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giovedì 3 gennaio 2008

Veglia di Natale



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Comunità dell’Isolotto – Firenze

Veglia di Natale 2007


Germogli di speranza: mani per unire piedi per camminare insieme, testimoni di “buone novelle” che si tramandano dall’alba del mondo (o dei mondi)


Germogli di speranza è il titolo che abbiamo scelto per questa notte di Natale.

In queste trentanove veglie di Natale abbiamo sempre cercato di coniugare la denunzia dei fatti, la solidarietà e la speranza: le nostre veglie non sono mai state un’accettazione passiva e rassegnata degli eventi né un ripiegamento triste e pessimista di fronte al senso di impotenza che domina spesso intorno a noi.

Quest’anno, di fronte al martellamento amplificato ed assordante delle negatività che attraverso i media invadono la nostra vita, pensiamo che l’incontro di questa notte debba essere un momento in cui prevalga la positività di relazioni – vissuti ed esperienze, positività che ci aiutino a far crescere dentro di noi sentimenti di serenità ed anche di gioia, perché no?

Possedere gioia per comunicare gioia, per affrontare la vita .

Questo messaggio ci viene questa sera dal mondo dei nostri bambini Ci colleghiamo con un filo invisibile al manifesto delle orme che i nostri piccoli hanno preparato per la festa dell’accoglienza in piazza nel mese di giugno:

mani per unire – piedi per camminare insieme ci è sembrato un bel messaggio per questo Natale.

E sono proprio loro che questa sera, per iniziare questa veglia, vogliono regalarci un bel racconto sulla nascita delle stagioni, un testo poetico con cui vogliamo introdurre il racconto dei Vangeli, perché il Natale è la festa della nascita di Gesù, ma è anche la festa di ogni nascita a cominciare dalla nascita della natura, dei sentimenti di amore, di solidarietà e di armonia. (Luciana)


“L’alba delle stagioni”


All’inizio c’erano quattro pianeti. E Nun, il musico celeste, suonava la sua lira perché essi facessero un girotondo in quell’immensa distesa di stelle che viene chiamata universo.

Incantati dalla musica di Nun, i quattro pianeti vennero a lui ad uno ad uno.

Egli disse al primo: « Tu sarai l’Inverno poiché sei freddo e bianco ».

Al secondo pianeta disse:  «Io ti chiamerò Primavera, tu che sei rosa e tiepido».

Il terzo lo accolse così: «Salute a te, che ti chiamerai Estate, giacché sei verde e caldo».

All’ultimo disse: « Benvenuto a te che sarai l’Autunno, perché sei dolce e coperto d’oro». Per il pianeta Inverno, così freddo e bianco, Nun pizzicò la corda più profonda della sua lira: come d’incanto la neve cominciò a fioccare in tanti piccoli ghiaccioli, il ghiaccio gelò i fiumi, la brina si trasformò in stelle e apparve un albero, che levava al cielo i suoi rami nudi come braccia tese.

Nun restò un istante in silenzio. Poi, pizzicò la corda più profonda della lira e il pianeta Inverno si popolò di renne e di caribù.

Ma il musico non era ancora soddisfatto. Egli continuò così a suonare, finché apparvero dei cavalli bianchi in un turbinio d’argento, e degli orsi sbucarono dalla banchisa. I picchi si staccarono dai ghiacci per volare nel cielo e le volpi si cercarono una tana. Così l’Inverno prese vita dalla corda più profonda del musico. Nun contemplò l’Inverno, e si sentì molto fiero di sé.

«Musica, com’ è grande il tuo potere, tu doni vita e movimento a ciò che è immobile».

Nun era felice perché il pianeta Inverno, così freddo e così bianco, intorpidito nella neve e nel silenzio, aveva preso a vivere. Egli decise quindi di creare la Primavera, e di mischiare i venti del nord con le tiepide brezze, perché le nevi si sciogliessero e gli uccelli, erranti nel cielo, potessero infine trovare un albero dove far nascere i propri piccoli.

Le note sgorgarono, rapide e chiare come un ruscello d’aprile, sotto le dita agili del musico. Le farfalle del cielo si liberarono delle loro crisalidi di nuvola, gli uccelli spiegarono le loro ali e mille alberi si innalzarono a ricevere una pioggia di fiori novelli.

