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giovedì 3 febbraio 2011

Dal Big Bang alla vita sulla Terra

 

Comunità dell’Isolotto – Firenze, domenica 30 gennaio 2011

 

I marziani siamo noi? Dal Big Bang alla vita sulla Terra

 

(riflessioni di Maria, Giulia, Elena, Gian Paolo, Roberto, Sergio)

 

 

Letture bibliche: Apocalisse 21, 1-8; Matteo 12, 25-28; Luca 17, 20-21.







L'umanità si è sempre confrontata con queste domande: quale è l’origine dell’Universo? quale è l’origine della vita sulla terra?  la vita sulla terra finirà?  finirà l’Universo?

Anche la Bibbia ha cercato di dare alcune risposte, nel libro della Genesi e nell’Apocalisse.

Se ci basiamo sull’ormai famosa profezia Maja siamo molto vicini alla fine: 21 dicembre 2012, alle ore 12, ma per fortuna l’ora X non è così vicina; del resto i Maja, proprio loro che non seppero predire neanche la loro stessa fine avvenuta nel 1600 per opera dei conquistadores spagnoli, non avrebbero mai potuto calcolare la fine del Mondo. Gli scienziati di maggior rilievo pongono l’ora X della fine della Terra tra 5 miliardi di anni, anche se non escludono gravi rischi nel frattempo.

Guardando il cielo stellato in una limpida notte di estate, con sentimenti che vanno dallo stupore alla curiosità profonda mista talvolta ad un’angoscia indefinibile, può capitare di fantasticare sulla nostra solitudine nel cosmo e sull’esistenza di altri esseri intelligenti, in qualche angolo dell'Universo. Ben prima dei moderni scrittori di fantascienza, già Giordano Bruno e Giacomo Leopardi hanno cercato di rispondere immaginando mondi al di fuori del nostro. Giordano Bruno finì sul rogo come eretico per avere sostenuto nel 1584 che “esistono innumerevoli soli e innumerevoli terre girano attorno…. Questi mondi sono abitati da esseri viventi”, anche se questa non fu la sola eresia che gli fu attribuita.

 

Dalla fine del 1700 sono iniziate le ricerche di pianeti intorno ad altre stelle, ma le osservazioni erano troppo difficili per gli strumenti di cui si disponeva. Da qualche decennio siamo passati dall'immaginazione all'azione: dapprima ascoltando i segnali cosmici mediante potenti antenne e osservando il cielo con potenti telescopi. Ogni anno cadono sulla Terra circa 40000 tonnellate di materiale extraterrestre di varie dimensioni. Dall’analisi dei meteoriti che arrivano sulla Terra (astronomia di contatto) si sono trovati minerali di varia natura e sostanze organiche. Quello che può stupire è lo scambio di materiale roccioso fra i vari pianeti: per esempio, da Marte giungono sulla terra circa una mezza tonnellata di rocce grandi e piccole; in quantità molto inferiori anche su Marte giungono rocce che provengono dalla Terra, dalla quale si sono staccate a seguito delle collisioni cosmiche dei primordi della Terra.

 

Ma non ci siamo limitati ad un contatto “passivo” con i corpi celesti. A partire dal 14 Settembre 1959, quando la sonda sovietica Luna 2 toccò la superficie lunare, si sono susseguiti sbarchi su pianeti e asteroidi del sistema solare che ci hanno fornito informazioni dirette con fotografie, con analisi sulle composizioni chimiche delle loro atmosfere, del tipo di rocce di cui sono composte, sia con analisi in loco sia riportando a Terra le rocce (in totale 380 Kg solo di rocce lunari). Purtroppo, in mezzo secolo di esplorazioni spaziali abbiamo inquinato lo spazio lasciando sui sette corpi celesti esplorati ben 213 tonnellate di materiale terrestre (meccanico, elettronico, ecc.). Di tutti i pianeti del sistema solare, e dei loro satelliti, abbiamo una ricca documentazione fotografica ravvicinata; manca solo Plutone, le cui immagini arriveranno da una sonda che lo raggiungerà nel 2015. Nel 2006, dopo una missione interplanetaria (NASA Stardust) durata 7 anni, abbiamo potuto analizzare a terra la polvere catturata nella chioma di una cometa. Nel 2009 è stato annunciato il risultato più importante delle analisi effettuate su questa polvere: si è trovata la glicina, il più semplice dei venti aminoacidi usati dagli  organismi viventi sulla Terra.

