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domenica 15 ottobre 2006

Assemblea comunitaria alle baracche verdi




Al tavolo da sinistra: Carlo, Luisella, Claudia.

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Comunità dell’Isolotto – Firenze, 15.10.2006


Solidarietà ?


riflessioni di Carlo, Claudia, Luisella, Maurizio


con un contributo di Lorenzo e Lucia


 


1.      Letture dal Vangelo


2.      Introduzione


3.      Interpretazioni a confronto


4.      Alcune esperienze dirette


 


 


1.      Letture dal Vangelo


“Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti risponderanno : Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assettato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il Signore dirà loro: in verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose anche ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me   .


                                                                                                                                 [Matteo, 25, 34-40]


 


“Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui gli domandò : Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna ? Gesù gli disse : Perché mi chiami buono ? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti : non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre. E l’altro allora disse : Maestro, tutte queste cose lo ho osservate fino dalla mia giovinezza. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse : Una cosa sola ti manca : và, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.


                                                                                                                                 [Marco, 10, 17-21]


 


L’ultima parte del commento a questo brano del Vangelo da parte dello storico e saggista Antonio Thiery, apparsa su Adista n.65 del 23.9.2006, è questa :” [...] Non bastano dunque le denunce, non basta l’indice puntato né tanto meno l’elemosina e la strategia assistenzialistica. Certo l’indignazione serve da stimolo, ma poi bisogna guardare agli stili di vita, alle strutture di oppressione, alle cause della disparità sociale, al desiderio di accumulo e di possesso che porta, anche nella nostra Italia, il 20% dei colti e dei ricchi a godere del 80% dei beni di tutti”.   


 


 


Solidarietà: armonia perfetta, concordia con gli altri nel modo di pensare, di sentire, di agire o condivisione degli impegni e delle responsabilità assunte insieme ad altri a cui si è legati da rapporti di affinità ideologica o da comuni interessi.


Capacità dei membri di un determinato gruppo di prestarsi reciproca assistenza e il comportamento che ne deriva.


Partecipazione umana e morale o impegno diretto offerti a chi è in una situazione critica o dolorosa.


[dal vocabolario Paravia della lingua italiana, a cura di Tullio de Mauro].


 


 Introduzione


 


L’incidente: Venti anni fa, il 26 aprile 1986, è scoppiata la centrale nucleare di Chernobyl, situata a pochi chilometri dalla città di Prypiat (oggi detta “città morta”), a 18 Km da Chernobyl e a 110 km da Kiev. E’ stata considerato uno dei disastri più gravi e più noti della storia del nucleare per scopi civili: sono state diffuse nell’atmosfera, nei terreni e nelle acque, milioni di curie di materiali radioattivi Uranio, Cesio, Iodio e gas altamente tossici come lo Xenon 133 e il Kripton 85.


Le zone colpite: La contaminazione nucleare ha interessato una zona di 150.000 kmq (circa 2 volte l’Irlanda) ha coinvolto direttamente una popolazione di 6 milioni di persone, e ha prodotto un aumento della radioattività misurabile in gran parte dell’Europa. I paesi più colpiti sono stati la Bielorussia, l’Ucraina, e quella regione della Russia compresa tra questi due paesi;  in particolare nella Bielorussia si è avuta il 70% della caduta radioattiva e il 23% del territorio nazionale è altamente contaminato.


Le operazioni immediate di messa in sicurezza della centrale esplosa: nell’immediato vi furono operazioni per spegnere gli incendi nei reattori e per raccogliere i materiali dispersi a seguito delle esplosioni. A queste operazioni hanno lavorato, quelli che sono passati alla storia come i “liquidatori”:  tra i 300.000 e gli 800.000 uomini - militari, contadini, operai, studenti - richiamati da tutte le repubbliche della URSS, che lavorarono per molti giorni, che avrebbero dovuto operare, per non morire subito, in turni di un minuto e sulla cui sorte non sono mai state diffuse statistiche ufficiali.


A partire da giugno 1986 iniziarono i lavori di costruzione del “sarcofago”, una struttura in cemento armato che ricoprì i reattori nucleari e che, secondo le dichiarazioni del Governo, avrebbe dovuto garantire la sicurezza per 30 anni. Secondo gli esperti internazionali questo sarcofago fin dall’inizio non è stato in grado di garantire alcuna sicurezza: vi sono stati crolli, cedimenti delle strutture, crepe, infiltrazioni. Secondo stime ufficiali attraverso le crepe e le fessure l’acqua piovana si infiltra, si contamina e di riversa nei terreni, nei rivoli d’acqua .. e contribuisce a ulteriori crepe e cedimenti.  