Il musico suonò ancora e le note caddero in petali di pesco sui rami accoglienti degli alberi, mentre altre, più leggere e vibranti, si trasformavano in piume ed in fiamme, per poi spargersi sugli stagni in uno stormo di fenicotteri rosa. La cicogna bianca e nera, sfuggita alla tempesta, fece il suo nido su un albero,  il pellicano tuffò il suo becco nei fiumi pescosi e l’oca selvatica nuotò verso una coppa di ninfee nell’acqua limpida e profumata.

«Che cosa sarebbe la Primavera senza uccelli, senza fiori e senza profumi?» disse fra sé Nun. La Primavera era stata creata, rosa come un cielo d’aurora, come un’ala di  fenicottero o un albero di pesco. La Primavera era terminata. E Nun trasalì davanti a tanta precoce bellezza.

«Manterrai 1e tue promesse?” 1e chiese posando le dita sulla lira.

Una corda appena sfiorata gli rispose: «Attendi l’ora dell’ Estate, Nun, l’ora calda e splendida, e sarai appagato».

Arrivò così l’ora del pianeta Estate. L’Inverno si allontanò come un ricordo, e la Primavera seguì le sue orme. Nun riprese la lira e pizzicò la corda di mezzo. Subito i fiori si trasformarono in frutti, le messi imbiondirono sotto i raggi del sole, i papaveri mischiarono alle spighe le rosse fiamme dei loro petali. Appena il riso di Nun risuonò nell’universo silenzioso, i pavoni dal lungo strascico spuntarono dai campi di grano e spiegarono il ventaglio delle loro piume per salutarlo. Un albero meraviglioso, quale non si era mai visto, stese verso i1 cielo i suoi rami carichi di foglie e di frutti.  Le sue fronde donavano un’ombra fresca alle gazzelle del deserto, alle giraffe della savana e alle tigri delle verdi foreste. Ma più belle ancora erano le ruote dei pavoni, dove mille occhi scrutavano, nelle piume aperte, il lento cammino delle stelle nei cerchi dell’infinito.

Inverno, Primavera, Estate, tutti i pianeti avevano risposto al richiamo di Nun. Mancava soltanto 1’Autunno. Il musico riprese un’ultima volta la propria lira e pizzicò la corda più dolce: le note ricaddero in foglie di porpora e d’oro, si posarono sull’albero più spoglio e cucirono per lui il mantello di un re. L’albero, piccolo e fragile, raddrizzò la testa, felice del suo meraviglioso vestito. Nun pizzicò ancora la corda più dolce. Subito cavalli di fuoco, galoppando nello spazio, invasero le valli e le pianure, e le loro criniere fiammeggiavano come un grande incendio.

L’universo era stato strappato al suo silenzio. Quattro pianeti conducevano la danza dei colori e dei suoni. Allora successe una cosa strana. Alle braccia del musico celeste spuntarono ali di notte per accompagnare i suoi movimenti. Le stelle, nate dal ventre della lira, si sparsero in uno strascico luminoso e fecondo. E Nun pensò:

«Che fare perché questi pianeti siano ancora più belli? Che fare perché tutto sia perfetto, perché questi astri così diversi, diventino amici, perché regni l’armonia?».

Allora, con un ampio gesto della mano, Nun mischiò tutte le corde della lira in un unico suono. I pianeti risposero immediatamente al richiamo e il bianco, il rosa, il verde e l’oro si fusero in un corpo solo.

«Come chiamerò questo nuovo pianeta?» si chiese Nun. Dopo aver riflettuto un istante, pizzicò ancora le corde, dalla più profonda alla più cristallina, e disse:

«Ti chiamerò pianeta Lira.  Rimani nei sogni degli uomini che un giorno popoleranno un altro mondo.  Che l’Inverno sia per essi il tempo limpido dell’attesa,  la Primavera la viva rinascita,

l’Estate lo splendore e la potenza, l’Autunno il frutto maturo che cade dal ramo.