 

Non abbiamo ancora trovato una prova convincente della vita al di fuori della Terra, anche se abbiamo trovato certi importanti “mattoni” della vita, nel Sistema Solare e anche molto oltre. Però, come dai mattoni si arrivi alla vita vera e propria è ancora da capire. La scienza ancora non è  riuscita a dare risposte a due fondamentali domande: cos’è la vita e come è cominciata. La vita è nata per caso o secondo un ordine prestabilito?  Una delle ipotesi più condivise è che le molecole più complesse, e forse la vita, arrivino dalle comete provenienti anche da zone lontane dell’Universo, che però non dà risposte a queste domande.Si comprende quindi l’affermazione di Margherita Hack: siamo figli delle stelle.

 L'impressione (e la speranza) è che presto non solo avremo una risposta alla domanda se siamo soli nell'Universo, ma conosceremo anche la storia dell’origine della vita sulla Terra.

Nel 1995 due astronomi svizzeri scoprirono il primo satellite extraterreste (esopianeta) che ruota intorno al proprio Sole, nella costellazione di Pegaso, in quattro giorni.

 

«In meno di dieci anni troveremo un'altra Terra». Ne è certo Giovanni Bignami, astrofisico italiano, autore del libro: “I marziani siamo noi -  Un filo rosso dal Big Bang alla vita”. Edizione Zanichelli (2010). Il titolo del libro è volutamente provocatorio. Per l’argomento che trattiamo ci riferiamo molto a questo libro.

Giovanni Fabrizio Bignami, Accademico dei Lincei e membro dell'Accademia di Francia, è tra gli scienziati più autorevoli nel settore della ricerca astrofisica e spaziale. Ha identificato Geminga, nuova stella di neutroni, e ha diretto progetti internazionali e istituti di ricerca in Italia e all'estero, tra cui l'Agenzia Spaziale Italiana. Attualmente è presidente del Comitato Mondiale della Ricerca Spaziale (Cospar). Bignami è molto attivo nella divulgazione con libri, articoli, conferenze e programmi televisivi.  Bignami, a partire dall'8 dicembre 2010, sul canale 402 di Sky (cioè National Geographic Channel) ha realizzato una nuova serie (5 puntate) intitolata "I Marziani siamo noi". Insieme a lui, in scena, un sasso marziano di due chili, il più grosso pezzo di Marte sulla Terra.

Se a prima vista le parole di Bignami potrebbero scatenare paure o facili entusiasmi, le speranze di trovare un E.T. a qualche galassia di distanza restano però molto remote. Precisa subito lo scienziato: «Non aspettiamoci uomini verdi, alieni o astronavi. Al più, troveremo dei batteri. Al momento conosciamo già circa 500 pianeti con caratteristiche simili alla Terra: in poco tempo, analizzando lo spettro della loro atmosfera, riusciremo a scovare la clorofilla». Dunque alberi, piante, e vita vegetale? «Di sicuro batteri - frena lo scienziato - non certo la presenza di forme di vita intelligenti». Che, oltretutto, durano molto poco: gli umanoidi intelligenti, se così possiamo definirci, vivono sulla Terra da appena un decimillesimo della sua storia. Se pensiamo che da appena 40 anni siamo in grado di costruire radiotelescopi per metterci in contatto con altre possibili forme di vita, il periodo di tempo nel quale possono coincidere la vita sulla terra con la vita su un altro pianeta diventa brevissimo, magari alternandosi la vita su pianeti diversi.

 

Il libro inizia con la cronaca di una partita di calcio tra l'umanità e l'universo.

Un match a colpi di rivoluzioni scientifiche. Aristotele e Platone avevano posto la terra al centro del sistema solare: il Sole e tutti i pianeti giravano intorno alla Terra. Nel 1543 Niccolò Copernico, per primo, mette il Sole al centro e gli fa girare intorno la Terra e gli altri pianeti. Galileo Galilei, con il suo cannocchiale, nel 1623 osserva e disegna (nel Saggiatore) le fasi di Venere dando evidenza sperimentale alla teoria di Copernico. Charles Darwin, nel 1859 con la sua teoria dell’evoluzione, dimostra che l’uomo non è più al centro fisico dell’Universo e ora sappiamo di essere soltanto un “caso particolare di scimmia”.
Nel 1929 Edwin PowellHubble formulò la legge empirica relativa allo spostamento verso il rosso della luce emessa da partedelle galassie (rispetto alla luce emessa dal Sole), oggi nota come legge di Hubble, che portò al concetto di universo in espansione.  Questa scoperta successivamente ha portato alla formulazione della teoria del Big Bang da parte di George Gamow. A partire dal 1946 Fred Hoyle (quando pubblicò un articolo su La Sintesidegli elementi a partire dall'Idrogeno) lavorò allo studio della formazione degli elementi chimici attraverso reazioni nucleari nei nuclei delle stelle. Negli anni successivi si è scoperto che il 96% dell’Universo è costituito da materia o energia che chiamiamo “oscure” perché non hanno niente a che fare con la materia ordinaria. Nel 1995 è stato osservato il primo pianeta extrasolare. Oggi (2011) ne conosciamo circa 500 e tra pochi anni ne conosceremo migliaia. Si sta cercando di scoprire se ce ne sono di simili alla Terra.

