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giovedì 3 febbraio 2011

FEDE, AFFARI E POLITICA


LA LOBBY DI DIO: FEDE, AFFARI E POLITICA - DI GRAZIELLA STURARO (*)

Dopo l’enorme successo di “Vaticano S.p.A.” del giornalista Gianluigi Nuzzi sugli scandali finanziari e politici della Chiesa, sempre per l’edizione di Chiarelettere, recentemente è uscita in libreria un’altra interessante pubblicazione intitolata “La lobby di Dio” ossia la prima inchiesta su Comunione e Liberazione e La Compagnia delle Opere dell’autore Ferruccio Pinotti.

Una lucida analisi sul potere di questo movimento nell’economia e nella società italiana. Una potente lobby, per l’appunto, di politici, banchieri, imprenditori ma anche docenti e giornalisti, più potente dell’Opus Dei, più organizzata della massoneria e più “connessa” di Confindustria che sta vivendo la sua espansione in Italia e all’estero.

Per avere un’idea precisa di che cosa sia Comunione e Liberazione, sempre secondo Pinotti, è sufficiente recarsi nel mese di agosto al Meeting di Rimini in cui si incontrano migliaia di giovani fedeli ed entusiasti proprio come avviene in certi movimenti evangelici americani dove si può vivere un’atmosfera gioiosa e comunitaria tra canti, musiche e preghiere.

D’obbligo è la partecipazione dei grandi esponenti di questo mondo, titolari della sua offerta sociale, umana, politica, culturale, economica e finanziaria a tal punto che ci si chiede se prevalga il valore della fede o quello degli affari e della finanza.

Grandi leader ma anche molti indagati a livello giudiziario tanto che Eugenio Scalfari, alcuni anni fa, disse su Comunione e Liberazione in Lombardia : ”Un sistema di potere come quello di Comunione e Liberazione non esiste in alcun punto del paese, nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere. Negli ospedali, nell’assistenza, nell’università, tutto è diretto da quattro o cinque persone che hanno anche una specie di cenobio dove ogni tanto si ritirano, sotto voti di castità o qualcosa di simile”.

La sua è una lunga storia, legata alla realtà politica del nostro paese, a partire dalla battaglia promossa sul referendum per il divorzio del 1974 in cui il fronte cattolico si presentò già diviso in quanto le Acli erano favorevoli, altre formazioni ecclesiali non presero posizione mentre Comunione e Liberazione si dichiarò fermamente contraria mostrando come il “fare politica” non consisteva più nel confronto con l’esperienza cristiana ma nel consolidare ed espandere i propri interessi grazie al “trasversalismo politico” che permise alleanze sia a destra che a sinistra ed in particolare con la figura di Silvio Berlusconi il cui rapporto risale alla fine degli anni Settanta e alla nascita del settimanale “Il Sabato” da lui finanziato per iniziativa di un gruppo di giornalisti ciellini.

I rapporti continueranno anche dopo la scissione del Partito popolare italiano, quando Rocco Buttiglione fonderà i Cristiani democratici uniti alleandosi con il Polo e aprendo, in seguito, il dialogo con la Lega ma anche con il segretario del Pd Pierluigi Bersani per finire poi nell’uscita della componente laica dei seguaci di Gianfranco Fini.

Riguardo a questa superlobby, impressionanti sono i numeri riportati relativi  alla Compagnia delle Opere che, tra l’altro, svolge un ruolo determinante.

Secondo un’inchiesta effettuata nel 2009 da Filippo Astone su “Il Mondo”, le cifre sono le seguenti: 41 sedi in Italia, 17 all’estero, 34.000 imprese, 1000 associazioni “non-profit” per un fatturato di circa 70 miliardi di euro senza considerare le migliaia di società e di professionisti che rientrano in tale sfera di operato sia in forma diretta che indiretta.

Gli addetti sono solamente 300 ma si tratta di un network che sta crescendo a livello internazionale e si sta espandendo anche in America latina, nell’Europa dell’Est, in Spagna, in Portogallo, in Israele e nei territori palestinesi.

La Compagnia delle Opere nasce nel 1986 grazie al lavoro di don Giussani come applicazione del pensiero cattolico in rapporto alla società e all’economia, mantenendo le distanze tanto dal socialismo reale quanto dal liberismo, il cui manifesto verrà presentato da Roberto Formigoni al Meeting di Rimini del 1987 alla presenza di ospiti illustri come il Dalai Lama, Madre Teresa di Calcutta, Ronald Reagan, Silvio Berlusconi, Raul Gardini, Giulio Andreotti e molti altri.