Che gli uomini ti cantino, pianeta Lira, fondendo le corde delle loro voci, dalla più grave alla più lieve».
(Francesco, Dario, Margherita, Anna, Gaia, Ivan, Jonatan, Martina)

 

La “Buona Notizia” tramandata nei Vangeli


Anche quest’anno il gruppo dei bambini e dei genitori si è ritrovato e ha lavorato per cercare di raccontare la storia di Gesù, storicizzandola, togliendole l’atmosfera del mito e cercando di capire se e perché questa storia ci interessa ancora.

Abbiamo incontrato 4 personaggi che venivano da 4 comunità lontane e diverse; questi personaggi ci hanno raccontato come e perché sono nati i Vangeli, ci hanno detto che in greco Vangelo vuol dire “buona notizia”, e ci hanno letto alcuni dei messaggi, alcun buone notizie che le loro comunità tramandavano su Gesù, sui suoi amici e amiche. Ora i ragazzi leggeranno alcuni “buone notizie” dal vangelo di quel tempo.

Ma nel lavoro che abbiamo fatto con i ragazzi abbiamo capito che “la buona notizia” continua anche oggi annunciata da tante persone vicine e lontane. E più tardi racconteremo alcune “buone notizie” che vengono dalla Palestina. (Claudia)




Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.


E sedutosi di fronte al tesoro del Tempio, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una donna sola molto povera vi gettò due spiccioli, cioè due centesimini. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa donna ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. 

dal Vangelo di Marco


Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente, se uno ti ferisce un occhio tu hai diritto a ferire l’occhio di chi ti ha assalito; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol prendere la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un chilometro, tu fanne con lui due. Dá a chi ti domanda e a chi desidera da te un piacere non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per che vi fa del male, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati. Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai un gesto di solidarietà, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché il tuo gesto resti segreto.

   dal Vangelo di Luca



Segni di speranza …. dalle iniziative locali a quelle internazionali.


“Pace agli uomini di buona volontà” è l’annuncio natalizio nel quale è possibile riconoscersi al di là della varietà delle fedi. Ma è un annuncio che pronunciato oggi nelle liturgie cristiane di tutto il mondo ha un sapore amaro di grave contraddizione. Il mondo cristiano che celebra il Natale di Gesù ha una sua parte non piccola di responsabilità verso le situazioni di ingiustizia, di oppressione e di guerra che insanguinano il mondo a partire dalla Palestina. Questa consapevolezza di ipocrisia dei nostri canti, riti, moralismi, presepi, pranzi, regali e lustrini natalizi è una premessa indispensabile.

Ma se non si vuol cadere in un moralismo infecondo anzi distruttivo e paralizzante, bisogna anche saper attivare la nostra capacità di vedere e valorizzare gli aspetti positivi, quelli che puntano alla trasformazione profonda del sistema di ingiustizia e di guerra e che spesso sono oscurati e ignorati dai media, ma in realtà costituiscono autentici germogli di speranza. Sono per lo più esperienze e buone pratiche di minoranze le quali tentano oggi di ridare significato vero all’annuncio di pace che accompagna l’umanità dalla profondità dei millenni e che ha risuonato anche nella Betlemme o più probabilmente nella Nazareth dove forse nacque Gesù all’alba dell’era cristiana.

Più che nei grandi progetti è proprio nelle microstorie che germoglia la speranza.

Sono esperienze capaci di nutrire il desiderio di fare festa per la vita che nasce, di scambiarsi auguri che siano voglia e testimonianza di un cammino culturale ed umano verso la consapevolezza profonda di quei valori fondamentali su cui costruire un mondo nuovo possibile.(Enzo)




*****

Testimonianze


- Palestina : testimonianza di due rappresentanti dell’associazione Italia – Palestina

- Proposta di legge per l’abolizione delle armi nucleari in Italia: Eros Cruccolini – Lisa Clark

- Positiva conclusione dell’occupazione dell’ospedale dismesso “Luzi” da parte di trecento immigrati-  Carlo Consigli

- Lettera dal carcere di un giovane israeliano renitente– Paola Galli

- Digiuno dei carcerati di Sollicciano  per l’abolizione dell’ergastolo: Associazione  Pantagruel - Paola Ricciardi