Nella partita di calcio che l’umanità gioca contro l'Universo perde cinque a zero.

 

Per 4000 anni l’Uomo ha fatto astronomia credendosi al centro dell’Universo. Da 400 anni

 Galileo ha iniziato l’astronomia col telescopio, confermando Copernico: è la Terra che gira intorno al Sole. (Universo:1 – Uomo:0).

Due secoli dopo, Darwin dimostra che siamo scimmie. (Universo:2 – Uomo:0).

Da 40 anni facciamo astronomia dallo spazio e sappiamo che gli elementi chimici sono tutti costruiti dalle stelle. (Universo:3 – Uomo:0)

 Oggi sappiamo che la materia di cui siamo fatti è solo un pizzico (4 %) della materia universale. (Universo:4 – Uomo:0).

Con i telescopi moderni scopriamo centinaia di pianeti extrasolari: aveva ragione Giordano Bruno, non siamo né unici né speciali. (Universo:5 – Uomo:0).

 

OVVERO: sia la Terra che l’Uomo non sono più al centro dell’Universo.

 

 

L’Universo ha i suoi 13,7 miliardi di anni: si parte dal Big Bang, la grande esplosione, e si arriva alla comparsa dell’uomo. Sebbene la specie umana, secondo i parametri evoluzionistici, sia ancora piuttosto giovane (ha “solo” 150-200 mila anni), in questo arco di tempo la sua evoluzione culturale e tecnologica è stata rapidissima con una forte accelerazione delle scoperte scientifiche nell’ultimo secolo.

Cosa sia successo proprio all’inizio dell’Universo non lo sa (ancora) nessuno. Ma subito dopo un tempo brevissimo, inimmaginabile, l’Universo appena nato era confinato in uno spazio piccolissimo con altissime temperature. Quando le sue dimensioni crescono un po’ compare la luce, la materia e l’antimateria (quando la materia incontra l’antimateria si “annichila”, ovvero spariscono entrambe trasformandosi in luce). Ma la quantità di materia è di poco superiore all’antimateria così che non tutta si annichila e dà origine all’Universo (questa asimmetria non è ancora spiegata). Dopo un secondo dal Big Bang la materia è costituita da protoni, elettroni e neutroni, la temperatura è scesa a un miliardo di gradi ed occupa lo spazio di una sfera con un diametro pari a un quarto della distanza Terra-Luna. Da qui inizia la fusione termonucleare cosmologica, ovvero la costruzione dei nuclei dei primi elementi più complessi, come l’elio e il litio costituiti da un numero maggiore di protoni e neutroni, le dimensioni dell’Universo crescono e sono pari alla distanza Terra-Sole e la temperatura è di quasi un milione di gradi. Tutta questa costruzione avviene nei primi tre minuti di vita dell’Universo.

Per i successivi 380000 anni l’Universo continua ad espandersi ma la luce non esce perché viene bloccata dagli elettroni. L’Universo si espande ancora e la sua temperatura media scende a 3000 gradi. Gli elettroni vengono catturati dai protoni e cominciano a giravi intorno, così si formano i primi atomi neutri, stabili: gli atomi di idrogeno, che è l’elemento chimico più semplice costituito da un protone e un elettrone e quindi gli atomi di elio (Fig. 1). Oggi, dopo 13,7 miliardi di anni, la temperatura media dell’Universo è di circa -270 °C, che è esattamente la temperatura prevista dalla teoria dell’espansione dell’Universo. La materia non è distribuita uniformemente nell’Universo e qua e là si formano centri di condensazione con un fenomeno opposto a quello del Big Bang, ovvero si formano le stelle con alta concentrazione di massa ed alte temperature per effetto del collasso gravitazionale: il materiale della nube interstellare cade su se stesso verso il proprio centro.

