Translate

venerdì 28 settembre 2007


Malalai Joya



Circolo ARCI Isolotto

via Maccari 104, Firenze - 055 780070



mercoledì 3 ottobre 2007 - Incontro con Malalai Joya Deputata afgana



ore 20.00

Cena di raccolta fondi a sostegno di OPAWC

(Organizzazione per la Promozione delle Capacità delle Donne Afghane)



ore 22.00

parleremo con Malalai Joya deputata afgana e responsabile di OPAWC insieme ad Alessia Petraglia, consigliera regionale e Monica Sgherri, capogruppo regionale PRC concluderà l'incontro : Mara Baronti Presidente Giardino dei Ciliegi.

Costo della cena: 12 euro. Prenotazione obbligatoria al numero 055 780070



Per maggiori informazioni su Malalai Joya:

http://www.malalaijoya.com

http://malalaijoyaitalia.blogspot.com


Malalai Joya



Circolo ARCI Isolotto

via Maccari 104, Firenze - 055 780070



mercoledì 3 ottobre 2007 - Incontro con Malalai Joya Deputata afgana



ore 20.00

Cena di raccolta fondi a sostegno di OPAWC

(Organizzazione per la Promozione delle Capacità delle Donne Afghane)



ore 22.00

parleremo con Malalai Joya deputata afgana e responsabile di OPAWC insieme ad Alessia Petraglia, consigliera regionale e Monica Sgherri, capogruppo regionale PRC concluderà l'incontro : Mara Baronti Presidente Giardino dei Ciliegi.

Costo della cena: 12 euro. Prenotazione obbligatoria al numero 055 780070



Per maggiori informazioni su Malalai Joya:

http://www.malalaijoya.com

http://malalaijoyaitalia.blogspot.com

giovedì 27 settembre 2007


26.09.2007

Marcia Perugia-Assisi e Settimana della pace: a Roma la conferenza stampa il 27 settembre


La stampa è invitata alla Federazione Nazionale della Stampa(Fnsi)- Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 349 - alla conferenza stampa nazionale di presentazione della Marcia e della Settimana della pace (ore 11.30).


Articolo di: La redazione


       


La Marcia per la pace Perugia-Assisi si svolgerà domenica 7 ottobre 2007 con lo slogan “Tutti i diritti umani per tutti”. Programma e obiettivi vengono presentati alla stampa giovedì 27 settembre alle ore 11,30 presso la sede della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) in Corso Vittorio Emanuele II, 349 a Roma. Alla Conferenza stampa interverranno i rappresentanti della Tavola della pace, del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e del Comitato promotore composto da oltre mille organizzazioni.



La Marcia Perugia-Assisi sarà la Marcia dei diritti umani. I diritti che continuano ad essere violati in tutto il mondo nonostante siano ormai passati quasi 60 anni dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.



Sarà una marcia contro l’antipolitica e contro la mala politica. Sarà una Marcia contro l’indifferenza che non dà pace.



Sarà dedicata alla giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006 sulla porta di casa a Mosca, al giornalista Ali Iman Shermarke ucciso l’11 agosto 2007 per le strade di Mogadiscio e a tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani impegnati per la pace nel mondo.



Sarà seguita in diretta da Rai 3, da Rainews24 e da altre emittenti.



La Marcia sarà preceduta da una Settimana per la pace (1-7 ottobre) durante la quale centinaia di iniziative si svolgeranno in centinaia di città, scuole e istituzioni. Alla marcia e alla settimana della pace prenderanno parte oltre centocinquanta persone provenienti da ogni parte del mondo e in particolare dall’Africa e dal Medio Oriente per dare voce alle vittime della miseria e dell’oppressione, delle guerre e della violenza e per sollecitare l’intervento dell’Italia.



Per contatti stampa: Alessandra Tarquini 3479117177 – Floriana Lenti 3384770151

stampa@perlapace.it SITO INTERNET www.perlapace.it


26.09.2007

Marcia Perugia-Assisi e Settimana della pace: a Roma la conferenza stampa il 27 settembre


La stampa è invitata alla Federazione Nazionale della Stampa(Fnsi)- Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 349 - alla conferenza stampa nazionale di presentazione della Marcia e della Settimana della pace (ore 11.30).


Articolo di: La redazione


       


La Marcia per la pace Perugia-Assisi si svolgerà domenica 7 ottobre 2007 con lo slogan “Tutti i diritti umani per tutti”. Programma e obiettivi vengono presentati alla stampa giovedì 27 settembre alle ore 11,30 presso la sede della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) in Corso Vittorio Emanuele II, 349 a Roma. Alla Conferenza stampa interverranno i rappresentanti della Tavola della pace, del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e del Comitato promotore composto da oltre mille organizzazioni.



La Marcia Perugia-Assisi sarà la Marcia dei diritti umani. I diritti che continuano ad essere violati in tutto il mondo nonostante siano ormai passati quasi 60 anni dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.



Sarà una marcia contro l’antipolitica e contro la mala politica. Sarà una Marcia contro l’indifferenza che non dà pace.



Sarà dedicata alla giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006 sulla porta di casa a Mosca, al giornalista Ali Iman Shermarke ucciso l’11 agosto 2007 per le strade di Mogadiscio e a tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani impegnati per la pace nel mondo.



Sarà seguita in diretta da Rai 3, da Rainews24 e da altre emittenti.



La Marcia sarà preceduta da una Settimana per la pace (1-7 ottobre) durante la quale centinaia di iniziative si svolgeranno in centinaia di città, scuole e istituzioni. Alla marcia e alla settimana della pace prenderanno parte oltre centocinquanta persone provenienti da ogni parte del mondo e in particolare dall’Africa e dal Medio Oriente per dare voce alle vittime della miseria e dell’oppressione, delle guerre e della violenza e per sollecitare l’intervento dell’Italia.



Per contatti stampa: Alessandra Tarquini 3479117177 – Floriana Lenti 3384770151

stampa@perlapace.it SITO INTERNET www.perlapace.it

mercoledì 26 settembre 2007

ROM 


 Livorno: Sindaco apre un blog per discutere la questione rom



“Livorno e i Rom. Tra inclusione e legalità” : è il tema su cui il sindaco Alessandro Cosimi invita i cittadini a riflettere e a commentare sul suo blog, che si è aperto oggi 


“Livorno e i Rom. Tra inclusione e legalità” : è il tema su cui il sindaco Alessandro Cosimi, dopo la tragedia della morte dei quattro bambini rom,  invita a riflettere ed a dare  il proprio contributo con idee, suggerimenti, proposte.

Per questo, a partire da lunedì 24 settembre,  mette a disposizione un nuovo canale di comunicazione con i cittadini, un “Blog”, ovvero uno spazio di dialogo e discussione diretta per dare a tutti la possibilità di esprimersi e per capire cosa i cittadini pensano davvero di un evento che ha in vario modo scosso l’opinione pubblica.

Partecipare al Blog è facile e chiunque può farlo attraverso il sito del Comune di Livorno.


Il via alla discussione viene dato da un intervento dello stesso sindaco, con il quale mette a fuoco , senza infingimenti, il rapporto non semplice con il popolo rom. “La componente Rom- scrive Cosimi-  rappresenta senza dubbio la parte più complessa e difficile del più generale fenomeno dell’immigrazione”; ed ancora : “forse un popolo nomade, come quello dei Rom, non si sente neanche emigrante, ma sempre “di passaggio”: un rapporto, quindi, con “diritti e doveri” ben diverso dal nostro o da quello di altri immigrati. Un rapporto che spesso sfocia anche nella piccola delinquenza e che raramente, almeno per ora, è alla ricerca di un’integrazione fatta di lavoro, scuola, cultura, amicizia”.

Ma Cosimi ricorda anche che “ è un popolo con una cultura viva e ricca, che ha pagato la propria “diversità” anche con la persecuzione nazista, che ha ucciso almeno mezzo milione di Rom nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale”.

Il sindaco non nasconde che davanti alla morte dei quattro bambini Livorno ha avuto una reazione per certi versi diversa da quelle registrate in situazioni per le quali c’è stato bisogno di solidarietà. “ E’ stato un segnale di difficoltà, ed è stato registrato da tutti”, sostiene , e proprio per questo dobbiamo riflettere e lavorare.


A questa fase di sperimentazione del nuovo strumento di comunicazione, per ampliare al massimo le possibilità di intervento dei cittadini, partecipano anche i quotidiani locali, Il Tirreno, la Nazione, il Corriere di Livorno, e le emittenti televisive GranducatoTv e 50Canale, che dedicheranno uno spazio  esplicitamente collegato al blog.

In questo modo chi vorrà intervenire nella discussione potrà farlo sia scrivendo sul blog sia inviando lettere ai quotidiani e alle emittenti. Telegranducato, nei tg, proporrà anche brevi interviste sull’argomento e pubblicherà gli interventi del blog sul suo canale di televisione digitale, mentre 50Canale dedicherà uno spazio all’interno del suo sito internet e pubblicizzerà l’iniziativa.

Se il blog supererà, con il contributo di tutti, la sua fase sperimentale potrà divenire un ulteriore utile strumento di riflessione partecipata sulla Livorno che vogliamo.

Il sindaco si inserirà nel dibattito, sia del blog, che dei quotidiani e delle tv,  con  i propri interventi e le proprie conclusioni su questa fase di riflessione.

Per ragioni di leggibilità, i commenti che saranno inviati non dovranno superare la lunghezza di 30  righe e saranno pubblicati entro il giorno successivo al loro arrivo.

La discussione avrà un moderatore con il compito di evitare che vengano pubblicati messaggi offensivi o non pertinenti con l'argomento in discussione.


(Comune di Livorno)

24.09.2007


 Trovato qui

ROM 


 Livorno: Sindaco apre un blog per discutere la questione rom



“Livorno e i Rom. Tra inclusione e legalità” : è il tema su cui il sindaco Alessandro Cosimi invita i cittadini a riflettere e a commentare sul suo blog, che si è aperto oggi 


“Livorno e i Rom. Tra inclusione e legalità” : è il tema su cui il sindaco Alessandro Cosimi, dopo la tragedia della morte dei quattro bambini rom,  invita a riflettere ed a dare  il proprio contributo con idee, suggerimenti, proposte.

Per questo, a partire da lunedì 24 settembre,  mette a disposizione un nuovo canale di comunicazione con i cittadini, un “Blog”, ovvero uno spazio di dialogo e discussione diretta per dare a tutti la possibilità di esprimersi e per capire cosa i cittadini pensano davvero di un evento che ha in vario modo scosso l’opinione pubblica.

Partecipare al Blog è facile e chiunque può farlo attraverso il sito del Comune di Livorno.


Il via alla discussione viene dato da un intervento dello stesso sindaco, con il quale mette a fuoco , senza infingimenti, il rapporto non semplice con il popolo rom. “La componente Rom- scrive Cosimi-  rappresenta senza dubbio la parte più complessa e difficile del più generale fenomeno dell’immigrazione”; ed ancora : “forse un popolo nomade, come quello dei Rom, non si sente neanche emigrante, ma sempre “di passaggio”: un rapporto, quindi, con “diritti e doveri” ben diverso dal nostro o da quello di altri immigrati. Un rapporto che spesso sfocia anche nella piccola delinquenza e che raramente, almeno per ora, è alla ricerca di un’integrazione fatta di lavoro, scuola, cultura, amicizia”.

Ma Cosimi ricorda anche che “ è un popolo con una cultura viva e ricca, che ha pagato la propria “diversità” anche con la persecuzione nazista, che ha ucciso almeno mezzo milione di Rom nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale”.

Il sindaco non nasconde che davanti alla morte dei quattro bambini Livorno ha avuto una reazione per certi versi diversa da quelle registrate in situazioni per le quali c’è stato bisogno di solidarietà. “ E’ stato un segnale di difficoltà, ed è stato registrato da tutti”, sostiene , e proprio per questo dobbiamo riflettere e lavorare.


A questa fase di sperimentazione del nuovo strumento di comunicazione, per ampliare al massimo le possibilità di intervento dei cittadini, partecipano anche i quotidiani locali, Il Tirreno, la Nazione, il Corriere di Livorno, e le emittenti televisive GranducatoTv e 50Canale, che dedicheranno uno spazio  esplicitamente collegato al blog.

