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venerdì 20 luglio 2007

Cerimonia dell'addio

Cerimonia dell'addio (IV)



Ciao, Giorgia

(Firenze, cappelle del commiato di Careggi,  20 luglio 2007).



Io vivere vorrei addormentato

entro il dolce rumore della vita.

Sandro Penna



Lo scheletro allegro

E’ una storia scritta da due bambine a seguito di una discussione nata in classe riguardante il tema della morte. Le autrici della storia hanno proiettato nella loro proiezione letteraria l'aspirazione tendente a far sì che anche la morte, sotto le sembianze di uno scheletro burlone, possa assumere una dimensione umana e venga quindi accettata nel contesto della nostra destinazione esistenziale. Lo scheletro nella simbologia ricorrente ha una funzione ammonitrice e terrorifica, nella storia e nella invenzione filmica fa di tutto invece, per essere accettato. Si mostra gentile con i più deboli, scatena l'ilarità e quando giunge nel "Paese dei dormiglioni", un deserto dove la vita, ridotta a puro meccanismo, è controllata da robot e oscuri gendarmi, finisce per inmergere tutti in un flusso d'allegria. Il deserto si riempie di fiori. Anche lo scheletro getta la maschera, dentro la tuta funebre c'è una bambina che ride, balla e fa ondeggiare i capelli. Quante volte sono state costruite maschere di paura per tenere gli uomini lontani dalla verità!

Luciano Gori maestro elementare di Giorgia.



Perchè viviamo

Ognuno di noi è su questa terra per una breve visita; egli non sa il perchè, ma assai spesso crede di averlo capito.

Qual e il senso della nostra esistenza, qual e il significato dell'esistenza di tutti gli esseri viventi in generale?

Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi.La più bella sensazione è il lato misterioso della vita.

Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per cosi dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione.

Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell'intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più primitive, questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi.

Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con cui l'esercitiamo su noi stessi.

Non voglio e non possono figurarmi un individuo che sopravviva
alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee.

Mi basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza che si manifesta nella natura.


Albert Einstein



“(..) Di proposito non me la sento di considerare Dio troppo lontano, niente a che vedere con lo stupefacente Dio degli antichi Ebrei, e ciò perché non credo che questo concetto  sia giusto, per quanto impressionante possa essere.  Posso spiegare la differenza tramite una vecchia storiella spagnola. Un giorno Dio, sotto mentite spoglie , incontra un contadino che cammina lungo la strada e gli chiede “Dove stai andando?” Al che il contadino risponde “A Saragozza” dimenticando di aggiungere la chiosa obbligatoria nel medioevo “Se Dio vuole”.  A causa di questa mancanza di rispetto Dio trasforma il contadino in una rana e la spedisce nella pozza più vicina.  Dopo avere osservato la rana sguazzare per un po’ Dio inverte la trasformazione e dice al contadino , una volta ripresa la forma umana “Ed ora dove vai?” Al che il contadino risponde “ A Saragozza o nella pozza!” . Gli irosi dei del mondo antico avrebbero rispedito il contadino nella pozza. Il mio Dio per contro si sarebbe assicurato che arrivasse a   Saragozza.  Un errore di tutte le religioni fondamentaliste è che il loro Dio non ha senso dell’humor. Ciò perché le religioni fondamentaliste si mantengono per lungo tempo per mezzo di rituali che per loro natura non hanno alcun senso dell’humor.

Ma la vera questione è che Dio non è onnipotente, Dio non può eludere il male rappresentato dal decadimento (n.d.t. termodinamico) perché la questione non è di quelle su cui si può scegliere. Se c’è un universo c’è decadimento. Se non c’è decadimento, non c’è universo. Fate la vostra scelta. (..)  Il fenomeno della vita è un modo estremamente intelligente per sconfiggere il decadimento, e se si potesse trovare una soluzione anche al problema della “coscienza individuale”, avremmo una soluzione completa. Al giorno d’oggi ci si parano davanti gli opposti estremi, rappresentati da una visione atea e da una visione fondamentalista, e a mio parere in entrambi i casi siamo nei guai.  La visione atea di un universo che sembra esistere senza scopo e nel contempo possiede una squisita struttura logica a me pare ottusa, mentre le perpetue liti dei gruppi religiosi fondamentalisti sono ancora peggio.  Nessuna delle liti religiose che ho mai visto o di cui sono venuto a conoscenza, vale la morte di un solo bambino. Si possono concepire vari universi definiti da forme differenti di vincoli matematici. Quello che io sospetto è che i vincoli che definiscono il nostro universo non siano vincoli qualsiasi. I vincoli sono ottimizzati per le conseguenze che ne derivano. O, detta in altre parole, Dio sta facendo del suo meglio, e gravarLo del concetto di onnipotenza è un grossolano insulto, un insulto perpetrato da persone che non meritano il grande sforzo che è stato intrapreso per loro stesso conto."

 Fred Hoyle (Scienziato astronomo inglese)



Io non sono mai morta.

Non di me vi dovete preoccupare,

ma di voi stessi, che non siate mai dei morti

che si muovono sulla terra,

che non vediate mai la vita sopravvivere,

che non vi capiti di essere morti prima di morire!

Vivi oltre me con tanta forza pura,

non voglio che vacillino

il tuo riso né i tuoi passi,

non voglio che muoia la mia eredità di gioia;

non bussare al mio petto, sono assente,

vivi nella mia assenza come in una casa.

E’ una casa sì grande l’assenza:

E’ una casa sì trasparente l’assenza,

che senza vita io ti vedrò vivere”.


...”Dietro una balza ho filmato i ragazzi che si tengono per mano e correndo superano questo dislivello erboso con un grande salto. L’ultimo rullino si interrompe qui. Sono visi felici e coloriti. Nel salto qualcuno ruzzola, ma si rialza e corre via felice. Nelle ultime sequenze è rimasto impressionato l’orizzonte vuoto con i fili d’erba e le nuvole che ci ruzzolano sopra”.

Luciano, maestro elementare di Giorgia.



Questo è il testo del primo intervento fatto stamani davanti alla bara di Giorgia De Fanti da uno dei presenti a nome dei genitori dei ragazzi della vecchia classe delle elementari di Giorgia, morta in un campeggio della Croazia per cause naturali a poco meno di 40 anni. Era la classe di Simone, nostro figlio, e c'era come maestro il compianto Luciano Gori a cui è oggi intestata la biblioteca comunale dell'Isolotto, la più frequentata dopo la Nazionale di Firenze. Una bella cerimonia, resa viva e partecipe dagli interventi che sono seguiti a quello sopra riportato.

(email inviata da Urbano e Paola).


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