Riparte la fusione termonucleare questa voltalocalizzata nelle stelle, attraverso la quale in un tempo molto lungo si formano, a partire dall’idrogeno e l’elio, gli elementi più pesanti (nucleo sintesi), fra i quali l’ossigeno, il carbonio, l’azoto, fino al ferro, elementi fondamentali per la materia che costituisce il nostro corpo. Quando la stella ha finito tutta la materia che può sintetizzare collassa su se stessa, producendo gli elementi più pesanti del ferro, e quindi esplode – supernova – lanciando nello spazio tutti gli elementi che ha formato. L’onda d’urto dell’esplosione  può dare origine a concentrazioni di materia localizzate che, a sua volta, danno origine a nuove stelle. La nascita della nostra stella, il Sole, risale a 5 miliardi di anni fa, da una nuvola ricca di elementi pesanti (prodotti da altre stelle “esplose”); se ne prevede il collasso e l’esplosione fra 5 miliardi di anni. Nella Fig. 2 è riportato il ciclo del Sole. Le stelle si legano a quelle vicine per attrazione gravitazionale formando grandi agglomerati di almeno cento miliardi di stelle, le galassie, alcune con forme particolari a spirale che ruotano intorno al centro. La nostra galassia è la ViaLatteae ruota su se stessa. Tutte le galassie, come tutto nell’Universo, hanno dei movimenti di rotazione: se fossero ferme cadrebbero le une sulle altre. Come facciamo a sapere di cosa è fatta una stella?  Da un secolo e mezzo, dall’esame dei vari “colori” della luce emessa siamo in grado di trovare la “impronte digitali” degli elementi di cui è costituita, la cosiddetta spettroscopia astronomica (Fig. 3). Dalle caratteristiche della luce emessa da parte di una stella si determina il suo movimento: per l’effetto Doppler le righe spettrali della luce vengono spostate verso il rosso quando la stella sta allontanandosi oppure verso il blu quando la stella sta avvicinandosi (Fig. 4).

I telescopi lanciati nello spazio su satelliti artificiali ci hanno permesso di esaminare anche le emissioni non visibili da Terra perché non ce la fanno ad attraversare l’atmosfera terrestre. Si sono scoperti fino a oggi molti degli elementi chimici conosciuti e più di 120 molecole organiche, compresi gli aminoacidi, i “mattoni della vita”, che in alcune zone dello spazio hanno trovato le giuste condizioni di temperatura e densità per formarsi, come in un laboratorio chimico.

Come si è formata la Terra? Non esistono teorie valide che spieghino la formazione dei pianeti, anzi ci sono molti astronomi che sostengono l’impossibilità di trovarne una. Un’ipotesi: nella rotazione della nube a forma di disco, al centro della quale si è formato il Sole, i piccoli grani interstellari e gli elementi pesanti si sono aggregati in orbite di diametro diverso formando  il nostro sistema planetario (in un periodo “breve” di pochi milioni di anni). Mentre Mercurio, Venere, Terra e Marte sono solidi, gli altri pianeti sono gassosi. Il Sole è nato 5 miliardi di anni fa e la Terra è nata 4,67 miliardi di anni fa, dapprima caldissima e poi si è lentamente raffreddata. La Luna si è formata 150 milioni di anni dopo, quando un grosso oggetto come Marte ha sbattuto contro la Terra lanciando una massa in un orbita intorno alla Terra, appunto la Luna. Le prime masse continentali solide si sono formate 4,42 Miliardi di anni fa. La massa della Terra le ha permesso di attrarre il gas che ha formato la prima atmosfera con vapore d’acqua, anidride carbonica, azoto e idrogeno con una temperatura di 2000 °C. Pian piano la Terra si è raffreddata, l’acqua è diventata liquida, la quantità di anidride carbonica si è ridotta. E’ quindi cominciata la fase che ha prodotto reazioni chimiche fra le molecole organiche e i vari elementi chimici che aveva ereditato dai collassi stellari e che ancora cadevano sulla sua superficie. Mancava l’ossigeno che ha cominciato ad essere prodotto 4 miliardi di anni fa quando sono comparse le prime forme di vita.

 

 

Il Festival delle Scienze.