In questo modo chi vorrà intervenire nella discussione potrà farlo sia scrivendo sul blog sia inviando lettere ai quotidiani e alle emittenti. Telegranducato, nei tg, proporrà anche brevi interviste sull’argomento e pubblicherà gli interventi del blog sul suo canale di televisione digitale, mentre 50Canale dedicherà uno spazio all’interno del suo sito internet e pubblicizzerà l’iniziativa.

Se il blog supererà, con il contributo di tutti, la sua fase sperimentale potrà divenire un ulteriore utile strumento di riflessione partecipata sulla Livorno che vogliamo.

Il sindaco si inserirà nel dibattito, sia del blog, che dei quotidiani e delle tv,  con  i propri interventi e le proprie conclusioni su questa fase di riflessione.

Per ragioni di leggibilità, i commenti che saranno inviati non dovranno superare la lunghezza di 30  righe e saranno pubblicati entro il giorno successivo al loro arrivo.

La discussione avrà un moderatore con il compito di evitare che vengano pubblicati messaggi offensivi o non pertinenti con l'argomento in discussione.


(Comune di Livorno)

24.09.2007


 Trovato qui

martedì 25 settembre 2007

"Caro Beppe Grillo,



sono padre Benjamin, non so se ti ricordi, nel marzo 2003 prima dell’aggressione americana contro l’Iraq, dicevo a “Porta a Porta” che non c’era in quel Paese nessuna arma di distruzione di massa, che era tutta una montatura di Washington per ingannare l’ONU e l’opinione pubblica.

Dicevo che se avessero invaso l’Iraq non avrebbero trovato nessuna arma di distruzione di massa, ma certamente un'eroica resistenza all’invasione. Mi hanno risposto con offese, ingiurie, calunnie e hanno dato ordine alle reti televisive e alle radio di non parlare dei miei libri e dei miei film sull’Iraq. Quando si dice la verità e i potenti Signori delle bugie non possono risponderti con altre menzogne, impiegano la denigrazione, l’insulto, la diffamazione.

Dio ti benedica, Grillo. Anche me hanno trattato da terrorista, perché dicevo la verità su quanto accadeva realmente in Iraq e denunciavo le menzogne dei “Signori delle Bugie” di Washington e Londra. Il Corriere della Sera, in un editoriale (del 2004) di un giornalista amico di un signore libico Capo del Mossad a Roma, aveva pubblicato che facevo parte di un’associazione islamica terroristica. Niente di più. Ho scritto cortesemente al quotidiano di correggere. Nessuna risposta. Il mio avvocato ha scritto al Direttore del quotidiano e al giornalista. Anche per lui, nessuna risposta. Ho fatto causa e ho vinto, con una sentenza definitiva del Tribunale di Milano.

Tutti questi “cani guardiani del Potere” mi trattavano in diretta televisiva da pro Saddam, perché dicevo che secondo l’UNICEF morivano in Iraq da 5 a 6.000 bambini al mese per le conseguenze dell’embargo, mi trattavano da anti-americano, perché dicevo che avevano contaminato la popolazione e l’ambiente con armi all’uranio impoverito, affermavano che queste armi non esistevano!

Gianfranco Fini mi tirava in faccia che non ero degno di portare l’abito religioso, perché affermavo che il rapporto presentato al Congresso americano, rapporto dell’Istituto strategico del Collegio di Guerra della Pennsylvania, conferma che nella strage di Halabja contro i Kurdi, che fece 5.000 vittime, con armi chimiche, l’Iraq non c’entrava niente. Citavo un rapporto ufficiale presentato al Congresso americano nel 1989, ma Fini, che nel 1983 viaggiava con Donald Rumsfeld in Iraq per andare a stringere la mano a Saddam Hussein, lui, nel 2003, Ministro degli Affari Esteri, non sapeva nulla di questo rapporto al Congresso. Ecco perché il processo a Saddam Hussein sulla tragedia dei Kurdi di Halabja non l’hanno mai voluto fare. Ecco perché l’hanno impiccato prima (per aver ucciso 148 estremisti islamici): per evitare il processo per le vittime di Halabja. Sarebbe saltato fuori il famoso rapporto al Congresso intitolato “Iraqi power and U.S. Security in the Middle East (97 pagine)" e sarebbe stato scoperto che in questa faccenda, loro, gli americani, avevano una pesante responsabilità.

Manipolano le coscienze con montagne di menzogne e offendono coloro che divulgano la verità per denigrarli presso l’opinione pubblica con la loro potente macchina di disinformazione. Come hai detto così bene, per farlo, i loro “cani da guardia”, su tutte le reti aziendali, abbaiano. Contro chi attacca la loro egemonia, contro chi denuncia il loro predominio e la loro arroganza. Il loro odio non ha fine. Per fermare chi dice la verità non si fermano dinanzi a nulla. Ecco un esempio: il 14 febbraio 2003 accompagnavo Tareq Aziz e la delegazione irachena per l’incontro con Papa Giovanni Paolo II. Saputa la cosa, hanno fatto di tutto per impedirlo. Sono (i signori delle Bugie e del Potere) intervenuti presso il Cardinale Camillo Ruini e presso alcuni potenti Prelati della Segreteria di Stato del Vaticano, perché mi fosse impedito di incontrare Giovanni Paolo II. E così fu.

Il giorno dell’udienza, arrivato con la delegazione irachena presso la biblioteca del Papa, mi fu impedito di entrare e mi fu chiesto di aspettare (come un cane), da solo, in una stanza. Dopo l’udienza di Aziz con il Papa, quando il Ministro iracheno è venuto a sapere quanto era accaduto, furioso, ha deciso di cancellare la conferenza stampa del pomeriggio presso la Sala Stampa Esteri. E’ soltanto dopo aver insistito per tre volte di mantenere la conferenza che finì per accettare. Tareq Aziz doveva partecipare a “Porta a porta”. Una telefonata del produttore mi informava, la mattina della trasmissione, che era stato vietato ai giornalisti di ricevere il ministro iracheno negli studi della RAI, e furono cancellate tutte le trasmissioni Rai alle quali avrebbe dovuto partecipare Aziz.

Democrazia in delirio. Caro Beppe, dicono di te cose deliranti! Benedetto sei tu, quando sei oltraggiato e offeso, ne esci ancora più grande. E’ così: i Media aziendali devono obbedire ai loro sponsor, lobby dell’armamento e del petrolio. Chi paga, comanda. Prendono i figli di Dio per dei coglioni, ma il peggio è che i figli di Dio non se ne rendono nemmeno conto! Fabbricano, nei loro studi, un video con un attore nel ruolo di Bin Laden.

Un anno fa con la barba grigia, adesso con la barba nera. Se ne accorgono troppo tardi e dicono che la barba di Osama è nera in questo nuovo video, perché è una tradizione degli islamici di tingersi la barba quando sono in guerra. L’anno scorso la barba di Osama era grigia e bianca, oggi è nera! Probabilmente perché l’anno scorso, anche se Bin Laden era in guerra, aveva dimenticato di andare in tintoria. Pronto il nuovo video di Osama barba nera, tutti i “cani da guardia” a trasmetterlo con appassionati commenti.

L’anno scorso, i Servizi segreti francesi avevano dichiarato che Bin Laden era morto e che ne avevano le prove. Sarà risuscitato. In un video, vedi Bin Laden mangiare con la mano destra quando è mancino e tutti coloro che lo conoscevano possono testimoniare che è mancino, ma fa niente, nessuno lo sa. Il suo anello al dito, non è suo, ma fa niente, non si vede bene. Gran parte dei discorsi del Bin Laden super star sono stati scritto da Adam Gadhan, di Los Angeles, il cui nome originale è Adam Pearlman (anche noto come Azzam l’Americano), ma fa niente. Che ne sa il gregge della RAI.

Ti dicono: oggi 27 attentati terroristici in Iraq. Non sanno nemmeno in Iraq chi siano gli autori di queste azioni, ma i Media in Occidente ti dicono che sono dei terroristi. Nell’ultima guerra mondiale, durante l’occupazione della Francia, la radio tedesca di propaganda diceva della Resistenza francese che si trattava di terroristi che attaccano le forze tedesche. Diceva Goebbels, capo della propaganda del III° Reich: “Quando dite una bugia, dovete ripeterla mille volte, alla fine tutti crederanno che è vera”.

Così fanno i servi dell’Impero della Bugia di Washington, Londra, Roma, Parigi e Sidney. Ti ricordi che i “cani guardiani del potere” avevano pubblicato che padre Benjamin aveva ricevuto dal Governo di Saddam Hussein delle "allocazioni" di petrolio. Avevo risposto che non le avevo mai accettate. Quando gli ispettori dell’ONU hanno pubblicato il loro rapporto e hanno scritto che non soltanto il Ministero del petrolio a Baghdad e la SOMO confermava che padre Benjamin non aveva mai ritirato queste allocazioni, ma che le aveva rifiutate ufficialmente con una lettera a Tareq Aziz (della quale gli ispettori dell’ONU avevano una copia), nessun quotidiano, dico nessuno di quelli che mi avevano offeso e denigrato, ha avuto il coraggio di scrivere “ci siamo sbagliati con Benjamin: il rapporto ONU conferma che non ha mai accettato queste allocazioni di barili di petrolio”. Anzi, padre Benjamin è stato l’unico, tra centinaia di personalità, ad aver rifiutato. L’unico stronzo, perché adesso si è fatto fregare il suo petrolio dagli americani.

Invece, puoi immaginarti il casino se fosse adesso rivelato quale società di Donald Rumsfeld faceva business con Saddam Hussein durante l’embargo e la quantità di barili di petrolio ed altro che si sono presi due Capi di Stato di Paesi Europei. E non sono quei Capi di Stato che si potrebbe immaginare, perché contrari all’aggressione contro l’Iraq. No, sono altri.

Potrei scriverti un libro, potrei anche raccontarti un sacco di cose sull’11 settembre 2001, sulle confidenze di Tareq Aziz durante la sua visita in Italia, su cosa probabilmente accadrà prossimamente in Iraq, ma non voglio abusare della tua pazienza e del tutto tempo. Ti ringrazio già di avermi letto fin qui. Volevo soltanto testimoniarti la mia stima per il tuo coraggio. Saranno capaci di tutto per fermarti, ma non ce la faranno. Sul tuo treno stanno salendo ogni giorno sempre più viaggiatori e il tuo binario è diritto, il loro è vecchio, storto e pericoloso. Ricordati di Colui che diceva “la Verità vi renderà liberi”. Jean-Marie Benjamin

"Caro Beppe Grillo,



sono padre Benjamin, non so se ti ricordi, nel marzo 2003 prima dell’aggressione americana contro l’Iraq, dicevo a “Porta a Porta” che non c’era in quel Paese nessuna arma di distruzione di massa, che era tutta una montatura di Washington per ingannare l’ONU e l’opinione pubblica.

Dicevo che se avessero invaso l’Iraq non avrebbero trovato nessuna arma di distruzione di massa, ma certamente un'eroica resistenza all’invasione. Mi hanno risposto con offese, ingiurie, calunnie e hanno dato ordine alle reti televisive e alle radio di non parlare dei miei libri e dei miei film sull’Iraq. Quando si dice la verità e i potenti Signori delle bugie non possono risponderti con altre menzogne, impiegano la denigrazione, l’insulto, la diffamazione.

Dio ti benedica, Grillo. Anche me hanno trattato da terrorista, perché dicevo la verità su quanto accadeva realmente in Iraq e denunciavo le menzogne dei “Signori delle Bugie” di Washington e Londra. Il Corriere della Sera, in un editoriale (del 2004) di un giornalista amico di un signore libico Capo del Mossad a Roma, aveva pubblicato che facevo parte di un’associazione islamica terroristica. Niente di più. Ho scritto cortesemente al quotidiano di correggere. Nessuna risposta. Il mio avvocato ha scritto al Direttore del quotidiano e al giornalista. Anche per lui, nessuna risposta. Ho fatto causa e ho vinto, con una sentenza definitiva del Tribunale di Milano.

Tutti questi “cani guardiani del Potere” mi trattavano in diretta televisiva da pro Saddam, perché dicevo che secondo l’UNICEF morivano in Iraq da 5 a 6.000 bambini al mese per le conseguenze dell’embargo, mi trattavano da anti-americano, perché dicevo che avevano contaminato la popolazione e l’ambiente con armi all’uranio impoverito, affermavano che queste armi non esistevano!