Nel 1994 un consorzio guidato da una compagnia francese ha fatto un progetto per la costruzione di una nuova struttura di contenimento, il cui costo ad oggi è di oltre un miliardo di dollari. Ma l’Ucraina non ha certo le capacità economiche per sostenere queste spese e quindi il G7 ha promosso la costituzione del Chernobyl Shelter Found, che riunisce 22 paesi dell’Europa, per raccogliere i fondi necessari. Ugualmente esistono enormi difficoltà sia tecniche che economiche.


La contaminazione: la contaminazione si è realizzata, e si realizza ancora, in 4 modalità diverse:


·        contaminazione diretta, ossia esposizione diretta alla nube o ai materiali radioattivi (questa contaminazione ha riguardato le persone che vivevano vicino alla centrale e le persone che hanno lavorato alla centrale esplosa nei mesi successivi); a tutt’oggi esiste un territorio intorno alla centrale dichiarato “zona vietata” per evitare questo tipo di contaminazione;


·        contaminazione inalata, ossia esposizione alla radioattività per inalazione dei gas radioattivi;


·        contaminazione del suolo: dovuta al deposito sui terreni di materiali o sostanze radioattive pesanti; la gravità di questa contaminazione dipende dal tipo di materiali radioattivi e dalla permanenza sul suolo;


·        contaminazione da catena alimentare: dovuta alla alimentazione con alimenti coltivati su terreni contaminati.


Le conseguenze sulla salute: oltre alle morti immediate che hanno coinvolto alcune centinaia di persone che morirono più o meno immediatamente a seguito dell’esplosione (va ricordato che poco o nulla si sa sulla sorte delle migliaia dei “liquidatori”), le conseguenze per la salute più gravi e durature nel tempo sono state le malformazioni congenite e fetali, le leucemie e i tumori alla tiroide, soprattutto tra i bambini e i ragazzi in età puberale. Oltre tutto nei paesi colpiti esiste una carenza di iodio acquisito per via alimentare, che rende le tiroidi dei bambini particolarmente “avide” di questo elemento… e così le tiroidi dei bambini e ragazzi di questi paesi attirano e concentrano grandi quantità di iodio radioattivo.


Le conseguenze socio-economiche: una vasta zona è dichiarata non idonea a uso economico. L’industria è ridotta ai minimi termini. L’agricoltura, che si svolge in terreni contaminati o solo  parzialmente bonificati, è ridotta ad agricoltura di sussistenza. Si è presto diffusa e radicata quella che è stata chiamata “sindrome di Chernobyl”: senso di impotenza, rassegnazione, perdita di speranza e di fiducia in se stessi e negli altri, nel futuro. Fenomeni di disgregazione familiare sono diventati la regola, gli orfanotrofi (Internat) sono affollati (basti pensare che il welfare prevede, per le donne che abbiano partorito, un piccolo sussidio: molte donne, sole e senza lavoro, fanno un figlio con un uomo qualsiasi pur di accedere a questo sussidio). Fenomeni endemici come l’alcolismo si sono ancor più diffusi e radicati.


 


2.1  I progetti di accoglienza


Il progetto Accoglienza di Legambiente


Dopo l'incidente di Chernobyl del 1986 Legambiente, la più grande associazione ambientalista italiana, ha promosso il "Progetto Chernobyl", finalizzato all'organizzazione di iniziative di sostegno alle popolazioni colpite dalla catastrofe nucleare. Tra le iniziative del Progetto Chernobyl di Legambiente Solidarietà spicca, dal 1994, il Progetto Accoglienza tramite il quale é stata realizzata, finora, l'ospitalità in Italia per più di 24.000 bambini di Chernobyl ogni anno. ... Il Progetto Accoglienza si prefigge l'organizzazione dell'ospitalità temporanea in Italia a gruppi di bambini che vivono nelle zone contaminate dalla radioattività fuoriuscita il 26 aprile 1986 dalla centrale nucleare di Chernobyl.