Dal 20 al 23 Gennaio 2011 a Roma, all’auditorium Parco della Musica, si è tenuta la sesta edizione del Festival delle Scienze (Direttore scientifico Vittorio Bo). Il tema del festival è stato  “La fine del mondo, istruzioni per l’uso”. Un grande momento culturale che ha messo in campo lezioni importanti, incontri, dibattiti, eventi per le scuole, mostre e spettacoli, filmati per esorcizzare queste funeree previsioni della fine del mondo.  Le previsioni scientifiche dicono che il sistema solare potrebbe finire tra circa cinque miliardi di annieforse già prima la nostra galassia avrà iniziato a scontrarsi con quella di Andromeda. Fra un miliardo di anni la Terra sarà completamente arida e priva di vita. Lo ha detto l'astronomo Robert Smith, dell'Università del Sussex. Il festival ha affrontato la teoria della trasformazione del Sole in una “gigante rossa”più grande, luminosa e più calda di oggi, capace di distruggere tutti i pianeti più interni, e poi arriverà ad una massa e temperatura media. Infine si spegnerà. Fra un miliardo di anni  la Terra sarà caldissima, arida e senza vita.I documentari ipotizzano scenari possibili determinati dall’esaurimento delle risorse petrolifere, dallo spegnimento del Sole, dalla crescita esponenziale della popolazione e dalla cessazione del movimento terrestre. Nel frattempo potrebbe esserci il rischio di una pandemia dovuta alla comparsa di un nuovo virus mutante, di conflitti generati da una possibile crescita a dismisura del prezzo del petrolio. E ancora: attacchi terroristici, guerre nucleari, improvvise glaciazioni, sovrappopolamento e crisi climatiche. Il vero pericolo per il momento siamo noi stessi con le crisi economiche, le guerre e primo tra tutti l’effetto serra, ovvero il surriscaldamento del globo causato dall’uomo. Basta pensare che tra circa 50 anni il clima della Libia potrebbe spostarsi al Nord e quindi l’Italia rischierebbe la desertificazione. Quindi ci si deve preoccupare, per il momento, della nostra attività sulla Terra  perché:

 IL VERO PERICOLO È L’UOMO!

Sono intervenuti circa 60 personalità importanti della ricerca scientifica, italiana ed internazionale. Nel corso del Festival, la fine del mondo non è stata valutata solo come evento od ipotesi, ma anche con il suo evento etico e psicologico. Gli incontri hanno spaziato dalla filosofia alla scienza: “Guida alla fine del mondo”; “Descrescita felice o depressione”; “Quando la felicità dipende o non dipende dal PIL”.Hanno partecipato, tra gli altri,  il fisico Brandon Carter, famoso per i suoi studi sui buchi neri, i filosofi John Leslie e Remo Bodei, nonché Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, la docente di Fisica di Harvard Lisa Randall (studiosa dei modelli più avanzati dell'universo, compreso quello che ipotizza l'esistenza di nuove dimensioni), il geofisico dell’University College di Londra Bill McGuire, il biologo e ambientalista Bill Streever, il fisico teorico del Cem Gian Francesco Giudice, l’astrofisico Giovanni Bignami, il demografo Massimo Livi Bacci,  fino agli scrittori Ian McEwan, Alan Weisman e l’attore Stefano Benni

.

Intervista allo scrittore Ian  McEwan, autore del libroBlues della fine del mondo”,Einaudi - 2008.

 (Leonetta Bentivoglio, LA REPUBBLICA -Giovedì 20 Gennaio 2011).

 

“Per quanto riguarda la comprensione del mondo, stiamo indiscutibilmente meglio rispetto a cinquecento anni fa. Ma ciò che trovo interessante e suggestivo è il dilagare dei fanatici dell’apocalisse all’interno delle comunità religiose specialmente negli Stati Uniti, ed è stupefacente la quantità di fili che legano questo fenomeno ai movimenti millenaristi diffusi in Europa tra l’undicesimo e il sedicesimo secolo. È incredibile che tanta gente, in un paese così tecnologicamente avanzato, resti aggrappata alle profezie del Libro della Rivelazione, ultimo capitolo della Bibbia, privo di qualsiasi credibilità scientifica, proiettandosi in immagini che, nelle rappresentazioni contemporanee, hanno l’appeal puerile di un videogioco fantasy, con cataclismi, draghi, angeli che danno fiato alle trombe, cabale numeriche e quant’altro….. Viviamo in un mondo che cambia a una velocità pazzesca: nessuno, vent’anni fa, avrebbe potuto immaginare le rivoluzioni di Internet e del telefono cellulare. Per un verso siamo responsabili dei mutamenti e per l’altro non sappiamo dove ci portano. Mentre nel quattordicesimo secolo, pur nel variare degli eventi, l’uomo viveva in modo molto simile a quello dei propri nonni e bisnonni, la nostra dimensione temporale sembra correre sulle montagne russe, scandita da sconvolgenti accelerazioni repentine. Abbiamo un’enorme difficoltà a dire cosa sarà del nostro mondo fra trent’anni, e questo ci imprime una relazione angosciosa con il tempo. Perciò molti si rifugiano nelle profezie religiose. So che un giorno il nostro sole si espanderà – forse tra sei bilioni di anni - fino a diventare un gigante scarlatto….. La mia speranza è che il progetto umano riesca a lanciare un seme nello spazio e che trovi una nuova casa da qualche parte nell’universo, portando con sé alcune delle bellissime creazioni della nostra civiltà: le idee di Einstein, la musica di Bach, la letteratura di Dante e Shakespeare”.