Gianfranco Fini mi tirava in faccia che non ero degno di portare l’abito religioso, perché affermavo che il rapporto presentato al Congresso americano, rapporto dell’Istituto strategico del Collegio di Guerra della Pennsylvania, conferma che nella strage di Halabja contro i Kurdi, che fece 5.000 vittime, con armi chimiche, l’Iraq non c’entrava niente. Citavo un rapporto ufficiale presentato al Congresso americano nel 1989, ma Fini, che nel 1983 viaggiava con Donald Rumsfeld in Iraq per andare a stringere la mano a Saddam Hussein, lui, nel 2003, Ministro degli Affari Esteri, non sapeva nulla di questo rapporto al Congresso. Ecco perché il processo a Saddam Hussein sulla tragedia dei Kurdi di Halabja non l’hanno mai voluto fare. Ecco perché l’hanno impiccato prima (per aver ucciso 148 estremisti islamici): per evitare il processo per le vittime di Halabja. Sarebbe saltato fuori il famoso rapporto al Congresso intitolato “Iraqi power and U.S. Security in the Middle East (97 pagine)" e sarebbe stato scoperto che in questa faccenda, loro, gli americani, avevano una pesante responsabilità.

Manipolano le coscienze con montagne di menzogne e offendono coloro che divulgano la verità per denigrarli presso l’opinione pubblica con la loro potente macchina di disinformazione. Come hai detto così bene, per farlo, i loro “cani da guardia”, su tutte le reti aziendali, abbaiano. Contro chi attacca la loro egemonia, contro chi denuncia il loro predominio e la loro arroganza. Il loro odio non ha fine. Per fermare chi dice la verità non si fermano dinanzi a nulla. Ecco un esempio: il 14 febbraio 2003 accompagnavo Tareq Aziz e la delegazione irachena per l’incontro con Papa Giovanni Paolo II. Saputa la cosa, hanno fatto di tutto per impedirlo. Sono (i signori delle Bugie e del Potere) intervenuti presso il Cardinale Camillo Ruini e presso alcuni potenti Prelati della Segreteria di Stato del Vaticano, perché mi fosse impedito di incontrare Giovanni Paolo II. E così fu.

Il giorno dell’udienza, arrivato con la delegazione irachena presso la biblioteca del Papa, mi fu impedito di entrare e mi fu chiesto di aspettare (come un cane), da solo, in una stanza. Dopo l’udienza di Aziz con il Papa, quando il Ministro iracheno è venuto a sapere quanto era accaduto, furioso, ha deciso di cancellare la conferenza stampa del pomeriggio presso la Sala Stampa Esteri. E’ soltanto dopo aver insistito per tre volte di mantenere la conferenza che finì per accettare. Tareq Aziz doveva partecipare a “Porta a porta”. Una telefonata del produttore mi informava, la mattina della trasmissione, che era stato vietato ai giornalisti di ricevere il ministro iracheno negli studi della RAI, e furono cancellate tutte le trasmissioni Rai alle quali avrebbe dovuto partecipare Aziz.

Democrazia in delirio. Caro Beppe, dicono di te cose deliranti! Benedetto sei tu, quando sei oltraggiato e offeso, ne esci ancora più grande. E’ così: i Media aziendali devono obbedire ai loro sponsor, lobby dell’armamento e del petrolio. Chi paga, comanda. Prendono i figli di Dio per dei coglioni, ma il peggio è che i figli di Dio non se ne rendono nemmeno conto! Fabbricano, nei loro studi, un video con un attore nel ruolo di Bin Laden.

Un anno fa con la barba grigia, adesso con la barba nera. Se ne accorgono troppo tardi e dicono che la barba di Osama è nera in questo nuovo video, perché è una tradizione degli islamici di tingersi la barba quando sono in guerra. L’anno scorso la barba di Osama era grigia e bianca, oggi è nera! Probabilmente perché l’anno scorso, anche se Bin Laden era in guerra, aveva dimenticato di andare in tintoria. Pronto il nuovo video di Osama barba nera, tutti i “cani da guardia” a trasmetterlo con appassionati commenti.

L’anno scorso, i Servizi segreti francesi avevano dichiarato che Bin Laden era morto e che ne avevano le prove. Sarà risuscitato. In un video, vedi Bin Laden mangiare con la mano destra quando è mancino e tutti coloro che lo conoscevano possono testimoniare che è mancino, ma fa niente, nessuno lo sa. Il suo anello al dito, non è suo, ma fa niente, non si vede bene. Gran parte dei discorsi del Bin Laden super star sono stati scritto da Adam Gadhan, di Los Angeles, il cui nome originale è Adam Pearlman (anche noto come Azzam l’Americano), ma fa niente. Che ne sa il gregge della RAI.

Ti dicono: oggi 27 attentati terroristici in Iraq. Non sanno nemmeno in Iraq chi siano gli autori di queste azioni, ma i Media in Occidente ti dicono che sono dei terroristi. Nell’ultima guerra mondiale, durante l’occupazione della Francia, la radio tedesca di propaganda diceva della Resistenza francese che si trattava di terroristi che attaccano le forze tedesche. Diceva Goebbels, capo della propaganda del III° Reich: “Quando dite una bugia, dovete ripeterla mille volte, alla fine tutti crederanno che è vera”.

Così fanno i servi dell’Impero della Bugia di Washington, Londra, Roma, Parigi e Sidney. Ti ricordi che i “cani guardiani del potere” avevano pubblicato che padre Benjamin aveva ricevuto dal Governo di Saddam Hussein delle "allocazioni" di petrolio. Avevo risposto che non le avevo mai accettate. Quando gli ispettori dell’ONU hanno pubblicato il loro rapporto e hanno scritto che non soltanto il Ministero del petrolio a Baghdad e la SOMO confermava che padre Benjamin non aveva mai ritirato queste allocazioni, ma che le aveva rifiutate ufficialmente con una lettera a Tareq Aziz (della quale gli ispettori dell’ONU avevano una copia), nessun quotidiano, dico nessuno di quelli che mi avevano offeso e denigrato, ha avuto il coraggio di scrivere “ci siamo sbagliati con Benjamin: il rapporto ONU conferma che non ha mai accettato queste allocazioni di barili di petrolio”. Anzi, padre Benjamin è stato l’unico, tra centinaia di personalità, ad aver rifiutato. L’unico stronzo, perché adesso si è fatto fregare il suo petrolio dagli americani.

Invece, puoi immaginarti il casino se fosse adesso rivelato quale società di Donald Rumsfeld faceva business con Saddam Hussein durante l’embargo e la quantità di barili di petrolio ed altro che si sono presi due Capi di Stato di Paesi Europei. E non sono quei Capi di Stato che si potrebbe immaginare, perché contrari all’aggressione contro l’Iraq. No, sono altri.

Potrei scriverti un libro, potrei anche raccontarti un sacco di cose sull’11 settembre 2001, sulle confidenze di Tareq Aziz durante la sua visita in Italia, su cosa probabilmente accadrà prossimamente in Iraq, ma non voglio abusare della tua pazienza e del tutto tempo. Ti ringrazio già di avermi letto fin qui. Volevo soltanto testimoniarti la mia stima per il tuo coraggio. Saranno capaci di tutto per fermarti, ma non ce la faranno. Sul tuo treno stanno salendo ogni giorno sempre più viaggiatori e il tuo binario è diritto, il loro è vecchio, storto e pericoloso. Ricordati di Colui che diceva “la Verità vi renderà liberi”. Jean-Marie Benjamin

domenica 23 settembre 2007

Cronache22 set 11:44 


 Firenze: corteo protesta lavavetri aperto da bambini rom


FIRENZE - Si sta svolgendo in queste ore nel centro di Firenze, il corteo di protesta contro l'ordinanza del Comune sui lavavetri e, in generale, contro le politiche definite repressive nei confronti degli immigrati. La manifestazione e' stata aperta da una decina di bambini rom che portavano uno striscione con su scritto ''Noi non conosciamo il razzismo''. (Agr)

Cronache22 set 11:44 


 Firenze: corteo protesta lavavetri aperto da bambini rom


FIRENZE - Si sta svolgendo in queste ore nel centro di Firenze, il corteo di protesta contro l'ordinanza del Comune sui lavavetri e, in generale, contro le politiche definite repressive nei confronti degli immigrati. La manifestazione e' stata aperta da una decina di bambini rom che portavano uno striscione con su scritto ''Noi non conosciamo il razzismo''. (Agr)

sabato 22 settembre 2007

Migranti

Migranti a Firenze




Sono concentrati in centro e nei quartieri Rifredi-Le Piagge, pagano le tasse, mandano i figli a scuola

Un residente su 10 è un ex migrante


Simona Poli

Segno del radicamento è il crescere dell´imprenditoria straniera
 

Un residente su dieci. E´ questa a Firenze la percentuale degli immigrati-cittadini che pagano le tasse, vivono stabilmente nel Comune, mandano i figli a scuola. La cifra, 34.939, si legge nel dossier "Migranti" aggiornato al 2006 presentato dal direttore della Caritas Alessandro Martini e dall´assessore all´integrazione Lucia De Siervo. Due i quartieri particolarmente "affollati", il centro storico con 10.076 e Rifredi-Le Piagge con 11.096.

Seguono poi il quartiere 2 di Campo di Marte con 6.770 presenze, l´Isolotto con 4.367 e Gavinana con 2.630. In base alla fascia d´età il numero maggiore è concentrato nella fascia tra i 30 e i 39 anni.

Martini fa sapere che «a Firenze da alcuni anni è in funzione un osservatorio Caritas che lavora attraverso i centri di ascolto: nel 2006 si sono rivolte agli sportelli oltre 4.000 persone, straniere al 90 per cento. I problemi sono sempre gli stessi: la mancanza di un lavoro e di un alloggio». Dice De Siervo che «le ragioni dell´aumento dei residenti stranieri sono al tempo stesso drammatiche e rassicuranti. Drammatiche perché una delle cause principali dell´immigrazione rimane la povertà presente in certe aree del pianeta, una condizione che fino a quando non sarà rimossa, continuerà ad essere una causa di immigrazione. Rassicuranti, perché sta aumentando anche il numero delle persone che a Firenze hanno trovato una stabilità ed hanno deciso di mettere qui le radici e quindi si fanno raggiungere dai loro familiari e in questo senso il numero di carte soggiorno in costante aumento e quello dei ricongiungimenti familiari ne sono la prova».

Poche sorprese nella "classifica delle provenienze". E´ albanese la comunità più rappresentata, con 4.086 residenti. Seguono i cinesi (3.990), i filippini (3.262), i rumeni (2.928) e i peruviani (2.642). Ci sono più alunni figli di immigrati che frequentano le scuole superiori, la cui presenza è cresciuta del 20 per cento tra il 2005 e il 2006 passando da 2.084 presenze a 2.510. Un aumento più accentuato rispetto agli altri gradi di scuola, che comunque mostrano una crescita: intorno all´11 per cento nelle elementari e del 4 per cento per medie e materne. Il forte incremento nelle scuole superiori, che riguarda i primi anni del ciclo, è un segnale che evidenzia anche la storicità dell´immigrazione fiorentina e di come le prime famiglie abbiano ormai "un´anzianità" di circa quindici anni.

Un´altra cifra che dà il segno di un radicamento progressivo è quello dell´imprenditoria straniera. «Certamente impressiona il dato complessivo nazionale, ripreso da uno studio di Unioncamere secondo cui l´8,8 per cento del Pil nazionale dipende da imprenditori stranieri», dice l´assessore. «E Firenze non fa eccezione: qui sono registrati alla Camera di commercio 5.606 titolari d´impresa e a livello provinciale il dato complessivo vede la presenza di 12.286 imprenditori pari all´11,2 per cento del totale, con attività quasi in ogni settore economico e con le maggiori presenze nel campo dell´edilizia e del commercio, che attrae soprattutto i più giovani: fra i 1.650 imprenditori under 30 gli stranieri sono 626, quasi il 40 per cento. Emerge quindi in modo chiaro l´attitudine da parte dei cittadini stranieri di intraprendere iniziative imprenditoriali non solo per come si manifesta nel suo aspetto quantitativo ma anche per la rapidità con cui si sta diffondendo, visto che in sei anni il numero di imprese guidate da cittadini stranieri è aumentato dell´82 per cento, nel 2000 infatti erano 6.752. Questa tendenza è il segno inequivocabile di una volontà di cambiamento e di miglioramento esistenziale e professionale».

