con il "Talismano di Gandhi". Le persone più deboli e povere che conosce, per le quali ha fatto e può ancora fare tanto, sono nel suo quartiere. Non le abbandoni. La Chiesa burocratica magari lo espellerà? Importa davvero? Lui continui a seguire il sentiero che ha imboccato per i suoi "esperimenti con la Verità".
Continuerà nei fatti ad essere riconosciuto pastore spirituale e compagno di lavoro dai suoi veri amici nelle attività sociali. Ed è probabile che le gerarchie "vaticane" (insisto nell'improprietà per tirare in ballo, credo propriamente, il "potere temporale") finiranno per chiedergli scusa. Speriamo quanto prima. Speriamo evitando di sfidare le ragioni dell'intelletto e del cuore. Non sarebbe, del resto, la prima volta che il "pentimento" accade...
Con stima, solidarietà, amicizia ed affetto comunque
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari
----- Original Message -----
From: Ornella De Zordo
To: Per Unaltracittà ML
Sent: Saturday, October 31, 2009 5:07 PM
Subject: [PerUnaltracittà] Cosa fare per le Piagge in sette mosse. Ora tocca a te!
Fate girare...
Comunità delle Piagge
www.altracitta.org - 055/373737
Cari/e tutti/e,
vi preghiamo di far girare questo messaggio ovunque sia possibile (anche via link da http://www.altracitta.org/?p3D9923) Come sostenere la Comunità in sette mosse
e far tornare Alessandro tra noi. Firmare la petizione alla pagina http://www.altracitta.org/?p3D9914 dove è possibile anche lasciare un messaggio personale.Inviare messaggi di indignazione al Vescovo di Firenze Giuseppe Betori. La sua mail è segreteria@diocesifirenze.it, l'indirizzo postale è invece Piazza San Giovanni, 3 - 50129 Firenze. Telefono 055/271071 Aderire al digiuno a staffetta sotto la Curia fiorentina in Piazza San Giovanni. E' possibile lasciare la propria disponibilità alla pagina http://www.altracitta.org/?p3D9914 e contattare per info Floriana su digiunoperlepiagge@gmail.com e dare forza alle nostre attività (vedi mappa delle attività qui), venerdo a Parteciparetrovarci al Pozzo in via Lombardia 1p (mappa), telefonando allo 055/373737 o inviando una mail a ilmuretto@libero.it.
Sostenere economicamente le realtà attive all'interno della Comunità. Le donazioni sono detraibili fiscalmente • i-360Il Muretto, associazione di volontariato: Iban IT 31 G 07601 02800000026306506
• l'Altracittà, giornale della periferia e Agenzia di Base: Iban IT 31 G 07601 02800000026306506 causale "Altracittà"
• Il Pozzo, cooperativa sociale educativa: Iban IT 28 E 06160 21402 000007305C00
• Il Cerro, cooperativa sociale di inserimento lavorativo:
iban IT 14 S 07601 02800000033303413
• Fondo etico, microcredito: conto corrente postale 2460.3771
Acquistare i libri della neonata casa editrice Edizioni Piagge:
Acquistare i prodotti del commercio equo e solidale alla bottega Equazione di via Lombardia E tutto quello che può venirvi in mente... :-)
Un sentito ringraziamento La Comunità delle Piagge
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