 

Galileo si confronta con Fulgenzio, un frate che vuole abbandonare il ramo della fisica, per timore di scontrarsi con la religione cristiana e per non togliere ai credenti la speranza dell’esistenza di Dio. Cerca di fargli capire che il suo compito è quello di mostrare agli altri la verità ma il frate non sembra voler lasciare le sue idee.(Scena VIII della “Vita di Galileo” di   Bertolt Brecht) V. sotto 

 Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quïete

io nel pensier mi fingo, ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l'eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare.



(Giacomo Leopardi – Infinito)







 

 

 

Uomini, nella truce ora dei lupi,

pensate all'ombra del destino ignoto che ne circonda, e a' silenzi cupi



che regnano oltre il breve suon del moto

vostro e il fragore della vostra guerra,

ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto.



Uomini, pace! Nella prona terra

troppo è il mistero; e solo chi procaccia

d'aver fratelli in suo timor, non erra.



Pace, fratelli! e fate che le braccia

ch'ora o poi tenderete ai più vicini,

non sappiano la lotta e la minaccia.



E buoni veda voi dormir nei lini

placidi e bianchi, quando non intesa,

quando non vista, sopra voi si chini



la Morte con la sua lampada accesa.

 

(Giovanni Pascoli – I due fanciulli,

terza strofa



 

 



 

 Fig. 1 -  Atomo di Elio. Nel nucleo: due protoni (+)  e due neutroni. Nell’orbita due elettroni (-).

 

 



 

Fig. 2 - Il ciclo del Sole, dalla nascita alla fine (gigante rossa). La scala è in miliardi di anni.

 

 

 



 

Fig. 3 - Le quattro righespettrali di emissione dell'idrogeno nella zona del visibile

 

 

 



Fig. 4 – Effetto Doppler

 

La vita di Galileo - B.Brecht (scena VIII)




VIII.

Un colloquio.                                 



Galileo lesse il verdetto                              

e un monacello venne a trovarlo.                                  

Era figlio di poveri contadini,                                       

voleva sapere come acquistare il sapere,

voleva saperlo, voleva saperlo.



Palazzo dell'ambasciata fiorentina a Roma.



Galileo sta parlando con frate Fulgenzio.



GALILEO  Parlate pure: il vostro abito vi dà diritto di dire tutto quel che volete.

FULGENZIO    Ho studiato matematica, signor Galilei.

GALILEO Questo può tornarci utile, se vi induce ad ammettere che due e due possono anche fare quattro.

FULGENZIO   Signor Galilei, non ho chiuso occhio da tre notti per tentar di conciliare il decreto, che ho letto, con le lune di Giove, che ho viste. Stamattina ho deciso di dire la messa e poi di venirvi a trovare.

GALILEO    Per dirmi che le lune di Giove non esistono?

FULGENZIO    No. Sono riuscito a convincermi che il decre¬to è stato saggio. È servito a rivelarmi quanto possa essere rischiosa per l'umanità un'indagine libera da ogni freno: tanto, che ho preso la decisione di abbandonare l'astronomia. Ma ho pure sentito il bisogno di esporvi alcuni motivi che possono spingere anche un astronomo, quale ero io, a interrompere lo studio delle scienze esatte.

GALILEO    So benissimo quali sono questi motivi.

FULGENZIO   Capisco la vostra amarezza. Alludete a certi poteri straordinari di cui dispone la Chiesa.

GALILEO    Chiamateli pure strumenti di tortura.