(21 settembre 2007)

Su Repubblica-Firenze, riportato da L'Espresso.

Migranti

Migranti a Firenze




Sono concentrati in centro e nei quartieri Rifredi-Le Piagge, pagano le tasse, mandano i figli a scuola

Un residente su 10 è un ex migrante


Simona Poli

Segno del radicamento è il crescere dell´imprenditoria straniera
 

Un residente su dieci. E´ questa a Firenze la percentuale degli immigrati-cittadini che pagano le tasse, vivono stabilmente nel Comune, mandano i figli a scuola. La cifra, 34.939, si legge nel dossier "Migranti" aggiornato al 2006 presentato dal direttore della Caritas Alessandro Martini e dall´assessore all´integrazione Lucia De Siervo. Due i quartieri particolarmente "affollati", il centro storico con 10.076 e Rifredi-Le Piagge con 11.096.

Seguono poi il quartiere 2 di Campo di Marte con 6.770 presenze, l´Isolotto con 4.367 e Gavinana con 2.630. In base alla fascia d´età il numero maggiore è concentrato nella fascia tra i 30 e i 39 anni.

Martini fa sapere che «a Firenze da alcuni anni è in funzione un osservatorio Caritas che lavora attraverso i centri di ascolto: nel 2006 si sono rivolte agli sportelli oltre 4.000 persone, straniere al 90 per cento. I problemi sono sempre gli stessi: la mancanza di un lavoro e di un alloggio». Dice De Siervo che «le ragioni dell´aumento dei residenti stranieri sono al tempo stesso drammatiche e rassicuranti. Drammatiche perché una delle cause principali dell´immigrazione rimane la povertà presente in certe aree del pianeta, una condizione che fino a quando non sarà rimossa, continuerà ad essere una causa di immigrazione. Rassicuranti, perché sta aumentando anche il numero delle persone che a Firenze hanno trovato una stabilità ed hanno deciso di mettere qui le radici e quindi si fanno raggiungere dai loro familiari e in questo senso il numero di carte soggiorno in costante aumento e quello dei ricongiungimenti familiari ne sono la prova».

Poche sorprese nella "classifica delle provenienze". E´ albanese la comunità più rappresentata, con 4.086 residenti. Seguono i cinesi (3.990), i filippini (3.262), i rumeni (2.928) e i peruviani (2.642). Ci sono più alunni figli di immigrati che frequentano le scuole superiori, la cui presenza è cresciuta del 20 per cento tra il 2005 e il 2006 passando da 2.084 presenze a 2.510. Un aumento più accentuato rispetto agli altri gradi di scuola, che comunque mostrano una crescita: intorno all´11 per cento nelle elementari e del 4 per cento per medie e materne. Il forte incremento nelle scuole superiori, che riguarda i primi anni del ciclo, è un segnale che evidenzia anche la storicità dell´immigrazione fiorentina e di come le prime famiglie abbiano ormai "un´anzianità" di circa quindici anni.

Un´altra cifra che dà il segno di un radicamento progressivo è quello dell´imprenditoria straniera. «Certamente impressiona il dato complessivo nazionale, ripreso da uno studio di Unioncamere secondo cui l´8,8 per cento del Pil nazionale dipende da imprenditori stranieri», dice l´assessore. «E Firenze non fa eccezione: qui sono registrati alla Camera di commercio 5.606 titolari d´impresa e a livello provinciale il dato complessivo vede la presenza di 12.286 imprenditori pari all´11,2 per cento del totale, con attività quasi in ogni settore economico e con le maggiori presenze nel campo dell´edilizia e del commercio, che attrae soprattutto i più giovani: fra i 1.650 imprenditori under 30 gli stranieri sono 626, quasi il 40 per cento. Emerge quindi in modo chiaro l´attitudine da parte dei cittadini stranieri di intraprendere iniziative imprenditoriali non solo per come si manifesta nel suo aspetto quantitativo ma anche per la rapidità con cui si sta diffondendo, visto che in sei anni il numero di imprese guidate da cittadini stranieri è aumentato dell´82 per cento, nel 2000 infatti erano 6.752. Questa tendenza è il segno inequivocabile di una volontà di cambiamento e di miglioramento esistenziale e professionale».

(21 settembre 2007)

Su Repubblica-Firenze, riportato da L'Espresso.

martedì 18 settembre 2007

Laicità nella società, nello stato, nella chiesa



Una pubblicazione sulla laicità non sarebbe una gran notizia in un tempo d’inflazione del termine stesso "laicità". Può essere però interessante un libro che consente di avvicinare esperienze concrete, buone pratiche di laicità, unite ad approfondimenti teorici inconsueti, provenienti da realtà di frontiera, "oltre i confini", quali le comunità di base. Esse, trovandosi a contatto con la diversità delle culture, possono procedere con maggiore libertà nello scoprire nuovi varchi e nel gettare ponti, vivono meglio la creatività della fede, svolgono la funzione di segni premonitori. Il pluralismo e la laicità sono il loro pane quotidiano. Da una tale collocazione le comunità di base hanno il dovere non solo di rinnovarsi continuamente ma anche di coinvolgere e di interrogare le istituzioni e la politica.


E’ questo l’intento dell’incontro che si svolgerà a Firenze

Venerdì 5 ottobre 2007- ore 17.00

nel Salone de’ Dugento del Palazzo Vecchio


per la presentazione del libro Laicità nella società, nello stato, nella Chiesa

edito dal Comune di Firenze e dall’Archivio storico della Comunità dell’Isolotto, a cura di Enzo Mazzi, Tina Savitteri, Stefano Toppi, prefazione di Giuseppe Matulli, contributi inediti di Ernesto Balducci, Giuseppe Barbaglio, Ciro Castaldo, Giulio Girardi, Pietro Ingrao, Hans Küng, Benedetta Liberio, Domenico Maselli, Enzo Mazzi, Lidia Menapace, Giorgio Spini, contributi di sei gruppi di studio delle comunità cristiane di base italiane.


Introduce Giuseppe Matulli vicesindaco del Comune di Firenze.

Intervengono:


Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, sul tema "Cogliere la sfida di una nuova laicità: il pluralismo etico, religioso, culturale".


Luciana Angeloni, sul tema: "Buone pratiche di laicità nell’esperienza di rapporti fra donne del territorio e donne rom del Poderaccio che ha prodotto il Laboratorio Kimeta, esperienza raccontata nel libro "Mani di donne".


Lettura di alcuni brani a cura di Tina Savitteri.


                                                                                                        La Comunità dell'Isolotto


 

Laicità nella società, nello stato, nella chiesa



Una pubblicazione sulla laicità non sarebbe una gran notizia in un tempo d’inflazione del termine stesso "laicità". Può essere però interessante un libro che consente di avvicinare esperienze concrete, buone pratiche di laicità, unite ad approfondimenti teorici inconsueti, provenienti da realtà di frontiera, "oltre i confini", quali le comunità di base. Esse, trovandosi a contatto con la diversità delle culture, possono procedere con maggiore libertà nello scoprire nuovi varchi e nel gettare ponti, vivono meglio la creatività della fede, svolgono la funzione di segni premonitori. Il pluralismo e la laicità sono il loro pane quotidiano. Da una tale collocazione le comunità di base hanno il dovere non solo di rinnovarsi continuamente ma anche di coinvolgere e di interrogare le istituzioni e la politica.


E’ questo l’intento dell’incontro che si svolgerà a Firenze

Venerdì 5 ottobre 2007- ore 17.00

nel Salone de’ Dugento del Palazzo Vecchio


per la presentazione del libro Laicità nella società, nello stato, nella Chiesa

edito dal Comune di Firenze e dall’Archivio storico della Comunità dell’Isolotto, a cura di Enzo Mazzi, Tina Savitteri, Stefano Toppi, prefazione di Giuseppe Matulli, contributi inediti di Ernesto Balducci, Giuseppe Barbaglio, Ciro Castaldo, Giulio Girardi, Pietro Ingrao, Hans Küng, Benedetta Liberio, Domenico Maselli, Enzo Mazzi, Lidia Menapace, Giorgio Spini, contributi di sei gruppi di studio delle comunità cristiane di base italiane.


Introduce Giuseppe Matulli vicesindaco del Comune di Firenze.

Intervengono:


Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, sul tema "Cogliere la sfida di una nuova laicità: il pluralismo etico, religioso, culturale".


Luciana Angeloni, sul tema: "Buone pratiche di laicità nell’esperienza di rapporti fra donne del territorio e donne rom del Poderaccio che ha prodotto il Laboratorio Kimeta, esperienza raccontata nel libro "Mani di donne".


Lettura di alcuni brani a cura di Tina Savitteri.


                                                                                                        La Comunità dell'Isolotto


 

APPELLO:

NO ALL’ACQUISTO DEGLI AEREI DA GUERRA F35




Chi condivide il contenuto e la richiesta al governo di non acquistare gli F 35 mandi la propria adesione a

 sigi2003@libero.it 

indicando cognome, nome, qualifica (professionale, istituzionale, o di impegno nel sociale).



 

 Dopo la firma del “memorandum d’intesa sullo sviluppo del velivolo Joint Strike Fighter F 35” fra Italia e Stati Uniti d’America, il prossimo atto ufficiale in calendario è la decisione che dovrebbe prendere il Governo italiano di acquistarne 131 dalla Lockheed Martin Aeronautics.

Una decisione che, se assunta, comporterebbe per l’Italia una spesa che varia fra i 25 ed i 30 mila miliardi delle vecchie lire a seconda che il pagamento debba essere effettuato in euro o in dollari.

Un onere finanziario per il nostro Paese di inaudita ed ingiustificabile enormità per una operazione assurda ed inaccettabile.

 

Gli F 35 non sono “aerei da difesa” ma supercacciabombardieri progettati ed attrezzati per portare “fulmineamente” morte e distruzione a persone e cose sfuggendo alle intercettazioni dei radar nemici per cui o il Governo li acquista pensando che l’Italia debba risolvere le controversie internazionali con le guerre ed ottiene che il Parlamento cancelli l’articolo 11 della Carta Costituzionale o compera 131 cacciabombardieri che non potranno essere usati né dall’aeronautica né dalla marina italiane.

 

Per il loro acquisto  si spenderebbero decine di miliardi di lire dei cittadini italiani per favorire:

-          enormi profitti agli azionisti della Lockheed Martin Aeronautics

-          la ricerca scientifica e tecnologica di un’azienda americana

-          posti di lavoro a Fort Whort in Texas

 

Non solo. Chi sa di acquisti di aerei afferma, documentando, che tra il prezzo iniziale di progetto e quello finale di vendita vi è una lievitazione impressionante. Tanto è vero che il costo di un F 35 che in sede di progetto era di 31,5 milioni di euro è già triplicato.

 

 Oltre ai 25/30 mila miliardi, quante altre decine di migliaia di miliardi dovrà sborsare lo Stato italiano, cioè noi?

 

Per questa ragioni e nella convinzione che la pace sia un valore assoluto non barattabile e che senza pace non vi possa essere alcun tipo di progresso

Chiediamo al Governo italiano di non acquistare i supercacciabombardieri F 35 ed al Parlamento di non consentire l’enorme spesa necessaria

 

Quelle decine di migliaia di miliardi non utilizzati per acquistare strumenti di morte e di distruzione - e non di difesa – possono costituire o un’ enorme somma risparmiata che non va a gravare sul bilancio dello Stato o essere investite per la ricerca, l’università, la salute, il lavoro dei giovani, le pensioni per gli anziani, gli aiuti ai diseredati del mondo, la riconversione dell’industria bellica.

 

tratto da http://www.francarame.it/node/529

APPELLO:

NO ALL’ACQUISTO DEGLI AEREI DA GUERRA F35




Chi condivide il contenuto e la richiesta al governo di non acquistare gli F 35 mandi la propria adesione a

 sigi2003@libero.it 

indicando cognome, nome, qualifica (professionale, istituzionale, o di impegno nel sociale).



 

 Dopo la firma del “memorandum d’intesa sullo sviluppo del velivolo Joint Strike Fighter F 35” fra Italia e Stati Uniti d’America, il prossimo atto ufficiale in calendario è la decisione che dovrebbe prendere il Governo italiano di acquistarne 131 dalla Lockheed Martin Aeronautics.

Una decisione che, se assunta, comporterebbe per l’Italia una spesa che varia fra i 25 ed i 30 mila miliardi delle vecchie lire a seconda che il pagamento debba essere effettuato in euro o in dollari.