Il caso eclatante rimane proprio quello della Lombardia.

Solo nella regione governata da Formigoni vi sono numerose società gestite da manager ciellini i cui affari ammontano a milioni di euro.

Infatti il loro potere si espande dal campo sanitario a quello assistenziale attraverso le case di riposo, gli hospice, le partecipazioni in strutture di vario genere, in particolare quelle geriatriche, le comunità per minori, i centri per malati di Aids, le onlus non-profit come il Banco alimentare o il Banco farmaceutico per finire gloriosamente con la presidenza e l’amministrazione della Fiera Internazionale di Milano.

E’ presente anche un’alleanza con i poteri della finanza e sono state stipulate convenzioni con numerose banche: da Unicredit Banca a Monte dei Paschi di Siena e Intesa Sanpaolo (per elencarne alcune) senza tralasciare le varie compagnie di assicurazione. Sicuramente il business più appetitoso è rappresentato dalla sanità.

Solo per la Lombardia viene descritto un giro di affari di oltre 16 miliardi di euro in cui si è ormai affermata una prerogativa a sostegno del settore privato rispetto a quello pubblico per cui la stessa Corte dei Conti ha manifestato più volte seri dubbi riguardo a tale equilibrio considerando insufficienti i controlli soprattutto dopo una serie di truffe nei confronti del servizio sanitario nazionale da cui sono emersi casi aberranti e deplorevoli di medici e personale paramedico senza scrupoli che lasciano pensare ad una “povera Italia” da Terzo Mondo.

E qui si giunge al nocciolo della questione.

La politica socio-sanitaria sostenuta da una realtà del genere, prodotto del cosiddetto “trinomio confessionalismo-politica-affari” come definito dallo stesso autore, in che modo va a gestire la sfera dei diritti individuali?

A tale proposito, la Cellula Coscioni di Milano ha raccolto una serie di testimonianze e di esperienze di alcune donne che si sono viste rifiutare la prescrizione della “pillola del giorno dopo” in diversi ospedali mentre risulta molto ridotto il numero delle strutture ospedaliere che hanno fatto richiesta per la fornitura della Ru486.

Ma non solo. Si è giunti addirittura al tentativo di interferire nella competenza legittima parlamentare in materia di interruzione di gravidanza con un “atto di indirizzo” emanato dalla Regione Lombardia in contrasto con la legge nazionale sul periodo limite previsto per l’aborto terapeutico.

Ancora più drammatica è la situazione dei numerosi medici obiettori.

In alcuni casi è presente un solo medico non obiettore che deve garantire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza quando non si tratta di un esterno all’ospedale pagato per effettuarla periodicamente mentre sono tantissime le strutture ospedaliere che si rifiutano di fornire tale assistenza.

Anche riguardo alla delicata questione dei feti, sulla quale non intendo fare commenti lasciando ad ognuno di pensare secondo propria coscienza, la Regione Lombardia ha preso una posizione molto rigida attraverso una decisione in contrasto con la legge nazionale la quale prevede che solo dopo le venti settimane possano essere inviati al cimitero mentre nel 2008, sempre Formigoni, dichiarava che la sua regione non avrebbe rispettato le linee guida della legge 40 sulla procreazione assistita.

Tali orientamenti hanno influenzato notevolmente anche il dibattito sulla questione di fine vita. Esemplare è il caso di Eluana Englaro sul quale non mi soffermo ma sicuramente, come l’autore ha precisato, se le altre regioni avessero seguito l’esempio lombardo le conseguenze sarebbero state ben diverse.

Un altro business di grande interesse per Comunione e Liberazione, su cui vale la pena di soffermarsi, è quello dell’istruzione ed in particolare il mondo dell’università e tutto ciò che ruota intorno a livello affaristico come l’esempio dato dalla realtà bolognese ed il mercato degli affitti nonché quello dell’assistenza universitaria dei collegi e le varie attività formative, l’egemonia alla Cattolica di Milano, la rappresentanza universitaria di Student Office a Verona grazie alla cooperativa Cusl che offre tutta una serie di vantaggi agli studenti e l’Help Point come appoggio alle nuove matricole che svolge un’attività di apostolato vero e proprio per concludere con l’Udu al Politecnico di Torino in cui si fa Scuola di comunità e contemporaneamente tramite una fondazione, si portano avanti affari molto vantaggiosi nell’ambito del mercato immobiliare.