I bambini che ospitiamo sono "soggetti minori stranieri la cui condizione di bisogno deriva dalla residenza permanente in aree ad alta contaminazione come conseguenza della catastrofe nucleare di Chernobyl" e ci pongono dinanzi alla responsabilità di operare, prioritariamente, durante il mese di accoglienza, con azioni che favoriscano la tutela della salute del bambino e nel rispetto assoluto della sua condizione di minore temporaneamente lontano dalla sua famiglie e dal suo contesto sociale.


Questa iniziativa non é una forma di affidamento, nè di adozione: é un'esperienza di solidarietà collettiva realizzata tramite l'accoglienza temporanea, un soggiorno di un mese, una vacanza per il risanamento.


L'età dei bambini che ospitiamo va dai 7 ai 12 anni. I bambini di questa fascia di età, a causa della velocità del metabolismo cellulare, traggono grande giovamento da un periodo di "risanamento" fuori dai territori contaminati.


Prioritariamente ospitiamo bambini che non siano mai stati all'estero, operando nei contesti territoriali rurali e periferici della Bielorussia per raggiungere quei bambini che hanno minori opportunità di trascorrere soggiorni terapeutici all'estero.


I bambini che ospitiamo cambiano di anno in anno, per permettere ad un più largo numero di bambini di avvantaggiarsi dei benefici derivanti da un mese di allontanamento dai territori contaminati. Ogni famiglia che partecipa al progetto é quindi disponibile ad accogliere ogni anno bambini diversi.


Il nostro intervento é basato sull'accoglienza da parte di un gruppo di famiglie ad un gruppo di bambini, ai quali si garantisce un'esperienza impostata sulla vita comunitaria del gruppo e la realizzazione di un programma collettivo dedicato ad attività dl gioco, sportive, attività manipolatorie ed artistiche, turismo territoriale e naturale.


La partecipazione al Progetto da parte delle persone che vi aderiscono é subordinata alla disponibilità ad essere coinvolto in un'esperienza di carattere collettivo, a fare parte di un gruppo, perchè il senso del Progetto Chernobyl é anche quello di aiutare gli adulti ad aprirsi all'esperienza partecipata di accoglienza di un gruppo di bambini diversi per tradizioni e cultura.


L'obiettivo principale: la tutela del diritto alla salute


Durante il soggiorno in Italia i gruppi ospitanti organizzano, con la collaborazione del Servizio sanitario della loro regione, visite mediche generali a tutti i bambini e gli ulteriori accertamenti sanitari che si dovessero rendere necessari.


Ospitare per un mese i bambini delle zone contaminate ha lo scopo essenziale di fornire ai bambini l'opportunità di ottenere una sensibile riduzione dei livelli di radioattività interna all'organismo. A causa della velocità dell'accrescimento cellulare, in condizioni di generale abbassamento delle difese immunitarie, i bambini sono i soggetti più colpiti dagli effetti delle radiazioni. La contaminazione avviene attraverso il consumo di cibo prodotto localmente, spesso l'unico a cui i bambini hanno possibilità di accesso.  Una ricerca dell'ENEA ha dimostrato che dopo un soggiorno di 30 giorni in Italia i bambini perdono dal 30 al 50% del Cesio-137 assorbito (il radionuclide maggiormente presente). Inoltre, la permanenza in Italia permette, tramite un'alimentazione equilibrata e nutriente, di accrescere le difese immunitarie dell'organismo.


I valori civili che guidano gruppi Legambiente Solidarietà


La tutela dei diritti dei bambini: L'organizzazione del progetto Accoglienza ha un proprio "cuore", un centro da cui partono e a cui si ispirano tutte le azioni che i gruppi realizzeranno durante il mese di durata del progetto: il diritto del bambino a stare bene con se stesso e con gli altri: in salute, accolto, tutelato, valorizzato, in un ambiente organizzato secondo regole riconoscibili e rispettabili, in un clima sereno e stimolante.


La memoria I gruppi Legambiente Solidarietà, col progetto Accoglienza, operano per tenere viva la memoria di Chernobyl e dei rischi connessi al nucleare.