Un onere finanziario per il nostro Paese di inaudita ed ingiustificabile enormità per una operazione assurda ed inaccettabile.

 

Gli F 35 non sono “aerei da difesa” ma supercacciabombardieri progettati ed attrezzati per portare “fulmineamente” morte e distruzione a persone e cose sfuggendo alle intercettazioni dei radar nemici per cui o il Governo li acquista pensando che l’Italia debba risolvere le controversie internazionali con le guerre ed ottiene che il Parlamento cancelli l’articolo 11 della Carta Costituzionale o compera 131 cacciabombardieri che non potranno essere usati né dall’aeronautica né dalla marina italiane.

 

Per il loro acquisto  si spenderebbero decine di miliardi di lire dei cittadini italiani per favorire:

-          enormi profitti agli azionisti della Lockheed Martin Aeronautics

-          la ricerca scientifica e tecnologica di un’azienda americana

-          posti di lavoro a Fort Whort in Texas

 

Non solo. Chi sa di acquisti di aerei afferma, documentando, che tra il prezzo iniziale di progetto e quello finale di vendita vi è una lievitazione impressionante. Tanto è vero che il costo di un F 35 che in sede di progetto era di 31,5 milioni di euro è già triplicato.

 

 Oltre ai 25/30 mila miliardi, quante altre decine di migliaia di miliardi dovrà sborsare lo Stato italiano, cioè noi?

 

Per questa ragioni e nella convinzione che la pace sia un valore assoluto non barattabile e che senza pace non vi possa essere alcun tipo di progresso

Chiediamo al Governo italiano di non acquistare i supercacciabombardieri F 35 ed al Parlamento di non consentire l’enorme spesa necessaria

 

Quelle decine di migliaia di miliardi non utilizzati per acquistare strumenti di morte e di distruzione - e non di difesa – possono costituire o un’ enorme somma risparmiata che non va a gravare sul bilancio dello Stato o essere investite per la ricerca, l’università, la salute, il lavoro dei giovani, le pensioni per gli anziani, gli aiuti ai diseredati del mondo, la riconversione dell’industria bellica.

 

tratto da http://www.francarame.it/node/529

mercoledì 5 settembre 2007


Il 20 ottobre sarò in piazza, dove incontrerò operai, studenti universitari, genitori, pensionati, insegnanti. Tutte donne ed uomini che hanno sicuramente qualcosa da dire, da chiedere, da rivendicare: noi, che apparteniamo ad un movimento il cui scopo è la ricostruzione unitaria della Sinistra in rapporto con le persone in carne ed ossa, dobbiamo essere lì ad ascoltare e condividere le loro richieste e le loro proteste. Perché l’università così come è non funziona, e si pensa comunque di aumentare le tasse universitarie; perchè i giovani precari, come dice l’Istat, non arrivano alla terza settimana; perché gli insegnanti denunciano la mancanza di quelle risorse che sarebbero necessarie per il buon funzionamento della scuola pubblica; perchè i genitori, il prossimo anno scolastico, non avranno gli insegnanti per il tempo pieno e dovranno contribuire in proprio per far funzionare minimamente la scuola; perché operai e pensionati hanno retribuzioni e pensioni insufficienti e non ce la fanno a tirare avanti. Inoltre nel frattempo aumenta la benzina - a Firenze è aumentata anche la bolletta dell’acqua - e c’è chi deve mantenere un figlio agli studi superiori e universitari e magari è anche sotto sfratto. In alcuni casi le risorse ci sono: infatti si aumentano le spese militari ma si tagliano le risorse agli enti locali.

Alcune risposte a tutti questi problemi sono nel programma dell’Unione ma non vengono attuate: non credi, Fabio, che ci siano buone ragioni per protestare? Non ti sembra inaccettabile che a difendere lo scalone sia il senatore Dini, che abbiamo eletto nella circoscrizione di Scandicci-Isolotto e sappiamo che percepisce una cospicua pensione (e non la pensione sociale a 700,00 euro al mese)??!!

Le donne e gli uomini italiani ormai sanno leggere e far di conto e la politica non può cambiare le carte in tavola. Nel tuo intervento al congresso DS ci hai posto l’obiettivo della unità della sinistra. Questa la si fa anche nelle piazze e non solo nei palazzi. Siamo pieni di speranza perché questa manifestazione non è “contro il governo” ma “farà bene al governo”, in quanto chiederà coerenza nel rispetto del programma e cercherà di far recuperare consensi rispetto alla sfiducia e al distacco, nei confronti di tutti i partiti della maggioranza, manifestatisi in questi ultimi mesi.

Ti ricordi il “partito di lotta e di governo” di memoria berlingueriana? Le due azioni possono coesistere. Abbiamo bisogno di momenti di verifica sul lavoro svolto e chi lo può fare meglio delle cittadine e dei cittadini?

Caro Fabio, dobbiamo rompere il cordone ombelicale con i DS e il PD, divenendo totalmente liberi nell’esprimerci, volendo essere un’ “altra cosa” nel modo di fare politica: “ il primo elemento del nuovo modo di fare politica è la coerenza con gli impegni presi”. Se l’iniziativa del 20 ottobre sarà grande e partecipata farà bene anche a Prodi, visto che c’è qualcuno che ne vorrebbe a breve scadenza la sostituzione. Una sinistra forte e unita saprebbe dare una risposta a chi prefigura maggioranze diverse da quelle attuali. Noi vogliamo un’Italia più giusta, visto che c’è chi va in vacanza alle Maldive e chi si deve accontentare della “ spiaggetta” sul fiume Arno (e che la distanza fra l’uno e l’altro sta aumentando sempre di più). Spero di essere al tuo fianco alla manifestazione del 20 ottobre, non deludendo così chi ha riposto aspettative nel nostro movimento e nell’unità della sinistra.

Cordiali saluti

Eros Cruccolini (Presidente Consiglio Comunale Firenze )

Ex presidente del Quartiere 4 Isolotto di Firenze

Il 20 ottobre sarò in piazza, dove incontrerò operai, studenti universitari, genitori, pensionati, insegnanti. Tutte donne ed uomini che hanno sicuramente qualcosa da dire, da chiedere, da rivendicare: noi, che apparteniamo ad un movimento il cui scopo è la ricostruzione unitaria della Sinistra in rapporto con le persone in carne ed ossa, dobbiamo essere lì ad ascoltare e condividere le loro richieste e le loro proteste. Perché l’università così come è non funziona, e si pensa comunque di aumentare le tasse universitarie; perchè i giovani precari, come dice l’Istat, non arrivano alla terza settimana; perché gli insegnanti denunciano la mancanza di quelle risorse che sarebbero necessarie per il buon funzionamento della scuola pubblica; perchè i genitori, il prossimo anno scolastico, non avranno gli insegnanti per il tempo pieno e dovranno contribuire in proprio per far funzionare minimamente la scuola; perché operai e pensionati hanno retribuzioni e pensioni insufficienti e non ce la fanno a tirare avanti. Inoltre nel frattempo aumenta la benzina - a Firenze è aumentata anche la bolletta dell’acqua - e c’è chi deve mantenere un figlio agli studi superiori e universitari e magari è anche sotto sfratto. In alcuni casi le risorse ci sono: infatti si aumentano le spese militari ma si tagliano le risorse agli enti locali.

Alcune risposte a tutti questi problemi sono nel programma dell’Unione ma non vengono attuate: non credi, Fabio, che ci siano buone ragioni per protestare? Non ti sembra inaccettabile che a difendere lo scalone sia il senatore Dini, che abbiamo eletto nella circoscrizione di Scandicci-Isolotto e sappiamo che percepisce una cospicua pensione (e non la pensione sociale a 700,00 euro al mese)??!!

Le donne e gli uomini italiani ormai sanno leggere e far di conto e la politica non può cambiare le carte in tavola. Nel tuo intervento al congresso DS ci hai posto l’obiettivo della unità della sinistra. Questa la si fa anche nelle piazze e non solo nei palazzi. Siamo pieni di speranza perché questa manifestazione non è “contro il governo” ma “farà bene al governo”, in quanto chiederà coerenza nel rispetto del programma e cercherà di far recuperare consensi rispetto alla sfiducia e al distacco, nei confronti di tutti i partiti della maggioranza, manifestatisi in questi ultimi mesi.

Ti ricordi il “partito di lotta e di governo” di memoria berlingueriana? Le due azioni possono coesistere. Abbiamo bisogno di momenti di verifica sul lavoro svolto e chi lo può fare meglio delle cittadine e dei cittadini?

Caro Fabio, dobbiamo rompere il cordone ombelicale con i DS e il PD, divenendo totalmente liberi nell’esprimerci, volendo essere un’ “altra cosa” nel modo di fare politica: “ il primo elemento del nuovo modo di fare politica è la coerenza con gli impegni presi”. Se l’iniziativa del 20 ottobre sarà grande e partecipata farà bene anche a Prodi, visto che c’è qualcuno che ne vorrebbe a breve scadenza la sostituzione. Una sinistra forte e unita saprebbe dare una risposta a chi prefigura maggioranze diverse da quelle attuali. Noi vogliamo un’Italia più giusta, visto che c’è chi va in vacanza alle Maldive e chi si deve accontentare della “ spiaggetta” sul fiume Arno (e che la distanza fra l’uno e l’altro sta aumentando sempre di più). Spero di essere al tuo fianco alla manifestazione del 20 ottobre, non deludendo così chi ha riposto aspettative nel nostro movimento e nell’unità della sinistra.

Cordiali saluti

Eros Cruccolini (Presidente Consiglio Comunale Firenze )

Ex presidente del Quartiere 4 Isolotto di Firenze

martedì 4 settembre 2007







Tra i partecipanti anche Sd, Comunisti, Verdi e Paul Ginsborg

In piazza della Libertà striscioni e automobilisti distratti e frettolosi

Lavavetri, gli anti-Cioni sono pochi

L´assessore Coggioli in piazza


Simona Poli

Rifondazione: "Era solo una manifestazione simbolica"

Don Mazzi preoccupato: "Firenze pagherà cara questa nuova immagine"

Non trema lo sceriffo Cioni di fronte ai cento che lo contestano in piazza della Libertà. Anche se tra loro c´è un suo collega di giunta, l´assessore ai Lavori pubblici Paolo Coggiola dei Comunisti italiani. Le truppe messe in campo da movimenti, Rifondazione, Sinistra democratica, Pdci, Verdi e "Unaltracittàunaltromondo" - ma ci sono anche il Partito marxista leninista e gli Umanisti - sembrano l´avamposto di un esercito per ora invisibile: dove sono i fiorentini a cui non piace l´ordinanza? Non in questa piazza, all´appuntamento fissato alle cinque di ieri pomeriggio dopo una settimana di assordante dibattito su giornali e tv intorno alla delibera della discordia. "Siamo tutti lavavetri" dice il grande striscione bianco disteso vicino al semaforo. Ma la gente dai finestrini guarda distrattaChi passa sui viali va di fretta e non ha tempo da perdere in chiacchiere: acchiappa il volantino con la faccia di Domenici incorniciata nell´oblò lustrato da uno spazzolone e appena scatta il verde sfreccia via veloce. La partita della Fiorentina è già iniziata e dio sa a chi sia venuto in mente di convocare un sit-in di protesta durante la seconda di campionato. «Mica ci aspettavamo delle folle», dice il segretario regionale di Rifondazione Niccolò Pecorini, «qui ci sono gli attivisti, è una manifestazione simbolica non un corteo di massa». Però forse qualche attenzione in più questa marcia pacifica che non tenta neppure di intralciare il traffico la meriterebbe, se non altro per dimostrare un po´ di tolleranza. E invece quando a Cristiano Lucchi, che distribuisce i fogli agli automobilisti, scivola via dal collo il cartello su pace e diritti, quasi lo mettono sotto per l´impazienza di aspettare che lo raccatti da terra. «Questo dimostra che è davvero pericoloso fare il lavavetri», scherza lui recuperando l´equilibrio. Enzo Mazzi della Comunità dell´Isolotto non ha nessuna voglia di ridere: «Firenze pagherà molto cara la sua "nuova immagine" di città che mette in galera i lavavetri», dice preoccupato. «Non ci meritavamo questo oscuramento, siamo sempre stati aperti agli altri, solidali, accoglienti. Grandi personalità hanno costruito con il loro esempio un ruolo importante per Firenze nel mondo e adesso all´improvviso esportiamo sulle prime pagine dei quotidiani internazionali questa faccia da sceriffi che mettono in galera dei poveretti che lavano i vetri. Per me, per tanti altri che la pensano come me, è una grande frustrazione. Direi che se questo è il futuro allora abbiamo fallito». Tra i manifestanti c´è anche l´assessore comunale Coggiola: una sfida aperta alla politica del suo sindaco? «Sono tornato da pochi giorni e ho seguito il dibattito sui giornali», spiega. «Per ora non ho avuto modo di parlare della cosa né con Domenici né con Cioni ma ho ritenuto giusto passare dal sit in. Il provvedimento è sproporzionato rispetto a un´emergenza marginale». Coraggioso. Per ora da Palazzo Vecchio non arrivano commenti sulla sua partecipazione.