- Esperienza di accompagnamento dei malati terminali: associazione Pallium

 Franca Manciagli

- Esperienza del giornale di strada dei senza fissa dimora: Associazione Fuori binario - M.Pia Passigli

- Esperienza di un italiano in Romania : Danilo Lotti

- Un testo sull’India di Yunus: Noemi Aramini

- Moratoria pena di morte, eliminazione dei confini, festa della legalità in Toscana:

G.Paolo Pazzi

- Mayer – La notte magica dei bimbi malati: racconto di Lucia Aramini e Antonietta Federici

- Presentazione dell’esperienza di Verona Fiori  di  pace

riflessioni ed emozioni dei bambini : Ivan, Jonathan, Margherita, Anna, Gaia, Dario:


“Abbiamo visto un documentario che parla dell’incontro di due ragazze, una palestinese ed una israeliana (Radir e Almog ), che sono molto vicine riguardo al territorio dove vivono ma lontane per il conflitto che c’è tra i loro popoli.

Il progetto che ha permesso di farle incontrare nasce dalla speranza di pace tra i due popoli. Questo progetto si chiama Fiori di pace ed è organizzato da un’associazione di volontariato di Verona che si chiama “Il Germoglio” e che ospita in Italia gruppi di ragazzi israeliani e palestinesi.

Dario: Radir vive in un campo profughi di Jenin, ha una famiglia numerosa e un po’ povera. Almog vive nel nord di Israele in un Kibbutz.

Jonathan: Radir, la ragazza palestinese, ha detto che i soldati israeliani avevano ucciso suo nonno e arrestato suo fratello.

Margherita: mi ha colpito che Radir, la ragazza palestinese, prima di partire pensa che la ragazza israeliana che conoscerà sia cattiva e antipatica; mentre Almog, la ragazza israeliana, pensa che se si incontrerà con una ragazza palestinese, forse farà amicizia e forse le cose andranno meglio.

Jonathan, Margherita, Ivan, Dario, Anna, Gaia: Ci ha colpito che Almog la ragazza israeliana per raggiungere l’Italia ci ha messo 3 ore, mentre Radir, la ragazza palestinese, ci ha messo 3 giorni: non le era permesso di andare a Tel Aviv a prendere l’aereoplano perché gli israeliani hanno paura degli attentati dei palestinesi, così è dovuta andare in Giordania per prendere l’aeroplano.

Gaia: Mi ha colpito che il babbo di Radir quando lei sta per partire le dice “tu sei la ambasciatrice delle ragazze e dei ragazzi palestinesi; dì a tutti, che noi vogliamo la pace e lo diciamo in 3 lingue: Saalam, Shalom, Peace”.

Il babbo di Almog dice che lui crede nel dialogo e che non ci sarà pace senza dialogo.

Margherita: Da questa storia ho capito che non si devono giudicare le persone prima di averle conosciute.

Jonathan: Il progetto Fiori di pace serve a questi ragazzi per conoscersi.

Ivan: Io ho capito che la soluzione per questa situazione è conoscersi.”


Un “buon annuncio” di nascita


C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un messaggero del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma il messaggero disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.

      dal Vangelo di Matteo


Riflessione di Giuseppe Bettenzuoli


I tre brani evangelici che abbiamo letto sono stati scritti da autori diversi, rispecchiano il pensiero di tre comunità differenti per la loro collocazione sia geografica che culturale, e affrontano anche tematiche differenti e difficilmente compatibili tra loro. Nonostante questo hanno un loro minimo denominatore comune che esprime l’essenza della “buona notizia” diffusa da Gesù. La buona notizia è che si sta realizzando finalmente un nuovo mondo, perfettamente contrapposto al vecchio mondo, alla vecchia cultura e al vecchio modo di capire la realtà: la vecchia logica umana viene ribaltata, cosicché la debolezza diventa forza, l’emarginato diventa elemento fondamentale nella società, il piccolo diventa grande e gli operatori di pace possono conquistare la terra. Solo i bambini,  chi assomiglia loro nella semplicità, possono entrare in questa logica nuova, in questo mondo in cui regna Dio e la sua giustizia e verità; solo chi non si affida alla quantità di opere buone, alla quantità delle proprie offerte, che spesso è strettamente connessa alla superficialità e all’apparenza, ma piuttosto si affida alla propria sincera disponibilità d’animo, alla rinuncia anche a una parte di sé, può partecipare a pieno titolo a questo regno della Verità; solo chi rinuncia a vedere nel prossimo soltanto il proprio nemico, può entrare a pieno titolo nella comprensione della Verità, perché riconoscerà che tutti siamo nella medesima condizione, che al di là delle apparenze ci vede tutti insicuri, timorosi del nostro futuro e incapaci di risolvere i nostri problemi: siamo tutti figli di uno stesso padre e di una stessa condizione esistenziale, per cui tanto vale darci fraternamente una mano per uscire dalle nostre comuni difficoltà.