FULGENZIO  Ma non si tratta solo di questo. Permettete che vi parli di me? Sono cresciuto in campagna, figlio di genitori contadini: gente semplice, che sa tutto della coltivazione dell'ulivo, ma del resto ben poco istruita. Quando osservo le fasi di Venere, ho sempre loro dinanzi agli occhi. Li vedo seduti, insieme a mia sorella, sulla pietra del focolare, mentre consumano il loro ma¬gro pasto. Sopra le loro teste stanno le travi del soffitto, annerite dal fumo dei secoli, e le loro mani spossate dal lavoro reggono un coltelluccio. Certo, non vivono bene; ma nella loro miseria esiste una sorta di ordine riposto, una serie di scadenze: il pavimento della casa da lavare, le stagioni che variano nell'uliveto, le decime da paga¬re... Le sventure piovono loro addosso con regolarità, quasi seguendo un ciclo. La schiena di mio padre non s'è incurvata tutta in una volta, ma un poco più ogni primavera, lavorando nell'uliveto: allo stesso modo che i parti, succedendosi a intervalli sempre uguali, sempre più facevano di mia madre una creatura senza sesso. Donde traggono la forza necessaria per la loro faticosa esistenza? per salire i sentieri petrosi con le gerle colme sul dorso, per far figli, per mangiare perfino? Dal senso di continuità, di necessità, che infonde in loro lo spetta¬colo degli alberi che rinverdiscono ogni anno, la vista del campicello e della chiesetta, la spiegazione del Van¬gelo che ascoltano la domenica. Si son sentiti dire e ri¬petere che l'occhio di Dio è su di loro, indagatore e qua¬si ansioso; che intorno a loro è stato costruito il grande teatro del mondo perché vi facciano buona prova reci¬tando ciascuno la grande o piccola parte che gli è asse¬gnata... Come la prenderebbero ora, se andassi a dirgli che vivono su un frammento di roccia che rotola ininter¬rottamente attraverso lo spazio vuoto e gira intorno a un astro, uno fra tanti, e neppure molto importante? Che scopo avrebbe tutta la loro pazienza, la loro soppor¬tazione di tanta infelicità? Quella Sacra Scrittura, che tutto spiega e di tutto mostra la necessità: il sudore, la pazienza, la fame, l'oppressione, a che potrebbe ancora servire se scoprissero che è piena di errori? No: vedo i loro sguardi velarsi di sgomento, e il coltelluccio cadere sulla pietra del focolare; vedo come si sentono traditi, ingannati. Dunque, dicono, non c'è nessun occhio sopra di noi? Siamo noi che dobbiamo provvedere a noi stes¬si, ignoranti, vecchi, logori come siamo? Non ci è stata assegnata altra parte che di vivere cosi, da miserabili abitanti di un minuscolo astro, privo di ogni autonomia e niente affatto al centro di tutte le cose? Dunque, la nostra miseria non ha alcun senso, la fame non è una prova di forza, è semplicemente non aver mangiato! E la fatica è piegar la schiena e trascinar pesi, non un me¬rito! Così direbbero; ed ecco perché nel decreto del San¬t'Uffizio ho scorto una nobile misericordia materna, una grande bontà d'animo.

GALILEO Bontà d'animo! Forse intendete dire che, dal momento che non c'è più niente, che tutto il vino è be¬vuto e che le loro labbra sono secche, non gli resta che baciare la tonaca! Ma perché non c'è più niente? Perché mai l'ordine che regna in questo paese è l'ordine che esi¬ste in un magazzino vuoto? Perché non v'è altra neces¬sità che quella di lavorare fino a crepare? In mezzo a vi¬gneti carichi di grappoli, ai campi folti di grano! Sono i vostri parenti contadini quelli che pagano le guerre scatenate dal vicario del pio Gesù in Spagna e in Ger¬mania! Perché Gesù ha posto la terra al centro dell'uni¬verso? Ma perché la cattedra di Pietro possa essere il centro della terra! È solo di questo che si tratta. Avete ragione voi: non si tratta dei pianeti, ma dei contadini dell'Agro Romano. E non venite a parlarmi dell'alone di bellezza che emana dalla vecchiaia! Sapete come si svi¬luppa la perla nell'ostrica? Un corpo estraneo insoppor¬tabile, per esempio un granello di sabbia, penetra den¬tro al guscio, e l'ostrica, per seppellire quel granello, secerne calce; e in questo processo rischia la morte. Allo¬ra, dico io, al diavolo la perla, purché l'ostrica resti sana! Le virtù non sono appannaggio unicamente della mise¬ria, caro mio. Se i vostri genitori vivessero prosperi e felici, potrebbero sviluppare le virtù della prosperità e della felicità. Oggi, invece, i campi esausti producono coteste virtù di esaurimento, ed io le rifiuto. Amico, le mie nuove pompe idrauliche potrebbero operare miraco¬li ben maggiori di tutto quel grottesco affaccendarsi ol¬tre l'umana capacità... Crescete e moltiplicatevi! perché le guerre spopolano i territori e i nostri campi sono sterili. Bisogna dunque proprio mentire alla tua gente?