 


 


3.  Interpretazioni a confronto


 


I numeri riportati in precedenza danno la dimensione di una esperienza di solidarietà che si caratterizza per la durata negli anni, la diffusione in tutta Italia e in tutta Europa, il grande numero di bambini coinvolti. Sono centinaia le associazioni italiane e straniere che hanno attivato progetti di accoglienza per i bambini provenienti dalle zone colpite dalla contaminazione radioattiva (per una maggiore informazione si può visitare il sito www.chernobyl.it ) e sono circa 300.000 i bambini ospitati in Italia fino ad oggi.


Le modalità di accoglienza sono diverse a seconda delle associazioni, infatti alcune tendono a ripetere i soggiorni dello stesso bambino per due o tre anni consecutivi, altre invece (come Legambiente e il Quartiere 4) preferiscono adottare un sistema a rotazione per dare la possibilità al maggior numero di bambini di vivere questa esperienza.


Da molte parti i giudizi, istituzionali e delle varie realtà locali, rispetto a questa esperienza sono positivi se non entusiastici; riportiamo ad esempio alcuni brani della dichiarazione dell’ambasciatore della Bielorussia in Italia pronunciata nel 2005 a Montevarchi : “ […] Gli sforzi per superare le conseguenze della catastrofe continuano ad impegnare annualmente sino al 10% della spesa pubblica bielorussa. Più di 1,5 milioni di persone vengono costantemente sottoposte a particolari controlli medici, di cui quasi 400 mila bambini. […] Non si esaurisce il flusso degli aiuti umanitari da centinaia delle fondazioni ed associazioni di volontariato create in tutta Italia. Negli ultimi 13 anni l’Italia ha ospitato più di 300 mila bambini bielorussi provenienti dalle zone colpite da Chernobyl. Questo processo ha coinvolto più di 2 milioni di italiani. A nome del popolo e del governo bielorussi vorrei esprimere una sincera gratitudine ai volontari delle organizzazioni umanitarie ed a tutti gli italiani che hanno partecipato e stanno partecipando alle iniziative di Chernobyl per la loro immensa generosità d’animo e nobiltà di sentimenti”.


Non sono però mancate voci dissonanti, particolarmente dopo la vicenda della piccola Maria nascosta dalla coppia di genitori presso cui era ospite in un paese vicino a Genova: sul Corriere della Sera l’onorevole Stefania Prestigiacomo, ex ministro con delega alle adozioni internazionali, ha esordito la sua intervista con “Maria e l’illusione dei bimbi di Chernobyl. Per la Bielorussia è solo un business”. “Ai coniugi chiedo di restituire la bambina. Un atto di serietà e di serenità per il futuro della piccola. Al governo chiedo di non fare confusione: che senso ha oggi che la sottosegretaria alla giustizia vada alla conferenza forum delle famiglie adottanti ? Il problema vero è quello di capire chi sono gli interlocutori del nostro governo per le autorità bielorusse. Bisogna mettere ordine in questa storia dei bambini di Chernobyl che è diventata un vero affare per la Bielorussia. L’idea di far venire i bambini di Chernobyl in vacanza in Italia era nata dopo l’incidente alla centrale nucleare, ma i bambini erano un  numero limitato, nell’ordine di qualche centinaio. Oggi sono diventati circa 30 mila ogni anno. Vengono ancora gestiti con il concetto di emergenza, eppure sono passati vent’anni. Continuano a fare avanti e indietro senza nessuna speranza di adozione, ma soltanto illusioni inutili. Questo è un buon business per la Bielorussia: esistono  compagnie aeree che sono nate apposta per trasportare avanti e indietro i bambini e i loro accompagnatori. Non si può andare avanti così. Anche altri paesi hanno adottato per le vacanze i bambini di Chernobyl, ma hanno contenuto il numero e le trasferte: in Germania sono circa 500. […]”


 


 


4. Alcune esperienze dirette


 


Claudia e Maurizio con Iana, bambina russa ospitata nell’ambito del progetto Chernobyl di Legambiente e del Quartiere 4. Condivisione di considerazioni e riflessioni, di emozioni positive ma anche di dubbi e interrogativi.


 


Lucia e Lorenzo con l’adozione a distanza dei bambini eritrei del progetto Annulliamo la distanza.



NB. Viadegliaceri attende il loro racconto (se lo vorranno).


 


 

2 commenti:

  1. sollecito Claudia e Maurizio a fare onore all'invito di Viadegliaceri

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  2. Anche a me piacerebbe leggere le testimonianze, non solo di Claudia e Maurizio, ma anche di Lucia e Lorenzo

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