Comunicato con preghiera di pubblicazione
Riteniamo un traguardo di civiltà, laicità, tolleranza, libertà e pacificazione religiosa la sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo che ha detto "no" all’esibizione del crocifisso nelle scuole pubbliche, pronunciandosi sul ricorso di una cittadina italiana. Finalmente una buona notizia dagli Organismi della Unione Europea che restituisce, in parte, quella realtà istituzionale alla democrazia ed ai diritti di cittadinanza.
Questa nostra valutazione è coerente con tutta la storia delle comunità di base che si sono sempre impegnate per l’affermazione di una laicità positiva in ogni ambito di vita, "nella società, nello stato, nella chiesa" come recita il titolo di un importante Convegno che le stesse comunità base tennero a Firenze già nel 1987.
Sappiamo di essere controcorrente perché la maturazione della società, della realtà religiosa e della politica sul tema della laicità è un percorso lungo e conflittuale. Ma non siamo affatto soli.
"Meno croce e più Vangelo" valeva nella scuola di Barbiana da dove don Milani aveva tolto il crocifisso. Meno croce e più Vangelo valeva per un cattolico come Mario Gozzini, il senatore della legge sulla umanizzazione del carcere, il quale nel 1988 scrisse sull’Unità due forti articoli di critica verso i difensori dell’ostensione pubblica della croce. Egli da fine politico e da buon legislatore fa la proposta di "uno strumento che impegni il presidente del Consiglio a studiare e compiere i passi opportuni per ottenere, dalla Conferenza episcopale, l’assenso a togliere di mezzo un segno diventato, quantomeno, equivoco … Ci vorrà tempo e pazienza – conclude Gozzini – ma ho speranza che alla fine la ragione e l’autentica coscienza cristiana, quella che bada a Cristo più che ai patrimoni storici, avranno la meglio".
La speranza di Gozzini è sempre più la speranza nostra, di tanti laici ma anche di tante realtà cattoliche.
Le comunità cristiane di base italiane
Roma 4 novembre 2009
Titanic.
Il crocifisso, il “buonsenso” di Bersani e lo scontro tra tradizioni inconciliabili
“Un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto” – Pierluigi Bersani, Segretario del Partito Democratico
“[nel ricorso] sottolineeremo che noi non siamo uno Stato laico, ma concordatario, come sancito dall’articolo 7 della Costituzione, e che quindi ha rinunciato ad alcune delle sue prerogative” – Nicola Lettieri, rappresentante del governo italiano presso la Corte Europea
Il buonsenso di cui parla Bersani è il buonsenso cattocomunista, l’imprint che Togliatti diede al comunismo italiano e che si ritrova nell’art. 7 della Costituzione repubblicana, quello che fece propri i Patti Lateranensi di Mussolini. La Costituzione italiana è figlia della tradizione cattolica e della tradizione comunista; quella dell’Illuminismo, la cultura liberale, ebbe un’influenza minima e anche questa fu disattesa con la follia, tutta italiana, della Costituzione materiale, un’aberrazione giuridica.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è invece figlia dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, della Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti del 1776.
Dietro lo scontro sul crocifisso nelle scuole, un tema che anche a molti laici sembra banale e insignificante, c’è in realta’ l’eco di una battaglia vecchia di secoli, di millenni, una battaglia delle e sulle idee che reggono il mondo e la civiltà umana. Quella battaglia ha visto guerre sanguinarie, rivoluzioni, riforme e ha avuto esiti differenti in differenti aree geografiche, anche all’interno della piccola Europa. C’e’ chi ha abbracciato la Ragione e chi è rimasto schiacciato dal Dogma, chi ha sviluppato la democrazia e i diritti e chi è rimasto vittima della violenza del fondamentalismo, chi ha costruito una societa’ aperta e chi è rimasto prigioniero dei feudi e delle corporazioni.
Con il crocifisso nelle scuole, Gesu’ Cristo e il suo messaggio, cioe’ la caritas, non hanno nulla a che fare. La battaglia, anche questa volta, è tra gli eredi di tradizioni inconciliabili. Come piu’ volte ricordato su questo blog, il difetto maggiore della classe dirigente italiana è la sua inadeguatezza culturale, l’ignoranza, l’improvvisazione, la non conoscenza del mondo delle idee e degli scontri che in quel mondo avvengono. Con il crollo del muro di Berlino – ma in verita’ gia’ molto prima – la sinistra (non solo in Italia ma soprattutto in Italia) ha perso qualsiasi slancio propositivo e si e’ ripiegata su se stessa e sull’ordinaria amministrazione dell’esistente. La sinistra – nata per proporre, innovare, cambiare – si e’ ritrovata nel campo della re-azione e invece di rimettere in discussione se’ stessa e le sue idee, quella sinistra ha vigliaccamente preferito rincorrere il potere e scimmiottare pensieri e idee che non capiva oppure tornare a Marx, riproposto ormai in maniera stanca in tutte le salse.
In Italia, la forza del fronte cattolico-clericale non è tanto nell’essere piu’ numeroso (infatti, nel paese quel fronte non è maggioranza); la sua forza sta nel poter contare su una tradizione plurimillenaria, portata avanti oggi dai pensatori e dagli strateghi di Santa Romana Chiesa. In questo scenario, non sorprende assistere in Italia alle crociate, alle guerre sante, con un dispiegamento di forze che non puo’ essere compreso con la polemica politica e le scaramucce all’interno dei partiti e degli schieramenti. I mezzi d’informazione poi – con pochissime eccezioni – sono addirittura patetici nella misura in cui presentano questi scontri al pubblico senza riferimenti culturali, come fossero funghi improvvisamente nati dal sottobosco culturale della cronaca politica.
E si continua cosí, avanti a vista, come il Titanic.
Gabriele Zamparini.
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