Uscendo dalla sfera universitaria è noto come l’attività di Comunione e Liberazione sia presente anche nelle scuole private cattoliche riproponendo la diatriba fra Stato e Chiesa sui finanziamenti pubblici alle scuole paritarie ed “infiltrandosi” subdolamente anche negli istituti pubblici, come è risultato il caso di Cesena e la dibattuta questione dell’ora alternativa all’insegnamento della religione cattolica oltre che segnalare come in questi ultimi anni si è potuto assistere alla proliferazione di numerosi centri di formazione professionale ad impronta tutt’altro che laica.

Una parte del volume è dedicata alle inchieste giudiziarie tra le quali spicca quella della Procura di Catanzaro denominata “Why Not” contro un sistema che ha commesso reali truffe ai danni della Comunità europea in materia di appalti e gare coinvolgendo tutta una serie di politici locali e loschi affaristi. Un vero impero economico nel quale il ruolo della Compagnia delle Opere si è rivelato determinante ed il suo nome è comparso ben 30 volte nel relativo decreto di perquisizione.

Un altro caso divenuto giallo internazionale è lo scandalo “Oil for Food” che ha visto il coinvolgimento dello stesso Roberto Formigoni insieme ad altri imprenditori e professionisti i quali avrebbero pagato a funzionari iracheni oltre un milione di dollari per ottenere la fornitura di petrolio violando le norme del programma che consentivano all’Iraq di venderlo in cambio di aiuti umanitari e forniture varie per la popolazione.

Altra inchiesta degna di nota dai risvolti raccapriccianti è quella relativa alla Cooperativa La Cascina (un’azienda che si occupa di ristorazione collettiva annoverando quasi 6000 dipendenti) con tanto di cibi scaduti, danneggiati, contenenti anche sostanze velenose, somministrati in una serie di mense, senza avere come ente i requisiti per la partecipazione ad una gara di appalti per finire con arresti e reazioni varie da parte della popolazione coinvolta ma pur continuando la propria scalata economica grazie ad importanti appoggi politici.

Significativo è come all’interno di questo movimento sia nata una serie di esperienze di vita religiosa consacrata ed in particolare va ricordato il gruppo dei Memores Domini, i guerrieri di Dio, l’élite per eccellenza dal vago aspetto settario e totalitario che intende vivere secondo i precetti dettati dal Vangelo osservando un rigidissimo codice morale nonché sostenendo l’idea di portare avanti una “missione purificatrice” della società e la “santificazione del lavoro” donando ovviamente tutto il proprio guadagno all’organizzazione.

Emerge spontanea una domanda: “Dove vanno a finire questi lauti guadagni?”.

Ed ecco il contrasto tra l’obbligo di castità, di povertà e di obbedienza e la gestione delle società pubblico-private da parte di ciellini che mettono in movimento affari da milioni di euro, tra l’esigenza dichiarata di vita monastica e la competizione fra i vari movimenti laicali con l’appoggio della gerarchia ecclesiastica.

Qual è il futuro per Comunione e Liberazione?

Indubbiamente sempre più partecipazione nei vari settori della società consentendo al Vaticano maggiore potere e controllo nonché la tenuta di un freno al processo di laicizzazione e di difesa delle istituzioni democratiche anche se la Chiesa, inserita sempre più nel mondo, è spesso esposta a scandali e procedimenti giudiziari dove sicuramente non troveremo mai i nomi di don Andrea Gallo o don Franco Barbero.

Una via molto più rischiosa che ha un suo prezzo ma sicuramente anche più redditizia.

Concludendo, Pinotti racconta come nel corso dell’inchiesta abbia tentato d’intervistare lo stesso Roberto Formigoni rivolgendogli una serie di domande riportate nelle ultime pagine del suo libro.

Purtroppo sono rimaste lì in attesa di risposte.

(*) Graziella Sturaro è la responsabile di LiberaUscita per il Piemonte



(Da IL PUNTO     Le notizie di LiberaUscita     Gennaio 2011 - n° 79)


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