Ornella De Zordo minimizza la scarsa affluenza ottenuta: «I numeri stavolta c´entrano poco o nulla», dice. «Politicamente stiamo dando un forte segnale di unità e dopo questa manifestazione inizierà l´attività di un gruppo di lavoro. E´ importante che oggi ci siamo tutti». Mentre la deputata di Rifondazione Mercedes Frias si improvvisa lavavetri, la capogruppo in consiglio regionale Monica Sgherri, da poco entrata in maggioranza, distingue tra «la politica da sceriffi del Comune e quella della Regione, decisamente di altro stampo». Pecorini commenta la frase di Domenici nell´intervista a Repubblica sulla «ordinanza leninista»: «Mi sembra che qui si faccia un po´ di confusione - dice - sulla capacità di affrontare i problemi con realismo e l´estremismo di chi si accanisce contro i lavavetri. Questo è materialismo». Ci sono don Santoro delle Piagge, che definisce l´ordinanza «pericolosa, scandalosa e grave», e Laura Pecchioli che a Cioni ha scritto una lettera furiosa due giorni fa intimandogli di non paragonarsi mai più a suo padre Ugo. Se i Verdi di Palazzo Vecchio con Gianni Varrasi mostrano un entusiasmo tiepido nei confronti del sit in e non chiedono il ritiro dell´ordinanza, il consigliere regionale verde Fabio Roggiolani invece c´è e si fa vedere. Così come non mancano lo storico Paul Ginsborg, il consigliere regionale del Pdci Edoardo Bruno (che con il capogruppo Luciano Ghelli condanna la delibera), la parlamentare dei Radicali Donatella Poretti e, per Sinistra democratica, il coordinatore provinciale Daniele Baruzzi e il consigliere comunale Gregorio Malavolti. Arriva una proposta operativa dall´associazione "Anelli mancanti" che propone di offrire agli ex lavavetri un posto da strilloni per vendere le riviste Altra città e Fuori binario. Chissà.

Mentre in piazza sfilano i cartelli contro "Cioni, uno sceriffo di troppo", sul tavolo del sindaco arrivano i complimenti del cantante Gino Paoli e di Diego Della Valle. E qualche fan della delibera anti-lavavetri prima del corteo ha appeso sotto i portici di piazza della Libertà dei manifesti con scritto "Cioni resisti ai partiti del male", uno slogan che fa da contraltare a quelli - intellettualmente più elaborati - scelti dai contestatari per i loro volantini. In uno si vede il famoso quadro di Munch "L´urlo" sotto il titolo "Io non ho paura dei lavavetri". Nell´altro il volto del sindaco dentro un oblò-segnale stradale di divieto e il titolo "Io ho paura di chi per fini elettorali cavalca i peggiori istinti delle persone". Segue citazione dall´Opera da tre soldi di Brecht.


(04 settembre 2007)







Tra i partecipanti anche Sd, Comunisti, Verdi e Paul Ginsborg

In piazza della Libertà striscioni e automobilisti distratti e frettolosi

Lavavetri, gli anti-Cioni sono pochi

L´assessore Coggioli in piazza


Simona Poli

Rifondazione: "Era solo una manifestazione simbolica"

Don Mazzi preoccupato: "Firenze pagherà cara questa nuova immagine"

Non trema lo sceriffo Cioni di fronte ai cento che lo contestano in piazza della Libertà. Anche se tra loro c´è un suo collega di giunta, l´assessore ai Lavori pubblici Paolo Coggiola dei Comunisti italiani. Le truppe messe in campo da movimenti, Rifondazione, Sinistra democratica, Pdci, Verdi e "Unaltracittàunaltromondo" - ma ci sono anche il Partito marxista leninista e gli Umanisti - sembrano l´avamposto di un esercito per ora invisibile: dove sono i fiorentini a cui non piace l´ordinanza? Non in questa piazza, all´appuntamento fissato alle cinque di ieri pomeriggio dopo una settimana di assordante dibattito su giornali e tv intorno alla delibera della discordia. "Siamo tutti lavavetri" dice il grande striscione bianco disteso vicino al semaforo. Ma la gente dai finestrini guarda distrattaChi passa sui viali va di fretta e non ha tempo da perdere in chiacchiere: acchiappa il volantino con la faccia di Domenici incorniciata nell´oblò lustrato da uno spazzolone e appena scatta il verde sfreccia via veloce. La partita della Fiorentina è già iniziata e dio sa a chi sia venuto in mente di convocare un sit-in di protesta durante la seconda di campionato. «Mica ci aspettavamo delle folle», dice il segretario regionale di Rifondazione Niccolò Pecorini, «qui ci sono gli attivisti, è una manifestazione simbolica non un corteo di massa». Però forse qualche attenzione in più questa marcia pacifica che non tenta neppure di intralciare il traffico la meriterebbe, se non altro per dimostrare un po´ di tolleranza. E invece quando a Cristiano Lucchi, che distribuisce i fogli agli automobilisti, scivola via dal collo il cartello su pace e diritti, quasi lo mettono sotto per l´impazienza di aspettare che lo raccatti da terra. «Questo dimostra che è davvero pericoloso fare il lavavetri», scherza lui recuperando l´equilibrio. Enzo Mazzi della Comunità dell´Isolotto non ha nessuna voglia di ridere: «Firenze pagherà molto cara la sua "nuova immagine" di città che mette in galera i lavavetri», dice preoccupato. «Non ci meritavamo questo oscuramento, siamo sempre stati aperti agli altri, solidali, accoglienti. Grandi personalità hanno costruito con il loro esempio un ruolo importante per Firenze nel mondo e adesso all´improvviso esportiamo sulle prime pagine dei quotidiani internazionali questa faccia da sceriffi che mettono in galera dei poveretti che lavano i vetri. Per me, per tanti altri che la pensano come me, è una grande frustrazione. Direi che se questo è il futuro allora abbiamo fallito». Tra i manifestanti c´è anche l´assessore comunale Coggiola: una sfida aperta alla politica del suo sindaco? «Sono tornato da pochi giorni e ho seguito il dibattito sui giornali», spiega. «Per ora non ho avuto modo di parlare della cosa né con Domenici né con Cioni ma ho ritenuto giusto passare dal sit in. Il provvedimento è sproporzionato rispetto a un´emergenza marginale». Coraggioso. Per ora da Palazzo Vecchio non arrivano commenti sulla sua partecipazione.

Ornella De Zordo minimizza la scarsa affluenza ottenuta: «I numeri stavolta c´entrano poco o nulla», dice. «Politicamente stiamo dando un forte segnale di unità e dopo questa manifestazione inizierà l´attività di un gruppo di lavoro. E´ importante che oggi ci siamo tutti». Mentre la deputata di Rifondazione Mercedes Frias si improvvisa lavavetri, la capogruppo in consiglio regionale Monica Sgherri, da poco entrata in maggioranza, distingue tra «la politica da sceriffi del Comune e quella della Regione, decisamente di altro stampo». Pecorini commenta la frase di Domenici nell´intervista a Repubblica sulla «ordinanza leninista»: «Mi sembra che qui si faccia un po´ di confusione - dice - sulla capacità di affrontare i problemi con realismo e l´estremismo di chi si accanisce contro i lavavetri. Questo è materialismo». Ci sono don Santoro delle Piagge, che definisce l´ordinanza «pericolosa, scandalosa e grave», e Laura Pecchioli che a Cioni ha scritto una lettera furiosa due giorni fa intimandogli di non paragonarsi mai più a suo padre Ugo. Se i Verdi di Palazzo Vecchio con Gianni Varrasi mostrano un entusiasmo tiepido nei confronti del sit in e non chiedono il ritiro dell´ordinanza, il consigliere regionale verde Fabio Roggiolani invece c´è e si fa vedere. Così come non mancano lo storico Paul Ginsborg, il consigliere regionale del Pdci Edoardo Bruno (che con il capogruppo Luciano Ghelli condanna la delibera), la parlamentare dei Radicali Donatella Poretti e, per Sinistra democratica, il coordinatore provinciale Daniele Baruzzi e il consigliere comunale Gregorio Malavolti. Arriva una proposta operativa dall´associazione "Anelli mancanti" che propone di offrire agli ex lavavetri un posto da strilloni per vendere le riviste Altra città e Fuori binario. Chissà.

Mentre in piazza sfilano i cartelli contro "Cioni, uno sceriffo di troppo", sul tavolo del sindaco arrivano i complimenti del cantante Gino Paoli e di Diego Della Valle. E qualche fan della delibera anti-lavavetri prima del corteo ha appeso sotto i portici di piazza della Libertà dei manifesti con scritto "Cioni resisti ai partiti del male", uno slogan che fa da contraltare a quelli - intellettualmente più elaborati - scelti dai contestatari per i loro volantini. In uno si vede il famoso quadro di Munch "L´urlo" sotto il titolo "Io non ho paura dei lavavetri". Nell´altro il volto del sindaco dentro un oblò-segnale stradale di divieto e il titolo "Io ho paura di chi per fini elettorali cavalca i peggiori istinti delle persone". Segue citazione dall´Opera da tre soldi di Brecht.


(04 settembre 2007)

Acqua

Comunità dell’isolotto

riflessioni di Carlo, Claudia, Luisella, Maurizio



Acqua patrimonio dell’umanità

 

1.      Letture



Acqua viva, dal Vangelo di Giovanni (4, 5-14)



Giunse ad una città della Samaria chiamata Sicar … qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque  stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Gesù le disse: “Dammi da bere”. .. Ma la Samaritana gli disse “Come mai tu che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?” I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritano. Gesù le rispose: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è chi è colui che ti dice “Dammi da bere” tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato  acqua viva. Gli disse la donna: “ Signore tu non hai un mezzo per attingere l’acqua e il pozzo è profondo; da dove hai (prendi) quasta acqua viva (acqua di sorgente)? Sei forse tu più grande del nostro Padre Giacobbe che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?. Gesù rispose: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve l’acqua che io

gli darò non a vrà più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di vita eterna”.



Acqua di vita, antico inno indiano del Rig Veda



Acque siate Voi a darci la forza della vita

Aiutateci a trovare nutrimento

Così che ci tocchi grande gioia

Partecipiamo della suprema delizia della vostra

linfa vitale,

come foste madri affettuose,

andiamo spediti alla casa di colui

per il quale voi acque ci date vita, ci mettete al

mondo.

Per il nostro benessere, che le dee siano un aiuto

per noi,

siano le acque per noi bevanda.

Padrone di tutte le cose che sono scelte,

sovrane su tutta la gente,

è alle acque che mi rivolgo per guarire.

 Acque, donate la vostra cura come un’armatura

per il mio corpo,

così io possa vedere il sole per lungo tempo.

Acque, portate via tutto ciò che in me si è

guastato.

Se l’ho fatto per malevolo inganno,

o se ho giurato il falso,

oggi io qui mi armonizzo con le acque.

Ci siamo uniti alla loro linfa,

o Agni, pieno di umori, vieni ad inondarmi con il tuo splendore!

  (
Acqua di Vita, antico inno Reg Veda)



Capo Seattle della tribù del Duwamish (Nord Est Cost)-  1855  

Come si possono comprare e vendere il cielo o il calore della terra? Il nostro modo di pensare è  diverso dal vostro. L’acqua limpida che scorre in ruscelli e fiumi, per noi non è solo acqua, ma il  sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra dovete ricordare che essa è sacra, e dovete insegnare ai vostri figli che è sacra  e dire loro che ogni ombra che si riflette nell’acqua chiara dei laghi parla di fatti e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, placano la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra dovete ricordare ed insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli, e i vostri, e dovete quindi avere per loro lo stesso riguardo che avreste per un fratello.



