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mercoledì 17 dicembre 2008

Storia di una morte opportuna


Il libro è stato presentato Da Mario Riccio (nella foto) sabato 13 dicembre nella chiesa battista di Borgognissanti 6, a Firenze (v.foto).


Qui trovi la scheda







Sintesi dell'intervento di Riccio:



Oggi sono ospite di una comunità religiosa. La mia vicenda mi ha fatto scoprire un grande fermento positivo, un grande movimento che non conoscevo. Ho avuto la fortuna di essere stato avvicinato da un mondo culturale e religioso, cattolico e cristiano – io non sono credente -  come i valdesi, come il gruppo “Noi siamo chiesa” di Milano. Un gruppo molto forte che su questo argomento ha una visione diversa, aperta.


La dichiarazione dell’assessore Rossi è un fatto molto grave. Si è mostrato ignorante, in senso tecnico, non conoscendo la differenza tra eutanasia e sospensione delle cure. Non conoscendo gli elementi tecnici rende il confronto inutile

L’assessore Rossi confonde due piani del campo bioetico: il piano giuridico-deontologico, il piano etico, umano e personale. Rifiutare le cure è un diritto costituzionale, un diritto perfetto, che non ha bisogno di Legge applicativa. Non esiste un vuoto giuridico in Italia ma un pieno giuridico (Rodotà). Del resto basta leggere la sentenza del giudice per udienza preliminare che mi proscioglie dall’accusa di reato dove è scritto che non è consentito disattendere l’applicazione di una norma costituzionale (autodeterminazione individuale e consapevole in materia di trattamento sanitario) di immediata precettività. (v. Libro p.273).

Ha fatto una operazione che lo accomuna al Presidente della mia Regione Formigoni. I nostri organi amministrativi maltrattano la stessa Istituzione che dovrebbero rappresentare.

C’è la possibilità di non sottoporsi a una terapia, o di interrompere una terapia che si è iniziata. Esiste il diritto della biomedicina a interrompere il processo biologico della gravidanza…

Esiste un piano deontologico e a questo riguardo penso che debba essere riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza di un medico, in base a convinzioni religiose o filosofiche; ma l’obiezione individuale non può divenire l’obiezione di una Istituzione. Si tratta della malafede di chi vuole che i propri convincimenti e comportamenti diventino Legge per tutti.

A Roma c’è in preparazione una Legge sulle disposizioni anticipate di fine vita che ha tutta l’aria di andare in questa direzione.


Tra gli intervenuti Urbano che ha mandato la sintesi di cui sopra insieme al suo intervento nel dibattito:


Ho in mente una foto del lager nazista di Dachau: si vede un uomo piuttosto robusto vestito da aviatore mentre viene immerso in una vasca di acqua gelida. Due SS lo guardano. L'esperimento ordinato dall'alto serve a conoscere il tempo di resistenza di un corpo umano, quello ipotetico di un aviatore tedesco caduto in un luogo ghiacciato ed in attesa di soccorso. La didascalia spiega che alle invocazioni rivolte dall'uomo cavia perché fosse affrettata la sua morte, le SS di turno non possono che rispondere negativamente. L'ordine è quello di far seguire il corso naturale del progressivo congelamento e della morte, perché questa è la volontà di Berlino.

Bene, mi sembra questa la situazione di Eluana Englaro avvolta nel suo sudario di umiliazione per ordine di una pseudo scienza medica che mette la tecnica moderna al servizio quasi di una pretesa di renderci immortali. L'uso corretto, umano delle terapie di fine vita pone termine a queste storture del tecnicismo fine a se stesso. Questo hanno fatto  medici come Mario Riccio e come Fréderic Chaussoy; questo vogliamo garantirci noi, appellandoci alle Leggi che già esistono, con le dichiarazioni anticipate del fine vita.



Mi viene poi in mente un episodio riguardante i contadini poveri del Nordeste del Brasile, anni cinquanta del secolo scorso: fecero una lunga lotta per ottenere il diritto alla cassa da morto, visto che le pompe funebri del luogo, per risparmiare sulle casse mortuarie, seppellivano i corpi spogli sulla nuda terra. Intendevano con questo dare una maggiore dignità alla propria morte.

 Bene, noi siamo qui a rivendicare un modo meno umiliante, meno crudele e più dignitoso di morire: la qualità della morte è la qualità della vita.



Siamo a Firenze. Nella seconda metà del 700 il Principe Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, fece fondere nel cortile del Bargello gli strumenti di tortura che fino allora avevano fatto parte giuridicamente riconosciuta della procedura penale; ne seguì l’abolizione della pena di morte.  In questa linea di attenzione al rispetto della persona, al rifiuto di imporre pene inutili, prima che crudeli, a me piacerebbe che la Toscana oggi accogliesse la richiesta di Peppino Englaro accettando di porre fine al tormento inutile oltreché crudele a cui è sottoposta Eluana, chiusa da 17 anni nel sudario predisposto per lei in una stanza dell’ospedale di Lecco.


Nota


Questa la dichiarazione dell'assessore toscano alla sanità Enrico Rossi:



«Credo che sia chi rifiuti sia chi propone di intervenire non dia un contributo ma rischi di attizzare uno scontro ideologico. E di fronte ai rifiuti di altre Regioni la Toscana diventerebbe la terra dell' eutanasia, alla quale sono contrario, e questo sarebbe un errore».

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