Firenze, l'ultima Messa
di Don Santoro
Un abbraccio di umanità
Nell'omelia davanti a un migliaio di persone il prete ha confermato: "Obbedisco al vescovo anche se non so perché lo faccio"
IL SACERDOTE RIMOSSO: Don Santoro non è più cappellano delle Piagge. Cosa ne pensate?
Firenze, 2 novembre 2009 - Uno schiaffo e una carezza. Il lungo, commosso abbraccio della Comunità delle Piagge e di oltre un migliaio di persone con don Alessandro Santoro, rimosso dall’arcivescovo per aver sposato domenica scorsa Sandra Alvino, donna nata uomo, con Fortunato Talotta, già suo marito per il codice civile, è legato a filo doppio con la frase simbolo del testamento spirituale di don Serafino Ceri, il sacerdote morto nel luglio del ’93, amico e primo maestro di don Santoro nella parrocchia del Galluzzo: "E’ nella Messa che mi trovate: non sarò il primo a venire, ma da ultimo quando sentite uno schiaffo e una carezza".
Prima dell’inizio, "del segno della croce nel nome dell’altro da noi" che, ha detto don Alessandro, unisce al di là dell’essere credenti o meno, il sacerdote ha parlato a lungo con i bambini, ha cercato di spiegare loro il perchè del suo allontanamento: li ha tenuti sulle ginocchia, ha asciugato molte lacrime, come quelle di una mamma rom: "Al centro dell’attenzione devono stare persone come lei — ha sussurrato in un soffio Ale, come lo chiamano tutti — non io".
Ma gli abbracci, le lacrime, il dolore per un distacco ormai deciso sono stati tutti per lui. La liturgia sotto il sole, iniziata con una ventina di minuti di ritardo, è durata due ore e mezzo. Ed è stata più volte interrotta dagli applausi, fin da quando il sacerdote ha indossato i paramenti mentre il coro cantava Edorardo Bennato: "Un giorno credi di esser giusto... In un altro ti svegli e devi cominciare da zero".
Al Gloria, Ale ha ricordato Sant’Ireneo di Lione e ha dato la prima carezza al suo gregge: "La vera Gloria a Dio è nei vostri nomi e nei vostri volti". Lo schiaffo, alle gerarchie, è arrivato all’omelia sulle Beatitudini, un colloquio che ha stentato a iniziare per la commozione del sacerdote, interrotto da Sandra Alvino, la sposa del matrimonio ‘dello scandalo’: "Fatemi parlare, so che pensate che Alessandro se ne va per colpa mia".
Dopo un altro applauso il prete è riuscito a iniziare: "Sono umiliato, profondamente, sono devastato dall’umiliazione. A chi mi ha chiesto lo rifaresti? Ho risposto: cento volte sì. Voglio che sia chiaro: ho imparato con il Vangelo fra le mani che non esistono mezze misure nell’amore. Gesù “amò fino alla fine” e io a quel Vangelo devo obbedire. Quello che rimprovero alla mia casta è di non avermi dato la possibilità di avere un figlio. Vado via — ha continuato — perché obbedisco a quello che il vescovo mi chiede anche se non so il motivo preciso per cui obbedisco, ma lo farò. La Chiesa è un gigante invincibile. Posso ancora celebrare Messa, ma non ho più un popolo".
Don Santoro che nell’omelia ha citato 'Le città invisibili' di Italo Calvino, il suo libro preferito, Saint Exupery e Gandhi, ancora non sa dove finirà "ma il vescovo mi ha chiesto di andare in una comunità religiosa a rivedere la mia vita: sono come i ragazzi che ho cercato di sostenere. In pratica dovrei andare in comunità terapeutica. Venerdì prossimo lascerò la casa. Il vescovo mi ha detto di fargli proposte, ci parlerò in settimana, poi vedremo quanto durerà l’esilio".
"Quando mi ha sollevato dall’incarico gli ho chiesto: 'Sono in un limbo?' E il vescovo mi ha risposto: 'Bravo, hai detto bene, te sei e rimani in un limbo fin quando non imparerai a non dare scandalo ai fedeli e all’opinione pubblica'. Il problema è - ha proseguito con un sorriso amaro - che non imparerò mai". Don Santoro lascerà la casa dove abita in via dell’Osteria ad un ragazzo rom, Rico, 19 anni, da lui in pratica adottato bambino e definito il futuro ‘portabandiera delle Piagge’ e a Elisabetta una volontaria padovana. Ha anche ricordato a tutti che dovrà lasciare le sue cariche sociali legate alle iniziative della Comunità e il lavoro di operaio.
La preghiera dei fedeli è durata un’ora per dare spazio alle riflessioni, alle lacrime, alla rabbia dei partecipanti, tra i quali Elisabetta Baldi, vedova del giudice Caponnetto. Fra i tanti che si sono fatti avanti, esponenti della Comunità dell’Isolotto, amici, la stessa Sandra Alvino, ha parlato don Paolo Tofani, parroco di Santomato e San Piero a Pistoia, che ha concelebrato: "Come nel caso di don Milani è una chiesa che non sa leggere la profezia, che ha paura".
E’ intervenuto anche Silvio Salvestrini, pratese, parroco dimissionario che opera nel volontariato e che ha promesso di dedicarsi alle Piagge: "Mi sono fatto prete per la legge dell’amore e mi sono trovato a dover fare il parroco per amore della legge". Don Santoro ha ricordato che la sua ultima Messa coincide con il quindicesimo anniversario del suo arrivo alle Piagge.
Da domenica prossima tocca a don Renzo Rossi, 84 anni, a sua volta prete dei diseredati. "Su di lui non abbiamo nulla da eccepire - ha detto il portavoce della Comunità Cristiano Lucchi - ma poteva non accettare. Faremo riunioni per stabilire come rapportarsi con lui. Di sicuro non useremo la violenza che abbiamo subito dalla curia". L’ultimo segno, dopo la benedizione, Ale lo ha chiesto alla Comunità: "Adesso beneditemi voi", sulle note di 'Todavia cantamos', dedicata ai desaparecidos argentini e di 'Verranno a chiederti del nostro amore' di De Andrè. Dori Ghezzi, la vedova, ha mandato un messaggio di saluto. Per tutta la giornata è proseguita la raccolta di firme per un appello alle autorità ecclesiastiche affinché rivedano la decisione.
Duccio Moschella
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