 Tahca Ushte, Cervo Mite, Tribù Sioux (Dakota)-  1903-1974

Per i bianchi ogni filo d’erba e ogni fonte d’acqua è fornita di un cartellino dei prezzi. Questo è solo l’inizio e vedrete dove andremo a finire”



2.      L’acqua in cifre

*      E’ poca: sul pianeta il 97.7% dell’acqua è salata; il 2,5% è acqua dolce, ma solo lo 0.5% è accessibile (molta acqua dolce è ghiacciata ai poli o nascosta nelle profondità della terra).

*      E’ a rischio: l’acqua come risorsa naturale rinnovabile è a rischio perché il prelievo delle acque sta diventando più veloce della sua formazione naturale (ciclo delle acque), perché cresce il problema dell’inquinamento, perché cresce la popolazione.

*      E’ mal distribuita 

*      un italiano:      250 litri di acqua (consumo medio giornaliero a persona)

*      un francese:      156

*      un israeliano:    260

*      un palestinese:  70

*      un indiano:         25

*      E’ sprecata: mediamente dei 250 litri d’acqua giornalieri utilizzati da un italiano

*      3 sono usati per l’alimentazione

*      1 per lavarsi le mani 

*      80 negli scarichi dello sciacquone

*      150 litri lavando l’auto

*      5000 litri l’anno con un rubinetto che perde una goccia al secondo

*      2500 litri l’anno a persona lavandosi i denti con il rubinetto aperto.



3.      Cosa possiamo fare noi?

Un decalogo per ridurre lo spreco di acqua

*      Fare la doccia anziché il bagno nella vasca (per una doccia normale

si possono consumare 20-50 litri d’acqua, per una bagno 100-350 litri)

*      Tenere i rubinetti chiusi quando ci si lava i denti, o ci si fa la

barba (si ottiene un risparmio fino a 7.500 litri l’anno per famiglia di 3

persone)

*      Riparare le perdite

*      Installare sciacquoni a doppia vasca (il 30% dei consumi domestici se

ne va nello sciacquone del water)

*      Installare nelle rubinetterie dei rompigetto che introducono aria e

riducono il passaggio dell’acqua (si ottiene un risparmio fino a 6.000 litri

l’anno per famiglia di 3 persone)

*      Acquistare lavatrici o lavastoviglie a risparmio d’acqua

*      Fare la lavatrice a basse temperature e pieno carico (si ottiene un

risparmio ci circa 8.000-11.000 litri d’acqua per famiglia all’anno)

*      Usare l’acqua piovana (o del lavaggio della frutta e verdura) per

giardino/piante

*      Usare un secchio per lavare l’auto

*      Preferire l’acqua di rubinetto e all’acqua minerale in bottiglia.  (dalla Campagna Bilanci di Giustizia)

Il consumo di acqua minerale negli ultimo decenni continuamente aumentato a indotto che costituisce QQQè un problema ambientale sottovalutato.  Inizialmente l’abbiamo preferita perché di sapore più buono (l’acqua di rubinetto sapeva di cloro), ma poi ci è stata “imposta”, senza che neppure ce ne accorgessimo, con un battage pubblicitario enorme, e tutti pensiamo sia “levissima, purissima..”. In realtà l’acqua di rubinetto è più sicura, oggi ha un sapore decisamente migliore di alcuni anni fa, ha costi ambientali minori (di trasporto, plastica) e costa meno.  Allora torniamo a bere anche acqua del rubinetto, che costa molto meno, è più sicura, e comporta minori costi ambientali Trasporto e plastica delle bottiglie) ;  quando scegliamo l’acqua minerale preferiamo quella imbottigliata nelle vicinanze e in vetro.

4.      L’acqua come merce o come diritto fondamentale dell’umanità?

L’acqua come merce: Tutti coloro che pensano che l’economia liberista sia l’unica scelta possibile per tutto il mondo, (la Banca mondiale, WTO, il Fondo Monetario Internazionale) sostengono che la sola soluzione al problema acqua sia quello di dare un prezzo all’acqua, metterla in vendita e lasciare che sia il mercato a determinarne il futuro. I loro intenti sono chiari: l’acqua dovrebbe essere una trattata come una qualsiasi merce e il suo uso determinato dai principi del profitto. Non fanno mistero del fatto che gli

utili di questa risorsa già immensi e aumenteranno: secondo la rivista Fortune, ammontano oggi al 40% di quelli del settore petrolifero e già superano quelli già notevoli del settore farmaceutico. Non a caso l’acqua è detta sempre più spesso “oro blu”.

Sono 10 i colossi transnazionali che si occupano di acqua a fini di lucro.

Le aziende più grandi sono francesi, come Suez Lyonnaise des Eaux e Vivendi Environnement.

Queste grandi imprese, con l’aiuto e l’appoggio del FMI e della Banca Mondiale, stanno assumendo il controllo della gestione delle acque, stanno muovendosi per accaparrarsi le riserve idriche di molti angoli del pianeta, stanno approfittando della debolezza del Terzo Mondo per costringere questi paesi a stipulare contratti con loro in cambio della cancellazione di una parte del loro debito.

C’è chi ritiene che queste posizioni siano riassunte nelle posizioni espresse dal Forum Mondiale dell’Acqua, un incontro triennale la cui terza edizione si è tenuta a Kyoto dal 16 al 22 marzo scorso e al quale hanno partecipato ministri e capi di governo di molti paesi, insieme ai massimi esponenti delle banche di sviluppo e di organizzazioni internazionali (24000 partecipanti da 182 paesi). L’acqua come diritto fondamentale dell’umanità: rispetto a questo tipo di visione liberista e mercantile, ci sono significative prese di posizione riguardo alla enunciazione del principio che l’acqua è un diritto fondamentale dell’umanità : Il manifesto dell’acqua, redatto dal Comitato internazionale per il Contratto Mondiale sull’acqua (il cui presidente è Mario Soares e segretario

Riccardo Petrella) afferma fra l’altro *      l’acqua fonte di vita è un bene comune che appartiene a tutti gli abitanti della terra; a nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso di appropriarsene a titolo di proprietà privata

*      il diritto all’acqua è un diritto inalienabile individuale e collettivo; è compito della società nel suo complesso e ai diversi livelli di organizzazione sociale garantire il diritto di accesso, secondo il doppio principio di corresponsabilità e sussidiarietà, senza discriminazioni di razza, sesso, religione, reddito o classe sociale;

*      l’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni; l’ineguaglianza nella distribuzione dell’acqua e della ricchezza finanziaria non significa che le persone ricche d’acqua e ricche economicamente possano farne l’uso che vogliono, anche venderla (o comprarla) all’esterno per ricavarne il massimo profitto

*      l’accesso all’acqua necessariamente deve avvenire tramite partnership; questo è il principio ispiratore che sta dietro a tutti i progetti (ad esempio il “contratto di fiume”) che ha permesso la risoluzione di conflitti che in certe regioni del mondo hanno tradizionalmente avvelenato le relazioni fra paesi appartenenti allo stesso bacino idrografico. Noi sosteniamo una vera partnership pubblica/privata a livello locale/nazionale/mondiale. Le proposte dei sottoscrittori il manifesto dell’acqua sono quella di creare una rete di “parlamenti per l’acqua” che legalizzi l’acqua come bene patrimoniale vitale, comune a tutta l’umanità, di promuovere campagne di informazione, sensibilizzazione e mobilitazione e di costituire un Osservatorio Mondiale per i diritti dell’acqua.

Il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite riunitosi nel novembre 2002  a Ginevra ha emanato un documento del diritto all’acqua in cui si afferma :

*      art. 1 “l’acqua è una risorsa naturale limitata e un bene pubblico

fondamentale per la vita e la salute. Il diritto umano all’acqua è

indispensabile per condurre una vita umana dignitosa ed è un prerequisito

per la realizzazione di altri diritti umani.” …. “La continua

contaminazione, sperpero e distribuzione ineguale dell’acqua stanno

esacerbando la povertà esistente. Gli Stati membri devono adottare misure

efficaci per realizzare senza discriminazioni il diritto all’acqua, come

stabilito in questo documento.”

*      art. 2  “Il diritto umano all’acqua dà titolo  a ognuno ad acqua

sufficiente, sicura, accettabile, fisicamente accessibile e affidabile per

uso personale e domestico”….

*      art. 6  “L’acqua è richiesta per un gran numero di scopi diversi,

oltre a quello personale e domestico.” …. “In ogni caso la priorità all’

utilizzo dell’acqua deve essere data al diritto di acqua per uso personale e

domestico;  priorità deve essere inoltre assegnata alle risorse d’acqua

richieste per prevenire carestie e malattie.”…

*      art. 11 ….”L’acqua deve essere considerata un bene sociale e

culturale, e non primariamente un bene economico. Il modo di realizzare il

diritto all’acqua deve essere inoltre sostenibile, per assicurare che il

diritto possa essere realizzato per le generazioni presenti e future.”

*      art. 12  “Mentre l’adeguatezza dell’acqua per il diritto all’acqua

può variare a seconda di diverse condizioni, i seguenti fattori si applicano

in tutte le circostanze :

-         disponibilità

-         qualità

-         accessibilità

-         accessibilità fisica

-         accessibilità economica

-         non discriminazione

Il documento stabilisce inoltre una serie di obblighi per tutti i 145 Stati sottoscrittori perché vengano concretamente attuati gli enunciati dei vari articoli.

Il documento 52 della FAO “reforming water resources policy – a guide to methods, processes and practices “ del 1995 afferma che “ …E’ comunemente accettato che l’accesso all’acqua è un diritto umano fondamentale. La conferenza di Dublino (International Conference on Water and the Environment) del 1992 ha affermato che “… è vitale riconoscere per primo il diritto fondamentale di tutto il genere umano di avere accesso ad acqua pulita e sicura ad un prezzo sostenibile”. Il collegamento fra acqua e vita umana è particolarmente drammatico nelle regioni aride, dove l’irrigazione dei campi è essenziale per la produzione di cibo. [ … ] Le caratteristiche precedentemente descritte dell’acqua rendono in larga misura indispensabile un intervento pubblico. Le economie di scala nella raccolta e nella distribuzione dell’acqua tendono verso monopoli, che hanno bisogno di essere regolamentati perf servire il pubblico interesse. [ … ] Infine, l’acqua è essenziale per la vita e certi sistemi d’acqua sono di importanza stategica nazionale. I Governi hanno la responsabilità di gestire l’acqua per il benessere nazionale. Questo non implica che i sistemi dell’acqua debbano essere al 100% sotto il controllo pubblico. Significa però che leggi appropriate, regolamenti, istituzioni e incentivi debbano essere attuati per sostenere l’interesse pubblico, e che i Governi devono essere pronti ad investire dove il mercato non lo è.   [ … ] In breve, un ben gestito settore dell’acqua ha bisogno di un bilanciamento fra il coinvolgimento pubblico e privato, riconoscendo i limiti di entrambi e costruendo su quello che è il meglio di ciascuno.”  Questa visione dell’acqua come diritto fondamentale dell’uomo ha spinto alla organizzazione del Primo Forum Popolare Mondiale dell’Acqua, che si è tenuto a Firenze il 21 e 22 marzo scorso; “…Firenze è stato in parte organizzato perché Kyoto sarà un’altra celebrazione della forza del mercato, del capitale e degli investimenti privati.”

Gli obiettivi del Forum alternativo sull’acqua di Firenze erano : “- elaborare una serie di azioni sul piano legislativo, politico, istituzionale, economico, sociale e culturale da realizzare a livello mondiale al fine di assicurare il diritto all’acqua per tutti.