FULGENZIO (con grande agitazione)  Dobbiamo tacere per il più nobile dei motivi: la pace spirituale dei diseredati!

GALILEO    Vuoi che ti mostri una pendola del Cellini? Me l'ha portata stamane il cocchiere del cardinale Bellarmino. Caro mio, come contentino per non turbare la pace spirituale dei tuoi genitori, le autorità mi offrono la mia porzione del vino che hanno vendemmiato dal sudore dei loro volti, i quali, come tu ben sai, sono fatti a im¬magine e somiglianza di Dio. Se mi adattassi a tacere, potrei anche ricavarne qualche utilità: vita facile, nien-te persecuzioni e via dicendo.

FULGENZIO    Signor Galilei, io sono un ecclesiastico.

GALILEO    Sei anche un fisico. E che le fasi di Venere esi¬stono, lo vedi. Guarda! (Indica oltre la finestra) Vedi là il piccolo Priapo, alla fonte vicino al lauro? Il dio degli orti, degli uccelli e dei ladri, l'osceno idolo contadino, vecchio di duemil'anni? Ha detto meno bugie di loro! Va bene, non ne parliamo, anch'io sono un figlio della Chiesa. Ma non avete mai letto l'ottava satira di Orazio? Proprio in questi giorni me la sto rileggendo, per ritrovare un po' d'equilibrio. (Afferra un libriccino) Sen¬tite come fa parlare una statuetta di Priapo che si trova¬va negli orti Esquilini. Comincia cosi:



Ero un ceppo di fico, un legno poco servibile

quando il mio falegname, incerto se fare di me

Priapo od uno sgabello, finì col scegliere il dio...



Credete che Orazio, se per esempio gli avessero imposto di non parlare di uno sgabello, ma di mettere nella poe¬sia un tavolo, lo avrebbe tollerato? Messere, il preten¬dere che, nel mio quadro dell'universo, Venere debba essere senza fasi, è recare offesa al mio senso estetico! Come possiamo scoprire le macchine che regolano il corso dei fiumi, se ci si fa divieto di studiare la più grande macchina che sta innanzi ai nostri occhi, quella del firmamento! E la somma degli angoli di un triangolo non può variare a seconda degli interessi della Curia. E non posso calcolare le traiettorie dei corpi volanti in maniera da spiegare anche i voli delle streghe sui manici di scopa!

FULGENZIO    Ma non credete che la verità - se verità è – si farà strada anche senza di noi?

GALILEO    No, no, no! La verità riesce ad imporsi solo nel¬la misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano. Tu parli dei contadini dell'Agro come se fossero il mu¬schio che alligna sulle loro capanne! A chi mai può passare per la mente che ciò che a loro interessa, non vada d'accordo con la somma degli angoli di un triangolo? Certo che, se non si agitano, se non imparano a pensare, poco può aiutarli anche il più efficace sistema d'irriga¬zione. Per tutti i diavoli, vedo bene che sono ricchi di divina pazienza; ma la loro divina furia, dov'è?

FULGENZIO    Sono stanchi.

GALILEO  (gettandogli un fascio di manoscritti)  Sei o non sei un fisico, figlio mio? Qui sta scritto com'è che negli oceani avvengono le alte e le basse maree. Non lo puoi leggere, hai capito? To', e invece lo leggi? Sei un fisico, allora? (Frate Fulgenzio è sprofondato nella lettura). Il frutto dell'albero della conoscenza! Ecco, lo azzanna subito. Sarà dannato in eterno, ma non può far a meno di azzannarlo, sciagurato ghiottone! A volte penso che mi lascerei rinchiudere in una prigione dieci tese sotterra, dove non penetrasse un filo di luce, purché in cambio po¬tessi scoprire di che cosa la luce è fatta. E il peggio è che, tutto quello che scopro, devo gridarlo intorno: come un amante, come un ubriaco, come un traditore. È un vizio maledetto, mi trascinerà alla rovina. Quanto potrò resistere a parlare solo coi muri? Questo è il problema.

FULGENZIO   (indicando un passo del manoscritto)  C'è una frase che non capisco.

GALILEO    Te la spiegherò. Te la spiegherò.       





 


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