 Il bambino in fasce, adagiato nella mangiatoia di una stalla, nella povertà ed emarginazione, è la figura emblematica, il segno più chiaro o, se vogliamo, è il sacramento (nel suo senso originario) di questo nuovo Regno che nasce e che viene annunciato anzitutto ai poveri, ai semplici, agli ignoranti come i pastori, perché sono loro le persone più disponibili ad aprirsi a questa nuova realtà, a realizzare le aspirazioni più profonde dello spirito umano, cioè la giustizia, la verità e la pace.

 E’ un annuncio che spaventa per la sua radicalità e nello stesso tempo per la sua semplicità, che sconvolge tutti gli schemi culturali che l’uomo si è costruito e a cui deve dolorosamente rinunciare, per potersi rigenerare nella nuova realtà di Dio.


Preghiera della eucaristia


In questa Veglia festeggiamo la vita nascente,

la natura che perennemente rivive, animata da una forza intima

oltre ogni nostra possibilità di comprensione e misura,

la nascita di un bambino:

fu chiamato figlio dell’uomo e prima ancora figlio di donna.

nella sua storia di vita, nel suo movimento e nel suo messaggio

si è riconosciuta l’umanità umiliata che procede nella speranza

col solo bagaglio della propria esistenza:

i poveri, gli emarginati e chiunque partendo da loro e insieme a loro

cammina verso giustizia e pace qui in terra.

E oggi vogliamo valorizzare i germogli di speranza:

mani che si uniscono

e piedi che si muovono in un cammino comune

testimoni di “buone notizie”.

Uniamo questi germogli di speranza

ai segni di una religiosità profetica e mistica,

rinnovando la memoria di Gesù:

la sera prima di essere ucciso, mentre mangiavano,

prese del pane lo spezzò e lo diede loro dicendo:

prendete questo è il mio corpo.

poi prese un bicchiere rese grazie,

lo diede loro e tutti ne bevvero e disse loro:

questo è il sangue mio dell’alleanza

che si sparge per molti.

Questo pane che condividiamo,

intrecciando liberamente i sentimenti,

le ansie, le esperienze e le fedi più diverse

siano un segno e un principio di speranza

un segno fra tanti di solidarietà e di pace universale.

 


Padre nostro dei bambini


Padre nostro che sei ovunque

sia santificato il tuo nome

e benedetto il nostro nome

Venga il tuo mondo di pace e di amore

Aiutaci ad essere sempre noi stessi

dappertutto e con tutti

Dai a tutti quello che serve per vivere

Perdonaci per i nostri sbagli

come noi perdoniamo gli sbagli degli altri

Aiutaci a prendere le decisioni più giuste

e rendici liberi di scegliere e di decidere


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Noi ce la faremo




Noi ce la faremo (2 volte)

noi ce la faremo un dì

oh,oh,oh! dal profondo del cuor

nasce la mia certezza

che noi ce la faremo un dì.


Bianco e nero insieme (2 volte)

bianco e nero insieme un dì

oh, oh, oh dal profondo del cuor

…………

Non aver paura (2volte)

non aver paura mai

oh, oh, oh dal profondo del cuor

……

Per un mondo più giusto (2 volte)

per un mondo più giusto un dì

oh, oh, oh dal profondo del cuor

…..….

Noi ce la faremo (2 volte)

noi ce la faremo un dì

oh,oh,oh dal profondo del cuor

nasce la mia certezza

che noi ce la faremo un dì.

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