-       favorire la crescita di una maggiore responsabilità sul piano dei

comportamenti individuali collettivi

-       promuovere campagne specifiche a sostegno degli obiettivi del

diritto all’acqua per tutti e al riconoscimento dell’acqua come bene comune

-        riconoscimento del finanziamento collettivo pubblico

-       promozione di pratiche democratiche e partecipate “

Riportiamo alcuni stralci dal “Saluto di apertura del primo Forum mondiale

alternativo dell'acqua (Firenze, 21-22 marzo 2003)

…….Acqua e guerra sono connesse per più di un motivo: anche stavolta

l'emergenza idrica provocherà migliaia di morti in Iraq. Già nei

bombardamenti del '91 furono deliberatamente distrutti gli impianti idrici,

sapendo che questo avrebbe decimato la popolazione civile e "particolarmente

i bambini":

"vi è la massima probabilità che scoppino tra i civili e i militari

malattie, attribuibili al degrado degli impianti di depurazione e

distribuzione dell'acqua", si legge in un documento di allora della Defense

Intelligence Agency. Ma c'è una connessione ancor più profonda. Per noi

essere contro la guerra significa essere contro il neoliberismo ed esser

contro il neoliberismo significa essere contro la guerra: questo nesso è

inscindibile. La stessa privatizzazione dell'acqua si iscrive all'interno

del generale processo di privatizzazione dei servizi: è questa la "guerra

interna" o "guerra sociale" che si combatte ogni giorno, è questo il volto

nascosto della guerra militare. Gli accordi Gats rappresentano perciò una

vera e propria "dichiarazione di guerra" all'umanità: se gli accordi Gats

passeranno provocheranno decine di migliaia di morti. I nostri movimenti

hanno capito il nesso fra queste due forme di "guerra"……..

….Perciò siamo contro tutte le guerre: anche contro le guerre che il

fondamentalismo del mercato ha scatenato contro l'acqua, l'aria, la terra,

che vengono inquinate, depredate, privatizzate. L'umanità è arrivata al

massimo della propria capacità di "deformazione" dell'ambiente. E tante sono

le guerre in corso contro il genere umano: ogni giorno muoiono decine di

migliaia di persone per mancanza d'acqua; molte migliaia per mancanza di

cibo. Queste "stragi" quotidiane non sono una "fatalità", non avvengono "per

natura" e dobbiamo aver il coraggio di chiamare i responsabili col loro

nome: sono assassini.

Dobbiamo avere il coraggio di affermare nuovi diritti basilari, come il

diritto all'accesso all'acqua per tutti gli esseri umani, e di dichiarare

"illegale" la povertà. Questo è il fondamentale contributo alla pace -e alla

vita- che verrà da questo Forum, un Forum che dovrà elaborare "proposte",

dovrà definire un'agenda alternativa della "gestione" dell'acqua:

alternativa, s'intende, a quella di mercato. La pace si costruisce anche

ideando un "servizio pubblico" su scala mondiale, che sia finanziato dalla

collettività attraverso una forma di fiscalità generale da progettare

insieme (attraverso la tassazione delle speculazioni finanziarie

internazionali, ad esempio).

"Acqua, cibo e lavoro per tutti", con questo striscione abbiamo aperto la

grande marcia per la pace Perugia-Assisi un anno fa: questo è il vero

programma alternativo alla guerra…….

…..Questa guerra, allora, appare anche come una guerra "crepuscolare" per la

super-potenza statunitense: è l'inizio della fine della sua egemonia sul

mondo; è l'inizio della fine del mondo che abbiamo conosciuto. Spesso la

storia ha percorsi tortuosi e grandi mutamenti epocali passano attraverso

immani tragedie. Quel che ormai abbiamo imparato è che quanto accadrà

dipende anche da tutti noi.

I nostri movimenti preludono al nuovo mondo possibile e dobbiamo essere

capaci di stringerci e continuare a lavorare insieme, a maggior ragione in

momenti come questi; dobbiamo farlo per noi stessi, per coloro che verranno

dopo di noi e per coloro che sono stati al nostro fianco fino a ieri, e ora

non ci sono più, come Rachel Corrie, la giovanissima pacifista americana

schiacciata da un bulldozer mentre cercava di impedire la distruzione di

un'abitazione civile a Gaza. Anche in suo nome continueremo a chiedere e a

costruire pace e giustizia in Palestina, in Kurdistan e nel mondo; anche in

suo nome continueremo a stare a fianco delle vittime della guerra in Iraq.

Rachel ci accompagnerà nei lavori di questo primo Forum mondiale alternativo

dfell’acqua.



5.      Publiacqua


Parliamo della parte concernente il fornitore d’acqua a Firenze e più

precisamente dell’ATO 3 Medio Valdarno e bisogna dire la situazione questo

si è realizzato:

Esiste una normativa europea che ha ispirato varie leggi italiane e più

precisamente:

 Legge 183/89 per la difesa del suolo definisce come unita

fondamentale di governo territoriale delle acque il bacino idrografico e

prevede l’istituzione di una Autorità di bacino.

* Legge 36/94 (legge Galli) che prevede, fra l’altro, la

riorganizzazione dei servizi idrici per “Autorità di Ambito Territoriale

Ottimale” AATO, dando responsabilità gli enti locali che ne fanno parte e

avviando l’industrializzazione del servizio attraverso la separazione fra

regolatore politico e ‘gestione tecnica’.

Pertanto i comuni hanno trasferito  l’esercizio della titolarità del

servizio all’Ambito Territoriale Ottimale (Ambito);

Cosa deve fare l’ATO?

* Realizzare il PIANO DI AMBITO e in pratica  programmare l’

organizzazione del servizio idrico integrato e  definire il programma degli

investimenti necessari per rendere efficienti gli impianti.

* Scegliere la forma del servizio idrico ed affidarlo ad un unico

‘soggetto’ gestore per ogni AATO e stabilire la CONVENZIONE relativa.

* Garantire l’interesse degli utenti controllando che il Gestore

realizzi il piano e verifica l’applicazione della tariffa.

L’obiettivo di tale processo è pervenire il più rapidamente possibile all’

accorpamento delle gestioni esistenti largamente frammentate e,

contemporaneamente, alla loro trasformazione in senso industriale e

imprenditoriale della gestione. Tutto questo deve consentire all’Ambito di

affidare la gestione ad un’impresa che per dimensioni, organizzazione e

capacità imprenditoriale sia capace di finanziare e realizzare il piano

degli investimenti necessario al miglioramento dei servizi idrici.

L’Ambito è chiamato a valutare nel proprio Piano il fabbisogno di risorse

idriche e, conseguentemente, la necessità di tutte quelle opere che

permettano lo sviluppo e l’adeguamento della risorsa rispetto a tale

fabbisogno.

Legge regionale della Toscana del 21 luglio 1995  ha diviso i comuni in 6

ATO

48 ATO funzionanti in Italia  rispetto agli 89 totali

Questa attività, che investe direttamente la gestione della risorsa idrica,

non può prescindere dalle competenze dell’Autorità di bacino del Fiume Arno

su cui ricade gran parte del proprio territorio.

Il nuovo schema della legge 36/94 prevede che vi sia una netta distinzione

di ruoli fra l’Ambito, che definisce gli obiettivi e controlla l’

effettuazione  del piano, e il gestore che organizza il servizio e realizza

il piano.

Il gestore è tuttavia sottoposto anche ad altre attività di regolazione fra

cui quella svolta dall’Agenzia Regionale Per l’Ambiente della Toscana

(ARPAT) in particolare sulla qualità delle acque potabili e sulle

caratteristiche degli scarichi idrici.

Il gestore con l’affidamento del servizio diventa, infatti, il responsabile

dell’intero servizio idrico integrato che comprende appunto la gestione

dell’acquedotto, le fognature e la depurazione delle acque.

Un’altra regolazione è svolta dall’autorità della Regione che in base alla

L.R. 81/95 si attribuisce compiti d’indirizzo, programmazione e controllo

sia sugli Ambiti sia sul gestore.

Il Piano di Ambito è stato approvato dall'Assemblea consortile dell'ATO n. 3

Medio Valdarno il 25 settembre 2001 con deliberazione n. 13/01. Questa data

rappresenta l'ultimo atto di un processo che ha avuto inizio nel 1996 e che

ha portato, attraverso una serie di fasi successive, all'elaborazione

definitiva di quest’importante documento.

Le fasi sono state le seguenti:

- la ricognizione delle opere, conclusasi nel dicembre 1996; - la prima

stesura del Piano, completata nel dicembre 1999; - le consultazioni al

documento, aperte a tutti i comuni consorziati nell'Autorità e ad un elenco

d’enti ed organizzazioni interessate, chiuse nel dicembre 2000;la stesura

definitiva del Piano in cui sono state recepite le osservazioni raccolte

durante le consultazioni, completata nel settembre 2001;

Una figura prevista nell’ambito dell’AATO è il Garante dei Servizi Idrici

che ha vari compiti:

- determina le tariffe dei servizi d’acquedotto, fognatura e depurazione

sulla base del programma pluriennale degli interventi di miglioramento (il

Piano di Ambito);

- stipulazione con il gestore di un contratto di servizio (la Convenzione),

nel quale sono descritti i diritti e gli obblighi del gestore;

- controlla lo svolgimento dei servizi, verificando il rispetto degli

obblighi stabiliti nel contratto;

- verifica che i diritti dei consumatori siano rispettati.

Con l'affidamento della gestione del servizio, l'attività del Garante

diviene prevalentemente incentrata sul controllo degli obblighi stabiliti

nella Convenzione e sul rispetto dei diritti dei consumatori.

Il Garante possiede alcuni strumenti per verificare se il gestore rispetta

gli impegni stabiliti nella Convenzione e se i miglioramenti del servizio si

concretizzano:

- alcuni indicatori degli obiettivi collegati allo sviluppo di nuove

infrastrutture o al miglioramento di quelle esistenti (ad esempio

l'incremento della popolazione allacciata alle fognature);

- altri indicatori riguardanti i risultati del gestore nel campo dei

rapporti con i consumatori (la riduzione della durata delle interruzioni

programmate o del tempo di risposta alle richieste d’informazioni).

Il garante ha anche il compito di approvare la Carta del Servizio Idrico del

gestore, ad ulteriore garanzia degli utenti  e si è dotato di una propria

Carta del Servizio, come tutti gli enti pubblici.

Premesso tutto questo in seguito si è costituita Publiacqua a cui è stato

affidato il servizio con le norme previste dalla Convenzione.

La Società è costituita per i seguenti fini:

- ricerca, captazione, sollevamento, trasporto, trattamento e distribuzione

dell'acqua per qualsiasi uso;

- trasporto, trattamento e smaltimento delle acque di rifiuto urbane ed

industriali e il loro eventuale riutilizzo, gestione delle reti fognarie e

d’impianti di depurazione delle acque reflue;

- tutte le attività inerenti il ciclo integrato delle acque così come

previsto dalla legge numero 36/94;

- studi, ricerche, consulenze, assistenza tecnica e finanziaria ad enti

pubblici nel settore dei pubblici ervizi formanti oggetto della società ed

altro.

Ha Già  fatto un regolamento e una carta dei servizi che dovreste aver

ricevuto.

Quale è la situazione attuale

I comuni  dell’ato3  hanno deciso di affidare il servizio a  società miste

con la presenza dei privati in minoranza invece di realizzare consorzi,

altrimenti sarebbe stato costretto a fare gare con l’intervento delle

multinazionali L’affidamento ai soci privati deve essere fatto con gara.

 Nell’ambito di trovare un partner privato che in ogni modo non deve avere

più del 40%, sono state fissate alcune regole:

-         Rafforzare il servizio mantenendo  al pubblico un ruolo

determinate anche nel comando d’impresa dove si costituisce il sapere

tecnico, gestionale e strategico senza il quale non si controlla niente all’

esterno.

-         il privato deve accettare e presentare un progetto industriale che

prevede la necessità di diminuzione dei consumi, recupero delle risorse

energetiche.

Publiacqua  si pone:

il miglioramento delle strutture miglioramento dell’ambiente.

750 milioni di € in 5 anni.



6.      Alcune storie

*      “Non bevete la Coca Cola” di Anita Roddick, Alternet, Stati Uniti (da Internazionale)

*      “Il padrone dell’acqua” di Bhavdeep Kang, Outlook, India (da Internazionale)

*      “Le guerre dell’acqua” di Vandana Shiva, ed. Feltrinelli, 2003 riferimenti :

*      Dossier “A come Acqua”, a cura di Nadia Amaroli, Operazioni Bilanci di Giustizia- Beati Costruttori di Pace



 -         http://www.world.water-forum3.com

<http://www.world.water-forum3.com/>



-         http://cipsi.it/contrattoacqua/forum-acqua



-         http://fao.org <http://fao.org/>



-         http://www.waterobservatory.org <http://www.waterobservatory.org/>

-         http://www.ato3acqua.toscana.it <http://www.ato3acqua.toscana.it/>