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From: Mosaico di pace - Redazione
To: Gruppo di discussione PAX CHRISTI
Sent: Monday, November 09, 2009 8:35 AM
Subject: [paxchristi] Mosaico dei giorni: Il muro di Berlino e gli altri muri
Mosaico dei giorni
Il muro di Berlino e gli altri muri
9 novembre 2009 - Tonio Dell'Olio
Lasciate che una volta tanto scriva di un argomento di cui oggi riferiscono tutti i giornali: il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino.
Se oltre a celebrare giustamente il passato riuscissimo a riflettere sull'oggi, dovremmo pensare anche ai muri che resistono e si consolidano.
Il muro che si erge maestoso e minaccioso tra Messico e Stati Uniti a impedire che i disperati della parte povera dell'America possano sedersi alla stessa tavola ricca degli americani del Nord.
Il muro di mare in cui abbiamo ridotto il Mediterraneo che prima cuciva come ago e filo i popoli che vi si affacciano e che ora respinge al mittente ogni questua di dignità.
Il muro di Israele, monumento rassegnato di fronte alla scommessa che i conflitti prima o poi finiscono, totem di cemento armato e di elettronica avanzata, agnello d'oro innalzato a idoli che "hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni: sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Salmo 113).
Perché i muri sono gli scogli su cui si infrangono le speranze dei popoli.
Sono le dighe che impediscono alle folle di incontrarsi per scoprire che si può essere amici e non v'è malocchio o condanna all'odio perenne.
Sono prigioni a cui si condanna anche chi le costruisce.
Caro Tonio e care amiche e amici di Pax Christi,
ti ringrazio della provocazione, che condivido in pieno. La caduta del muro di Berlino si celebra, a buon diritto, con grande clamore mentre si passano sotto silenzio altri muri che resistono. "Scogli, tu dici giustamente, su cui si infrangono le speranze dei popoli". Ne enumeri diversi: il muro tra Messico e USA, il muro del Mediterraneo, il muro d'Israele. Ne manca uno che forse è alla radice di tutti: il muro del sacro, il velo del tempio. E' dimenticanza o impossibilità? Ti capisco.
Il sogno che cova in molti, più o meno consapevolmente, è un nuovo Sinai, cioè un nuovo incontro col mistero e col sacro, che testimoni e riveli la sacralità di tutto il creato e di ogni donna e uomo senza più bisogno della separatezza del sacro e della sua gestione da parte della casta. Un nuovo Sinai che faccia superare il muro del sacro e consenta di incontrare e intrecciare e contaminare il sacro con la vita quotidiana.
E’ il sogno espresso ad esempio da Ernesto Balducci, con la forza e la chiarezza che gli erano consuete, nella stessa Tavola rotonda sulla Violenza del sacro in cui parlò anche Ingrao citato sopra, nell’ambito del Convegno delle comunità di base sulla Laicità svoltosi a Firenze nel 1987. "Io sono convinto - egli disse - che non ci può essere cultura di pace se non con la eliminazione del sacro: la fine del sacro è la fine della cultura di guerra. Ciò che va eliminato è il sacro reificato, sequestrato dal potere, separato dalla vita, collocato in spazi e luoghi e gesti e riti determinati, gestito da persone sacralizzate. E’ il sacro che dalla rivoluzione del neolitico in poi ha assolto la funzione di integrare la forza dentro le regole della ragione. Non di eliminare la forza ma di sacralizzarne e regolarne l’uso come cultura: cultura di guerra, momento dirimente dei conflitti sia interni che esterni alla città. Va eliminata la sacralità come funzione del potere, del dominio e della espropriazione dell’uomo. E’ proprio questa eliminazione del sacro reificato l’esperienza che fecero le comunità del primo annuncio del Vangelo. La loro collocazione nella società era di tipo 'laico'. Quando è avvenuto l’inserimento delle comunità cristiane negli spazi del potere c’è stata la sacralizzazione della chiesa. Il Cristianesimo si è inserito nei quadri della cultura sacrale ed ha assolto la funzione di religione della società. E la religione in una società dal neolitico ad oggi ha il compito di portare il sigillo della sacralità alla violenza della società. Il Cristianesimo è divenuto il sigillo della sacralità della cultura di guerra. E rimane tale anche quando condanna a parole la guerra. La sua funzione di sacralizzazione della violenza è strutturale, va oltre le parole e i documenti ... Le comunità di base - concluse padre Balducci - sono comunità di pace nel senso forte e ricco della parola che mirano ad esorcizzare la violenza che attraverso la stessa pedagogia della fede abbiamo introiettato, che si annida anche nei nostri riti, per inventare una forma di mediazione del messaggio evangelico del tutto libera dalle categorie sacrali". Quanto è attuale questo messaggio!
Caro Tonio se non ci impegniamo tutti per abbattere il muro del sacro, nei modi e nei tempi consentiti, molti altri muri continueranno a resistere.
Un caro saluto a te e a tutti
Enzo Mazzi
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